Vera comincio a massaggiarle la schiena. «Forse ha avuto un piccolo incidente. Magari ha picchiato la testa.»

Di botto, Annie la fisso con due occhi freddi. «Mamma», grido, «era morto!»

A Vera parve che le avessero conficcato una lama nello stomaco. Scoppio in lacrime e scosse Annie. «No, non era morto!» grido. «Tuo papa non e morto. Non pensarlo nemmeno!»

«Si, invece!»

Vera si senti svenire. Avendo paura a lasciarla sola, la prese e la porto sul divano in soggiorno. Poi telefono subito a Ned.

Dovette attendere sei squilli prima che Ned rispondesse.

«Pronto?» disse con voce impastata.

«Ned, sono Vera.» Il suo respiro affannoso sembrava riempire il microfono.

«Che cos’e successo?» le chiese il cognato, di colpo lucido.

«Potresti venire da noi? So che e tardi, ma…»

«Ti serve un dottore? Un’ambulanza?»

«No, ho solo bisogno di te.»

Ned non fece domande. «Vengo subito.»

Riappesero. Vera si tenne stretta Annie. «Zio Ned sta arrivando», la rassicuro. «Mettera a posto tutto.»

Meno di mezz’ora dopo la Cadillac di Ned freno nel vialetto.

«Allora, di che cosa si tratta?» chiese lui.

«Ne ha avuta un’altra», rispose Vera.

Ned fisso Annie con un’occhiata di finto malumore. «Annie, mi hai fatto fare tutta questa strada per scoprire che hai visto di nuovo le cose?»

Per la prima volta da quando si era svegliata. Annie sorrise. Zio Ned le era tanto simpatico. «Si», rispose, ma poi il sorriso svani. «Non era proprio bello, anzi era orribile.»

Ned si sedette sul divano e le circondo le spalle con un braccio. «Raccontami», disse.

Annie sbircio, apprensiva, sua madre.

«Ned», spiego Vera, «Annie ha avuto una visione… ha visto Harry. Morto.»

Ned trasali e abbasso lo sguardo. «Annie, questo non e possibile.»

«Qualcuno l’aveva colpito in testa!» esclamo la bambina.

Vera si accorse che Ned era diventato di pietra. Si massaggiava la mano sinistra con la destra, serrando poi il pugno sinistro. «Hai visto uno che lo picchiava sulla testa?» ansimo.

«Si! No. Ho visto che aveva la testa tutta rotta.»

Ned era come inebetito. Vera poteva capirlo: lui e Harry si volevano bene. C’erano tutti gli elementi per ritenere che Harry fosse morto, ma era sempre stata un’idea astratta. Il sentirlo affermare categoricamente era uno choc.

«Annie», disse alla fine Ned, dimostrando una strana incapacita a parlare con fermezza, «non puo essere assolutamente cosi. Chi potrebbe volere far del male a tuo papa?»

«E cosi!» insiste Annie. «Era proprio come quelle altre scene che vedevo.»

Ned parve totalmente scombussolato. Frustrato, prosegui: «Annie aspetta qui». Vera lo accompagno in cucina e chiuse la porta. Si sedettero al tavolo. «Senti», sussurro Ned concitatamente, «questa volta e grossa. Voglio dire, vedi benissimo come m’ha ridotto. Ma, Vera, la mia paura e che tu attribuisca troppa importanza alla cosa e riapra tutta la faccenda dei veggenti eccetera eccetera.»

«Ned», proruppe Vera con veemenza, «avresti dovuto sentirla come smaniava!»

«Naturale che smaniava», replico Ned. «Harry e sparito, si o no? Una bimba e portata a pensare che suo padre sia morto. Ha avuto un incubo, ecco tutto.»

«Vede la scena, Ned. Ormai lo sa. Ho paura. Forse Harry e…»

«No, no. Senti, siamo tutti e due nervosi e sono le tre passate. Sentirla dire… Non voglio nemmeno ripeterlo, ma non puo essere vero.»

«Come lo sai?»

Ned la fisso freddamente, cosi come squadrava i testimoni durante un processo. «Vera, hai bisogno di altri giornalisti? Vuoi provocare uno scandalo di famiglia?»

Vera trasali alla parola «scandalo».

Ned si alzo e comincio a passeggiare avanti e indietro. «E stato un incubo. La sua immaginazione si e messa a galoppare e la bambina e in ansia per Harry. Tutto qui.»

«E tu non sei in ansia?» gli domando Vera.

«Certo che lo sono. Mi preoccupa che mia nipote si svegli urlando.»

«Forse abbiamo bisogno di uno psichiatra.»

«Ancora un altro?»

«Magari ne troviamo di migliori, Ned.»

«Be’, puo darsi. Domattina me ne interesso.»

Parlarono ancora qualche minuto, concludendo poco, e tornarono da Annie, che era molto cupa in viso.

«Come va?» chiese Ned.

«Bene», rispose Annie in tono per nulla convinto.

Ned le si sedette di nuovo vicino. «Adesso faresti bene a tornare a nanna. Che cosa ne diresti se ti portassi su per le scale a cavalluccio?»

Annie non rispose. Gli occhi bassi, giocherellava con un bottone del pigiama. Quando lo zio se la isso sulle spalle lei non si oppose, ma non si mise neanche a ridere come avrebbe fatto di solito.

Ned la porto di sopra e la rimise a letto. La bambina era inquieta, ma anche esausta, e ben presto si addormento. Ned si trattenne ancora una mezz’ora, per assicurarsi che fosse tranquilla e per cercare di persuadere la cognata a non lasciarsi deprimere da quell’ultimo episodio. Poi se ne ando e Vera penso che era una fortuna avere accanto un uomo tanto servizievole.

Ma non riusci a prendere sonno. Si butto sul letto, angosciandosi per Annie, ossessionata dalla visione che lei aveva appena avuto di Harry morto.

Annie dormiva profondamente, ma un’ora prima dell’alba Vera comincio a svegliarsi a intermittenza. Durante uno di quei momenti di veglia udi un rumore provenire dalla camera della figlia. Si sedette sul letto, intontita.

Sentiva il fruscio di vestiti contro le pareti, mani che urtavano oggetti, come se cercassero qualcosa a tentoni nel buio. Passi sul pavimento. Un leggero, morbido scalpiccio sul tappeto.

Vera balzo giu dal letto. «Annie!» chiamo.

Ma era troppo tardi.

Un grido. Tonfi sordi e rovinosi. Gemiti infantili. E poi… silenzio.

«No!» urlo Vera.

Si precipito sul pianerottolo e vide Annie rannicchiata per terra in fondo alle scale, col sangue che le sgorgava dal naso.

Volo giu da lei. Sapeva di non doverla muovere e quindi si precipito al telefono, annaspo con il ricevitore e fece il numero del pronto soccorso.

«Ho bisogno d’una ambulanza.»

Vera dovette aspettare solo venti minuti per sapere delle condizioni di Annie. Seduta tutta sola nella piccola, ormai familiare, stanza vicino al pronto soccorso di Roselawn, udi il passo zoppicante del dottor Laval, che era accorso all’ospedale dopo essere stato avvertito dalle infermiere. Apparve sulla porta della sala d’aspetto, trascinandosi dietro la gamba offesa, con indosso una camiciola sportiva azzurra e pantaloni grigi. Sorrise debolmente.

«Assolutamente niente di grave», disse.

Un peso enorme sembro abbandonare le spalle di Vera, che abbasso la testa respirando di sollievo.

Laval entro e le batte sul braccio. «Annie ha fatto una brutta caduta. Ma, a parte qualche leggero ematoma, non c’e nessun danno serio.»

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