l’aria liberata dai serbatoi interni poteva essere entrata in soluzione, a quella pressione, prima di venire espulsa.

Ma il problema non stava nel fatto che la pressione interna corrispondesse a zero o a poche atmosfere; dovevamo stabilire cosa potevamo fare per rimediare al mancato schiacciamento dello scafo. La pressione sarebbe rimasta bassa fino a quando le pompe avessero esaurito il carburante, e anche dopo. Sarebbe occorso comunque parecchio tempo prima che il combustibile finisse, poiche ora le pompe lavoravano a vuoto. Considerando la generale affidabilita del materiale del Consiglio, forse ci sarebbero voluti mesi, prima che una minuscola falla permettesse alla pressione interna di aumentare al punto che fosse possibile aprire il portello stagno. Non sapevo per quanto tempo ancora noi potevamo star li senza fare rifornimento di ossigeno: di certo, non per mesi. Anzi, sarebbe gia stato abbastanza difficile spiegare i tre giorni o piu che erano gia trascorsi da quando avevo visto Marie. Un altro ritardo avrebbe reso le cose ancora piu complicate, ma non potevo tornare da lei senza aver pronta una storia convincente sulla sorte di Joey.

Una bomba di profondita sarebbe stata utile. Forse sarebbe bastata anche una piccola carica di esplosivo: lo scafo, dopo tutto quello che avevamo fatto, doveva essere molto, molto vicino al suo limite. Purtroppo, non c’erano esplosivi disponibili.

La sola cosa che riuscivo a pensare era riportare indietro il sommergibile; poi io o Bert saremmo entrati nella sala di conversione, avremmo collegato lo scafo al portello che doveva servire a quello scopo, fare tutto quel che bisognava fare per riportare un uomo alla pressione di superficie e ridurre quella della camera, in modo che potesse entrare nel sommergibile e ricominciare tutto daccapo. L’idea non mi andava. Ero sicuro che non sarebbe andata neppure a Bert, ma date le circostanze non mi veniva in mente altro. Non era un’idea che si poteva comunicare a gesti. Avrebbe richiesto gia parecchio tempo anche usando la tavoletta per scrivere.

Riuscii a far capire a Bert che dovevamo tornare indietro per discuterne. Quando cercai di spiegargli che bisognava portarci dietro il sommergibile, pero, si oppose seccamente. Dopo un paio di minuti, rinunciai ad insistere. Come ho detto, quel piano del resto non mi entusiasmava.

Bert rivolse alcuni cenni agli altri: tranne quattro, vennero tutti con noi. I quattro si calarono su un tratto fangoso, ad una ventina di metri dallo scafo, e cominciarono non so che gioco. In un altro momento, sarei stato curioso di scoprirne i dettagli.

Il tragitto di ritorno, naturalmente, fu piu rapido di quello di andata… o meglio, lo sarebbe stato, se l’avessimo portato a termine.

Non so quanto fossimo arrivati lontano in quegli otto o dieci minuti. Dovevamo aver percorso circa quattrocento metri, credo. Non sono il nuotatore piu efficiente del mondo, e non ci mettevo neppure molto impegno.

L’interruzione, come gran parte delle cose che erano andate storte nei nostri piani, avrebbe dovuto venire prevista: ma non l’aveva prevista nessuno. Se l’avessimo immaginato, non saremmo rimasti in attesa nei pressi del sommergibile, dopo aver messo in moto le pompe della zavorra.

Fu una cosa abbastanza ovvia e l’unica ragione per cui non capii cos’era successo un secondo dopo l’evento fu che, naturalmente, avevo perso i sensi.

CAPITOLO 20

Se vi immergete nell’acqua e un vostro amico batte ripetutamente due grossi sassi uno contro l’altro, cominciando a venti o trenta metri di distanza e avvicinandosi fino a quando voi non ce la fate piu a sopportarlo, potete avere un’idea vaga di quello che accadde.

Non so descrivere la sensazione che provai. Anzi, poiche mi fece perdere i sensi per parecchi secondi, non e neppure giusto dire che provai qualcosa. Comunque, fu una specie di sensazione; forse se sapessi con certezza cosa si prova a venir colpiti da un maglio, simultaneamente, su ogni centimetro quadrato del corpo, potrei sfruttare il paragone. Ma dovro lasciar fare alla vostra immaginazione, con l’aiuto dell’esperimento che vi ho suggerito un momento fa.

L’onda d’urto fece piu o meno lo stesso effetto a tutti. Ci volle un minuto, forse anche di piu, prima che riprendessimo a nuotare piu rapidamente che potevamo verso il luogo dove avevamo lasciato gli altri. Nessuno di noi aveva dubbi su quanto era accaduto; nessuno di noi teneva a tornare sul posto.

