e essenziale; l’immobilita uccide; la rigida consistenza e la strada che porta a rinascite indesiderate. I processi di passaggio contribuiscono a un’evoluzione costante, al flusso perpetuo e vivo dello spirito, e incoraggiano il comportamento imprevedibile, perfino eccentrico. Questo e il richiamo: la santificazione della pazzia. L’universo, dicono gli apostoli, e un flusso perpetuo; non possiamo mai entrare due volte nello stesso fiume; dobbiamo fluire e lasciarci andare, dobbiamo essere flessibili, versatili, caleidoscopici, attivi, dobbiamo accettare il concetto che la fissita e un’orribile delusione e che ogni cosa, noi inclusi, e in uno stato di flusso vertiginoso e interminabile.

Ma, benche l’universo sia fluido e capriccioso, non siamo per questo condannati a essere trasportati a caso dai suoi venti. No, dicono loro: “poiche” nulla e inflessibilmente predestinato, ogni cosa e entro il nostro controllo individuale. Noi siamo i modellatori esistenziali dei nostri destini e siamo liberi di affermare la Verita e agire su di essa. Cos’e la Verita? E che dobbiamo scegliere liberamente di non essere noi stessi, dobbiamo abbandonare le rigide immagini di noi stessi, perche solo attraverso il libero flusso dei processi di Passaggio siamo in grado di abolire gli attaccamenti egoistici che ci legano a situazioni di immoralita a basso livello.

Questa dottrina mi spaventava. Non mi trovo a mio agio nel caos. Io credo all’ordine, alla prevedibilita. La dote naturale che possiedo, la seconda vista, la mia innata stocasticita, si fonda sul concetto che i modelli esistono, che le probabilita sono reali. Preferisco credere che, anche se non e sicuro che il te sulla fiamma bollira o che una pietra gettata in aria cadra, e altamente probabile che questi eventi si verifichino. Quelli del Transit, mi sembrava, tentavano di abolire la probabilita: produrre del te freddo sul fuoco era il loro fine.

Il ritorno a casa era ormai diventato un’avventura.

Un giorno aveva cambiato di posto ai mobili. A tutto. Tutti gli effetti calcolati con cura erano distrutti. Tre giorni dopo trovai il mobilio nuovamente spostato in una disposizione di gusto ancora peggiore. Non feci nessun commento ne la prima volta, ne la seconda, e dopo circa una settimana Sundara rimise tutto a posto come prima.

Si tinse i capelli di rosso. L’effetto fu spaventoso.

Tenne per sei giorni un gatto bianco strabico.

Mi imploro di accompagnarla a una riunione del martedi sera, ma quando acconsentii mi cancello l’appuntamento un’ora prima di uscire, e ando da sola, senza darmi una spiegazione.

Era ormai nelle mani degli apostoli del caos. L’amore genera la pazienza; percio fui paziente con lei. Qualunque modo scegliesse per dichiarare la guerra all’immobilita, io ero paziente. E solo un periodo passeggero, dicevo a me stesso. Solo un periodo.

15

Il 9 maggio 1999, tra le quattro e le cinque di mattina, sognai che il Controllore di Stato Gilmartin veniva fucilato da un plotone di esecuzione.

Posso essere cosi preciso circa la data e l’ora perche fu un sogno tanto reale, tanto simile a un notiziario delle undici proiettato sullo schermo della mia mente, che mi svegliai e biascicai un appunto nel mio registratore da letto. Ho imparato molto tempo fa a prendere appunti sui sogni di una tale intensita, in quanto spesso salta poi fuori che si tratta di premonizioni. Nei sogni viene la verita. Il Faraone di Giuseppe sogno di essere in piedi presso un fiume da cui uscivano sette vacche grasse e sette magre, quattordici presagi. Calpurnia vide zampillare il sangue dalla statua di Cesare la notte prima delle Idi di Marzo. Abe Lincoln sogno di udire singhiozzi sommessi di invisibili persone in lutto e vide se stesso scendere le scale e trovare nella Sala Orientale della Casa Bianca un catafalco, un picchetto d’onore di soldati, un corpo in abito da funerale nella bara, una folla di cittadini in lacrime.

— Chi e morto alla Casa Bianca? — chiede in sogno il presidente e gli dicono che e morto il presidente, assassinato. Molto prima che Carvajal entrasse nella mia vita imparai che gli ormeggi del futuro sono deboli, che banchi di tempo riescono a staccarsi e galleggiano all’indietro attraverso il mare immenso delle nostre menti addormentate.

