abitabile. E poi ci sarebbero state le maggiori lune di Giove e Saturno, e forse perfino il lontano Plutone, se fosse stato possibile inventare qualche efficace metodo di riscaldamento del gelido pianeta.

Allora ci sarebbe stata un'altra transizione. Le moltitudini della Terra sarebbero state caricate su grandi astronavi e mandate sui nuovi mondi. Forse ci sarebbero state delle sommosse; solo pochi avventurieri sarebbero partiti di buon grado. Ma qualcuno sarebbe partito, e questa sarebbe stata una soluzione parziale.

E poi, le stelle. Il progetto dell'astronave-piu-veloce-della-luce era tenuto rigorosamente segreto, tanto segreto che, nell'ambito di Poppy, soltanto FitzMaugham conosceva lo stato reale delle cose. Ma se quel progetto fosse stato coronato da un successo…

Walton si strinse nelle spalle, e ritorno al lavoro. I rapporti dovevano essere letti, archiviati, evasi. C'era sempre tanto, troppo da fare.

Il pensiero di Fred e di quello che Fred sapeva lo turbava. Se avesse avuto modo di tornare indietro… se avesse potuto cancellare gli eventi della mattinata, se avesse potuto mandare il piccolo Prior nella camera a gas, fargli somministrare il Sonno Felice e dimenticare tutto, anzi, non sapere che qualcosa era accaduto… come sarebbe stato bello.

La tensione si accumulava dentro di lui, era diventata insostenibile. Frugo in un cassetto della scrivania, trovo la pastiglia verde, a forma di diamante, che stava cercando, e inghiotti il tranquillante con gesto quasi meccanico. Il tranquillante riusci a calmarlo solo parzialmente, ma riusci a lavorare con efficienza, senza una pausa, fino alla sosta di mezzogiorno.

Stava per chiamare il centralino per farsi mandare la colazione, quando lo schermo privato si illumino, lo schermo privato che lui e FitzMaugham usavano per comunicare direttamente.

— Roy?

Il viso del direttore era incredibilmente calmo.

— Signore?

— Avra una visita alle tredici. Ludwig. Vuole sapere come vanno le cose.

Walton annui. Ludwig era il capo della delegazione americana delle Nazioni Unite, un uomo testardo e devoto al suo compito che aveva combattuto Poppy per anni; poi egli aveva visto la luce e aveva lottato, con la stessa energia, per la sua approvazione.

— Vuole che gli prepari un rapporto? — chiese Walton.

— No, Roy. Voglio che tu venga qui. Non desidero affrontarlo da solo.

— Signore?

— Alcuni, alle Nazioni Unite, pensano che io stia conducendo Poppy come un dittatore — spiego FitzMaugham. — Naturalmente, non e cosi, come dimostra la montagna di lavoro che c'e sulla tua scrivania. Ma ti voglio qui, per dimostrare la verita. Voglio che lui si renda conto personalmente di quanto io conti sui miei assistenti.

— Capisco. Benissimo, signor FitzMaugham.

— E c'e un'altra cosa — prosegui il direttore. — Sara di grande aiuto il fatto che io possa dimostrare di essere circondato da giovani assistenti fedeli, di carattere ineccepibile. Come te, Roy.

— Grazie, signore — disse Walton, con voce debole.

— Grazie a 'te'. Ci vediamo alle tredici esatte, allora?

— Naturalmente, signore.

Lo schermo si spense. Walton lo fisso, con espressione vacua. Si chiese se quella non fosse stata un'allusione elaborata del vecchio: la mentalita di FitzMaugham era abbastanza contorta, e sarebbe stato da lui ricorrere a parafrasi per muovere delle accuse. Quell'ultima frase, sui giovani assistenti fedeli e di carattere ineccepibile… era sembrata sincera, ma chi poteva mai dirlo? FitzMaugham stava recitando una complicatissima commedia, prima di liberarsi del suo protetto che aveva tradito?

Forse c'entrava Fred, nella faccenda, penso Walton. Decise di occuparsi nuovamente del computer, dopo l'incontro con FitzMaugham e Ludwig. Forse non era ancora troppo tardi per cancellare quelle maledette registrazioni, coprendo cosi l'errore che aveva commesso. Probabilmente avrebbe potuto eliminare dai banchi di memoria ogni ricordo delle attivita svolte dal computer durante la mattinata, per quello che contava Roy Walton… e in questo caso la sua situazione non sarebbe stata schifosa come in quel preciso momento. Avrebbe avuto una certa tranquillita, tranquillita che ora gli mancava completamente.

