sull’East End Avenue. Ero andato li per consegnare un fascio di appunti sui discorsi di Harry Truman per le elezioni del 1948, e per caso c’era anche lei, che stava discutendo di alcuni tagli da fare ai primissimi capitoli. La sua bellezza mi colpi con violenza. Non ero stato con una donna da mesi. Automaticamente supposi che fosse l’amante dello scrittore — chiavare i redattori, mi era stato detto, e prassi consueta agli alti livelli della professione letteraria — ma immediatamente i miei istinti voyeuristici mi fornirono l’informazione richiesta. Sondai lui velocemente e scoprii che la sua mente era una fogna di concupiscenza frustrata nei riguardi della ragazza. La desiderava angosciosamente, mentre lei non lo desiderava affatto, era evidente. Subito dopo, frugai nella mente
— Aspetti — disse lei. — Scendiamo insieme. Qui ho quasi finito.
Il letterato mi lancio un’occhiata d’invidia, velenosa. Oh Dio, e ancora cotto. Pero ci saluto e si accomiato da ambedue, civilmente. Nell’ascensore, mentre scendevamo, restammo ognuno per proprio conto, Toni in un angolo, io nell’altro, con una pencolante barriera di tensione e di ardente desiderio che ci separava e ci univa. Dovetti lottare per trattenermi dal leggerla; ero impaurito, atterrito, non di avere la risposta sbagliata, ma quella giusta. Anche per la strada restammo ognuno per proprio conto, un attimo di esitazione. Alla fine dissi che prendevo un tassi per andare a Upper West Side — io, un tassi, io con 85 dollari la settimana! — e chiesi se potevo lasciarla da qualche parte. Lei disse che viveva nella 105a, West End. Abbastanza vicina. Quando il tassi si fermo davanti a casa sua, mi invito a salire per un drink. Tre stanze, ammobiliate con indifferenza: soprattutto libri, dischi, tappeti di piccole dimensioni, poster. Lei verso del vino per tutti e due e io l’afferrai e la feci girare e la baciai. Tremava, stretta a me; oppure ero io che stavo tremando?
Davanti a una scodella di zuppa bollente e piccante, al Gran Shanghai, quella stessa sera, un po’ piu tardi, lei disse che doveva sloggiare di li entro un paio di giorni. L’appartamento era del suo attuale compagno di stanza — un maschio — col quale aveva rotto proprio tre giorni prima. Non aveva un posto dove andare. — Sono riuscita soltanto a trovare una schifezza di stanza — disse — ma c’e un letto matrimoniale. — Un largo sorriso, malizioso, suo e mio. Cosi lei trasloco. Non pensavo che mi amasse, per niente, comunque non glielo chiesi. Anche se quello che lei provava per me non era amore, andava piu che bene, meglio di quanto potessi sperare; e io, dentro di me, l’amavo. Le serviva un porto tranquillo per scampare alla tempesta. Io gliene offrivo uno. Se era soltanto questo che io significavo per lei, andava benissimo. Davvero. C’era tempo perche le cose maturassero.
Dormimmo molto poco, le nostre prime due settimane. Non che continuassimo a fare all’amore, benche non ci risparmiassimo. No.
