D’accordo. Non ignoro certo che e interessato a me. Lo e da sempre. Quel suo sguardo da cagnolino, quella sua ansia sognante… so che cosa significano. Non che mi abbia rivolto profferte amorose. Ne ha paura: ha paura, superando il limite, di causare la rottura di un’amicizia piuttosto utile. Ma anche cosi, il desiderio permane.
Mi sono forse comportato da stupido egoista, negando a Ned cio che desidera da me e tuttavia proibendogli di ottenerlo da quell’hippy? Che razza di pasticcio! Ma devo arrivare per forza a chiarire ogni cosa. La mia collera quando Ned ha rallentato. Le mie urla. Il mio isterismo. In quell’attimo, evidentemente, dentro di me e scattato qualcosa. Devo rifletterci a fondo. Devo giungere alla verita.
La cosa mi spaventa. E probabile che scopriro qualcosa, su me stesso, che la mia mente conscia si rifiuta di accettare.
20
Ned
Ed eccoci trasformati in investigatori. Su e giu per Phoenix, cercando di scoprire l’ubicazione della Casa dei Teschi. Io lo trovo divertente, essere arrivati fin qui e non poter effettuare l’ultimo collegamento. Tutto cio che Eli ha come guida e quel suo ritaglio di giornale, che situa il monastero «non molto a nord di Phoenix». Questo «non molto a nord di Phoenix» e un’area piuttosto vasta: significa da qui al Grand Canyon, per dire beninteso da un lato all’altro dello stato.
Questa mattina, dopo colazione, Timothy ha mostrato al portiere il ritaglio di Eli, dato che Eli si sentiva troppo timido o riteneva di avere un’aria troppo da americano dell’est per fare lui le domande. Il portiere non sapeva nulla su nessun monastero da nessuna parte, e ci ha suggerito di chiedere negli uffici del giornale, proprio di fronte al motel. Ma il giornale, essendo del pomeriggio, non apriva fino alle nove; e noi, ancora abituati all’ora dell’est, ci eravamo alzati prestissimo. Erano le otto meno un quarto.
Cosi abbiamo gironzolato in citta per ammazzare quei quarantacinque minuti, osservando le botteghe di barbiere, le edicole, le vetrine dei negozi che vendevano vasi indiani e accessori per cowboy. Il sole era gia forte, e il termometro sopra una banca annunciava che la temperatura era di ventisei gradi. Prometteva di essere una giornata afosa. Il cielo era di un azzurro immacolato; le montagne subito oltre la citta, di un bruno chiaro. Strade silenziose, praticamente senza traffico. Non era un’ora di punta, li in centro.
Non ci siamo quasi scambiati una sola parola. Oliver sembrava ancora di cattivo umore per la scenata di ieri a proposito di quell’autostoppista: evidentemente si sentiva imbarazzato, e con buone ragioni. Timothy aveva un’aria seccata e sprezzante. Si era aspettato che Phoenix fosse piu vivace, che fosse il dinamico centro della dinamica economia dell’Arizona; e quella tranquillita l’aveva come offeso. (Poi abbiamo scoperto che il quartiere vivace e dinamico si trova due o tre chilometri a nord del centro). Eli era teso e chiuso in se stesso: senza dubbio si stava chiedendo se ci avesse trascinati per nulla attraverso l’intero continente.
E io? Irritabile. Labbra secche, gola secca. Lo scroto rigido, come mi succede sempre quando sono molto ma molto nervoso. Continuavo a contrarre e rilasciare i glutei. E se la Casa dei Teschi non esiste? Peggio ancora: se esiste? In tal caso la mia complessa danza oscillante avra fine: o dovro prendere posizione, arrendermi all’evidenza, consegnarmi anima e corpo alle cerimonie dei Custodi… oppure, con una risata di scherno, sparire. Che cosa faro? Il Nono Mistero occhieggia sempre fra le quinte, minaccioso e tentatore.
Alle nove in punto ci presentiamo alla sede del giornale. E ancora Timothy, che parla: i suoi modi disinvolti, sicuri, da membro delle classi superiori, gli consentono di andare via liscio in ogni genere di situazione. I vantaggi della discendenza aristocratica!
