loro intimita con i potenti e i famosi. Il livello di rumorosita era di 20 decibel superiore a quello delle cascate del Niagara. Geyser di reboanti risate scoppiavano a questa o a quella tavola quando qualche giurista dai capelli bianchi o qualche stimato legislatore finiva di raccontare, nel migliore stile Anni ’60, la sua barzelletta scabrosa preferita sui repubblicani / omo / Negri / portoricani / ebrei / irlandesi / italiani / medici / avvocati / rabbini / preti / donne in politica / mafia. Io mi sentivo, come sempre a queste serate, uno arrivato dalla Mongolia, scaraventato, senza abbecedario, nel mezzo di uno sconosciuto rito tribale americano. Sarebbe diventato insopportabile se non avessero continuato a circolare tubi d’osso di prima qualita; il Nuovo Partito Democratico potra fare economia sul vino, ma sa come comprare dell’ottima “roba”.

Quando cominciarono i discorsi, alle nove e trenta circa, in mezzo al rito generale aveva cominciato a svolgersi un altro rito: Lamont Friedman stava lanciando segnali quasi disperati di desiderio a Sundara, e Catalina Yarber, benche fosse ovviamente attratta anche da Sundara, mi si era offerta in modo distaccato, freddo, silenzioso.

Quando il maestro di cerimonia, Lombroso che riusciva brillantemente a essere raffinato e grossolano nello stesso tempo, arrivo al “clou” della sua parte, alternando battute pesanti sui membri piu insigni del partito presenti in sala alle inevitabili laudi funebri per i martiri tradizionali quali Roosevelt, Kennedy, King, Roswell e Gottfried, Sundara si protese in avanti mormorando: — Hai notato Friedman?

— Sembra che gli sia venuto un attacco acuto di erotomania.

— Pensavo che i genii si comportassero in modo piu discreto.

— Lui forse pensa che l’approccio meno discreto sia l’approccio piu discreto — suggerii io.

— Comunque e addirittura infantile.

— Peggio per lui, allora.

— Oh, no. Lo trovo attraente. Buffo, ma non ripugnante, capisci? Direi quasi affascinante.

— Allora l’approccio diretto sta funzionando. Vedi? E davvero un genio.

Sundara scoppio a ridere.

— La Yarber sta facendo lo stesso con te. E anche lei un genio?

— Penso che in realta sia te che vuole, tesoro. Si chiama approccio indiretto.

— Cosa vuoi fare?

Mi strinsi nelle spalle.

— Decidi tu.

— Io ci sto. Cosa pensi della Yarber?

— Immagino che debba avere molta energia.

— Anch’io. Allora gruppo a quattro stanotte, okay?

— Perche no? — convenni, proprio mentre Lombroso mandava il pubblico in solluchero con un elaborato- politecnico-perverso finale alla sua presentazione di Paul Quinn. Ci alzammo tutti e attribuimmo al sindaco un’ovazione orchestrata da Haig Mardikian sul palco. Ritornando al mio posto, mandai a Catalina Yarber un messaggio con il linguaggio del corpo che fece apparire delle chiazze di colore sulle sue guance pallide. Messaggio ricevuto. Ricevuto e accettato. Sundara e io avremo un’avventura con questi due questa notte.

In realta, eravamo piu monogami di molte altre coppie, per questo abbiamo preso una licenza matrimoniale singola: non ci andavano le schiamazzanti famiglie multiple, le liti per la proprieta privata, le nidiate comunitarie di bambini. Ma la monogamia e una cosa e la castita un’altra, e se la prima esiste, benche trasformata dalle evoluzioni dell’epoca, la seconda e tutt’uno con Matusalemme e i fossili. Accolsi, quindi, con piacere la prospettiva di uno scontro con la piccola e vigorosa Catalina Yarber. Tuttavia, mi resi conto di invidiare Friedman, come mi capita ogni volta con l’occasionale partner di Sundara, perche avrebbe posseduto l’unica Sundara, che per me continuava a essere la donna piu desiderabile del mondo; io sceglievo qualcuno che desideravo, ma sempre meno di lei. Una prova d’amore, immagino, amore in un contesto di extrafedelta. Fortunato Friedman! Solo una volta nella vita puo capitare di avere per la prima volta una donna come Sundara.

Quinn stava parlando. Non era un tipo spiritoso e quindi si limito a poche battute superficiali a cui gli ascoltatori con molto tatto fecero finta di divertirsi un mondo; subito passo a questioni serie, il futuro di New York, il futuro degli Stati Uniti, il futuro dell’umanita nel secolo seguente.

