confessione.
— Certo, ma tu terrai davvero la bocca chiusa?
— Non ti fidi di me, Timothy?
— Non mi fido di nessuno, riguardo a questo. E una cosa che potrebbe rovinarmi. Il frate non scherzava, quando ha detto che ciascuno di noi tiene chiuso dentro di se qualcosa che non ha il coraggio di portare alla luce del sole. Io ho fatto un sacco di porcherie, certo, ma ce n’e una che e tanto mostruosa da essere quasi santa; un peccato sacro, per cosi dire. Chiunque mi disprezzerebbe, se la venisse a sapere. Probabilmente anche tu -. Il suo volto si e fatto grigio per la tensione interna. — Non so se ho voglia di parlarne.
— Se non hai voglia, non farlo.
— Sono obbligato.
— Soltanto se segui le regole del Libro dei Teschi. Ma tu non le segui.
— Se volessi seguirle dovrei fare come dice Fra Javier. Non so, non so… Tu non riferiresti assolutamente nulla a Eli, a Ned… a nessuno?
— Assolutamente nulla.
— Vorrei poterti credere.
— In questo non posso aiutarti, Timothy. E come dice Eli: certe cose si possono accettare solo con un atto di fede.
— Forse potremmo fare un patto — ha detto Timothy sudando, con un’aria disperata. — Io ti racconto il mio segreto e tu mi racconti il tuo, cosi avremo tutt’e due qualcosa con cui garantirci che non ci saranno pettegolezzi da parte dell’altro.
— Chi deve ascoltare la mia confessione e Eli. Non tu. Eli.
— Niente patto, allora?
— Niente patto.
E rimasto di nuovo in silenzio, per un tempo ancora piu lungo di prima. Infine ha sollevato gli occhi, e il suo sguardo mi ha spaventato. Si e inumidito le labbra e ha mosso la mandibola, ma dalla bocca non gli e uscita mezza parola. Sembrava sull’orlo del panico, e una parte del suo terrore si stava insinuando in me: mi sentivo diventare teso e nervoso, avvertivo una specie di prurito, mi rendevo sgradevolmente conto della cappa ardente che calava su di noi.
Poi Timothy e riuscito a tirar fuori la voce. — Tu hai conosciuto mia sorella — ha detto.
Non era una domanda. Sua sorella l’ho vista parecchie volte, quando sono andato a casa di Timothy per le vacanze di Natale. Due o tre anni piu giovane di lui, una biondina tutta gambe, davvero bella ma non eccezionalmente intelligente: una specie di Margo ma senza la personalita di Margo. Alunna del signorile Istituto Wellesley, e una di quelle solite ragazze tipo te di beneficenza, che praticano tennis e golf ed equitazione. Ha un bel corpo, ma io non la trovo attraente perche mi smontano la sua sciocca vanita, la sua ricchezza, la sua aria da verginella «nontoccatemi».
Dubito che le vergini siano molto interessanti. Questa qui da la netta impressione di essere ben al disopra di cose rozze e volgari come il sesso. Me la figuro a pigolare al fidanzato, con la sua voce affettata: 'Oh, caro, non essere cosi grossolano!' mentre quel poveraccio cerca d’infilarle la mano nella camicetta.
E dubito anche di averla interessata piu di quanto lei abbia interessato me: il fatto che sono del Kansas mi da ai suoi occhi il marchio del contadino, e mio padre non era iscritto ai giusti club e io non sono membro della giusta Chiesa. Fin dalla prima volta che mi ha visto, la mia totale mancanza di credenziali dell’aristocrazia mi ha collocato in quella vasta categoria di esseri umani di sesso maschile che le ragazze del suo stampo non prendono minimamente in considerazione come potenziali cavalieri o amanti o mariti. Per lei io ero pari a un qualsiasi giardiniere o mozzo di stalla.
— Si, l’ho conosciuta — ho risposto a Timothy. Lui mi ha fissato per un attimo interminabile.
— Quando ero all’ultimo anno di liceo — ha detto, con una voce arrugginita e cavernosa come una tomba vuota — l’ho violentata. L’ho violentata, Oliver!
