E ne le valli il crescer de le piante.
Ed egli fи si a le mie labbra chino,
E ne strappт (16) la lingua mi a peccante, E mensognera, e frivola, e maligna;
Ed il dardo del savio serpente
Innestт, con la destra sua sanguigna,
Ne le mie labbra assiderate, e spente. Ed ei fendиmi, con la spada il petto,
E palpitante il cuor fuori n'emerse,
E de l'aperto vedovo vicetto
Infuocato carbon nel vano immerse. I' nel deserto, quai cadaver, steso
Giacea, e la voce scossemi de l'Alto:
'Sorgi, o profeta, e [miro e ascolta] vide, et audi, disse.
Adempi ciт che mia mente prefisse
E i mar scorrendo, e lo terrestre spalto
Ognunque (17) cuor sia da tue verba acceso.
* Nota. Je vous prie, Monsieur, de remarquer que ce n'est pas une cheville. La langue italienne n'a pas de mot pour dйfinir le sexe de l'aigle. Aquila se dit du mвle, comme de la femelle, ce qui m'a dйcidй, pour rendre la beautй de votre image, а mettre l'aigle dans une position qui indique son sexe, et la possibilitй d'йprouver la frayeur, qui gйnйriquement n'est pas dans le caractиre fier et courageux de ce noble animal. Voici mes raisons: cependant votre opinion sur cela, comme sur le reste de cette traduction, plus elle sera franchement йnoncйe, plus elle me prouvera que vous en faites quelque cas et que vous honorez de votre amitiй votre traducteur et avant tout le (18) vйritable admirateur de votre grand gйnie, qui sovra gli altri quai aquila vola.
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Verbo dei tempi de bronzi rimbombo
Oh quai mi turba tua tremenda voce!
Me chiama me lo tuo gemente rombo,
Me chiama, e spinge ver l'estrema foce.
La luce appena lo mio ciglio vide,
E gia ringhia la morte; sfolgoreggia
Sua falce, qu'ai balen, che l'aere feggia,
E come l'erba i giorni miei recide. E nulla e niun da l'unghie sue possenti,
E fatali si saiva. Il prigioniero,
E l'rege a vermi и pasto. Gli elementi
Rode l'avello dispietato, e fero.
Lo tempo a star la gloria apre la gola:
Qual van rapide l'onde ai mar tiranni,
Cosi a l'eternitа li giorni, e gli anni:
Insaziabil la morte i regni ingola. Sbrisciando andiam del gorgo in su lo stremo,
Del gorgo ove a piombar ne dannoi il fato;
Insiem con vita nostra morte avemo;
E solo per la tomba и l'uom creato.
Morte senza pietа tutto distrugge:
Spezza le stelle la sua man furente:
Ella de soli le fiamme fa spente,
E i mondi tutti minacciando, rugge. Credesi lo mortal quasi immortale,
E di mortel pensier non cura, o evita;
Giunge la morte a lo ladrone uguale,
Ed inattesa a lui fura la vita.
O'me! dove minor tema ne punge
Morte colа piщ facilmente fere:
Di lei, da l'alte, ed orgogliose sfere,
Il fulmine piщ rapide non giunge. Del lusso figlio, e de la voluttate
Ove se' tu Mesccerski? Ti celasti?
Son da te queste sponde abbandonate:
Da le rive mortali lunge andasti.
Tua polve и qui, ma lo spirto non иe
Dov'egli и mai ?.. Colа - Dove? Non sassi..
Lo gemer, l'ulular a noi sol dassi.
Oh miseria a chi vita al mondo dee! Ove l'amor, le gioje, ed i contenti
Brillavano al vigor congiunti in pria,
La'l sangue a tutti ghiacciasi e le menti
Agita, e turba omai la doglia ria...
Or fredda bava, a lauta mensa, и stata.
A de banchetti le festose grida,
S'alzan di tomba le lugubri strida;
E la squallida morte tutti guata. Tutti guata la morte, ed i sovrani,
Cui parvo и l'mondo per lo scettro loro;
Guata i fastosi, i di ricchezze vani,
Ch'idoleggiando van l'argento, e l'oro;
Guata la forza baldanzosa, e audacce,
E de la cruda falce il taglio arruota. Morte de la natura orror, tristezza,
Di miseria, e d'orgoglio oh qual complesso!
Oggi un nume doman polve: accarezza
Lusinghiera la speme, e molce adesso;
E doman - dove egro mortale? Appena
Lo fine attinser l'ore al gir, prefisso.
E del Caos gia fuggiron ne l'abisso.
Qual sogno andт del viver tuo la mena. Qual sogno, qual soave illusione
Disparve giа la primavera mia;
Sua possa a me blandir beltа depone,
Nи vien me gioja a inebriar qual pria;
Non piщ qual pria la spirto in abbandono
Al gioir folle, ne qual pria beato.
Degli onor dal disio solo agitato,
Me chiama, il sento de la gloria il suono Sparir dovrа cosi l'etа matura,
E con lei de la gloria l'ardore,
Dei ricchi acquisti la bramosa cura.
L'una appт l'altra spariran dal core
Le tempestose passioni insorte.
Lunge da me felicita fallaci.
Voi tutte siete incostanti, mendaci.
Calca mio piи d'eternita le porte. Oggi o doman l'inesorabil fato,
Perfilieff, а morir tutti ne sforza.
Crucciarsi a che, s'и al caro tuo, negato
Eterno star ne la mortale scorza?
Del Ciel la vita и momentaneo dono.
Scorrerla in pace fia tua savia cura,
Edistua benedici, anima pura,
Il fatal colpo, al sommo voler prono.
379. П. А. Вяземский - Пушкину и А. А. Оленину. (С пометами Оленина и Пушкина). 21 мая 1828 г. Петербург.
Да будет известно честным господам, что я завтра еду в Царское Село и предлагаю в четверг вечером, или в пятницу в обеденное время, или в ужинное, составить прощальный пикник, где, как и у кого угодно. Вот предлагаемые или лучше сказать