per non essersi innamorato di lei.

«Ma perche hai avuto bisogno di mentire con me, su questa faccenda?» chiesi finalmente.

«Perche volevi vedere Marie, e avevo qualche speranza che la convincessi ad andarsene. Mi perdonerai, se ti dico che, se avessi saputo della presenza di Joey, non saresti stato capace di dirle che non c’era. Non voglio disprezzare la tua capacita di recitare: ma sul momento non l’avresti ritenuto necessario.»

«Non lo ritengo necessario neppure adesso. Sono ancora all’oscuro dell’importante lavoro che Joey deve svolgere, e in cui io dovrei aiutarlo.»

«Vero. Sara meglio che procediamo con la tua istruzione. Adesso andiamo in biblioteca.»

«E questi sorveglianti, o quello che sono, ci verranno sempre dietro?»

«Difficile dirlo. Non sono sorveglianti: sono soltanto interessati a te. Dovresti sentirti lusingato.»

«Oh, lo sono. Non ero mai stato una celebrita.» Strano: e difficile trasfondere un senso d’ironia nelle parole scritte. A quanto capii, a Bert sfuggi completamente. Si avvio a nuoto in direzione della galleria che avevamo percorso all’andata, e noi lo seguimmo.

Come avevo immaginato, risalimmo per un altro percorso — per un altro condotto, dovrei dire — con l’aiuto della corrente che ci portava verso l’alto.

Come al solito, il tragitto non fu ravvivato dalla conversazione, tuttavia non lo trovai troppo noioso: la ragazza mi nuotava accanto, anziche seguirmi come gli altri. Neppure questa volta riuscii a farmi un’idea della durata del percorso.

Non so bene come controllassero la corrente. Ci aveva portati giu per una galleria, e ci riporto nella stessa sala lungo un altro passaggio: ma nella sala non avemmo nessuna difficolta a fermarci. Bert apri la grande porta e, quando fummo passati, ci togliemmo le mute. Poi lui si avvio di nuovo.

Fui un po’ sorpreso e deluso di perdere la nostra scorta, a questo punto. Loro se ne andarono per un’altra galleria, pochi metri dopo il punto in cui ci eravamo sfilati le mute. Senza dubbio anche loro avevano da lavorare, qualche volta. Non ci pensai piu, e seguii Bert.

E uno degli argomenti che e difficile affrontare dettagliatamente senza diventare noioso. Una biblioteca e una biblioteca, anche quando e capovolta. I libri erano normali per forma e stile, anche se non per contenuto. I filmati e le schede non avevano niente di eccezionale. Come i corpi umani non zavorrati, quasi tutti tendevano a fluttuare. Sedie, tavoli e carrelli erano sul soffitto, e sotto (no, sopra, voglio dire) le sedie c’erano le rastrelliere per appendere le cinture zavorrate. Tuttavia, non tutti se le toglievano: molti lettori le avevano ancora addosso, mentre fluttuavano davanti a uno schermo o vagavano con un libro in mano.

Le immagini sullo schermo somigliavano tutte allo schizzo che la ragazza aveva tracciato sulla tavoletta: erano seconde cugine dei diagrammi elettrici o degli esercizi di topologia per scuole superiori. Osservai per alcuni minuti parecchi dei lettori, e mi convinsi che, sebbene leggessero nel senso lato della parola, c’era un’importante differenza di tecnica. Studiavano pagina per pagina o inquadratura per inquadratura, a seconda dei casi, dedicandovi mezzo minuto o un minuto intero prima di passare oltre. Ma i loro occhi non seguivano il movimento regolare, avanti e indietro, di chi legge un libro: vagavano irregolarmente su ogni pagina, come se esaminassero un quadro.

Comunque, mi dissi, questo non era troppo sorprendente. Sarebbe accaduto lo stesso a me, se avessi esaminato un diagramma d’un circuito. Cominciavo a capire la situazione, un po’ per volta: forse piuttosto lentamente, secondo l’opinione di qualcuno. Non avevo mai pensato, prima, che il disegno tecnico fosse un linguaggio.

Bert fluttuo tranquillamente per parecchi minuti: evidentemente voleva lasciarmi il tempo di scrutare la biblioteca. Poi mi fece un cenno, per invitarmi a raggiungere un angolo della sala. Li c’era un visore libero, e uno scaffale piuttosto grande, pieno di libri. Impiegai circa due secondi per notare che erano scritti in lingue normali. Cinese… urdu… latino… inglese… russo… Le riconobbi tutte, anche se molte non ero in grado di leggerle.

Bert ricomincio a scrivere.

