al mondo, e non volevano andarsene, e c’erano quelli che rimanevano svegli e vigorosi anche nell’eta avanzata, e avevano ancora tanto da vedere, e quelli che erano animati da una curiosita interiore simile a un fuoco, che volevano sapere cosa sarebbe successo l’anno seguente e quello seguente ancora fino all’eternita, e non volevano affatto andarsene. E c’era poi moltissima gente che veniva presa via troppo presto, prima ancora di aver cominciato a vivere: uccisi in incidenti o falciati da malattie infantili o colpiti in guerra, sapete, e in questi casi era una vera ingiustizia. Ma grosso modo, penso che dopo sessanta o settant’anni, l’essere umano medio era pronto ad andare, e non considerava un affronto cosi terribile al suo ego il fatto di dover morire. Tutto questo, puo esservi in qualche modo comprensibile?

— Sessanta o settant’anni? — chiede Serifice.

— La durata media della vita. Ottanta non era insolito. Alcuni arrivavano a novanta. Oltre i novanta, pochissimi.

— Sessanta o settant’anni — dice Serifice. — E poi si scompare per sempre. Che bello. Che strano. Come i fiori! Adesso ti capisco meglio. La tua sofferenza. La tua meraviglia. La tua distanza. Clay, ti amiamo ancora di piu. Ci hai dato un enorme piacere! — Batte le mani. — Guarda, adesso! In tuo onore, Clay: tentero di morire.

— Aspetta! — esclama lui. — Ascolta… non…

Lei si lancia in avanti, attraverso il campo di fronde trasparenti e ondeggianti. Gli altri Sfioratori, sorridendo serenamente, si avvicinano a Clay, che rimane immobile e attonito a fissarla. Quasi tutti gli toccano la pelle. Fanno qualche lieve modifica in lui cosicche possa vedere come loro, e Clay li percepisce come totalita, l’unita sestuplice Ti-Brill-Hanmer-Angelon-Ninameen-Serifice, le loro anime sono fuse in una singola sospensione splendente.

Come un ragno, servendosi di dozzine di gambe laboriose, Serifice si arrampica sulla superficie levigata della collina rossa sulla sinistra. Perde la pazienza nell’ultima decina di metri della salita e semplicemente salta, fermandosi a nove metri dal suolo, sdraiata su un materasso invisibile fatto d’aria. Comincia a ruotare sul suo asse verticale. Gli altri sei cominciano a cantare, cosicche intorno a Serifice si forma una nuvola gialla di musica, punteggiata d’improvvisi punti rossi di dissonanza. Serifice spalanca le braccia. Il suo volto e trasfigurato dalla felicita. La sua velocita assiale aumenta. Il suo momento angolare cresce. Nel girare tesse una rete di vetro che la spinge inesorabilmente verso l’unita sestuplice di Sfioratori. Non si riesce quasi piu a vederla, adesso, se non per brevi e strani momenti, quando lei intercetta la luce solare dell’angolazione precisa, ed esplode in una visibilita splendente, un vortice turbinante di coscienza estatica. Gira. Gira. Gira. Gira. Gira. Gira. Adesso, mentre gira sempre piu vorticosamente, la realta essenziale della sua condizione lo colpisce appieno. Vaga a caso dalla forma femminile a quella maschile, e cosi via. Lei! Lui! Lei! Lui! Lei! Lui! Lei! Lui! Lei! Lui! Lei! Lui! Lei! Lui! Lei! Lei! Lei! Lui! Lui! Lui! Noi! Loro!

— No, Serifice! — urla Clay.

Quelle sillabe, nel lasciare le sue labbra angosciate, si trasformano in filamenti di vetro sottile che riflettono raggi prismatici, e, volando via da lui, formano linee che attraversano l’abisso che lo separa da Serifice. Ma non riesce a comunicare con lei. La gialla canzone del gruppo e ora sommersa dagli azzurri sottotoni di una canzone che appartiene solo a Serifice. Lei! Lui! Lei! Lui!

Pop.

La struttura aerea si spezza e c’e un acuto rumore di risucchio, come se qualcosa venisse aspirato. Clay crolla a terra, sfregando la fronte sul suolo morbido e strappando, nel tentativo di sostenersi, due fronde trasparenti che ondeggiano delicatamente. Un pensiero insistente gli martella le tempie: Cinque. Cinque. Cinque. Cinque. Cinque. Dov’e Serifice? Serifice e andata a scoprire che cos’e la morte. Ninameen, Ti, Bril, Hanmer e Angelon rimangono. Il tuono romba. Il cielo diventa arancione. Serifice e scomparsa, e una risonanza arcana del suo viaggio d’annientamento lo trasporta con le sue oscillazioni selvagge, facendolo tuonare e tremare fino a quando la valle e le sue tenere pianticelle si fondono e lui si distacca da tutto, ritrovandosi su un deserto bruciacchiato, tutto rosso e arancione e bianco sotto il sole accecante, con crepitii sibilanti di energia statica che si innalzano dalle sabbie torturate. Li rimane, confrontandosi con il suicidio di Serifice, fino a quando Hanmer, in forma femminile, lo trova e lo porta dolcemente indietro. — Che ne e di Serifice? — chiede, e Hanmer sussurra: — Serifice sta imparando cos’e la morte.

