previsioni avrebbero dato Leydecker come favorito per la nomina — questo lo vedremo in seguito — e Quinn non avrebbe mai dichiarato di presentarsi candidato.

Avrebbe lasciato trasparire alla stampa la sua preferenza nei confronti di Leydecker tra tutti gli altri candidati, pur stando molto attento a non offrirgli un appoggio diretto. Alla convenzione dei Nuovi Democratici di San Francisco, nel 2000, dopo il tradizionale rifiuto da parte di Leydecker, appena nominato, di candidare il suo vice per la campagna elettorale, Quinn avrebbe lanciato un coraggioso, drammatico, ma vano appello per la nomina vicepresidenziale. Perche vicepresidente?

Perche la lotta per il secondo posto gli avrebbe dato una risonanza notevole senza per questo esporlo, come l’appello presidenziale, alle accuse di ambizioni premature e senza irritare il potente Leydecken Perche vano? Perche Leydecker era comunque destinato a essere battuto da Mortonson e Quinn non aveva nulla da guadagnare nell’essere sconfitto con lui come suo vice. Meglio essere scartato alla convenzione — creandosi cosi l’immagine di un brillante nuovo venuto di sicuro avvenire ostacolato da imbrogli politici — che essere battuto alle elezioni.

— Il nostro modello — concluse Lombroso — e John F. Kennedy, scartato come vicepresidente esattamente in questo modo nel 1956 ed eletto presidente nel 1960. Lew ha fatto dei grafici simulati che mostrano la coincidenza dei processi, e possiamo farvene vedere i profili.

— Fantastico — disse Ephrikian. — E per quando e prevista l’uccisione? Nel 2003?

— Siamo seri — ribatte gentilmente Lombroso.

— Okay, eccoti un’obiezione seria. E se Leydecker decide di presentarsi anche nel 2004?

— Avra 61 anni — rispose Lombroso — e una sconfitta sulle spalle. Quinn avra 43 anni e nessuna sconfitta. Un uomo in declino e l’altro ovviamente in ascesa, col partito alla ricerca di una carta vincente dopo otto anni di astinenza dal potere.

Ci fu un lungo silenzio.

— Sono d’accordo — annuncio Missakian alla fine.

— E tu, Haig?

Mardikian non aveva aperto bocca a lungo. Annui: — Quinn non e pronto per prendere il comando del paese nel 2000; lo sara nel 2004.

— E il paese sara pronto per Quinn — aggiunse Missakian.

13

Una cosa buffa della politica e che ti fa trovare degli strani compagni di letto. Senza la politica, Sundara e io non saremmo finiti in un’avventura a quattro con Catalina Yarber, apostola della Dottrina del Transit, e Lamont Friedman, il giovane genio delle finanze. Senza Catalina Yarber, Sundara, forse, non avrebbe scelto il Transit. E senza la sua conversione, Sundara, a quest’ora, sarebbe ancora mia moglie. Questi sono i fili della casualita e tutto ci riporta allo stesso punto nel tempo.

Accadde, dunque, questo: come membro del gruppo di Paul Quinn ricevetti, gratis, due biglietti per la cena (da 500 dollari a coperto) della Giornata di Nicholas Roswell che il Nuovo Partito Democratico di New York tiene ogni anno ad aprile.

Non si tratta solo di un tributo commemorativo al governatore assassinato ma e anche una macchina per fare dei soldi e una vetrina per il superdivo di partito del momento. L’oratore “clou” di quella serata era Quinn.

— Sarebbe ora che mi portassi a una delle tue cene politiche — affermo Sundara.

— Sono dei potenti sonniferi.

— Non importa.

— Ma ti annoierai a morte, tesoro.

— Tu, ci vai?

— Devo andarci.

— Allora io usero l’altro biglietto. Se mi addormento, dammi una gomitata quando il sindaco si alzera per il discorso. Lo trovo eccitante da morire.

Cosi in una mite sera piovosa Sundara e io ci recammo allo Harbor Hilton, l’enorme piramide tutta scintillante sulla sua piattaforma, raggiungibile tramite un ponte mobile, a mezzo chilometro di distanza dalla punta di Manhattan. Arrivati a destinazione, ci unimmo al fior fiore della classe dirigente liberale dell’est nella spumeggiante Summit Room, da cui vedevo — tra l’altro — la torre condominiale di Sarkisian all’altro lato della baia dove, circa quattro anni prima, avevo incontrato per la prima volta Paul Quinn. Parecchi invitati presenti a quella festa faraonica sarebbero venuti alla cena di questa sera. Sundara e io ci trovammo a tavola con due di loro, Friedman e la Yarber.

