Anche i convertitori erano dieci, ma confluivano tutti in un condensatore comune, che sembrava raffreddato dall’acqua marina esterna. Non serviva come preriscaldatore per il distillatore, e questo mi sembrava uno spreco. Poiche sui contatori mancavano le unita, non potevo sapere con certezza quanta potenza netta sviluppasse, ma sembrava ovvio che fosse nell’ordine di vari megawatt.

Non avevo notato il suono di cui aveva parlato Bert, forse grazie alla muta. Decisi di correre il rischio, e allentai leggermente uno dei polsini, tra la manica e il guanto. Il suono c’era veramente, un rombo pesante, come di un’immane canna d’organo, e senza dubbio dovuto ad un’identica causa fisica. Non era doloroso, ma mi rendevo conto che sarebbe stato imprudente togliere la muta protettiva. Mi chiesi se eravamo veramente molto vicini ai condotti del vapore, che dovevano essere la fonte del rombo. E soprattutto, mi chiesi come veniva provveduto alla manutenzione, ma per il momento dovetti rinunciare ai particolari.

Quelli che erano arrivati con Bert e con me erano rimasti piu lontani dal quadro, presumibilmente perche l’aveva ordinato lui. Per un po’ stettero a guardare quel che succedeva, ma poi cominciarono a parlare tra di loro, a giudicare dai movimenti delle mani. La scena mi ricordava degli scolaretti che hanno perso l’interesse per il film. Ancora una volta, ricordai quant’era strano il fatto che Bert potesse dare ordini, o anche fare da guida.

Dopo i primi minuti, lui non aveva badato ai quattro che ci avevano seguiti. Mi aveva rivolto un cenno, come per farmi capire che sarebbe ritornato dopo, e se ne era andato a nuoto. Io continuai ad ispezionare il quadro.

Per quasi un’ora, la ragazza ed i suoi compagni mi seguirono dappertutto, ma senza avvicinarsi ugualmente al quadro ed agli operatori. Sembravano interessarsi piu a me che agli aspetti tecnologici della centrale. Considerai la cosa comprensibile, nel caso della ragazza, e supposi che gli uomini si limitassero a starle dietro.

Finalmente decisi di non poter ricavare piu nulla dall’esame del quadro e cominciai a domandarmi dov’era andato Bert. Sembrava impossibile chiederlo: lui si era portato dietro la tavola per scrivere, e comunque avevo avuto modo di constatare l’inutilita di quel metodo. Se tra i miei accompagnatori vi fosse stato qualcuno che non aveva partecipato al precedente tentativo, forse avrei cercato di riprovare comunque; ma cosi come stavano le cose, l’assenza del materiale per scrivere costituiva piu una sfida che una seccatura. Pensai che fosse ora di imparare il locale linguaggio dei segni.

Mi allontanai dal quadro dei comandi, portandomi verso la parete di fondo, e gli altri mi seguirono. Cominciai quella che speravo sarebbe stata una lezione linguistica, secondo il metodo abituale presentato dai romanzi. Indicai vari oggetti, e cercai di indurre gli altri ad usare i gesti corrispondenti.

Ando male, logicamente. Ando cosi male che non ero neppure sicuro che quelli avessero capito cosa volevo, quando Bert ritorno. I quattro avevano rivolto una quantita di cenni con le mani, le braccia e le dita, sia a me che ai loro compagni, ma non riuscivo a capire se rappresentassero i nomi delle cose che indicavo, oppure simboli per i verbi delle azioni che io compivo. Probabilmente, mi sfuggivano molte sottigliezze, ma non notai mai un gesto che si ripetesse abbastanza spesso perche fosse possibile impararlo. Era l’esperienza piu frustrante che avessi vissuto da… be’, da qualche ora, almeno. Forse da un giorno o qualcosa di piu.

Quando Bert ritorno e vide quello che stava succedendo, ebbe un altro attacco di quasi-risate.

«Ci avevo provato anch’io,» scrisse poi, «quando sono arrivato qui. Vengo considerato un buon linguista, ma non ho mai fatto progressi. Non vorrei sembrarti presuntuoso, ma non credo sia possibile, se non cominci da bambino.»

«Devi pur avere imparato qualcosa.»

«Si. Una cinquantina di simboli fondamentali… credo.»

«Ma tu stavi parlando con costoro. Ho avuto l’impressione che dicessi loro cosa dovevano fare.»

«In un certo senso, e in modo zoppicante. Le poche decine di gesti che conosco includono i verbi piu ovvii, ma non so eseguire bene neppure quelli. Tre quarti della gente non riescono a capirmi affatto… quella ragazza e una delle migliori. Io posso leggere cio che dicono solo quando fanno i segni molto lentamente.»

