Per essere precisi, veramente, all’origine egli si e sentito attratto dal Castello; l’azione non ha la sua radice in lui, per cui egli appare come un carattere passivo, alla stregua di Joseph K. La differenza sta nel fatto che
Ma in ambedue i libri gli attacchi sono immediati. Joseph K. viene arrestato proprio nelle primissime righe del
Questa apparente semplicita, pero, non impedisce che ambedue i romanzi appaiano costruiti sulla fondamentale struttura tripartita del ritmo tragico, dal critico Kenneth Burke distinta in «proposito, passione, percezione».
L’agente che lo conduce sulla scena del momento culminante, e una figura classicamente kafkiana… il misterioso 'collega italiano, che era alla sua prima visita alla citta, che aveva molte conoscenze influenti, per cui di lui in banca si faceva gran conto'. Il tema che permea tutta l’opera di Kafka, l’impossibilita della comunicazione umana, qui e ripetuto: benche Joseph abbia passata meta notte a studiare l’italiano per prepararsi alla visita, e percio sia mezzo addormentato, lo straniero parla uno sconosciuto dialetto settentrionale che Joseph non riesce a capire. Poi — una pennellata comica, quasi una rifinitura — lo straniero passa al francese, ma questo e altrettanto difficoltoso da seguire, e i suoi grossi baffi frustrano ogni tentativo di Joseph di leggergli le parole sulle labbra.
Una volta arrivato alla Cattedrale, che gli era stato chiesto di illustrare all’italiano (il quale, e la cosa non ci sorprende, non rispetta per niente l’appuntamento), la tensione cresce. Joseph gironzola qua e la nella costruzione, vuota, oscura, fredda, illuminata soltanto da candele che tremolano lontano, mentre la notte inesplicabilmente comincia subito a scendere all’esterno.
E allora che il prete lo chiama e gli racconta la parabola del Guardiano della Porta. E soltanto quando il racconto e finito che noi ci rendiamo conto di non averlo capito per niente; ben lungi dall’essere quel semplice racconto che pareva all’inizio, si rivela complesso e difficile. Joseph e il prete discutono a lungo la storia, alla stregua di una coppia di dotti rabbini che disputano su un punto del Talmud. Lentamente le implicazioni vengono a galla, e, noi e Joseph, ci accorgiamo che la luce che esce dalla porta della Legge non sara visibile per lui se non quando sara troppo tardi.
Strutturalmente il romanzo, qui, e compiuto. Joseph ha avuto la percezione definitiva che la grazia e impossibile; il suo reato e ratificato e lui non puo piu essere graziato. La sua ricerca e terminata. L’elemento finale del ritmo tragico, la percezione che conclude la passione, e stato raggiunto.
Noi sappiamo che Kafka ha ideato per primi i capitoli che trattano lo svolgersi del processo di Joseph in varie tappe successive, per finire con la sua esecuzione. Il biografo di Kafka, Max Brod, afferma che l’opera avrebbe potuto essere prolungata all’infinito. Questo, naturalmente, e vero; e connaturato alla natura stessa della colpa di K che egli non possa mai arrivare in seconda istanza, come l’altro K potrebbe vagare all’infinito senza mai arrivare al Castello. Ma, strutturalmente, il romanzo termina nella Cattedrale; il resto di quanto Kafka si era prefissato non avrebbe aggiunto niente di essenziale all’autoconoscenza di Joseph. La scena della Cattedrale ci mostra quello che noi sapevamo gia fin dalla prima pagina: che non c’e grazia. Il dramma si conclude con quella percezione.
Le due opere rappresentano una variazione sullo stesso tema, quello dell’uomo scardinato esistenzialmente, che all’improvviso e coinvolto in una situazione da cui non c’e scampo, e che, dopo aver tentato di ottenere la grazia che lo libererebbe dalla sua condizione, soccombe. Cosi come sono arrivati a noi,
Forse e questa la ragione della struttura informe, comparativa, dell’ultima opera: la scoperta di Kafka che la vera tragedia di K, la sua figura di eroe-vittima archetipica, non risiede nella percezione finale dell’impossibilita di ottenere la grazia, quanto piuttosto nel fatto che egli non raggiungera mai neppure questa percezione finale. Abbiamo qui il ritmo tragico, una struttura comune a tutta la letteratura, troncato per rappresentare piu esplicitamente la condizione umana contemporanea, una condizione repellente, secondo Kafka. Joseph K., che effettivamente raggiunge uno stato di grazia, tramite cio raggiunge una vera e propria statura tragica; K, che semplicemente scende sempre piu in basso, potrebbe simboleggiare per Kafka l’individuo contemporaneo, cosi schiacciato dalla generale tragedia dei tempi da essere incapace di ogni tragedia a livello individuale. K e una figura patetica, Joseph K. una figura tragica. Joseph K. e un personaggio piu interessante, ma forse e K che Kafka comprendeva piu profondamente. E per la storia di K non e possibile nessun finale, probabilmente, se non quello senza senso della morte.