Questi giochetti continuarono per oltre un mese, finche non mi balugino nel cranio che qualcuno (Boss, ovviamente) stava davvero cercando di costringermi a diventare la Massima Autorita Mondiale.
Un tempo e davvero esistito un uomo noto come «Massima Autorita Mondiale». Lo incocciai mentre cercavo la risposta a una delle tante stupide domande che continuavano ad arrivarmi dalle fonti piu strane. Cosi: mettete il terminale su «ricerca». Battete in successione i parametri «Cultura nordamericana», «Lingua inglese», «Meta del ventesimo secolo», «Commediografi», «Massima Autorita Mondiale». La risposta che potete aspettarvi e «Professor Irwin Corey». Scoprirete che i suoi sono aforismi di umorismo eterno.
Nel frattempo io venivo nutrita a forza, come un’oca di Strasburgo.
Comunque fu un periodo molto felice. Spesso, piu spesso si che no, uno dei miei veri amici mi invitava a dividere il letto. Non ricordo di aver mai rifiutato. Di solito l’appuntamento veniva definito durante l’abbronzatura del pomeriggio, e la prospettiva aggiungeva un brivido al piacere sensuale di stare sdraiata sotto il sole. E siccome li
Il ritmo delle domande stupide accelero. Cominciavo appena ad addentrarmi nei particolari delle ceramiche Ming quando sul mio terminale apparve un messaggio: qualcuno dello staff voleva conoscere i rapporti tra barbe maschili, gonne femminili, e il prezzo dell’oro. Avevo smesso di meravigliarmi per le domande idiote; attorno a Boss puo succedere di tutto. Ma questa mi sembrava superidiota. Perche mai doveva esistere
Ma avevo imparato a non ignorare le domande solo in base alla loro ovvia idiozia. Mi tuffai in quella richiamando tutti i dati possibili, e arrivai a battere sulla tastiera le associazioni piu improbabili. Dopo di che dissi alla macchina di tabulare per categorie i dati che aveva trovato.
Mi venga un colpo se non scoprii dei rapporti!
Con l’accumularsi dei dati, conclusi che l’unico modo per avere una visuale generale era ordinare al computer di preparare e mostrarmi un grafico tridimensionale; e il grafico era cosi promettente che gli dissi di trasformarlo in un ologramma a colori. Splendido! Non sapevo perche quelle tre variabili combaciassero fra loro, ma combaciavano. Trascorsi il resto della giornata a variare i rapporti, X rispetto a Y rispetto a Z in diverse combinazioni; ingrandendo, restringendo, ruotando, cercando relazioni cicloidi meno grandi e meno ovvie di quelle piu appariscenti… E notai una piccola gobba sinusoidale che tornava di continuo con le rotazioni dell’olo; e all’improvviso, senza un motivo comprensibile, decisi di togliere la curva dell’attivita delle macchie solari.
Eureka! Preciso e necessario come un vaso Ming! Prima di cena avevo l’equazione, un’unica riga che comprendeva tutti i dati cretini che avevo impiegato cinque giorni a estrarre dal terminale. Battei il numero del capo dello staff e trasmisi l’equazione, piu le definizioni delle variabili. Non aggiunsi commenti, discussioni; volevo costringere il burlone senza nome a chiedere le mie opinioni.
Ottenni la stessa risposta di sempre, cioe nessuna.
Giocherellai quasi per un giorno intero, aspettando, dimostrando a me stessa che potevo richiamare una foto di gruppo di qualunque anno e indovinare con buona approssimazione, solo guardando i visi maschili e le gambe femminili, il prezzo dell’oro (cali e rialzi), il periodo della foto in relazione al doppio ciclo delle macchie solari; e (dopo un po’, il che mi sorprese piu di tutto il resto) riuscii anche a indovinare se la struttura politica era in fase di consolidamento o disgregazione.
Il mio terminale squillo. Nessun viso. Niente pacche sulle spalle. Solo un messaggio: — Si richiede al piu presto un’analisi approfondita sulla possibilita che le epidemie di peste dei secoli sesto, quattordicesimo e diciassettesimo siano risultate da una cospirazione politica.
Al diavolo. Il problema era cosi complesso che per permettermi di studiarlo avrebbero dovuto lasciarmi in pace per un bel po’. La cosa mi stava bene. Ormai mi ero assuefatta alle possibilita del terminale di un computer coi fiocchi collegato a una rete di ricerca dati su scala mondiale; mi sentivo come Little Jack Horner.