Ma ci precipitammo li.

Mi aspettavo di trovare quattro corpi nella fanghiglia, dove avevamo lasciato i nostri compagni intenti a giocare, ma non fu cosi semplice. Il relitto del sommergibile, a quanto potevo capire, era allo stesso posto. Ma l’onda d’urto causata dall’implosione dello scafo aveva sollevato una nube di fanghiglia che non aveva ancora finito di ricadere, e le nostre lampade ci mostravano ben poco. Tenendoci vicini l’uno agli altri, nuotammo nell’oscurita in tutte le direzioni, esplorando ogni spanna del fondale non solo per cercare i frammenti, ma per scoprire se c’era qualcosa sotto il fango che si era appena posato. Non fu necessario comunicare tra noi, per organizzare quella ricerca.

Trovammo uno degli uomini parzialmente sepolto, a cinque metri circa dalla parte piu vicina del relitto. Sembrava non avesse lesioni gravi, ma sapevo che non poteva essere vivo. L’onda d’urto ci aveva fatto perdere i sensi a quattrocento metri di distanza, e la legge dell’inverso del quadrato vale anche sott’acqua.

Sul fondo non trovammo nessuno degli altri, ma mentre il fango ricadeva ne scorgemmo un secondo, visibile ad un’altezza di sei metri circa: saliva molto lentamente. Una scia sottile di gocciole oleose filtrava dalla base del casco. Non avevo mai pensato che, dato il liquido denso che le riempiva, le mute dovevano contenere anche materiale galleggiante, per permettere a chi le indossava di nuotare nell’acqua. Ora che il liquido piu pesante stava uscendo, il galleggiamento era diventato positivo.

Era abbastanza evidente che non avremmo potuto ritrovare gli altri due: probabilmente, avevano subito falle piu rapide. Li immaginai lassu, sopra di noi, nella tenebra, salire verso la superficie mentre l’ultimo liquido che aveva reso possibile la loro strana esistenza scendeva verso il fondo marino. Pensai di cercare una pioggia di gocce oleose che ci consentisse di rintracciarli, ma non avevo la possibilita di comunicare agli altri quella proposta, ed era evidente che, del resto, le nostre lampade erano troppo fioche per una ricerca del genere. Anche gli altri, di certo, la pensavano allo stesso modo. Trascinandoci dietro i due cadaveri, ritornammo verso l’ingresso.

Avrei voluto che ci fosse stata luce sufficiente per leggere l’espressione dei nostri compagni. Avrei potuto essere in grado di intuire cosa pensavano dei forestieri che, con le loro trovate, avevano ucciso quattro dei loro amici. Non so che spiegazione avesse fornito Bert per l’intera procedura: forse pensavano che fosse un’importante ricerca d’ingegneria, o qualcosa del genere. Me lo augurai. Era gia terribile sentirmi colpevole, senza che mi considerasse tale anche il resto della popolazione.

Avrei anche voluto sapere cosa provava Bert. Per quel che risultava a me, le vittime potevano anche essere stati suoi intimi amici.

Pensavo che avrei potuto farmene un’idea quando fossimo arrivati all’entrata, ma rimasi deluso. Ci fu una notevole agitazione, al nostro arrivo, ma non riuscivo a capire cosa significassero in gran parte le espressioni di quei volti.

Non mi ero accorto che quelle espressioni, in realta, sono convenzionali. Se non cresci in una societa dove vi e una data maschera per la collera, e un’altra per esprimere il disgusto, e cosi via, leggere le espressioni non e un modo infallibile per raccogliere informazioni. Quelli potevano essere incolleriti, o tristi, o disgustati: non lo capivo. Gesticolarono parecchio, mentre i cadaveri venivano portati via, e scambiarono altri gesti con Bert, ma quello che posso dire circa i loro sentimenti nei nostri confronti deriva esclusivamente dal fatto che non ci linciarono. Non potevo essere neppure sicuro che la situazione sarebbe durata; forse non erano presenti ne intimi amici ne parenti delle vittime.

L’attivita intorno all’entrata impiego circa mezz’ora, prima di normalizzarsi di nuovo. I cadaveri erano stati portati via, gli uomini che ci avevano accompagnati se ne erano andati per i fatti loro, e i sommozzatori che erano sempre presenti intorno agli ingressi non badavano a noi piu del solito. Per alcuni di loro, comunque, era parecchio; la ragazza che era scesa con noi alla centrale era ritornata insieme ai suoi amici.

