camioncino.

Vera rimase come inebetita. Il poliziotto che l’aveva scortata la squadro. «Forse le conviene tornare a casa», disse freddamente. «E un reato ostacolare i vigili del fuoco.» Senza nemmeno riaccompagnarla attraverso i cordoni della polizia, si allontano.

«Non prendertela», suggeri Vera ad Annie. «Il nostro dovere l’abbiamo fatto.»

O’Brien riapparve con alcune mappe del Mercantile Building. Sbircio Vera, senza aprire bocca, e comincio a trottare verso l’edificio, accompagnato da un pompiere con una ricetrasmittente portatile.

Il fumo soffiava denso verso Annie e Vera, facendole soffocare e tossire. «Togliamoci di qui», esorto Vera. Copri con la mano il viso della figlia e insieme si avviarono verso lo sbarramento della polizia.

Improvvisamente la bambina si fermo.

«Che cosa ti succede?» le chiese ansiosa Vera, temendo che si sentisse svenire per il fumo. Ma Annie giro sui tacchi, la lascio e comincio a correre verso O’Brien.

«Annie, fermati!» Vera si precipito alle sue calcagna.

«Ehi, signore!» grido Annie a O’Brien che, nella confusione delle pompe e delle sirene, non la senti. La bambina supero tubi, aggiro barelle e attrezzi. Qualche poliziotto cerco di bloccarla, ma lei correva piu veloce di loro.

«Torni indietro!» grido ancora a O’Brien.

Finalmente lui la udi. Si giro, indispettito. «Ferma quella ragazzina», ordino a un pompiere che si trovava li, e riprese a trottare via.

«No!» grido Annie. «Ho visto dov’era lo scoppio! L’ho detto alla mamma!» Riusci a schivare il pompiere che cercava di fermarla e a raggiungere O’Brien, tirandolo per una manica. «Torna indietro», le impose lui. «Ehi, qualcuno porti via questa bambina!»

«Signor pompiere», lo supplico Annie, «deve fermarsi!»

«Torna da tua madre!»

«Lo scoppio e stato in cantina, vicino ai frigoriferi.»

O’Brien si fermo. Si, c’erano delle celle frigorifere in cantina, di proprieta di una ditta di elettrodomestici. «Ci sei stata altre volte?»

«No. Mai.»

Intanto era sopraggiunta anche Vera. «Annie», ansimo, «non fare piu una cosa simile!»

«Zitta!» ordino O’Brien. Si inginocchio davanti alla bambina. «Mi giuri che non eri mai stata in quelle cantine?»

«Non ha mai messo piede in quel palazzo», disse Vera.

O’Brien alzo gli occhi verso il pompiere che era con lui. «Chiamami il sovraintendente.»

L’altro obbedi, usando la ricetrasmittente.

«Ora», disse O’Brien ad Annie, «c’e altro che tu mi debba raccontare?»

«Si. Ho visto un grosso barile azzurro.»

«Un grosso barile azzurro», ripete O’Brien, pensando che quella volta Annie lo prendesse in giro.

«Piu grosso di lei», aggiunse la bambina.

D’un tratto, gli occhi di O’Brien brillarono. «C’e un serbatoio di prodotti chimici laggiu», esclamo eccitato. «Verniciato di blu. Dev’essere quello che ha ceduto.»

«Ne usciva fuori della roba», concluse Annie.

«Sia ringraziato il Cielo», mormoro O’Brien. Ordino a una squadra di pompieri di mettersi la maschera e scendere in cantina, mantenendo il contatto con le ricetrasmittenti. Lui riporto Vera e Annie verso il camioncino.

Dentro il camioncino, zeppo di dispositivi elettronici di comunicazione, attesero notizie.

Nel silenzio quasi assoluto i minuti trascorsero, e le radio restavano mute. Qualsiasi comunicazione per o da un edificio in fiamme era comunque difficoltosa.

Stranamente Annie non aveva visto altre vittime. La sua visione sembrava orientata unicamente a salvare Vera, come se sulla famiglia McKay vegliasse una forza protettiva. Stava ai vigili del fuoco localizzare, con metodi tradizionali, le altre vittime.