Poi. la nostra terza settimana. La mia seconda occhiata furtiva dentro la sua mente. Una soffocante notte di giugno, con una luna piena che illuminava fredda la stanza, penetrando attraverso le stecche delle persiane. Lei era seduta su di me, a cavalcioni — la sua posizione preferita — e il suo corpo pallidissimo era vestito di una candida luminescenza in quella fantastica oscurita. La sua scarna figura si ergeva su di me, lontana. Il volto seminascosto nei capelli che cadevano disordinatamente. I suoi occhi erano chiusi. Le labbra molli. I seni, visti dal basso, sembravano anche piu grossi di quel che erano. Cleopatra al chiar di luna. Stava vibrando, e aprendosi la strada verso la sua estasi personale. La sua bellezza e la sua estraneita mi sconvolsero al punto che non seppi trattenermi dall’osservarla al momento dell’orgasmo, dallo scrutarla a tutti i livelli, e fu cosi che aprii la barriera che avevo tanto scrupolosamente eretto, e, proprio mentre lei stava venendo, la mia mente allungo un dito curioso nella sua anima e capto l’irrompente vulcanica intensita del suo piacere. Non trovai nessun pensiero che mi riguardasse. Soltanto un parossismo animale, che esplodeva da ogni nervo. L’avevo visto in altre donne, prima e dopo Toni, al momento dell’orgasmo: sono isole, sperdute nel vuoto dello spazio, coscienti solo dei loro corpi e forse di quell’intrusiva rigida verga contro cui si spingono. Quando l’orgasmo arriva, appare come un fenomeno curiosamente impersonale, per quanto forte possa essere il suo urto. E cosi fu allora per Toni. Non potevo obiettare nulla; sapevo quello che dovevo aspettarmi e non mi sentivo ne truffato ne respinto. Di fatto l’unione della mia anima con la sua in quel grandioso momento servi a ritardare il mio orgasmo e a disturbarne l’intensita. E qui persi il contatto con lei. Gli sconvolgimenti dell’orgasmo spezzarono i fragili legami telepatici. Dopo mi sentii un po’ a disagio per aver spiato, senza, pero, ritenermi troppo colpevole. Dopo tutto, era una grande magia poter essere con lei in quel momento. Toccare con mano la sua felicita, non solo gli spasmi inconsci dei suoi lombi, ma i guizzi di luce abbagliante che tagliavano l’oscuro pianoro della sua anima. Un attimo di pura bellezza e di stupore, uno sprazzo che non si puo dimenticare. Che non si puo neppure ripetere, pero. Decisi, una volta di piu, di conservare il nostro rapporto su un piano di pulizia e onesta. Di non approfittare piu di lei, slealmente. Di restare fuori della sua mente per sempre.
Nonostante cio, qualche settimana dopo mi ritrovai a rientrare per la terza volta nella coscienza di Toni. Per puro caso. Un dannato accidente abominevole. Ahime! Quella terza volta!
Che sconquasso… che disastro…
Che catastrofe…
9
All’inizio della primavera del 1945, quando aveva dieci anni, i suoi cari genitori gli diedero una sorellina. Dissero esattamente cosi (sua madre, sbandierando il suo piu caloroso falso-sorriso, e parlandogli nel suo migliore tono cosi-noi-parliamo-ai-bambini-intelligenti): — Papa e io abbiamo una stupenda sorpresa per te, David. Stiamo andandoti a prendere una sorellina.
Non era una sorpresa, naturalmente. Ne avevano discusso tra di loro per mesi, forse per anni, presumendo erroneamente che il figlio, per quanto intelligente, non capisse di che stavano parlando. Pensavano che fosse incapace di collegare un frammento di conversazione all’altro, che non potesse correlare i loro vaghi pronomi — torrenti di 'questo' o 'lui' — ai soggetti opportuni. Naturalmente, lui aveva letto nelle loro menti. A quei tempi il potere era penetrante e limpido; mentre giaceva nella sua cameretta, circondato dai libri pieni di orecchie e dai suoi fumetti, riusciva senza sforzo a sintonizzarsi su tutto quello che succedeva dietro la porta chiusa della loro camera, 15 metri piu in la. Era come una continua trasmissione radio senza pubblicita. Lui riusciva a sentire WJZ, WHN, WEAF, WOR, tutte le stazioni dell’etere, ma quella che ascoltava di piu era la WPMS, Paul-e-Martha-Selig. Loro non avevano segreti per lui. Non si vergognava di spiare. Innaturalmente adulto, al corrente di ogni loro segreto, meditava giorno dopo giorno, sul crudo, torrido argomento della vita matrimoniale: le ansieta finanziarie, i momenti di dolce indifferenziata affettuosita, quelli di odio colpevole e soffocato verso il coniuge immutabile, le gioie dell’amplesso e le angosce, l’arrivare insieme all’orgasmo e il ripiombare nell’indifferenza, i misteri di orgasmi mancati e di erezioni appassite, l’intensa e spaventosamente semplicistica concentrazione sulla crescita e lo