Vidi Gilmartin, paffuto, pallido, sudato, un uomo alto dal viso rotondo e dai freddi occhi azzurri, trascinato in uno spoglio cortile polveroso, un luogo diviso in una zona di sole ardente e una di ombra netta. Lo vidi lottare contro i legacci, ansando, contorcendosi, implorando, protestando la sua innocenza. Poi i soldati, dritti, a spalla a spalla, che alzano i fucili, un momento infinitamente lungo per prendere la mira in silenzio. Gilmartin che geme, prega, si lamenta e alla fine riesce a trovare un barlume di dignita, si raddrizza con le spalle erette. L’ordine di far fuoco, il crepitio dei fucili, il corpo che sussulta e si contorce orrendamente, e cade contro le corde…

Cosa significava? Era un presagio di futuri guai per Gilmartin che aveva criticato l’amministrazione delle finanze di Quinn e che io non sopportavo, o la semplice speranza di qualcosa del genere? Un complotto per assassinarlo? Gli attentati erano stati molto comuni all’inizio degli Anni ’90, forse piu che durante la sanguinosa epoca kennedyana, ma pensavo che ormai fossero passati di moda. E poi chi avrebbe assassinato un insignificante tirapiedi come Gilmartin? Forse era il presagio che Gilmartin sarebbe morto di morte naturale. Eppure, si vantava di avere una salute di ferro. Un incidente? O, forse, una morte metaforica, un processo, un contrasto politico, uno scandalo, un’incriminazione?

Non sapevo come interpretare il mio sogno e cosa fare, alla fine decisi di non fare niente. Fu cosi che perdemmo l’autobus dello scandalo Gilmartin, che fu in realta quello che avevo intuito: nessun plotone di esecuzione per il controllore, ma vergogna, dimissioni, prigione. Quinn avrebbe potuto trarne un enorme vantaggio politico, se fossero stati gli investigatori municipali a scoprire le manipolazioni di Gilmartin, se il sindaco si fosse levato a proclamare, con giusta collera, che la citta era stata ingannata ed era necessaria una resa dei conti. Ma io non fui capace di interpretare il quadro piu vasto, e fu un ragioniere statale, non uno dei nostri uomini, a far venire fuori tutta la storia, come Gilmartin avesse sistematicamente cambiato direzione a milioni di dollari dei fondi statali destinati a New York e li avesse indirizzati negli erari di alcune cittadine del nord, e di li nelle proprie tasche e in quelle di un paio di funzionari di campagna. Troppo tardi mi resi conto che mi ero trovato sottomano due possibilita di abbattere Gilmartin e le avevo bruciate entrambe. Un mese prima del sogno Carvajal mi aveva dato quell’appunto misterioso. Tenere d’occhio Gilmartin, aveva suggerito. Gilmartin, coagulamento del petrolio, Leydecker. E allora?

— Parlami di Carvajal — chiesi a Lombroso.

— Cosa vuoi sapere?

— E stato davvero cosi abile in Borsa?

— Strabiliante. Solo dal ’93 in poi ha accumulato nove o dieci milioni, a quanto ne so io. E forse molto di piu. Sono sicuro che lavora con la mediazione di molte ditte. Conti bancari numerati, prestanomi, ogni tipo di trucchi per nascondere quanto ha realmente guadagnato.

— Solo con la compravendita delle azioni?

— Si. Entra in borsa, rialza le quotazioni di un’azione e se ne va.

— E possibile — chiesi — che qualcuno preveda i movimenti di borsa in modo cosi esatto per tanti anni?

Lombroso si strinse nelle spalle.

— Immagino che siano in pochi ad averlo fatto. Nessuno, che io sappia, e stato continuo come Carvajal.

— E in possesso di informazioni interne?

— Non e possibile. Non in tutte le societa. Deve trattarsi di pura intuizione. Non fa altro che comprare e vendere, comprare e vendere e ne raccoglie i profitti. Ti arriva un giorno, tranquillo e riservato, apre un conto, niente referenze bancarie, niente connessioni con Wall Street. Furbo.

— Si.

— Un ometto tranquillo. Sta seduto a guardare il registratore mentre detta gli ordini. Niente confusione, niente chiacchiere, niente agitazione.

— Non si sbaglia mai?

— Ha avuto qualche perdita. Di poco conto.

— Mi chiedo perche.

— Perche cosa?

— Perche subire delle perdite?

— Anche lui deve pur sbagliare.

— Davvero? Forse lo fa apposta, per provocare un effetto strategico. Regressi calcolati per spingere la gente a credere che sia umano. Oppure per impedire che gli altri copino le sue mosse e falsino quindi le fluttuazioni.

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