A proposito: quanto tempo dovrebbe essere? Non ci abbiamo mai pensato minimamente. Le vacanze di Pasqua termineranno fra sei o sette giorni, immagino, e per allora l’Iniziazione non sara certo terminata. Ho la sensazione che durera mesi o addirittura anni. Ce ne andremo via la prossima settimana, infischiandocene? Abbiamo giurato di no, ma naturalmente i frati non possono fare molto se noi ce ne sgattaioliamo via nel cuore della notte.

Pero io voglio rimanere. Settimane, se necessario. Anni, se necessario. Nel mondo esterno ci daranno per dispersi. All’anagrafe, alla commissione di leva, a casa, tutti si preoccuperanno. Purche non ci rintraccino fin qui! I frati sono andati a prendere nell’auto i nostri bagagli. L’auto, invece, e ancora parcheggiata all’inizio del viottolo che conduce nel deserto. Finira per trovarla la polizia statale? Mandera un agente a perlustrare il viottolo, alla ricerca del proprietario di quella luccicante berlina? Ma noi rimarremo qui per tutta la durata dell’Iniziazione. O almeno ci rimarro io.

E se la cerimonia dei Teschi si rivelera autentica?

Quando avro ottenuto cio che piu desidero, non mi fermero qui come invece hanno fatto i frati. Oh, potrei stare un cinque o dieci anni: giusto per un senso di correttezza, di gratitudine.

Ma poi me ne andro. Il mondo e grande: perche trascorrere l’eternita in un ritiro nel deserto? Mi sono gia fatto il programma per la vita che mi aspetta. In un certo senso e come quello di Oliver: intendo saziare la mia fame di esperienze. Vivro tutta una serie di vite, prendendo da ciascuna il massimo che sara in grado di darmi.

Comincero con dieci anni a Wall Street, accumulando una fortuna. Se mio padre ha ragione (e io sono sicuro che l’ha), qualunque individuo abbastanza intelligente e in grado di sconfiggere la Borsa mediante il semplice sistema di fare il contrario di quello che fanno i presunti furbi. Costoro non sono che pecore, buoi, un branco di goyishe kops. Ottusi, avidi, sempre pronti a seguire la moda del momento. E cosi io giochero in campo avverso e me ne verro via con due o tre milioni che investiro in titoli assolutamente sicuri: ottimi dividendi, rendita garantita. Dopotutto, intendo vivere di quei dividendi per i prossimi cinque o diecimila anni.

E una volta diventato economicamente indipendente? Be’, dieci anni di gozzoviglie. Perche no? Se si hanno denaro e disinvoltura a sufficienza, si puo avere qualsiasi donna al mondo, giusto? Avro Margo, e una decina come lei ogni settimana. Ne ho il diritto. Un po’ di lussuria, certo: il sesso non sara una cosa intellettuale, non sara una cosa sublime, ma in un’esistenza priva di asperita ci vuole anche quello. Benissimo. Oro e lussuria.

Poi provvedero alla salute dello spirito. Quindici anni in un monastero trappista. Non parlero con nessuno: meditero, scrivero poesie, tentero di giungere a Dio, mi spingero piu vicino possibile all’essenza dell’universo. Forse sara meglio vent’anni. Purifichero l’anima, la purghero, la faro salire sempre piu in alto.

Quindi mi dedichero alla ristrutturazione del mio fisico. Otto anni di esercizi da mattina a sera. Eli il fusto da spiaggia. Non piu il gracilino di quarantanove chili. Pratichero il surf, sciero, vincero il campionato di lotta indiana di East Village.

E poi? Musica. Non l’ho mai potuta approfondire come avrei voluto. M’iscrivero alla Juillard per l’intero corso di quattro anni, penetrero nell’intima natura dell’arte musicale, mi immergero negli ultimi quartetti di Beethoven, nel Clavicembalo ben temperato di Bach, in Berg, Schoenberg, Xenaxis, in tutta la roba piu difficile; e utilizzero le tecniche che consentono di arrivare al nucleo dell’universo dei suoni, tecniche imparate qui nel monastero. Forse comporro. Forse scrivero saggi critici. Forse suonero, anche. Eli Steinfeld in un concerto di musiche di Bach, alla Carnegie Hall. Quindici anni per la musica, giusto?

Cosi ho programmato i primi sessant’anni e rotti della mia immortalita. E poi? A quell’epoca saro ben addentro nel ventunesimo secolo. Girero il mondo. Viaggero come il Buddha, vagabondero a piedi di terra in terra, mi lascero crescere i capelli, indossero un manto giallo, portero con me la ciotola delle elemosine, e una volta al mese incassero uno dei miei assegni all’American Express di Rangoon, Katmandu, Giacarta, Singapore. Sperimentero l’umanita a livello viscerale: mangero tutti i cibi possibili e immaginabili, dormiro con donne di ogni razza e fede, vivro in capanne dal tetto che fa acqua, in iglu, in tende, in case galleggianti. Vent’anni in questo modo, e dovrei farmi un’ottima idea della complessita culturale dell’umanita.