Presumibilmente Timothy, dopo aver svelato il suo terribile segreto, si aspettava che il cielo si squarciasse e un lampo si abbattesse su di lui. O almeno si aspettava che io facessi un salto indietro, coprendomi gli occhi e gridando che le sue spaventose parole mi avevano sconvolto in fondo all’anima.
In effetti sono rimasto un po’ sorpreso, per due motivi: primo, che proprio Timothy si fosse immischiato in una sporca faccenda di quel genere; secondo, che fosse riuscito nel suo intento senza subire conseguenze immediate, quali una buona dose di frustate da parte dei familiari accorsi alle urla di sua sorella. E poi ho dovuto ridimensionare l’immagine che mi ero fatto di lei, sapendo ora che il suo grembo altezzoso era stato arato dal vomere di suo fratello.
Ma a parte questo non ero quel che si dice sbalordito. Dalle mie parti, la noia induce sempre i giovanotti all’incesto e anche peggio; e anche se io personalmente non mi sono mai fatto mia sorella, conosco un sacco di ragazzi che si sono fatti la loro. Se non ho messo le mani addosso a Sis non e stato per un tabu tribale ma per semplice mancanza d’inclinazione.
Comunque e chiaro che per Timothy si trattava di una faccenda seria. Ho mantenuto un silenzio rispettoso, assumendo un’espressione grave e turbata, e lui mi ha raccontato tutta la storia.
All’inizio si fermava ogni due parole, chiaramente imbarazzato, sudando e incespicando e balbettando, come Lyndon Johnson in procinto di spiegare davanti a un tribunale per i crimini di guerra la sua linea di condotta nei riguardi del Vietnam. Ma dopo poco le parole hanno preso a scorrergli veloci, come se in precedenza Timothy avesse ripetuto piu volte quella storia nell’intimita della sua mente, provandola e riprovandola al punto che ormai — superato l’intoppo dell’esordio — la narrazione era diventata automatica.
Il fattaccio, ha detto, e accaduto esattamente quattro anni fa, quando sia lui che lei erano tornati a casa dal rispettivo collegio per le vacanze di Pasqua (a quell’epoca il mio primo incontro con Timothy era ancora lontano cinque mesi nel futuro). Lui aveva diciott’anni, e lei quindici e mezzo. Non erano mai andati molto d’accordo: quando discutevano, finiva sempre che lei gli tirava fuori la lingua e lo piantava li. Lui la giudicava insopportabilmente mocciosa e affettata, e lei lo giudicava insopportabilmente villano e rozzo.
Era una stagione difficile, nella vita di Timothy. All’Istituto Andover era il numero uno, ammirato da tutti, eroe del rugby, capoclasse, simbolo riconosciuto di virilita e di
Inoltre aveva in ballo una relazione intensa (e costosa, data la distanza) con una ragazza piu anziana di lui di un paio d’anni, che studiava alla Radcliffe di Cambridge, nel Massachusetts: lui non l’amava (lo faceva solo per prestigio, per poter dire che andava a letto con un’universitaria), ma era abbastanza sicuro che
Percio quella primavera Timothy se ne torno a casa sentendosi un bel po’ abbacchiato', il che per lui era una novita. Ma subito si getto alla riscossa. Nella sua citta natale c’era una ragazza che lui
Questa ragazza aveva diciassette anni, si era appena vista accettare la domanda di ammissione alla Bennington, apparteneva a una famiglia piu o meno pari in lignaggio a quella di Timothy, era un’amazzone di livello olimpionico, e a sentir lui aveva un fisico da ragazza-Playboy dell’anno. Iscritti entrambi al medesimo circolo sportivo. Fin dalla prima adolescenza erano compagni di danza e di golf e di tennis; tuttavia gli occasionali tentativi di Timothy di conseguire un’amicizia piu intima erano stati espertamente sventati. Timothy era talmente ossessionato da questa ragazza da pensare che avrebbe finito con lo sposarla, e s’illudeva che lei l’avesse gia scelto in cuor suo come marito; percio, ragionava, lei non gli consentiva di metterle le mani addosso perche sapeva che lui era fondamentalmente uno di quegl’individui dalla doppia morale e quindi temeva che lui l’avrebbe classificata «da non sposare» se l’avesse posseduta cosi presto.
I primissimi giorni che Timothy era a casa le telefono ogni pomeriggio. Conversazioni amichevoli, compite,