E a un certo punto io mi sentii scivolare in una nube di disinibizione e cominciai a parlare, ad aprirmi, a svelare ogni mio pensiero piu recondito, e d’un tratto dissi a Timothy che la cosa che mi dispiaceva di piu era di non aver mai fatto l’amore con una ragazza veramente bella. Timothy, pieno di comprensione, mi domando quale ragazza considerassi veramente bella. Io rimasi in silenzio, esaminando le alternative. Ned, per essere utile, suggeri Raquel Welch, Catherine Deneuve, Lainie Kazan. Infine, in uno slancio di splendida franchezza, buttai fuori: — Margo la considero veramente bella.

Margo. La Margo di Timothy. La dea goyishe, la shikse d’oro.

Cio detto, nella mia mente ormai satura di hashish udii risuonare una rapida serie di secche e cadenzate battute di dialogo, un prolisso fluire di parole; quindi il tempo torno indietro — come fa quando e sotto l’influsso dell’«erba» — e io udii echeggiare tutte le mie battute, ognuna al posto giusto.

Timothy mi aveva chiesto, con calore, se Margo mi avesse acceso i sensi. Con calore pari al suo, gli assicurai di si. Allora lui volle sapere se facendo l’amore con Margo mi sarei sentito meno inetto, piu completo. Esitando, chiedendomi a che gioco giocava, risposi con vaghe perifrasi, e sorprendentemente gli sentii dire che avrebbe organizzato tutto per la sera seguente. Organizzato cosa?, domandai. La faccenda di Margo, rispose. Mi avrebbe concesso Margo, come atto di carita cristiana.

— E lei vorra…

— Certo che vorra. Ti trova simpatico.

— Tutti quanti ti troviamo simpatico, Eli. — Questo era Ned.

— Ma io non… lei non… come… cosa…

— Te la cedo in prestito — disse Timothy. Un gran signore che elargisca la propria munificenza. — Non posso permettere che i miei amici se ne vadano in giro frustrati e con brame insoddisfatte. Domani alle otto, da lei. Le diro di aspettarti.

— Mi puzza d’imbroglio — dissi, facendo il muso. — Troppo facile. Irreale.

— Non essere fesso. Prendila come un’esperienza mediata. Un po’ come vedere un film, solo che sara una cosa piu intima.

— E piu tangibile — aggiunse Ned.

— Mi stai pigliando in giro?

— Parola di boyscout: Margo e tua!

Timothy attacco a descrivermi le preferenze di Margo a letto, le sue zone erogene, i piccoli segnali usati da loro due. Io colsi lo spirito della faccenda, presi a librarmi sempre piu in alto, mi misi a superare con mie fantasie scabrose le descrizioni grafiche di Timothy.

Naturalmente un paio d’ore dopo, quando tornai su questa terra, mi convinsi che Timothy mi aveva preso in giro, e questo mi getto in un abisso tenebroso.

Io avevo sempre pensato che i tipi come Margo non erano per me. I vari Timothy si sarebbero portati a letto intere brigate di Margo, ma io non ne avrei mai avuta una sola.

L’adoravo da lontano, Margo. La shikse per antonomasia, il fiore dell’umanita ariana, snella e con le gambe lunghe, cinque centimetri piu alta di me (sembra cosi grande, la differenza, quando e la ragazza a essere piu alta!), serici capelli d’oro, maliziosi occhi azzurri, naso piccolo e all’insu, labbra larghe e frementi. Una ragazza forte, piena di vita, bravissima giocatrice di pallacanestro (lo stesso Oliver ammirava la sua abilita), studentessa modello, mente agile e portata allo scherzo. Insomma una creatura terrificante, tanto perfetta da lasciare istupiditi; una di quelle femmine immacolate che la nostra aristocrazia genera in cosi gran numero, nate per governare serenamente la tenuta di campagna o per pavoneggiarsi nella Quinta Strada col barboncino al guinzaglio.

Margo tutta per me? Il mio corpo peloso e sudato avrebbe coperto il suo? La mia guancia ispida si sarebbe strofinata sulla sua pelle serica? Si, e i rospi si sarebbero accoppiati con le comete! A Margo io dovevo apparire sudicio e grossolano, il penoso rappresentante di una specie inferiore. Qualunque relazione fra noi sarebbe stata innaturale: una lega di ottone e argento, un miscuglio di carbone e alabastro. Eliminai dalla mia mente l’intero progetto.

Ma il giorno dopo, durante l’intervallo, Timothy mi rammento il mio appuntamento. Impossibile, replicai; e addussi sei rapide scuse (lo studio, un esercizio da fare, una traduzione difficile, eccetera).