Poi, suppongo, tornero alla mia specializzazione iniziale (linguistica e filologia), e mi dedichero alla carriera nel frattempo abbandonata. In trent’anni potrei sfornare il mio trattato definitivo sui verbi irregolari delle lingue indoeuropee, o scoprire il segreto dell’etrusco, o tradurre l’intero corpus dei poemi di Ugarit. Qualunque cosa attiri la mia fantasia.

Poi diventero omosessuale. Avendo a disposizione la vita eterna bisogna provare ogni cosa almeno una volta, e Ned ripete sempre che vivere da finocchio e un gran bel vivere. Veramente io preferisco le ragazze: sono piu morbide, piu lisce, piu dolci da accarezzare. Ma una volta o l’altra dovro ben vedere cos’ha da offrire l’altro sesso. Sub specie aeternitatis, che differenza dovrebbe fare se infilzo un tipo di buco piuttosto che un altro?

Quando saro tornato nella fase eterosessuale me ne andro su Marte. Sara circa il 2100: per quell’epoca l’avremo gia colonizzato, ne sono sicuro. Dodici anni sul pianeta rosso. Eseguiro lavoro manuale, roba da pionieri.

Poi vent’anni dedicati alla letteratura: dieci per leggere tutto cio che e stato scritto dall’inizio della civilta, o almeno tutto cio che ne vale la pena; e dieci per comporre un romanzo che sia all’altezza del meglio di Faulkner, Dostoevskij, Joyce, Proust.

Perche non dovrei essere capace di uguagliarli? A quell’epoca non saro piu un ragazzino moccioso: avro 150 anni di esperienza, saro in possesso della piu profonda e ampia autoistruzione che un essere umano abbia mai avuto, e saro ancora nel pieno delle energie giovanili. E cosi mi dedichero all’impresa: una pagina al giorno, una pagina alla settimana, cinque anni per progettare la struttura del libro prima di scrivere la parola d’inizio. Dovrei essere in grado di produrre… be’, un capolavoro immortale. Sotto pseudonimo, naturalmente.

Sara un bel problema, cambiare identita ogni ottanta o novant’anni. E probabile che anche nello splendido futuro futurista la gente nutrira sospetti nei confronti di uno che continui a campare senza morire mai. La longevita e una cosa, ma l’immortalita e un altro paio di maniche. In un modo o nell’altro dovro trasferire a me stesso i miei investimenti, scegliere la nuova identita in modo che figuri come quella del mio unico erede. Dovro continuare a scomparire e tornare di nuovo in circolazione sotto nome diverso. Dovro tingermi i capelli, portare e togliere parrucca, lenti a contatto, barba, baffi. Dovro stare attento a non avvicinarmi troppo alla macchina del governo: una volta che le mie impronte digitali siano finite nel computer centrale, avro dei guai. Che cosa usero, come certificato di nascita, ogni volta che rifaro la mia apparizione? Dovro pensare a qualcosa. Ma chi e abbastanza furbo da vivere per sempre, lo e anche abbastanza da poter far fronte alla burocrazia.

E se m’innamorero? Se dovessi sposarmi, avere figli, vedere mia moglie che avvizzisce e invecchia, vedere i miei stessi figli scivolare verso la senilita mentre io rimango fresco e giovane?

Probabilmente non dovrei sposarmi; oppure potrei farlo ma solo per amore d’esperienza, e poi, al massimo dopo quindici anni, anche se lei l’amo ancora, chiedere il divorzio per evitarle tutte le complicazioni successive. Vedremo.

Dov’ero rimasto? Ah si, al 2100, e stavo programmando il futuro a blocchi di dieci anni ciascuno.

Dieci anni a fare il lama nel Tibet. Dieci anni a fare il pescatore in Irlanda, sempre che a quell’epoca siano rimasti pesci da pescare. Dieci anni come membro onorario del Senato degli Stati Uniti.

Poi dovrei dedicarmi alla scienza, la grande negletta della mia vita. Con l’opportuno quantitativo di pazienza e impegno, saro in grado di digerirla: fisica, matematica, tutto quello che avro bisogno d’imparare. Intendo arrivare all’altezza di Einstein e Newton, con una rapida carriera durante la quale funzionero al massimo livello intellettuale.

E poi?

Potrei tornare alla Casa dei Teschi, immagino, a vedere come se la passano Fra Antonio e il resto della cricca. Cinque anni nel deserto.

E poi via, via un’altra volta nel mondo. Che mondo, sara! Professioni radicalmente nuove, cose che oggi non si sospetterebbe neppure che si possano inventare: potrei trascorrere vent’anni come esperto di smaterializzazione, quindici in levitazione polivalente, dieci come venditore ambulante di sintomi.

E poi? E poi? Avanti e avanti e avanti. Le possibilita saranno infinite.

Ma per ora sara meglio che tenga strettamente d’occhio Timothy e Oliver, e forse anche Ned, a causa di quel maledetto e tre volte fottuto Nono Mistero. Se due dei miei compagni dovessero uccidermi martedi prossimo, diciamo, un cosi bel programma a lunga scadenza andrebbe sprecato.

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