«Questi testi ti racconteranno l’intera storia piu rapidamente di quanto possa fare io. Ormai non ti sorprendera piu sapere che molta gente, non soltanto dipendenti del Consiglio, abbia trovato questo posto, in passato. Esiste da quando esiste il Consiglio. Moltissimi sono rimasti. Alcuni di questi libri sono stati portati da loro, altri sono stati scritti qui, sempre da loro. Sono state le informazioni contenute qui a convincermi di cio che ti ho detto… i tentativi di stabilire un contatto con il Consiglio, e cosi via.

«Impiega pure tutto il tempo necessario per assorbire il contenuto di questi testi. E importante che tu capisca bene l’intera storia. Tornero all’ora di mangiare.»

Poso la tavoletta sotto una sedia… non e il modo piu esatto per dirlo: la tavoletta era piu densa del liquido, quindi fate un po’ voi. Poi se ne ando. Non mi restava altro che mettermi a leggere.

Ora, non ho copie di quei libri e di quei nastri. E so che Bert mentiva. Ma, credetemi, erano troppi perche li avesse confezionati lui, da quando era arrivato laggiu. Quasi tutti erano manoscritti, sebbene alcuni fossero battuti a macchina. Impiegai diciotto ore buone solo per dare una scorsa a quelli scritti nelle lingue che conoscevo. (Non diciotto ore intere. Bert torno per portarmi a mangiare, e dormii anche. E inutile descrivere tutti i particolari dell’esistenza, anche se l’ambiente ne rendeva alcuni piuttosto insoliti.) Cerchero di riassumere il piu brevemente possibile il quadro generale della situazione che ricavai da quelle letture.

CAPITOLO 18

Quell’installazione esisteva davvero prima ancora che venisse istituito il Consiglio. Negli ultimi decenni, prima del razionamento, le varie istituzioni politiche allora esistenti si andavano rendendo conto, una ad una, che le riserve energetiche dell’umanita si stavano esaurendo. Vennero compiuti tentativi disperati per evitare, o almeno rinviare le conseguenze, senza offendere l’opinione pubblica… o piuttosto, senza turbarne la soddisfazione.

La mia conoscenza della storia e imperfetta, ma mi pare di ricordare che quello fu il periodo del «crash program», che gli ingegneri del tempo usavano definire cinicamente come un tentativo di produrre un neonato in un mese mettendo incinte nove donne. Conoscerete senz’altro qualcuno dei risultati, come il condotto idroelettrico Mediterraneo-Mar Morto, le dighe di Messina, di Key, di Ore e di Arafura, la termocoppia di Valparaiso, gli impianti vulcanici di Bandung e di Akureyr. Alcuni furono utili, addirittura preziosi, alcuni altri furono soltanto monumenti all’inettitudine politica.

Conoscete le conseguenze di certuni di questi progetti… le dispute sull’uso dell’energia prodotta, che portarono ad una dozzina di guerricciole, le quali sprecarono a loro volta piu energia in un anno di quanta ne producessero in una generazione tutti gli impianti d’emergenza messi insieme. E sapere che il risultato finale fu la fondazione del Consiglio e l’accettazione generale del razionamento dell’energia.

Durante il periodo dei contrasti, parecchie nazioni cercarono di creare centrali elettriche segrete, nella speranza di evitare la concupiscenza dei vicini o di fornirsi riserve energetiche nell’eventualita dello scoppio di un conflitto violento. Molti di quei «segreti» erano tali solo per il grosso pubblico della nazione interessata, prima ancora che cominciassero la produzione… altri fino a quando la cominciarono. Certuni durarono per parecchi anni, dopo l’inizio del razionamento imposto dal Consiglio. Si riteneva che gli ultimi impianti segreti fossero stati scoperti e collegati alla rete energetica generale molti decenni prima.

Ma ce n’era un altro.

Era molto semplice… o quasi.

Nella documentazione non trovai indicato quale paese ne fosse responsabile. Non mi misi neppure d’impegno per scovarlo. Il nome sarebbe stato, per me nato oltre mezzo secolo dopo che i nomi delle nazioni erano diventati soltanto etichette geografiche, meno significativo di quanto avrebbe potuto esserlo per Abramo Lincoln, morto probabilmente il doppio d’anni prima che la nazione in questione cominciasse ad esistere.

Probabilmente era un paese abbastanza piccolo per aver paura dei suoi vicini, e certamente abbastanza grande per essere altamente industrializzato. La tecnica che permetteva di vivere nelle profondita marine, e di cui vedevo un’efficiente dimostrazione in quel momento, non era il prodotto di una ricerca casuale, e neppure di un programma precipitoso. Doveva aver richiesto un lunghissimo periodo di sviluppo. Poiche sapevo qualcosa delle abitudini del tempo, mi meravigliai che il segreto fosse stato mantenuto… anche se potevo immaginare le misure che allora sarebbero parse normali ed appropriate per raggiungere tale scopo.

