— Lamarre. Abbiamo trovato il suo cadavere stamattina, circa un'ora fa. Assassinato. L'abbiamo trovato a Marsiglia, in condizioni pessime, in stato avanzato di decomposizione, ma abbiamo fatto un controllo accurato e l'impronta della retina ci ha confermato al di la di ogni dubbio che si tratta di Lamarre.

— Oh — disse Walton, a bassa voce. La testa gli girava. — Al di la di ogni dubbio — ripete. — Grazie, Keeler. Buon lavoro. Buon lavoro.

— Qualcosa non va, signore? Ha un aspetto…

— Sono molto stanco — disse Walton. — Ecco tutto. Stanco. Grazie, Keeler.

— Lei mi aveva chiamato per qualcosa, signore — gli ricordo gentilmente Keeler.

— Oh, la chiamavo per Lamarre. Penso che sia inutile… grazie, Keeler. — Tolse il contatto.

Per la prima volta Walton provo la disperazione totale, e, dalla disperazione, nacque un senso di calma mortale. Con Lamarre morto, la sua unica speranza di ottenere il siero era di liberare Fred e di recuperare gli appunti dello scienziato dei quali suo fratello si era impadronito. Ma il prezzo di Fred, in cambio degli appunti, sarebbe stato il lavoro di Walton. Il circolo si chiudeva, era sempre stato un circolo chiuso, e lui era come quel serpente che si ritrovava sempre a mordersi la coda.

Forse Fred poteva essere indotto a rivelare dove si trovavano gli appunti. Non era probabile, ma era possibile. E in caso contrario? Walton si strinse nelle spalle. Un uomo poteva fare tanto, e poi doveva cedere le armi. Il 'terraforming' si era rivelato un fallimento, l'equalizzazione era un palliativo ridicolo, di valore limitatissimo, e l'unico pianeta extrasolare degno di essere colonizzato apparteneva agli stranieri. Circolo chiuso. Vicolo cieco.

— Ho tentato — disse Walton. — Che tenti un altro, adesso. Io ho fatto la mia parte.

Scosse il capo, cercando di schiarire la nebbia di nulla che d'un tratto l'aveva circondato. I suoi pensieri erano sbagliati, terribilmente sbagliati; lui doveva continuare a tentare, doveva investigare ogni possibile via d'uscita prima di rinunciare, prima di conoscere il sapore amaro della resa.

Le sue dita indugiarono per qualche istante sopra una pillola di tranquillante, poi si ritirarono. Rigidamente, si alzo dalla poltrona e abbasso il pulsante dell'intercom.

— Lascero l'ufficio per qualche tempo — disse, raucamente. — Inoltri tutte le chiamate al signor Eglin.

Doveva vedere Fred.

La prigione della Sicurezza era un edificio grande e massiccio che sorgeva fuori dei limiti veri e propri della citta, una torre senza finestre vicina a Nyach, New York. Il jetcottero privato di Walton scese silenziosamente sul piano di atterraggio, sull'ampio parapetto dell'edificio. Contemplo l'aspetto cupo e metallico dell'edificio per qualche istante.

— Devo aspettare qui? — chiese il pilota.

— Si — disse Walton. Avuto accesso al posto di direttore permanente, aveva ottenuto anche il privilegio di usare un jetcottero privato e un pilota umano. — Non ci mettero molto tempo.

Lascio il piano di atterraggio ed entro nel campo visuale di un rivelatore. Ci fu una lunga pausa. L'aria, quassu, penso Walton, e fresca e pulita, non come l'aria di citta.

Una voce disse: — Perche si trova qui?

— Sono Walton, direttore di Poppy, ho un appuntamento con il Capo della Sicurezza, Martinez.

— Aspetti un momento, direttore Walton.

Nessuno degli ossequiosi 'signore' e 'per favore' ai quali Walton si era abituato.

In un certo senso, il tono brusco e informale con il quale ci si rivolgeva a lui era fresco e pulito come l'aria non contaminata.

Le orecchie di Walton avvertirono un ronzio elettronico; lo stavano perquisendo accuratamente. Dopo un momento la porta di metallo, davanti a lui, si apri silenziosamente, e si trovo davanti a una porta interna di bronzo brunito.

C'era uno schermo nella porta interna. Il viso di Martinez apparve sullo schermo.

— Buongiorno, direttore Walton. Lei e qui per il nostro colloquio?

— Si.

La porta interna si chiuse. Questa volta, due minacciosi cannoni atomici apparvero davanti al suo viso, puntati in tutta regola. Walton sobbalzo involontariamente, ma un sorridente Martinez si fece avanti, davanti ai cannoni, e lo saluto.