L’anno 2000, ci disse, ha un valore simbolico immenso: e l’inizio del millennio. Quando la lancetta si spostera, facciamo piazza pulita del passato e ricominciamo da capo, ricordando, senza ripeterli, gli errori precedenti. Abbiamo superato, continuo, la prova del fuoco nel XX secolo, sopportando enormi cambiamenti, trasformazioni e danni; molte volte siamo andati vicino alla distruzione di ogni forma di vita terrestre; ci siamo trovati di fronte alla eventualita della carestia e poverta universale; ci siamo immersi scioccamente e con incoscienza in decenni d’instabilita politica; siamo stati le vittime della nostra stessa avidita, paura, odio e ignoranza; ma ora, con l’energia della stessa reazione solare sotto il nostro controllo, con l’aumento demografico ormai stabilizzato, con il raggiungimento di un equilibrio tra l’espansione economica e la protezione dell’ambiente, e giunto il momento di costruire la societa finale, un mondo in cui prevalga la ragione e trionfi il diritto, un mondo in cui tutto il potenziale umano possa realizzarsi completamente. E, sempre su questo tono, la splendida visione dell’epoca a venire. Nobile retorica, soprattutto da parte di un sindaco di New York, tradizionalmente piu preoccupato per i problemi scolastici e le agitazioni sindacali del servizio civile che per il destino dell’umanita. Sarebbe stato facile definire il discorso pura e semplice retorica e invece no, aveva un significato anche al di la del contenuto, perche quello che stavamo ascoltando era il primo squillo di tromba di un futuro leader mondiale. Eccolo la, una figura che si ergeva mezzo metro piu alta di quanto non fosse, con le braccia incrociate in una posa caratteristica di forza e riposo mentre ci sferzava con quelle frasi messianiche…

— … quando la lancetta si spostera facciamo piazza pulita del passato…

— … abbiamo superato la prova del fuoco…

— … e giunto il momento di edificare la societa ultima…

La Societa Ultima. Udii lo scatto e il ronzio e il suono non mi sembro tanto quello della lancetta che si sposta quanto l’esplosione di un nuovo slogan politico; non erano necessarie grosse doti stocastiche per prevedere che avremmo ancora sentito parlare molto della Societa Ultima prima che Paul Quinn avesse finito con noi.

Accidenti, era davvero irresistibile! Ero ansioso di andarmene e dedicarmi all’avventura della notte eppure rimanevo inchiodato alla sedia, immobile, rapito e come me tutti i presenti, l’intero gruppo di politici ubriachi e celebrita, sotto l’effetto della droga; persino i camerieri interruppero il continuo cozzare di vassoi quando la splendida voce di Quinn rimbombo nella sala. Da quella prima sera a casa di Sarkisian l’avevo visto diventare sempre piu forte, piu saldo, come se la sua ascesa al potere avesse confermato in lui la stima di se stesso e spazzato via qualsiasi residua ombra di diffidenza. Adesso, sotto le luci dei riflettori, sembrava un veicolo di energie cosmiche; scorreva nella sua persona e fuori di essa un’irresistibile energia che mi scosse profondamente. Un nuovo Roosevelt? Un nuovo Kennedy? Mi resi conto che tremavo. Un nuovo Carlomagno, un nuovo Maometto, forse un nuovo Genghis Khan.

Fini il discorso con un’espressione fiorita e ci ritrovammo tutti in piedi ad applaudire e gridare, senza aver bisogno dell’orchestrazione di Mardikian, mentre gli inviati della stampa correvano a richiedere le proprie cassette con la registrazione, gli inservienti impassibili del circolo si davano pacche sulle mani e parlavano della Casa Bianca, le donne piangevano e Quinn, sudato, con le braccia aperte, accettava il nostro omaggio con una soddisfazione tranquilla e io avvertivo i primi brontolii dell’olocausto che si sarebbe consumato attraverso gli Stati Uniti.

Fu esattamente un’ora prima che Sundara, Friedman, Catalina ed io riuscissimo a uscire dall’albergo. Arrivammo presto a casa. Strani silenzi impacciati: siamo tutti e quattro ansiosi di arrivare al dunque, ma le convenzioni sociali per il momento hanno il sopravvento e facciamo finta di niente; inoltre, Quinn ci ha sopraffatti. Siamo cosi pieni di lui, delle sue frasi risonanti, della sua presenza vitale, che noi siamo nullita, intontiti, disinteressati, annientati.

Nessuno riesce a fare la prima mossa. Chiacchieriamo. Brandy, osso; un giro dell’appartamento; Sundara e io mostriamo i nostri quadri, le sculture, oggetti primitivi, la vista del profilo di Brooklyn contro il cielo; il disagio iniziale scompare, ma non c’e ancora tensione sessuale; quel senso di anticipazione erotica che si era creato in modo cosi eccitante tre ore prima, si era completamente dissipato al momento del discorso di Quinn. Chissa se Hitler costituiva un’esperienza orgasmica? E Cesare? Ci sparpagliamo sul fitto tappeto bianco. Ancora brandy. Ancora osso. Quinn, Quinn, Quinn: invece di abbandonarci al sesso parliamo di politica. Friedman alla fine, in modo del tutto antispontaneo, fa scivolare la mano lungo la caviglia di Sundara, su fino al polpaccio. E un segnale. Saremo noi a forzare l’intensita.

— Deve presentarsi il prossimo anno — afferma Catalina, muovendosi volutamente in modo che la piega della

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