rischio e te lo diro ugualmente. Uno degli uomini del laboratorio mi ha detto che un altro uomo gli aveva riferito che, segretamente, sia tu che FitzMaugham siete degli herscheliani. — Corrugo la fronte, preso dallo sforzo di scrivere una cosa e di parlare di un'altra simultaneamente. — Naturalmente, non posso ancora fornirti dei nomi, ma voglio che tu sappia che io sto indagando sull'individuo in questione con molta attenzione. Devo essere prudente, se voglio scoprire quello che c'e da scoprire.

— E questo che volevi dire per paura dei microfoni? — domando Walton.

— Proprio questo. Preferisco, per il momento, fare delle indagini non ufficiali. — Fred termino di scrivere l'appunto, strappo il biglietto dal blocco e lo porse al fratello.

Walton lo lesse in silenzio. La scrittura era incerta e contusa, perche non era facile portare avanti una conversazione a uso e consumo di un eventuale microfono nascosto, scrivendo nello stesso tempo un messaggio su un argomento totalmente diverso.

Il messaggio diceva: 'So tutto sul piccolo Prior. Terro la bocca chiusa per il momento, cosi non preoccuparti. Ma non tentare nessuna azione avventata o stupida, perche ho depositato un resoconto dell'intera faccenda in un luogo che non potrai scoprire'.

Walton appallottolo il messaggio e se lo infilo in tasca. Disse, ad alta voce: — Grazie per l'informazione, Fred. Me ne ricordero, stai tranquillo.

— D'accordo, fratellino.

L'ascensore arrivo. Walton sali nel cilindro e schiaccio il bottone 'ventinove'.

Nel momento che il cilindro impiego per salire il breve spazio di un piano Walton penso: 'Cosi Fred fa un gioco d'attesa… terra sospeso quello che sa sulla mia testa, come una spada di Damocle, finche non potra farne l'uso migliore e piu proficuo per lui'.

Provo comunque un certo sollievo. Qualunque fosse l'arma che Fred possedeva, qualsiasi prova avesse nascosto nel suo 'luogo sicuro', Walton aveva sempre la possibilita di cancellare i ricordi del computer e far sparire la pista almeno da quella parte.

La porta dell'ascensore si apri; una targa luminosa elencava le diverse attivita del ventinovesimo piano, e in fondo all'elenco c'era scritto 'D.F. FitzMaugham, Direttore'.

L'ufficio di FitzMaugham si trovava in fondo a un labirinto di piccoli cubicoli che ospitavano funzionari di Poppy, sulle cui attivita Walton non era mai riuscito a farsi un'idea completa. Certo, Walton aveva cercato di familiarizzarsi con la struttura gerarchica di Poppy, ma i suoi tentativi non avevano avuto grande successo; e non era strano, anche se lui occupava il posto di vicedirettore. FitzMaugham aveva concepito quel titanico piano quasi mezzo secolo prima, e aveva amorosamente creato e cesellato e rifinito la struttura dell'organizzazione per tutti i lunghi anni che erano trascorsi prima dell'approvazione della legge che faceva di Poppy un'organizzazione riconosciuta e funzionante.

C'erano moltissimi difetti nel sistema, ma in linea generale il lavoro di FitzMaugham era stato fruttuoso… tanto fruttuoso da permettere all'organizzazione di entrare subito in azione, addirittura poche ore dopo la formale autorizzazione dell'ONU. Tutte le pieghe di dipartimenti, la rete fittissima di agenzie interne, il bilancio incredibilmente dettagliato del Piano, nel quale la politica della lesina veniva usata per le esigenze dei singoli uffici… spesso ottenere una matita era una vera impresa… mentre enormi stanziamenti venivano concessi a progetti come quello del 'terraforming'… tutti questi particolari erano pienamente compresi, per il momento, dal solo FitzMaugham.

Walton diede un'occhiata all'orologio. Era in ritardo di tre minuti; il ritardo era stato causato dalla conversazione con suo fratello. Ma Ludwig, l'uomo delle Nazioni Unite, non era certo famoso per la sua scrupolosa puntualita, e la possibilita che egli non fosse ancora arrivato entrava quasi nell'ordine delle certezze matematiche.