«E allora, come diavolo fai a dire loro cosa debbono fare? E non ti sembra in contraddizione con quanto mi avevi detto… che nessuno puo dire agli altri cio che debbono fare?»

«Forse mi sono espresso male. Non e un governo autoritario, questo, ma di solito il consiglio del Comitato viene accettato, almeno nelle questioni sia pur lontanamente collegate con il funzionamento dell’installazione.»

«E questo Comitato ti ha conferito una sorta di autorita? Perche? E questo significa che Marie ha ragione di credere che tu abbia voltato le spalle al Consiglio e all’umanita e sia passato completamente dalla parte di questi sprecatori?»

«Una domanda per volta, prego,» scarabocchio in fretta Bert. «Il Comitato non mi ha conferito nessuna autorita. Io mi limito a dare suggerimenti nella mia qualita di membro.»

Presi la tavola, e la cancellai, cercando nel contempo di attirare il suo sguardo. Finalmente scrissi: «Ripeti, per piacere? I miei occhi debbono avermi ingannato.»

Lui sogghigno e riscrisse la frase. Lo guardai con un’espressione che lo raffreddo di colpo: e riprese a scrivere.

«Non — sottolineato — «sono qui per restare, qualunque cosa ne pensi Marie, e nonostante cio che ti ho detto prima. Mi dispiace di doverti mentire. Sono qui per svolgere un lavoro: cosa succedera quando l’avro ultimato, non lo so. Tu sei nella stessa situazione, e lo sai benissimo.» Dovetti annuire in segno di assenso. «Faccio parte del Comitato a causa della mia abilita di linguista e dei miei precedenti generali.» Ero cosi assorto nel tentativo di ricavarne un senso che per poco non dimenticai di leggere quello che Bert scrisse dopo; dovetti fermarlo, mentre stava per cancellare la tavoletta e lasciar spazio ad altre parole. «Vi sono altre informazioni relative a questo posto che preferivo non riferirti, ma ho cambiato idea. Te lo faro vedere, e potrai decidere tu stesso se e come includerlo nel tuo compito di indurre Marie a optare in un senso o nell’altro. Io ho una mia opinione sul modo in cui bisognerebbe servirsene: ma tu hai il diritto di pensarla come vuoi. Vieni. Voglio farti conoscere l’ingegnere responsabile del lavoro di sviluppo e manutenzione.»

Se ne ando a nuoto, e io lo seguii, tallonato dagli altri. Non sentivo l’impulso di parlare, anche se fosse stato possibile. Cercavo ancora di capire in che modo qualcuno che conosceva il linguaggio locale si e no come un bambino di due anni poteva essersi assicurato una posizione ufficiale grazie alle sue doti linguistiche.

Senza dubbio ormai l’avrete capito, poiche ho cercato di spiegarmi onestamente: ma per me era troppo. Ero cosi indietro rispetto alla realta da restare sbalordito di fronte a qualcosa che, probabilmente, voi gia vi stavate aspettando. Entrammo a nuoto in un ufficio all’estremita della grande sala, e io vidi, fluttuante davanti ad un visore per microfilm, ignaro di quanti lo circondavano, il mio buon amico Joey Elfven.

CAPITOLO 17

Quella vista opero in me un cambiamento. Bert era stato mio amico per parecchi anni. Mi ero fidato di lui; Marie, per sua ammissione esplicita, non si fidava, e aveva cercato di indurmi a condividere i suoi sentimenti, ma io avevo avuto la certezza che le sue fossero fantasticherie.

Pochi minuti prima ero rimasto molto scosso quando Bert aveva confessato di avermi raccontato il falso, nelle precedenti conversazioni con me; ma sarei stato ancora disposto ad ascoltare le sue giustificazioni. Sarei stato addirittura pronto a credere di averlo frainteso, la prima volta.

Ma lui mi aveva anche detto — o meglio scritto chiaramente, senza la minima possibilita di equivoco, che non sapeva dove si trovasse Joey e che, a quanto ne sapeva lui, Joey laggiu non era mai arrivato.

Incontestabilmente, Bert Whelstrahl aveva mentito. Sapeva che Joey era li. Sapeva dov’era e cosa faceva. Perche aveva dovuto raccontare una simile menzogna a me ed a Marie? E perche, dopo aver mentito, adesso mi portava di fronte alla prova del contrario? E Marie si era formata una convinzione individuando indizi che a me erano sfuggiti?