Timothy dichiara che siamo studenti universitari impegnati in ricerche per una tesi sulla vita monastica contemporanea; il che (attraverso la centralinista e un cronista) ci conduce a un caposervizio il quale legge il nostro ritaglio e dice di non sapere nulla su un monastero nel deserto (sconforto!); pero, aggiunge, c’e un suo redattore che e sempre al corrente di tutte le «comuni», sedi di culto e simili che s’installano ai margini della citta (speranza!). E dov’e, ora, costui? Oh, e in vacanza (disperazione!). Quando sara di ritorno a Phoenix? Veramente non e andato via (speranza rinata!). Passa le vacanze a casa. Potrebbe essere disposto ad aiutarci. Dietro nostra richiesta, il caposervizio fa una telefonata e ci procura un invito alla casa di questo suo specialista in bislaccherie. — Abita oltre via casa di Betania, subito dopo la Centrale, all’isolato 6400. Sapete dov’e?
Sono dieci minuti di auto. Ci lasciamo alle spalle il centro ancora addormentato e filiamo a nord attraverso l’animato quartiere degli affari, tutto grattacieli di vetro e immensi centri-acquisti, dal quale passiamo in un rione di sconcertanti case moderne seminascoste da giardini di fitta vegetazione tropicale. Poi un breve tratto fino a una zona residenziale piu modesta, e finalmente arriviamo all’abitazione dell’uomo che ha la risposta per noi.
Si chiama Gilson. Quarant’anni, molto abbronzato, occhi azzurrissimi, fronte alta e lucida. Tipo simpatico. Tenersi al corrente sulle comunita bislacche non e per lui una mania ma un semplice hobby: Gilson non e uomo da avere manie. Si, conosce la Confraternita dei Teschi, anche se lui usa l’espressione «Padri messicani». Non c’e stato di persona, ma ha parlato con un tale del Massachusetts che c’era andato: forse lo stesso che ha scritto il famoso articolo.
Timothy gli domanda se sa indicarci dove si trova il monastero. Gilson ci fa entrare: casa piccola, pulita, tipico arredamento sudoccidentale (tappeti Navaho sulle pareti, sugli scaffali della libreria una mezza dozzina di vasi Hopi color crema e arancione). Gilson prende una carta di Phoenix e dintorni. — Adesso siete qui — dice, indicando sulla carta. — Per uscire dalla citta prendete in questo punto la superstrada del Canyon Nero e andate a nord. Seguite i cartelli per Prescott, ma senza arrivare fin la. Infatti in questo punto, vedete?, due o tre chilometri fuori citta, lasciate la superstrada. Ma avete una carta? Ecco, vi segno la rotta. Adesso prendete questa strada qui, poi girate in questa, ecco, verso nordest, la seguite per un nove o dieci chilometri… — Gilson traccia sulla nostra carta una serie di zigzag e finalmente una grossa X.
— No — dice — non e qui che si trova il monastero. Questo e il punto in cui dovete lasciare la macchina e proseguire a piedi. La strada diventa un semplice viottolo: non ci passa neanche una jeep, ma quattro giovanottoni come voi non troveranno nessuna difficolta. Fate cinque o sei chilometri, sempre verso est, e ci siete.
— E se non lo troviamo? — domanda Timothy. — Il monastero, non il viottolo.
— Non puo sfuggirvi. Ma se arrivate alla riserva indiana Forte McDowell, vorra dire che siete andati un po’ troppo avanti. E se vedete il lago Roosevelt, vorra dire che siete andati veramente
Quando ci congediamo, Gilson chiede di fermarci da lui, sulla strada del ritorno, per raccontargli cos’abbiamo scoperto. — Mi piace tenere aggiornati i miei schedari — spiega. — Vorrei andarci di persona a dare un’occhiata, ma… sapete com’e, un sacco di cose da fare e cosi poco tempo per farle.
Certo, replichiamo noi. Gli riferiremo tutto dall’A alla Z.
In auto. Oliver guida; Eli fa l’ufficiale di rotta, con la carta distesa in grembo. Verso ovest, per prendere la superstrada del Canyon Nero. Un’arteria ampia, bollente nell’afa di meta mattina. Niente traffico, a parte qualche enorme camion. Puntiamo a nord.
Presto tutte le nostre domande troveranno risposta; e senza dubbio ne nasceranno altre. La nostra fede (o forse, semplicemente, la nostra ingenuita) sara compensata. In questo caldo torrido, mi viene un brivido gelido. Odo salire dall’orchestra una risonante
Non ho piu dubbi sull’esistenza del monastero. Gilson e stato categorico: non si tratta di un mito, di un’ulteriore manifestazione dell’esigenza di spiritualismo che questo deserto sembra destare nell’umanita. Troveremo il monastero; e sara quello giusto, il diretto discendente di quello descritto nel Libro dei Teschi. Un altro brivido delizioso: e se ci trovassimo a faccia a faccia con l’autore in persona di quell’antico manoscritto, millenario, senza tempo? Tutto e possibile, se si ha fede.