La segretaria dell'ufficio che presiedeva la porta ermeticamente chiusa dell'ufficio di FitzMaugham sollevo lo sguardo non appena Walton si avvicino.

— Il direttore e occupato in un colloquio di estrema importanza, signore, e… oh, scusi, signor Walton. Entri subito; il signor FitzMaugham la sta aspettando.

— E gia arrivato il signor Ludwig?

— Si, signor Walton. E arrivato circa dieci minuti fa.

Strano, penso Walton. Da quanto sapeva di Ludwig, quello non era capace di arrivare in anticipo a un appuntamento. Walton e FitzMaugham avevano dovuto trattare molte volte con lui, nei giorni precedenti l'approvazione di Poppy, e Ludwig non era stato puntuale neppure una volta.

Walton si strinse nelle spalle. Se Ludwig era stato capace di cambiare cosi radicalmente la propria posizione politica, passando da una feroce opposizione a Poppy a un'altrettanto feroce campagna per l'approvazione del progetto, probabilmente poteva anche cambiare le proprie abitudini per quanto riguardava gli appuntamenti.

Walton entro nel raggio di azione del visore. La sua immagine, in quel momento, veniva ritrasmessa all'interno dell'ufficio, dove FitzMaugham avrebbe potuto esaminarla attentamente, stabilire che essa apparteneva proprio al suo delfino, e poi farlo entrare nel 'sancta sanctorum'. Il direttore era molto scrupoloso nell'esaminare le persone che volevano entrare nel suo ufficio, e non gli si poteva dare torto.

Passarono cinque secondi; in genere FitzMaugham non impiegava di piu, prima di farlo entrare. Ma dall'interno non giunse alcun segno di vita, e Walton tossicchio, diplomaticamente.

Nessuna risposta. Walton si giro e torno alla scrivania, dietro la quale la segretaria era intenta a dettare nel suo dittafono-riproduttore (l'apparecchio veniva chiamato correntemente parlascrivi); Walton aspetto che lei finisse la frase, e poi le tocco lievemente il braccio.

— Si, signor Walton?

— Il visore sembra guasto. Le dispiacerebbe chiamare il signor FitzMaugham con l'intercom, per dirgli che sono arrivato?

— Ma certo, signor Walton.

Le dita della segretaria si mossero sui pulsanti, con la velocita nata dall'esperienza. Aspetto che la segretaria lo annunciasse al direttore, ma lei si fermo e torno a guardare Walton.

— Non risponde, signor Walton. Deve essere spaventosamente occupato.

— Ma lui 'deve' rispondere. Suoni di nuovo.

— Mi dispiace, signor Walton, ma…

— Suoni di nuovo!

Lei richiamo, con riluttanza, senza ottenere risposta. FitzMaugham preferiva il tipo d'intercom al quale doveva essere data una risposta, prima di stabilire la comunicazione vera e propria; Walton permetteva alla sua segretaria e al centralinista del suo piano di violare la sua tranquillita senza avere ricevuto un segnale di assenso.

— Non risponde neppure adesso, signore.

Walton cominciava a spazientirsi.

— Bene, al diavolo le risposte. Stabilisca il contatto e gli dica che lo sto aspettando qui fuori. La mia presenza e importante la dentro.

— Signor Walton, il signor FitzMaugham proibisce tassativamente a chiunque di usare l'intercom senza la sua risposta — protesto la ragazza.

Si senti avvampare il viso.

— Prendo io la responsabilita.

— Mi dispiace, signor Walton, ma…

— Va bene. Si scosti da quella macchina e lasci che gli parli 'io'. Se ci saranno delle conseguenze, gli dica che l'ho costretta puntandole contro una pistola.

Lei indietreggio, piena d'orrore per l'incredibile violazione delle regole stabilite dal suo principale, e lui si infilo al posto della ragazza, dietro la scrivania. Stabili il contatto; non ci fu alcuna risposta. Allora disse: — Signor FitzMaugham, sono Roy. Sono davanti alla porta del suo ufficio proprio in questo momento. Devo entrare, oppure no?

Silenzio. Guardo meditabondo l'apparecchio.

— Sto per entrare — disse.

La porta era una buona imitazione del legno pregiato, era spessa diversi centimetri e probabilmente era fatta di acciaio al berillio, che la rendeva piuttosto ostica da superare. FitzMaugham amava essere protetto.

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