8

Clay e inconsolabile. Direttamente non e responsabile di niente, ma sente che la colpa e in parte sua, perche ha stimolato in Serifice l’irresistibile curiosita sulla morte, e trema al pensiero del danno che ha arrecato al gruppo. Si tiene quindi in disparte per tutta la giornata, dando calci nervosi al suolo, risvegliando gli alberi addormentati, gettando sassi verso l’orizzonte. Gli altri discutono concitatamente. Alla fine Ti gli si avvicina e dice: — Vuoi permettermi di farti di nuovo felice? — E nella sua forma femminile.

— Lasciami solo — mormora lui, pensando che ella gli stia offrendo il suo corpo.

Ti comprende subito. Si trasforma in un baleno nella forma maschile, e dice: — Posso mostrarti qualcosa di interessante.

— Mostrami Serifice.

— Serifice ci ha lasciati. Perche la rimpiangi tanto?

— Qualcuno deve rimpiangerla. In questo campo ho molta piu pratica di voi.

— Ci hai resi infelici, con la tua tristezza. E cosi terribile la morte da riempire il cielo della tua tristezza?

— Aveva tutta l’eternita per vivere. Non doveva andarsene.

— Tutto questo rende la sua scomparsa ancora piu bella — dice Ti. Stringe con intensita la mano di Clay tra le sue. — Vieni con me e permettimi di distrarti. Abbiamo fatto molti sforzi per trovare il modo di interessarti. Ci dispiacerebbe se li respingessi.

Clay si stringe nelle spalle, ancora sconvolto da questa nuova dimensione di colpa. — Di che si tratta?

— Libri.

— Davvero?

— E oggetti. Cose antiche, fatte dalle varie razze dell’umanita.

Clay e interessato: Serifice ha quasi perso ogni importanza. Guarda Ti con intensita, e domanda: — Dove? A che distanza?

— Vieni. Vieni!

Ti corre. Clay lo segue. Corrono accanto agli altri quattro Sfioratori, che sono distesi in maniera armoniosa per terra, a occhi chiusi, con gli arti distesi e rilassati. Nel correre, Ti fa piccoli balzi come se si trovasse su un trampolino invisibile, spostandosi cosi molto piu velocemente che se si limitasse a camminare. Durante uno di questi salti, Ti riassume la forma femminile. E piu voluttuosa degli altri, ha fianchi piu larghi e un bacino dall’aspetto indiscutibilmente umano; ma naturalmente l’intera struttura del suo corpo rimane per Clay bizzarra e aliena. Immagina di poter vedere le ossa di fi, piccole e delicate strutture bianche che le attraversano la carne, piu destinate a trasmettere colori e sensazioni che a sopportare un’effettiva funzione strutturale. Arrivano in una radura di gialli alberi contorti che crescono su un sottile crepaccio; la terra davanti a loro sale come se fosse spinta dal basso da una mano decisa, e striscie grigie di vegetazione costeggiano il percorso come i ciuffi di capelli di un gigante. Adesso il sole e basso e le ombre sono estremamente allungate. Il cielo ha assunto una tonalita rossiccia e tremolante. A meta strada lungo la salita, con l’accompagnamento di tromboni invisibili, bassotuba e sassofoni sfrenati, Ti comincia a fare strani gesti con le mani tese, e davanti a loro compare un’apertura. Imboccano l’uscio di un passaggio circolare, due volte piu largo che alto, che conduce nelle profondita della terra. Ti avanza danzando. Lui la segue.

Le pareti del passaggio sono cristalline e rilucono di una luminosita interna che illumina i loro volti con un freddo bagliore verde. La galleria gira e gira piu volte fino a portarli in una stanza dal soffitto basso e di forma ovale in cui gli echi dei loro passi scalzi risuonano e riecheggiano sollevando enormi nuvole di polvere. Clay vede scaffali, armadietti, contenitori, armadi e cassetti. Sconvolto dalla meraviglia, non osa avanzare ancora. Ti apre la porta a vetri di un armadietto e ne estrae un cubo rosso scintillante, delle dimensioni della sua mano. Lui lo prende con cura, sorpreso dalla sua leggerezza.

Il cubo gli parla in una lingua incomprensibile. La cadenza e strana: un ritmo liquido, ricco di strani accenti, reso piu possente da impreviste tonalita gutturali che costellano le frasi casualmente. Indubbiamente sta ascoltando una poesia, ma non certo una poesia della sua epoca. La cascata di suoni continua a svolgersi. Clay si

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