Per me, una cosa sola era certa. Qualunque spiegazione si accingeva a darmi Bert, doveva esssere suffragata da prove attendibili, prima che io potessi darle peso. E lo stesso valeva per tutto cio che mi avrebbe detto, a partire da quel momento.

Questi pensieri si interruppero quando Joey si stacco dal visore e si accorse della mia presenza. La sua espressione lasciava trasparire che Bert non gli aveva detto nulla di me. Era chiaramente sbalordito, e sembrava felice. Si avvicino, mi strinse la mano di slancio: aveva l’aria frustrata, come me, dall’impossibilita di parlare. Si guardo intorno, probabilmente per cercare la tavoletta, ma Bert si stava gia dando da fare con il suo stilo. Poi alzo lo scritto, in modo che lo leggessimo entrambi.

«Joey, sappiamo che sei impegnato almeno per alcune ore, ma ti andrebbe bene se ti assegnassi un altro assistente, non appena avra finito il suo primo lavoro?» Apprezzai la delicatezza con cui Bert aveva evitato di fare il mio nome e mi sentii un po’ piu disposto ad ascoltare le sue giustificazioni, al momento buono. Dal rapido sogghigno di Joey, sospettai che anche lui l’avesse apprezzato; non erano bastate poche settimane trascorse lontano dalla nostra sezione per fargli dimenticare il mio imbarazzo cronico per colpa del nome inflittomi dai miei genitori, ne il fastidio che mi causavano tutti i diminutivi proposti come surrogati.

«Sarei felicissmo,» scrisse. «Lasciamelo libero al piu presto possibile, Bert. Abbiamo un gran bisogno di lui.» Mi batte una mano sulla spalla, per quanto lo permetteva il liquido in cui eravamo immersi, sfoggio un altro gran sorriso, e ritorno al suo visore.

Mi sarebbe piaciuto proseguire la conversazione: ma ormai cominciavo a rendermi conto che chi era li da un po’ di tempo perdeva il gusto per le chiacchiere oziose. Pensai addirittura a certa gente di mia conoscenza che sarebbe migliorata, con quel cambiamento di residenza. Agitai la mano in un gesto di saluto che Joey non vide, e seguii Bert che stava tornando verso la sala comandi.

Avevo intenzione di rivolgergli qualche domanda un po’ brusca, ma la tavoletta l’aveva lui, e le circostanze rendevano difficile interrompere qualcuno, quando «parlava». Bert si era fermato ed aveva cominciato a scrivere, quando io varcai la porta.

«Non volevo che sapessi di Joey prima di aver parlato con Marie,» furono le sue parole. «Anzi, ho deciso soltanto poco fa di mostrartelo. Non credo che lei debba sapere che Joey e qui, e sono sicuro che lui non debba venire informato della presenza di Marie.»

Afferrai la tavoletta.

«Perche no? Mi sembra un tiro mancino, per tutti e due.»

«Se Marie sa che lui e qui, vorra restare.»

«E con questo? Tu volevi che io restassi, lo hai detto tu, e non nego che Marie sia piu decorativa di me.»

«Lei non deve restare, perche lo farebbe soltanto per Joey, e sai quanto me che non le servirebbe a niente. Sai benissimo che non gl’importa niente di quella ragazza. Lui ha scelto di rimanere qui, ricordalo. Se Marie viene a sapere della sua presenza, e rimane, gli si mettera alle costole, e noi non possiamo permetterlo. Il lavoro di Joey e troppo importante. Se lui si scoccia, o cambia idea e decide di andarsene, saranno guai.»

«E perche Joey non deve venire informato della presenza di Marie?»

«Per le stesse ragioni. Capirebbe perche lei e qui, e sarebbe spiacevole, esattamente come se Marie gli stesse incollata addosso di persona. Non lo ha mai ammesso, ma credo che lei sia una delle ragioni che lo hanno indotto a restar qui.»

«Vuoi dire che e sparito di proposito? Che era gia al corrente dell’esistenza di questo posto?»

«Oh, no, e capitato qui per caso, come me, come Marie. Ha avvistato un sommergibile da lavoro che non apparteneva al Consiglio e lo ha seguito.»

Riflettei. La versione di Bert aveva alcuni aspetti molto convincenti. L’atteggiamento di Joey nei confronti di Marie era risaputo quanto il mio, sebbene nessuno fosse mai riuscito a convincerne Marie. Pochi ci si erano provati. Joey, del resto, non era il tipo d’uomo capace di dire a una ragazza di togliersi di torno, anche se quella era la cosa migliore, per tutti e due. Si sentiva un po’ in colpa

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