— Certo che ti credo.
— Sara meglio che tu mi creda sul serio, perche e la verita. C’e stata quell’unica volta con Karl, quando avevo quattordici anni, e basta. Tu capisci, l’unica ragione per cui ho accettato di avere come compagno di stanza un finocchio e che volevo fare una specie di esperimento, volevo vedere se sarei stato tentato, volevo sapere qual era la mia inclinazione naturale, volevo scoprire se quel giorno con Karl era stato un episodio irripetibile o se si sarebbe verificato di nuovo non appena mi si fosse presentata l’occasione. Bene: di occasioni ne ho avute, certo. Ma sono sicuro che tu sai che non mi sono mai messo con Ned. Tu lo sai, vero? Fra Ned e me non e mai sorta la questione di un rapporto fisico.
— Naturalmente.
I suoi occhi si sono fissati sui miei, di nuovo con aria di sfida. Ancora in attesa, Oliver? Di che?
— C’e solo un’altra cosa che devo aggiungere — ha detto.
— Continua, Oliver.
— Una cosa sola. Una piccola postilla ma contiene il succo della storia, perche stabilisce dove sia la colpa. Vedi, Eli, la mia colpa non sta in quello che ho fatto: sta nella mia
Una risatina nervosa. Un’altra pausa di silenzio. Oliver aveva qualche difficolta a tirar fuori quest’ultima faccenda. Ha distolto lo sguardo. Credo che rimpiangesse di non aver terminato la confessione cinque minuti prima.
Infine ha ripreso: — Vedi, Eli, io mi sono…
38
Ned
Entra Eli, grave in volto, ammantato di tetraggine da rabbino, con le spalle cadenti: l’autentica personificazione del Muro del Pianto, duemila anni di sofferenze che gli gravano sulla schiena.
Eli e abbacchiato. Veramente abbacchiato. Ci siamo accorti tutti di quanto gli fa bene il genere di vita che si conduce qui alla Casa dei Teschi: fin dal primo giorno gli e venuta una bella cera, che si e fatta sempre piu lustra. Non l’ho mai visto cosi in forma.
Ma adesso non lo e piu. Una settimana fa ha cominciato a scendere di giri, e questi pochi giorni di confessioni sembra che l’abbiano spinto in fondo all’abisso. Sguardo abbattuto, muso lungo. La bislacca smorfia dello scoramento, dell’autodisprezzo. Irradia gelo da tutta la persona. E un
Io invece mi sento libero e leggero, piuttosto su di corda: mi sento cosi da tre giorni, da quando ho scaricato su Timothy la faccenda di Julian e dell’altro Oliver. Fra Javier sa il fatto suo: sgravarmi di quella porcheria era esattamente cio di cui avevo bisogno. Tirarla fuori all’aperto, analizzarla, scoprire quale parte dell’episodio era quella che mi bruciava.
Percio adesso, con Eli, sono rilassato e cordiale; la mia solita blanda cattiveria e assente del tutto; non ho nessuna voglia di punzecchiarlo ma aspetto soltanto, da buon gattone piu tranquillo che mai, pronto a ricevere la sua pena e ad aiutarlo a liberarsene. Credevo che avrebbe sparato tutta di fila la sua confessione, nella fretta di sgravarsi l’anima: invece no, vuole parlare di altre cose. Eh gia, procedere per vie traverse e tipico di lui.
Mi chiede quali sono secondo me le nostre probabilita in questa Iniziazione.
Io mi stringo nelle spalle e gli rispondo che ben di rado penso a cose del genere: mi limito a seguire la nostra giornata di lavori agricoli e meditazioni e ginnastica e scopate, dicendo a me stesso che ogni giorno che passa (comunque passi) mi avvicina sempre di piu alla meta.