Cominciai con l’elencare, per libera associazione, tutti gli argomenti possibili: peste, epidemiologia, pulci, topi, Daniel Defoe, Isaac Newton, cospirazioni, Guy Fawkes, massoneria, iniziati, Cabala, Rosacroce, Kennedy, Oswald, John Wilkes Booth, Pearl Harbor, Berretti Verdi, influenza spagnola, contenimento territoriale della peste, eccetera.
Tre giorni dopo, il mio elenco di possibili argomenti correlati alla domanda era dieci volte piu lungo.
Nel giro di una settimana sapevo che una vita non sarebbe bastata a studiare in profondita tutto il mio elenco. Pero mi avevano detto di mettermi all’opera, cosi cominciai, dando comunque una mia definizione a «al piu presto»: studiavo coscienziosamente per almeno cinquanta ore la settimana, ma come e quando volevo, senza farmi fretta o sentirmi assillata… A meno che non fosse arrivato qualcuno a spiegarmi perche avrei dovuto lavorare piu sodo o in maniera diversa.
La cosa continuo per settimane.
Venni svegliata nel cuore della notte dal mio terminale. Chiamata d’emergenza; andando a letto (sola, non ricordo perche) lo avevo spento come al solito. Risposi insonnolita: — Va bene, va bene! Parla, e sara meglio per te che il discorsetto sia robusto.
Nessuna immagine. La voce di Boss disse: — Friday, quando si verifichera la prossima grande epidemia di Morte Nera?
Risposi: — Fra tre anni. In aprile. Partira da Bombay e si diffondera immediatamente nel mondo. Uscira dal pianeta con la prima nave.
— Grazie. Buonanotte.
Lasciai ricadere la testa sul cuscino e mi rimisi diritta a sognare.
Mi svegliai alle sette in punto come sempre, restai immobile per diversi istanti e pensai, avvertendo un freddo sempre piu forte; decisi che Boss mi aveva davvero chiamata nel mezzo della notte e che gli avevo dato quella risposta assurda.
Quindi ingoia il rospo, Friday, e sali i Tredici Scalini. Premetti l’interno uno. — Friday, Boss. Invoco l’infermita mentale temporanea per quello che ti ho detto stanotte.
— Idiozie. Ci vediamo alle dieci e quindici.
Ero tentata di passare le tre ore seguenti nella posizione del loto, a intonare mantra. Ma nutro la profonda convinzione che non ci si debba presentare nemmeno alla Fine del Mondo senza una buona colazione… Una decisione piu che giustificata, visto che i piatti speciali per quel mattino erano fichi freschi con panna, stufato di manzo sotto sale con uova in camicia, e tartine all’inglese con marmellata d’arancia Knott’s Berry Farm. Latte fresco. Caffe colombiano di montagna. Tutto questo miglioro talmente la situazione che passai un’ora a cercare un rapporto matematico fra la storia passata della peste e la data che si era affacciata nella mia mente obnubilata dal sonno. Non ne trovai nessuno, pero cominciavo a vedere che la curva prendeva forma quando il terminale, che avevo programmato in precedenza, mi avverti che mancavano tre minuti.
Non mi ero fatta tagliare i capelli e rasare il collo, ma per il resto ero pronta. Mi presentai allo scoccare dell’ora. — Friday a rapporto, signore.
— Siediti. Perche Bombay? Credevo che Calcutta fosse un epicentro piu adatto.
— Forse c’entrano le previsioni del tempo a lungo raggio e i monsoni. Le pulci non sopportano il caldo secco. L’ottanta per cento della massa corporea di una pulce e acqua, e se la percentuale scende al di sotto del sessanta, la pulce muore. Quindi i climi caldi e secchi fermeranno o impediranno un’epidemia. Pero, Boss, questa faccenda non ha senso. Mi hai svegliata nel cuore della notte e mi hai fatto una domanda stupida e io ti ho dato una risposta stupida senza nemmeno svegliarmi. Probabilmente e uscita da un mio sogno. Ho avuto incubi sulla Morte Nera, e c’e stata davvero una brutta epidemia che e iniziata a Bombay. Milleottocentonovantasei e anni successivi.
— Non brutta quanto la fase di Hong Kong, tre anni dopo. Friday, la sezione analisi delle Operazioni dice che la prossima epidemia di Morte Nera iniziera solo un anno dopo la tua previsione. E non a Bombay. A Giacarta e Ho Chi Minh City.