Timothy spazzo via i miei deboli tentativi. Alle otto nel suo appartamento, disse.

Mi sentii travolgere da un’ondata di terrore. — Non posso — insistetti. — Tu la stai prostituendo, Timothy. Cosa dovrei fare: entrare, sbottonarmi i pantaloni e saltarle addosso? No, non funzionerebbe in nessun modo. Non puoi mutare una fantasia in realta semplicemente agitando la tua bacchetta magica.

Timothy si strinse nelle spalle, e io ritenni conclusa la faccenda.

Quella sera, Oliver doveva allenarsi alla pallacanestro. Ned se ne ando al cinema. Verso le sette e mezzo, Timothy si congedo. Un salto in biblioteca, disse, ci vediamo alle dieci. Io rimasi tutto solo nel nostro appartamentino. Senza sospettare di nulla. Indaffarato con le mie carte.

Alle otto sento girare una chiave nella serratura: entra Margo, con un sorriso ammaliante. Da parte mia, panico e costernazione.

— Timothy c’e? — domanda lei; e intanto, senza parere, richiude a chiave la porta.

Il cuore mi rimbomba in petto. — In biblioteca — biascico. — Torna alle dieci. — Non so dove nascondermi.

Margo sporge le labbra in un finto broncio. — Ero sicura che l’avrei trovato qui. Tanto peggio per lui. Tu hai molto da fare? — Un’ammiccatina di quegli occhioni azzurri e luminosi, e si abbandona dolcemente sul divano.

— Sto facendo questo esercizio — rispondo. — Sulle forme irregolari dei verbi…

— Affascinante! Di’, vuoi una cicca?

Di colpo capisco. Si sono messi d’accordo lei e Timothy. Una cospirazione per farmi felice, che io lo voglia o no.

Mi sento trattato come un marmocchio, strumentalizzato, beffeggiato. Dovrei ordinarle di andarsene? No, schmendrick, non fare il fesso. E tua per due ore. Al diavolo queste stravaganze morali! Il fine giustifica i mezzi, no? Questa e la tua unica possibilita, e non ne avrai mai piu un’altra.

Mi dirigo al divano, con un’aria da dongiovanni (Eli un dongiovanni, si!). Margo ha due sigarette polpose, confezionate da professionista. Ne accende tranquillamente una, tira una boccata forte, me la tende. Mi trema la mano, manca poco che con la punta incandescente le scotti il braccio.

E «erba» grezza. Mi viene un accesso di tosse, e lei mi batte la schiena. Schlemihl. Schlep. Margo aspira e mi fissa sbattendo le palpebre, con un’espressione di godimento. A me, invece, non succede nulla: sono troppo teso, e l’adrenalina che sto producendo brucia la droga prima che possa avere effetto. In breve la sigaretta si riduce a un mozzicone. Margo, che ha l’aria di essere gia partita, mi tende l’altra. Io faccio segno di no. — Dopo — dico.

Lei si alza e gironzola per la stanza. — Qui dentro fa spaventosamente caldo, non trovi? — Che tecnica trita! Una ragazza intelligente come Margo potrebbe trovare di meglio.

Margo si stira. Sbadiglia. Indossa calzoncini corti e un bolerino succinto che le lascia scoperto lo stomaco piatto e abbronzato. Si vede benissimo che non porta ne reggiseno ne mutandine: noto la protuberanza dei capezzoli, e i calzoncini aderentissimi alle natiche piccole e tonde non mostrano la minima traccia di tessuto sottostante. (Ah, Eli, fantastico osservatore, tenero e abile manipolatore di carne femminile!).

— Che caldo! — ripete Margo, con voce un po’ impastata. E via il bolerino. Con un sorriso innocente, come per dire: siamo vecchi amici, non dobbiamo tormentarci con sciocchi tabu, perche le tette dovrebbero essere coperte piu dei gomiti?

I suoi seni sono medio-grandi, pieni, alti, mirabilmente sodi, senza dubbio i piu splendidi che io abbia mai visto. Cerco di guardarli senza averne l’aria. Al cinema e piu facile, non si e coinvolti personalmente con cio che avviene sullo schermo.

Margo comincia a parlare di astrologia: per mettermi a mio agio, suppongo. La congiunzione di questo pianeta con quello, la casa tale… Io riesco solo a bofonchiare qualcosa. Piano piano, lei scivola nell’argomento della chiromanzia.

— Di solito le zingare truffano — dice, tutta seria — ma questo non significa che il concetto di base sia infondato. Capisci, tutta la nostra vita e gia programmata nelle molecole di DNA, le quali sono anche responsabili dei segni sul palmo della mano. Fammi dare un’occhiata alla tua.

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