sono Paul Macy. Lui e Nat Hamlin. E il precipitare dei fulmini. Strisce bianche, abbaglianti, che fendono il cielo. E Lissa quella lassu? Si. Si. Si. Si. E lei a scagliare i fulmini. Crash! Crash! Hamlin cerca di scansarli. Attraverso l’abisso, giunge odore di carne bruciata. E ferito. Si muove piu lentamente. Crash! L’ha costretto in una zona circondata da ogni parte dal fuoco. Adesso Hamlin oppone resistenza. Agita i pugni; grida; afferra i fulmini e li scaglia indietro. Ma ciascun atto di sfida provoca una furia doppia dal cielo. La mira di Lissa e mortale. I fulmini gli trafiggono i piedi, gli sfiorano le caviglie. Lui salta, balla, urla di rabbia e poi di dolore. Il suo braccio e annerito da un fulmine; non puo piu restituire i colpi. Adesso si contorce sulla terra fumante; adesso grida pieta. Ma non ci sara pieta. Lissa e la dea della vendetta. Hamlin sara distrutto.
Ma cosa accade? Nel momento di trionfo lei si stanca. Si indebolisce. I colpi perdono intensita, e Hamlin ancora vive! Riacquista forza. Lei grida aiuto.
E Macy si apre a lei, lasciando che prenda da lui tutto quello che deve avere, e le fornisce le armi per resistere all’attacco. Di nuovo scaglia i suoi fulmini. Di nuovo Hamlin ulula. I suoi colpi vengono respinti. Non puo piu combattere. Cade. Una saetta gli trafigge la schiena. Si contorce in tremende convulsioni. Lissa lo trafigge ancora. E ancora. Sta bruciando. Sta morendo. L’odore della carne bruciata nel vento. Il cielo e una lastra di fuoco bianco. Lei sta spendendo tutte le sue energie, si sta svuotando, per sradicarlo. Lo sta facendo a pezzi.
Hamlin si muove ancora, ma ormai soltanto negli spasmi galvanici della morte. Il campo e una pira infuocata. Hamlin brucia. Brucia. Si restringe. E andato. Il cielo torna quieto. Lissa non si vede piu. Uno strano silenzio e calato; una mite pioggia rinfrescante comincia a cadere. L’aria e dolce. Le nubi si aprono; ha smesso di piovere; torna una dolce luce solare. Non vi e piu alcuna frattura fra le due regioni del cervello. Macy passa dall’altra parte. Non trova alcuna traccia di Hamlin, solo una chiazza scura sul terreno, una cicatrice annerita sull’erba, e ben presto l’erba cresce e la nasconde, alti steli verdi che fanno sbocciare nuovi germogli, si alzano, si incontrano, e ben presto non rimane piu alcun segno di distruzione, anche se Macy sa che sotto il bel tappeto erboso si troverebbe uno strato di cenere, se uno volesse scavare. Si allontana da quel luogo. E completamente solo. Lissa? chiama. Lissa? Ma non c’e risposta. Il silenzio regna. E completamente solo.
Dopo un certo tempo si alzo a sedere, poi si rimise cautamente in piedi. Il senso di solitudine era ancora con lui. C’era una leggera pulsazione nella sua testa, del tipo che uno potrebbe sentire se venisse trasportato di colpo dal cuore di una grande citta alla distesa senza suoni della calotta polare. A parte questo non avvertiva nessuna conseguenza della battaglia. Tranne uno. Hamlin era sparito. Questo era certo: Hamlin era sparito.
Guardo Lissa. Giaceva come prima, afflosciata, gli occhi vitrei, isolata dal mondo. La pelle nuda era lucida di sudore. Non aveva piu l’aspetto febbricitante, e toccandola si accorse che in effetti era piu fresca. Non solo la febbre se n’era andata, ma, per la prima volta da quando la conosceva, Macy non riusci a scorgere quella terribile tensione nei suoi lineamenti, quell’espressione di disperazione appena soppressa. Era calma. Le sue tempeste interiori, cosi come quelle di lui, erano cessate. Ma la sua calma era di un genere che incuteva terrore. Sembrava vuota, quasi del tutto assente.
— Lissa? — disse. — Mi senti?
— Lis… Lis…
— Lissa — disse lui. — Lissa sei tu.
— Lissa sei tu. — La sua voce era acuta, da bambina, flautata, senza tono.
— No. No. Io sono Paul. Tu sei Lissa.
— Io sono Paul. Tu sei Lissa.