— Bene, perche e venuto qui?

— Per vedere un suo prigioniero. Mio fratello Fred.

Martinez corrugo la fronte e si passo lentamente una mano tra i capelli.

— Vedere i prigionieri e assolutamente proibito, signor Walton. Vederli di persona, cioe. Potrei disporre un collegamento video a circuito chiuso per lei.

— Proibito? Ma quell'uomo si trova qui solo in base alla mia parola. Io…

— I suoi poteri, signor Walton, sono ancora lievemente meno che infantili. Questa e una regola che non abbiamo mai infranto, e non infrangeremo mai. I prigionieri della Prigione sono tenuti sotto costante sorveglianza della sicurezza, e la sua presenza nelle celle minerebbe dalle fondamenta il nostro intero sistema. Bastera il collegamento video?

— Penso che dovro accontentarmi — disse Walton. Non era dell'umore piu adatto per discutere, ora.

— Venga con me, allora — disse Martinez.

L'agente della Sicurezza lo scorto lungo un corridoio male illuminato, facendolo poi entrare in una stanzetta laterale, una parete della quale era occupata interamente da uno schermo video.

— Qui potra avere una totale sicurezza — gli assicuro Martinez. — Il colloquio sara assolutamente privato. — Regolo dei quadranti, mormoro alcune parole. Lo schermo comincio a illuminarsi.

— Mi chiami quando avra finito — disse Martinez. Parve uscire dalla stanza scivolando su binari invisibili, lasciando Walton solo con Fred.

L'enorme schermo era come una finestra sulla cella di Fred. Walton affronto lo sguardo amaro del fratello.

Fred aveva un aspetto demoniaco. Gli occhi erano cerchiati di nero; i capelli scompigliati, il viso sporco e stanco. Disse: — Benvenuto nel mio lussuoso palazzo, carissimo fratellino.

— Fred, non rendermi le cose difficili. Sono venuto qui per cercare di chiarire le cose. Non 'voglio' tenerti qui per sempre. Sono stato 'costretto' a farlo.

Fred sorrise minacciosamente.

— Non hai bisogno di scusarti. E stata tutta colpa mia. Ti ho sottovalutato; non avevo capito che eri cambiato. Pensavo che fossi lo stesso stupido onesto e sentimentale che avevo conosciuto fin dalla nascita. Non lo sei piu, invece.

— Puo darsi. — Walton rimpianse di non avere preso quella pillola di tranquillante, dopotutto. Ogni nervo del suo corpo pareva vibrare. Disse: — Oggi ho scoperto che Lamarre e morto.

— E allora?

— Allora Poppy non ha alcun modo possibile di ottenere il siero dell'immortalita, se non attraverso te. Fred, ho bisogno di quel siero. L'ho promesso allo straniero, in cambio dei diritti di colonizzazione su Procione VIII.

— Un piccolo, nitido contratto — disse raucamente Fred. — Quid pro quo. Be', mi spiace rovinarti la festa, ma non ti diro dov'e nascosto il 'quo'. Non otterrai il siero da me, fratellino caro.

— Ti posso sottoporre a lobotomia totale — disse Walton. — Ti faranno a pezzi il cervello e lo strapperanno uno strato dopo l'altro, finche non avranno scoperto cosa vogliono. Non rimarra molto di 'te', quando avremo scoperto il siero, ma l'avremo.

— Niente da fare. Neppure tu puoi fare una cosa del genere — disse Fred. — Non puoi ottenere un permesso di lobotomia totale solo chiedendolo. Devi averne l'autorizzazione del Presidente. Ci vorra almeno un giorno per inoltrare la richiesta secondo i normali canali burocratici… mezza giornata, se lavori davvero bene. E prima che passi mezza giornata, Roy, io saro fuori di qui.

— Cosa?

— Mi hai sentito bene, sai? Fuori. Sembra che tu mi stia trattenendo qui in base a elementi molto tenui. L''habeas corpus' non e stato ancora sospeso, Roy, e Poppy non e abbastanza grossa da farlo. Ho formulato una richiesta di scarcerazione. Saro rilasciato alle quindici di oggi.

— Ti faro ritornare qui dentro dopo mezz'ora — disse rabbiosamente Walton. — Stiamo arrestando Di Cassio e tutta la sua banda. E avremo degli elementi sufficienti per sommergere il tuo 'habeas corpus'.

— Ah! Si, puo darsi — disse Fred. — Ma io staro fuori di qui per mezz'ora. E in mezz'ora riusciro a far sapere

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