stava facendolo proprio benissimo. Aveva gli occhi chiusi, la sua faccia era serena ed esultante, il suo respiro profondo e rilassato. Era perduta nei trascendentali regni del mistero, la mia Toni. Adesso mi stava parlando semplicemente, rompendo i suoi silenzi soltanto ogni qualche minuto per mormorarmi qualcosa di indistinto e di contorto. Era passata una mezz’ora da quando lei aveva cominciato a dire di provare strane sensazioni. Via via che si immergeva piu profondamente nel suo viaggio, anche il mio amore per lei si faceva sempre piu profondo. La sua abilita di tener testa all’acido era la prova della radicale solidita della sua personalita, e questo mi piaceva immensamente. Io ammiro le donne capaci. Gia avevo programmato il mio viaggio per il giorno seguente, dopo aver selezionato l’accompagnamento musicale, dopo aver tentato di immaginare il tipo di interessanti distorsioni della realta che avrei sperimentato, non vedendo l’ora di poter, poi, analizzare le annotazioni insieme a Toni. Ero molto pentito della vigliaccheria che mi aveva privato del piacere di viaggiare con Toni quello stesso giorno.
Pero, cos’e questo, adesso? Che cosa sta succedendo alla mia testa? Perche questo improvviso senso di soffocamento? Questo peso sul mio petto? Questa sensazione di aridita alla gola? Le pareti stanno piegandosi; l’aria sa di chiuso e pesante; il mio braccio destro e di colpo un piede piu lungo del sinistro. Questi sono effetti che Toni ha comunicato e descritto pochi attimi fa. Perche adesso li provo io? Sto tremando. Sulle mie cosce i muscoli scattano per conto loro. E quello che chiamano alto contatto? Soltanto perche sono cosi vicino a Toni mentre lei e in viaggio, lei mi trasmette delle particelle di LSD e io inavvertitamente assorbo un qualche contagio presente nell’atmosfera?
— Mio caro Selig — dice la mia poltrona con aria di sufficienza — come puoi essere cosi stupido? E ovvio che tu stai captando questi fenomeni direttamente dalla sua mente!
E ovvio? E proprio cosi ovvio? Prendo in considerazione questa possibilita. Sto leggendo Toni senza saperlo? Apparentemente sto facendolo. Prima, c’e sempre voluto qualche sforzo di concentrazione, anche se leggero, per mettere bene a fuoco la mente di un altro. Sembra, pero, che l’acido intensifichi la sua emissione e me la offra senza che l’abbia cercata. Quale altra spiegazione ci potrebbe essere? Lei sta irradiando il suo viaggio; e in qualche modo io sono sintonizzato sulla sua lunghezza d’onda, a dispetto di tutti i miei nobili propositi di rispettare la sua privacy. E ora le stranezze dell’acido infettano me allo stesso modo, affluiscono attraverso la breccia aperta tra noi.
Devo tirarmi fuori dalla sua mente?
Gli effetti dell’acido mi distraggono. Guardo Toni e lei appare trasformata. Una piccola escrescenza nera in fondo alla sua guancia, vicino all’angolo della bocca, lampeggia in un vortice di colori sfavillanti: rosso, azzurro, viola, verde. Le sue labbra troppo piene, la sua bocca troppo larga. Tutti quei denti. File su file su file, come un pescecane. Come ho fatto a non accorgermi prima di quella bocca da animale feroce? Lei mi spaventa. Il suo collo si allunga; il suo corpo si comprime; sul suo petto il solito golfino rosso va su e giu come sotto il respiro di animali infaticabili, quel golfino che ha assunto un’inquietante, minacciosa sfumatura porporina. Per sfuggire a lei, guardo verso la finestra. Un tipo di crepe di cui non mi ero mai accorto prima corrono sui vetri sporchi. Certamente, da un momento all’altro, la finestra scoppiera e ci coprira di taglienti frammenti di vetro. La costruzione dall’altra parte della strada oggi e innaturalmente tozza. C’e minaccia nella sua forma alterata. Il soffitto sta venendo contro di me, anche quello. Sento sulla mia testa sordi colpi di tamburo — i passi dei miei vicini del piano di sopra, dico a me stesso — e immagino cannibali che stanno preparandosi da mangiare. E questo un viaggio? E questo che i giovani della nostra nazione hanno fatto a se stessi, volontariamente, addirittura avidamente, per il gusto di divertirsi?
Devo troncarlo, prima che mi renda completamente folle. Ho bisogno di uscire.
Bene, presto fatto. Ho i miei metodi per bloccare le emissioni, per sospendere il flusso. Soltanto che questa volta non funzionano. Sono senza risorse contro il potere dell’acido. Tento di chiudermi fuggendo via da queste sensazioni insolite e sconvolgenti, e loro continuano ad avanzare dentro di me, come se niente fosse. Io sono completamente spalancato a ogni emanazione di qualsiasi tipo che provenga da Toni. Ci sono preso dentro. Vado sempre piu in profondita. Questo e proprio un viaggio. E un brutto viaggio. E proprio un bruttissimo viaggio. Che strano: Toni sta facendo un buon viaggio, e chiaro. Pare cosi a qualunque osservatore esterno. Allora perche io, che per puro caso ho fatto l’autostop nel suo viaggio, mi ritrovo a farne uno cosi brutto?