Vera sbircio fuori da un angusto finestrino. Una folla di cronisti e fotografi si accalcava attorno all’automezzo. Individuo un volto, Larry Birch, riconoscendolo da quando si era occupato della sparizione di Harry.

La radio di O’Brien gracchio. Un pompiere, la voce soffocata e disturbata, riferiva dall’interno dell’edificio in fiamme.

«Capo, siamo nella cantina. Ci sono dei corpi vicino a una fila di frigoriferi, e qualcuno e vivo. Sono strisciati verso uno sfiatatoio per respirare. Stiamo cercando di portarli fuori. Oh, c’e un uomo vicino a una bicicletta. E morto. Quel serbatoio fuma ancora. Vedremo di chiuderlo e fare uscire questa gente.»

O’Brien ascolto, sbalordito, poi palesemente emozionato. Afferro Annie e la strinse a se. «Bambina del miracolo!» esclamo. «Bambina del miracolo mandata dal cielo.»

Larry Birch stava spiando dal finestrino dell’automezzo. Capi tutto quanto stava succedendo: da tempo aveva imparato a comprendere le parole dal movimento delle labbra, nelle cronache delle riunioni politiche. In quel momento, ne aveva conferma, la sua supposizione era esatta. Annie faceva notizia, in modo sensazionale.

7

«Non voglio che la si sfrutti!» ripete enfaticamente Ned.

Lui, Vera, Annie e il dottor Laval si trovavano, il giorno dopo, nel soggiorno di Vera, pedine in un dramma che stava dilagando. Giornalisti e cameraman presidiavano in folla il prato li fuori, calpestando e distruggendo l’erba e i fiori. Aspettavano la conferenza stampa prevista per le cinque del pomeriggio.

Ned era stremato. Aveva trascorso la notte a prendere accordi per la conferenza stampa e a declinare offerte da parte di editori e agenti pubblicitari. Tra le due e le tre di mattina, aveva impiegato un’ora a liberarsi di un uomo che voleva far esibire Annie su un palcoscenico di Las Vegas a diecimila dollari per ora… sempre che il cinquanta per cento delle sue predizioni risultasse esatto. Un sacerdote voleva invece che tenesse un corso di letture sull’«Ispirazione divina». Parecchia gente, di persona o per telefono, aveva chiesto aiuto per questioni personali, alcuni pretendevano addirittura che Annie indovinasse che cosa c’era nei testamenti dei parenti. Vera aveva appena trovato un attimo libero per telefonare a Mrs. Curtis, scusandosi per il comportamento tenuto il giorno prima.

Ned misurava la stanza a grandi passi, il vestito tutto cincischiato, il volto rasato con parecchia approssimazione. «Dopotutto, la bambina ne ha passate abbastanza», attacco, «la pubblicita e l’ultima cosa che vogliamo.»

«D’accordo», disse Laval. «Per quanto riguarda i medici, puoi stare tranquillo.»

«Oh, non so proprio, Sandy», ribatte Ned. «Certi dottori farebbero carte false pur di mettersi in mostra. Di alcuni sono anche il legale.»

«Non posso controllare quello che dicono. Ma, come pediatra di famiglia, la stampa ascoltera me.»

«Credi? Ho sempre pensato che la stampa dia retta a chiunque disponga della storia piu sensazionale.»

«Puo darsi.»

«Sanno esattamente che cos’e successo in ospedale. Non so ancora come riusciremo a darne una spiegazione convincente.»

«E tu lascia fare a me», disse Laval.

Ned guardo l’orologio sulla parete. «Va bene. Andiamo fuori tra qualche minuto. Cerchiamo tutti di essere gentili, qualsiasi cosa ci chiedano. Quella gente e capace di raggirarti come vuole. Gli daremo un resoconto onesto, ma, sia chiaro, non vogliamo trarne nessun profitto, niente quattrini o pubblicita o altro.»

Alle cinque in punto il gruppo usci di casa in fila indiana, Annie in testa, Ned in coda.

Laval si giro verso di lui mentre oltrepassavano la soglia. «Auguri», gli disse.

I quattro si trovarono davanti una batteria di microfoni, alcuni regolati all’altezza di Annie. Ned si piazzo al centro del gruppetto. «Signore e signori», esordi con il tono da principe del foro, «siamo davvero orgogliosi della

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