Comunque, l’installazione venne creata: e stava gia funzionando benissimo prima che il Consiglio ed il razionamento diventassero realta.

Ricordatelo: era un segreto. Doveva esserlo. Soltanto poche persone potevano conoscerne l’esistenza in ogni dato momento, oltre alle migliaia di residenti stabili. Quei pochi, quando incomincio il razionamento e tutte le fonti energetiche divennero patrimonio pubblico, abbandonarono il mondo alla chetichella e troncarono con esso tutti i rapporti. Forse si resero necessari interventi drastici; ma preferisco credere che al massimo si fosse trattato di un cambiamento forzato d’indirizzo.

Comunque, all’improvviso ci fu una nuova nazione con una popolazione di circa quindicimila abitanti, sul fondo del Pacifico. Aveva stabilimenti per la sintesi e la produzione, ed energia in abbondanza. Quindicimila persone. Come disse poi Marie, quindicimila aristocratici… e piu di quindici miliardi di poveracci.

Piu realisticamente, quindicimila fiori recisi.

Quasi tutti i resoconti che ebbi occasione di leggere esprimevano la convinzione che l’interruzione dei rapporti con la superficie non avrebbe dovuto essere cosi completa. Doveva apparire ovvio a tutti gli interessati che una popolazione come quella era troppo ridotta per mantenere una cultura estremamente tecnica, e solo una cultura estremamente tecnica, d’altra parte, poteva sopravvivere in quelle condizioni. Questo comportava, presumibilmente, la necessita di mantenere il contatto intellettuale con il resto dell’umanita… probabilmente avevano avuto intenzione di mantenere contatti anche fisici, poiche e difficile credere che prevedessero di riuscire a fabbricare da soli tutte le apparecchiature necessarie per tirare avanti.

Ma quei contatti non vennero mantenuti. Era impossibile. Forse ci sarebbero riusciti, nonostante le difficolta inaspettate, se i contatti esistenti non fossero stati cosi furtivi: ma i due fattori, assommandosi, spezzarono i legami.

Le difficolta inaspettate avrebbero potuto venire previste, se l’installazione fosse stata in funzione per qualche anno di piu, prima della rottura dei rapporti: ci sarebbe stata qualche esperienza tecnica rivelatrice. Cosi, invece, l’esperienza venne piu tardi.

Una civilta tecnica deve essere necessariamente una civilta letterata, almeno fino a quando fosse stato ideato un surrogato adeguato di testi da consultazione. Avete mai pensato al problema di insegnare un linguaggio fonetico come il russo o l’inglese a qualcuno che non ha mai udito pronunciare una parola e non e in grado di produrre suoni?

Certo, lo so che uno specialista puo farlo. Ma come potete procurarvi lo specialista, quando in tutta la popolazione non c’e nessuno in grado di pronunciare una sola parola, e voi volete insegnare alla nuova generazione come si legge Preparazione matematica alla chimica fisica di Farrington Daniel, o altri testi fondamentali? Voi non siete qualificati per farlo. Tutti quelli che conoscete sono nella stessa barca. I giovani, intanto, vi stanno intorno e comunicano per mezzo di segni, ma e probabile che quei segni, inventati da loro stessi, siano utili per spiegare l’analisi elementare dei vettori? E molto difficile inculcare persino i principi della disciplina: vivendo in quel liquido e impossibile prendere a sculaccioni qualcuno.

Comunque, dovete sfornare un certo numero di ingegneri e di tecnici esperti ad ogni generazione, altrimenti l’intera nazione morira nel buio e nel gelo del fondo oceanico.

Io non so cosa fareste voi: ma quel gruppo si affido soprattutto alle immagini. I dettagli non li conosco. Nei libri che lessi c’erano versioni diverse, e sospetto che molte fossero semplici ipotesi degli autori. Dovevano essere entrati in gioco una grande decisione, un po’ di panico, un livello generale d’intelligenza molto elevato e parecchia fortuna. Alla fine, comunque, i nipoti del gruppo iniziale disponevano di un linguaggio scritto molto funzionale che doveva essersi evoluto, proprio come avevo sospettato io, dai diagrammi elettrici e tecnici… quel tipo di comunicazione in cui il rapporto tra simbolo ed esperienza poteva venire mostrato facilmente ai bambini ed ai giovani. Il linguaggio dei gesti era derivato da quello scritto: lo schema dei gesti rappresentava i simboli disegnati come le nostre lingue fonetiche scritte derivano dai loro equivalenti parlati. Ai dettagli pensateci da soli: io sono ancora un incompetente.

Quel che riuscii a capire fu che i ragazzi che non avevano mai udito una parola pronunciata ed erano cresciuti servendosi di un linguaggio fondamentalmente pittorico, con un codice di supporto

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