Durante i preliminari, mentre si fumava osso e si bevevano aperitivi, Sundara attiro piu attenzione di tutti i senatori, governatori e sindaci presenti, Quinn compreso. In parte si trattava di curiosita, dal momento che tutti a New York sapevano della moglie esotica ma pochi l’avevano conosciuta, in parte era l’attrattiva della sua bellezza, che faceva di Sundara la donna piu affascinante della festa. Lei non fu ne sorpresa ne irritata. Era stata bella tutta la vita, dopo tutto, e aveva avuto tempo per abituarsi all’effetto provocato dal suo aspetto. D’altra parte, si era vestita come una a cui non da nessun fastidio essere ammirata. Indossava un caffetano trasparente, nero, ampio e fluttuante, che la copriva dai piedi alla gola; sotto era nuda, e quando passava davanti a una fonte di luce, l’effetto era sconvolgente. Risplendeva come una falena radiosa al centro dell’immensa sala da ballo, agile ed elegante, arcana e misteriosa; le luci facevano nascere faville tra i suoi capelli di ebano e lampi di seni e fianchi stuzzicavano gli uomini rapiti. Stava davvero avendo un successo favoloso! Quinn si avvicino per salutarci e lui e Sundara trasformarono un castissimo bacio-e-abbraccio in un complicato “pas de deux” di iniziazione sessuale che sconvolse alcuni dei nostri statisti piu anziani, li fece rimanere senza fiato, arrossire e allentare i colletti.

Quando ci accomodammo ai nostri posti Sundara trasudava ancora il Kama Sutra da tutto il corpo. Lamont Friedman, che al tavolo circolare sedeva a meta strada da lei, sussulto e rabbrividi quando gli occhi di Sundara incontrarono i suoi e la fisso con feroce intensita mentre gli si contraevano violentemente i muscoli del collo lungo e magro. Intanto, la compagna di serata di Friedman, Catalina Yarber, lanciava a Sundara un’occhiata un po’ piu contenuta, ma altrettanto intensa.

Friedman. Circa 29 anni, magrissimo, altissimo, metri 2,3, pomo d’Adamo molto sporgente e folli occhi esoftalmici; una folta massa di capelli arruffati gli inghiottivano la testa come se una creatura lanuginosa di un altro pianeta lo stesse sopraffacendo. Era uscito da Harvard con la fama di mago della finanza e, entrato a Wall Street a 19 anni, era diventato il capo stregone di un gruppo di potenti finanzieri autobattezzatisi Asgard Equities; con una serie di operazioni geniali — distribuzione di opzioni, finti contratti, opzioni doppie, e parecchie altre tecniche di cui capivo ben poco — avevano ottenuto, nel giro di cinque anni, il controllo di un impero corporativo di un bilione di dollari con societa finanziarie sparse su tutti i continenti tranne in Antartide. (Non mi avrebbe meravigliato apprendere che la McMurdo Sound che aveva ottenuto l’appalto per l’esazione doganale era in realta una societa fittizia dietro cui stava la Asgard.)

Catalina era una biondina di circa 30 anni, snella e con un’espressione dura sul viso, un tipo energico dagli occhi svegli e le labbra sottili. I capelli, corti come quelli di un ragazzino, ricadevano a ciocche sparse sulla fronte alta e indagatrice. Non era molto truccata, aveva solo una sottile riga blu intorno alla bocca, ed era vestita in modo austero, un gile tinta paglia e una gonna marrone diritta, semplice che le arrivava al ginocchio. L’effetto era contenuto e quasi ascetico ma, come avevo notato sedendomi, Catalina aveva equilibrato il suo aspetto quasi asessuato con un tocco sorprendentemente erotico: la gonna era completamente aperta dal fianco all’orlo di circa venti centimetri lungo il fianco sinistro, e quindi mostrava, al minimo movimento, una gamba levigata e muscolosa, una coscia liscia e abbronzata e un accenno di natica. A meta coscia portava, tenuto fermo da una catena, il piccolo medaglione della Dottrina del Transit.

Arrivammo cosi alla cena vera e propria. Solito menu da banchetto: macedonia, consomme, filetto al “soi”, piselli e carote cotti al vapore sul tavolo, bottiglioni di Burgundy della California, grosse forme di pane dell’Alaska, il tutto servito con enorme fracasso e pochissima grazia da membri accigliati di gruppuscoli politici di poca importanza. Mentre si chiacchierava e si mangiava, un miscuglio eterogeneo di politici del tempo che fu passava di tavolo in tavolo, dando pacche sulla schiena e stringendo mani. Oltre a questo, ci tocco anche sopportare una processione di mogli politiche che si erano autoinvestite di grande importanza, donne per lo piu sui sessant’anni, grasse e tarchiate, grottesche negli abiti all’ultima moda, che vagavano per la sala a sbandierare davanti a tutti la

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