Eli scuote il capo. E ossessionato dall’idea di un fallimento imminente. All’inizio era sicuro che la nostra Iniziazione avrebbe avuto esito positivo, e le ultime vestigia di scetticismo rimanente in lui erano scomparse; credeva implicitamente nella veridicita del Libro dei Teschi, ed era altrettanto convinto che del dono la menzionato saremmo stati resi partecipi anche noi. Adesso invece la sua sicurezza a nostro riguardo e molto incrinata, anche se la sua fede nel Libro e ancora salda. Insomma, Eli e convinto che si sta avvicinando una crisi che distruggera le nostre speranze.
Il problema, dice, e Timothy. Lui e certo che la tolleranza di Timothy nei confronti della Casa dei Teschi e giunta virtualmente alla fine e che fra un paio di giorni Timothy tagliera la corda, lasciandoci in grossi guai per via del Ricettacolo mutilato.
— La penso anch’io cosi — dico.
— Cosa possiamo fare?
— Non molto. Non possiamo mica obbligarlo a rimanere.
— Se lui va via, a noi cosa capitera?
— E come faccio a saperlo, Eli? Suppongo che avremo qualche grana con i frati.
— Io non voglio lasciarlo andar via — dice, con improvvisa veemenza.
— Non vuoi? E come ti proponi di fermarlo?
— Non lo so ancora. Ma non voglio lasciarlo andar via. — Il suo volto si contorce in una maschera tragica. — Oh Gesu! Ma non capisci, Ned, che la faccenda sta andando in pezzi?
— Veramente mi sembrava che la stessimo tirando su per benino.
— Per un po’. Per un po’ e stato cosi. Adesso non piu. Non abbiamo mai avuto molta autorita su Timothy, e adesso lui non si cura neanche piu di nascondere la sua impazienza, il suo disprezzo… — Eli ficca la testa fra le spalle, come una tartaruga. — E poi la storia delle sacerdotesse. Le orge pomeridiane. Io me la cavo male, Ned. Non ce la faccio a raggiungere l’autodominio. E splendido avere a libera disposizione quelle donne, ma io non riesco a imparare la disciplina erotica che dovrei invece padroneggiare.
— Ti stai arrendendo troppo presto.
— Non vedo nessun progresso. Non ho mai potuto durare abbastanza per tutt’e tre le donne. Per due, si: un paio di volte. Per tre, mai.
— E tutta questione di pratica.
— E
— Me la cavo benino.
— Naturale. Tu te ne sbatti, delle donne! Per te si tratta solo di un esercizio fisico, come dondolare su un trapezio. Ma io non posso fare a meno di sentirmi coinvolto, Ned, io quelle ragazze le considero oggetti sessuali, quello che faccio con loro ha per me un enorme significato, e cosi… e cosi… Oh cristo, Ned, se non me la cavo in questa prova, a cosa serve sgobbare sodo in tutto il resto?
Sprofonda in un baratro di autocommiserazione. Io mormoro opportune parole d’incoraggiamento: non cedere, ragazzo mio, non arrenderti troppo presto. Poi gli rammento che il motivo per cui dovrebbe essere qui da me e la confessione. Lui fa cenno di si col capo. Per un minuto o piu rimane ancora in silenzio, distaccato, dondolandosi avanti e indietro.
Infine, di colpo, butta li una domanda straordinariamente fuori di proposito: — Ned, ma lo sai che Oliver e un finocchio?
— Non mi sono occorsi piu di cinque minuti, per scoprirlo.
— Lo
— Non hai mai sentito il proverbio che dice 'ci vuole un finocchio per riconoscerne un altro'? Gliel’ho letto in faccia la prima volta che l’ho visto. Mi sono detto: questo qui e un finocchio, che lui lo sappia o no; e uno di noi, chiaro come il sole. Gli occhi vitrei, la mandibola serrata, lo sguardo che tradisce brame represse, la crudelta a malapena soffocata di un’anima stretta nei ceppi, di un’anima che soffre perche non le e consentito di fare quello che desidera disperatamente. Tutto quanto, in Oliver, e un indizio lampante: lo studio accanito, inteso come una forma di autopunizione; il modo in cui affronta gl’impegni sportivi; perfino quel suo frenetico portarsi a letto una