Si sedette accanto a lei. Le prese le mani. Le sue dita erano molto fredde. I suoi occhi si chiusero per un momento; poi le palpebre sbatterono, si aprirono, e lei lo guardo con un’espressione solare, senza traccia di comprensione, e sorrise. Macy disse: — Ti sei bruciata, vero? Hai usato tutto quello che avevi. Per salvarmi. E adesso non rimane altro che un guscio vuoto.
— Vuoto.
— Anche l’ESP se n’e andata? Senti ancora le voci? Le senti, Lissa?
— Voci. Le. Senti. Lissa.
— Non le senti piu, vero?
— No — disse lei, inaspettatamente. — Non sento. Niente.
Quella risposta lo sorprese. — Mi capisci adesso? Le voci sono davvero sparite?
Un sorriso. Uno sbattere di palpebre. Una risatina da bambina. — Le. Voci. Sono. Davvero. Sparite. — Era scivolata lontano ancora una volta.
Cerco un telefono nella stanza. Niente. Ando alla porta e guardo nel corridoio. Il telefono c’era, si. Qualcuno lo stava usando. Parlava. E va bene. Aspettero. Qualche minuto. Poi telefono a Gomez. Mandi l’ambulanza, gli dico. La Cooperativa del Popolo di Manhattan Nord, in fretta. Non per me. Per lei, per Lissa. Si. Completamente bruciata. Sa a malapena il suo nome. Ma c’e ancora qualcosa di intatto, dentro di lei. Non molto, ma forse abbastanza perche lei possa lavorarci sopra, Gomez. No, non deve preoccuparsi per me. Io sto bene. Hamlin e finito, obliterato per sempre, sparito. Una decostruzione totale. Ma la ragazza. Puo aggiustarla, Gomez? Puo rimetterla insieme? Non sarebbe esattamente una ricostruzione. Non dovrebbe riversare una nuova identita in un vecchio corpo, soltanto rimettere una vecchia identita al suo posto. Okay, Gomez? Lo fara? Bene. Bene. E quanto ci vorra? Cinque mesi, sei, un anno? Qualsiasi cosa. Basta che lo faccia.
Cinque mesi. Sei. Novembre. Dicembre. Macy si vide in attesa dentro il Centro Riab. Neve sulla terra, i rami degli alberi pesanti di biancore, il cielo un blu invernale. E Lissa, rinnovata, riparata, che veniva verso di lui, dall’ala interna. Non piu telepatica. Una Lissa nuova, libera dal suo dono e dal suo tormento. Incerta su se stessa, mentre esce ad affrontare il mondo. Ciao, dira lui. Ciao dira lei. Un bacio goffo. Abbottonati, dira lui, fa freddo. Ho la macchina. Lei sembrera preoccupata. Andiamo in citta? chiedera. Il mio primo giorno fuori. Sono nervosa. Lo sai com’e, Paul. Uscire. Sicuro, dira lui. Lo so precisamente com’e. Ma andra tutto bene. Nuova gente, nuove vite. Un secondo viaggio. Paul e Lissa, Lissa e Paul. Senza il nostro vecchio amico Nat. Un grande artista ha lasciato il mondo. Che silenzio nella mia testa. Cinque mesi. Sei. Novembre. Dicembre. Lissa?
Lei stava ridacchiando sottovoce, e con le mani si esplorava il corpo, scoprendo questo e quello, come una neonata. Lui le sfioro la guancia. Lei ebbe un tremito di piacere. Aspetta, disse lui. Gomez ti sistemera meglio di prima. Guardo nel corridoio. Il telefono ancora occupato. Forza, riattacca, sbrigati! Non lo disse. Rimase sulla soglia, aspettando di fare la sua chiamata, con il vago timore che Hamlin potesse sollevarsi, ma Hamlin non si sollevo. Andato. Andato. Il mio alter ego, il mio gemello oscuro. Ha lasciato il mondo, e io ho preso il suo posto. Macy quasi si sentiva colpevole. Un momento brevissimo di rincrescimento. Addio, Nat, addio mister Hyde. Trascorrero il resto della mia vita senza di te. Indossando la tua pelle, indossando la tua faccia. Io sono te, Nat, e tu non sei niente.
Macy guardo Lissa. Stava sbavando. Come dovevo aver fatto io, penso. Quattro anni fa, quando ero nuovo. Ando da lei e le asciugo il mento. Va tutto bene, le disse senza parlare. Dicembre non e molto lontano. Poi ci rivedremo, per ricominciare. Due persone qualsiasi. Il secondo viaggio, tuo e mio. Il secondo viaggio. Quello buono, forse. Dal corridoio giunse il clic del ricevitore. Il telefono si era liberato finalmente. Usci per chiamare Gomez.