Tutto quello che c’e nella mente di Toni fluisce nella mia. Il captare l’anima di un altro non e un’esperienza nuova per me; questo, pero, e un transfert che non ho mai sperimentato prima, perche l’informazione modulata della droga mi arriva spaventosamente distorta. Sono uno spettatore involontario nella mente di Toni, e quello che vedo e un sabba di demoni. E possibile che simili tenebre allignino veramente in lei? Non avevo visto niente del genere le altre due volte: forse l’acido ha fatto affiorare qualche livello da incubo che prima mi era inaccessibile? Il suo passato e li, in sfilata. Immagini sfarzose, immerse in una luce fosca. Amanti. Accoppiamenti. Abominazioni. Un torrente di sangue mestruale; oppure questo fiume scarlatto e qualcosa di piu sinistro ancora? Ecco un grumo di dolore: che cos’e? Crudelta verso gli altri? Crudelta verso se stessa? E guarda come si offre a quella schiera di uomini mostruosi! Avanzano meccanicamente, un’enorme legione. I loro cazzi rigidi lanciano scintillii di una terrificante luce rossastra. Uno dopo l’altro si immergono dentro di lei e vedo la luce sprizzar fuori dai suoi lombi, mentre la scopano. Le loro facce sono maschere. Non ne conosco nessuno. Perche non ci sono anch’io in riga? Dove sono io? Ah, eccomi la: fuori tiro, in un angolino, insignificante, irrilevante. Sono io quella cosa li? Cosi lei mi vede di fatto? Un peloso pipistrello, vampiro, un succhiatore di sangue accovacciato li casualmente? O e soltanto l’immagine che David Selig ha di David Selig, che rimbalza tra di noi come riflessi in specchi paralleli di un negozio di barbiere? Dio mi aiuti, sto proiettando su di lei il mio viaggio nero, per poi leggerlo di ritorno da lei e finire col biasimarla, perche accoglie incubi che non si sarebbe mai sognata?
Come posso spezzare questa concatenazione?
Non mi reggo in piedi. Barcollo, con le gambe allargate, i piedi piatti e spinti all’infuori, nauseato. Dov’e la porta? La maniglia si ritrae quando cerco di afferrarla. Brancolo, cercandola.
— David? — La sua voce risuona all’infinito. — David David David David David David…
— Un po’ d’aria fresca — mormoro. — Metto fuori la testa soltanto un minuto…
Non va per niente bene. Quelle immagini da incubo mi seguono attraverso la porta. Mi appoggio contro la parete che trasuda umidita, aggrappandomi a un riparo vacillante. Il cinese va alla deriva accanto a me come un fantasma. Molto lontano sento suonare il telefono. La porta del frigorifero sbatte, sbatte di nuovo, e sbatte di nuovo, e il cinese mi passa accanto per la seconda volta provenendo dalla stessa direzione, e la maniglia cerca di scappare alla mia mano, come se l’universo si ripiegasse all’indietro su se stesso, rinchiudendomi in un attimo a forma di nodo. L’entropia diminuisce. La parete verde trasuda sangue verde. Una voce, che sembra un cardo, dice: — Selig? Qualcosa non va? — E la voce di Donaldson, lo spacciatore di droga tossicomane. La sua faccia e un teschio. La sua mano sulla mia spalla e solo ossa. — Sta bene? — chiede. Scuoto la testa. Si piega verso di me finche le sue orbite vuote sono vicinissime al mio volto, e mi studia per un lungo momento. Dice: — Lei
— No. Non c’e problema.
Barcollando ritorno nella camera. La porta, diventata all’improvviso flessibile, non si vuole chiudere; la spingo con tutt’e due le mani e la tengo ferma al suo posto finche scatta la serratura a molla. Toni e ancora seduta dove l’ho lasciata io. Appare indistinta. La sua faccia e una cosa mostruosa, puro Picasso; giro la testa, sgomento.
— David?
La sua voce e fessa, aspra; sembra modulata con la sfasatura di due ottave alto e basso, con in mezzo uno spessore irregolare di lana. Agito disordinatamente, freneticamente le braccia nel tentativo di farla smettere di parlare, lei invece continua, manifesta ansieta per me, vuol sapere che cosa sta succedendo, perche esco ed entro dalla stanza. Ogni sua parola, ogni suono, e per me un tormento. E neanche le immagini smettono di fluire dalla sua alla mia mente. Quel vampiro peloso dai denti acuminati con la mia faccia, mi fissa ancora minaccioso da un angolino del suo cranio. Toni, pensavo che tu mi amassi. Toni, pensavo di farti felice. Mi lascio cadere in ginocchio e mi metto ad analizzare minutamente lo zerbino incrostato di sporcizia, vecchio di un milione di anni, un pezzo del Pleistocene, un pezzo che sta svanendo sfoltito, logoro. Lei mi viene vicino, si piega giu tutta preoccupata, lei che e in viaggio sta a preoccuparsi che stia bene il suo compagno che non e in viaggio, ma che misteriosamente e in viaggio anche lui. — Non capisco — bisbiglia. — Urli, David. Hai la faccia tutta piena di chiazze. Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti prego, non far lo scemo. Stavo facendo un viaggio cosi bello e adesso… non riesco proprio a capire…
Il pipistrello. Il pipistrello. Dilata le sue ali gommose. Mette a nudo i suoi denti gialli.
Addenta. Succhia. Beve.
Riesco a dire, la gola strozzata, poche parole: — Anch’io… sono… in viaggio…