In questo caso, si sarebbe trattato soltanto della sua parola contro quella di Fred. Avrebbe potuto ancora cavarsela, penso, ma i suoi pensieri non erano lucidi, c'era come una cappa di piombo che li offuscava.

Ordino la colazione con dita tremanti, e mastico contro voglia i cibi sintetici, che non avevano sapore ne odore e che non davano alcun piacere… cibi fatti per sfamare, non per dare soddisfazione, e chi ricordava esattamente come fosse la buona cucina, a quei tempi? Lui conosceva soltanto quel menu, e gli doveva bastare.

E i suoi pensieri non erano certo i piu adatti a fargli ricordare problemi culinari d'altri tempi.

Mastico i cibi, svogliatamente, poi li getto quasi intatti nel condotto dei rifiuti.

4

Alle dodici e cinquantacinque minuti Walton riordino la sua scrivania, si alzo e, per la seconda volta nella giornata, lascio il suo ufficio. Si sentiva in apprensione, ma non piu del normale; dietro le paure e le tensioni che lo percorrevano c'era una sicurezza tranquilla, la certezza che FitzMaugham non gli avrebbe giocato altri tiri; sarebbe rimasto con lui.

E c'era poco da temere da Fred, aveva concluso dopo molte riflessioni. Era quasi impossibile per un semplice medico di quarta categoria ottenere udienza dal direttore; nel corso normale degli eventi, se Fred avesse tentato di mettersi in contatto con FitzMaugham, sarebbe stato mandato automaticamente, per via gerarchica, da Roy, con le conseguenze intuibili.

No; il pericolo che rappresentava Fred era potenziale, per quello che suo fratello sapeva, ma non era immediato ne reale, e ci sarebbe stato tempo per venire a patti con lui. Quando Walton lascio il suo ufficio si sentiva molto sollevato, e camminava con disinvoltura; attraverso l'ufficio esterno, e usci nel corridoio.

Fred lo stava aspettando la fuori.

Indossava il suo camice bianco, macchiato di giallo e di rosso dai reagenti e dai coagulanti dei quali si serviva durante le analisi. Era appoggiato alla parete concava del corridoio, e teneva le mani in tasca. I suoi lineamenti avevano un'espressione di disinvoltura troppo perfetta per essere autentica.

— Ciao, Roy. Che combinazione 'trovarti' qui!

— Davvero?

— Be', a dire il vero, immaginavo di vederti.

— Come hai fatto a sapere che sarei passato di qui?

— Ho chiamato il tuo ufficio. Mi hanno risposto che eri uscito, e stavi andando a prendere l'ascensore. Perche sei cosi nervoso, fratellino? Hai avuto una mattinata faticosa?

— Peggio di quello che pensi — borbotto Walton. Era teso, vigile, sulla difensiva. Schiaccio il bottone di chiamata dell'ascensore.

— Dove stai andando? — domando Fred.

— Strettamente confidenziale. Incontro ad altissimo livello con Fitz, se proprio vuoi saperlo.

Fred socchiuse gli occhi.

— Incontro tra le alte sfere, eh? Hai un momento per parlare a un semplice mortale?

— Fred, non rendere le cose difficili. Sai benissimo…

— Piantala. Mi rimangono appena due minuti del periodo di sosta che mi e concesso per l'ora di colazione. Voglio spiegarmi completamente con te. Ci sono dei microfoni-spia, nel corridoio?

Walton medito sulla domanda. Che lui sapesse, non ce n'era nessuno, e lui conosceva la maggior parte degli impianti-spia dell'edificio. Comunque, con FitzMaugham non si poteva mai sapere. Forse il grand'uomo aveva pensato di piazzare dei microfoni dei quali lui non sapeva nulla.

— Non lo so con certezza — disse. — Che cos'hai in mente, Fred?

Fred trasse di tasca un blocco d'appunti e comincio a scrivere qualcosa. Disse, nel frattempo: — Correro il

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