Bert pote finalmente usare di nuovo la tavoletta per scrivere. Avrei avuto molto da dire — ero ancora scosso, mi sentivo colpevole e soprattutto molto stupido — ma ero bloccato dal solito, vecchio problema di comunicazione. Vi sono momenti in cui un uomo non riesce a parlare in fretta come vorrebbe, e altri in cui non puo scrivere con la rapidita desiderata.

Mi aspettavo che Bert scrivesse qualcosa di cio che era accaduto, poiche ero abbastanza sicuro dell’espressione del suo volto per sapere che anche lui era rimasto molto sconvolto. Ma il messaggio che scrisse si atteneva esclusivamente al nostro progetto.

«Se mai qualcosa puo riuscire a tanto, questo dovrebbe convincere Marie. Sarebbe meglio che andassi da lei subito, per dirle che il sommergibile del suo Joey e stato trovato ridotto a un relitto, e per cercare di convincerla a uscire con il sommergibile per constatarlo di persona. Poi, forse le verra voglia di proseguire il viaggio. Se non ti crede e insiste per restare dov’e, dovremo rimorchiare dentro il relitto. Questo dovra convincerla. Non so cosa faremo se non si convincera.»

«Potreste smettere di darle da mangiare.»

Bert alzo la testa e inarco un sopracciglio.

«Tu te la sentiresti?» scarabocchio. Scrollai le spalle, ma sapevo che non avrei mai potuto farlo.

«Insegnami la strada,» scrissi. Bert si mosse.

Le pause di silenzio, mentre andavo da un luogo all’altro, avrebbero dovuto offrirmi l’occasione di riflettere, e magari di scorgere anche le falle della trama che avevo preparato con tanto impegno, se solo fossi stato del cento per cento piu sveglio. Invece, quella nuova nuotata di venti minuti non mi fece venire idee nuove, a parte qualche dettaglio di cio che intendevo dire a Marie.

Non era una trama di prim’ordine. Ero ancora molto inquieto, quando mi avvicinai al suo sommergibile (Bert era restato come prima a distanza di sicurezza) e bussai sullo scafo. Per fortuna, il mio atteggiamento quadrava alla perfezione con la scena che avrei dovuto recitare.

Marie rispose quasi subito, e il suo viso apparve inquadrato nell’oblo. Era piacevole vedere un altro volto di cui potevo leggere l’espressione, anche se in un primo momento l’espressione non fu quella che speravo. Si addolci un poco, comunque, quando mi riconobbe. Come prima, non potevo essere sicuro delle intonazioni della sua voce, ma le parole erano abbastanza comprensibili. «Dove sei stato? Cominciavo a pensare che si fossero sbarazzati anche di te.» Risposi per mezzo della tavoletta alla parte veramente importante della sua osservazione.

«Sono stato a scoprire come vanno le cose.»

«L’hai chiesto a Bert?»

«No. Qui hanno una biblioteca, con parecchi testi scritti a mano da altri che sono venuti quaggiu in passato: sono troppi perche possa averli scritti apposta Bert. La documentazione e coerente, e credo di avere un quadro abbastanza chiaro dell’intera situazione.»

«Cos’hai saputo di Joey?»

Esitai. Avevo perduto la certezza che quella domanda sarebbe arrivata subito, e avevo preparato bene la menzogna, ma era difficile mentire a Marie. Mi ripetei che lo facevo per il suo bene, e cominciai a scrivere, ma lei aveva gia notato la mia esitazione, e forse la mia espressione… non ho mai preteso di essere un attore.

«Hai avuto sue notizie, vero?» Io annuii.

«Ed e… e…»

Tacque, fissandomi attraverso il vetro corazzato. Annuii di nuovo. Era piu facile che scrivere una menzogna spudorata.

Potevo vedere soltanto il suo viso, ma immaginavo che avesse stretto i pugni. Rabbrividii, quando probabilmente Marie percosse l’interno dello scafo e mando una dolorosa onda sonora ad irradiarsi tutto intorno nella camera. Poi udii di nuovo la sua voce.

«Avevo ragione. Non ha voluto vendersi. Non ha voluto rinunciare alla sua fede di persona onesta, e percio lo hanno ucciso.»

«Perche avrebbero dovuto ucciderlo in quel modo?» ribattei. «Avrebbero potuto farlo piu facilmente quando lui era qui dentro, come doveva esserci mentre parlavano con lui, se hai ragione tu. Avrebbero potuto lasciare che morisse soffocato, oppure di fame… e con te non l’hanno fatto, ricordalo. Sarebbe bastato aspettare che esaurisse le provviste. E non avrebbero sprecato il

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