po’ non lo sentii piu. Spedivo il sindaco a colazione e a pranzo con una strana varieta di uomini politici potenzialmente influenti in futuro. Con l’aiuto di Dio, seguivo il copione.

Ai primi di ottobre Carvajal mi disse: — E adesso fate domanda di divorzio.

29

Mercoledi, 6 ottobre 1999, 86 giorni prima della fine del secolo. 86 giorni prima dello spostamento della lancetta. “Quando la lancetta si spostera — aveva detto Quinn nel suo discorso piu famoso — facciamo piazza pulita del passato e ricominciamo da capo, ricordando, senza ripeterli, gli errori precedenti.”

Sposare Sundara era stato dunque uno degli errori del passato? E adesso fate domanda di divorzio, mi disse Carvajal, e non mi stava dando un imperativo categorico ma piuttosto mi ricordava impersonalmente la condizione necessaria delle cose future. Cosi l’inesplicabile futuro divora ineluttabilmente il presente. Perche, a quale fine, a quale scopo? Io l’amavo ancora.

Eppure i nostri rapporti si erano aggravati sempre di piu nell’estate e l’eutanasia era l’unica soluzione plausibile. Tutto cio che di comune un tempo avevamo era crollato in pezzi; Sundara era completamente persa nei ritmi e riti del Passaggio, si era data anima e corpo alle sue assurdita sacre e io stesso ero immerso nei miei sogni di chiaroveggenza; oltre a un appartamento e un letto, non dividevamo piu niente.

Penso che avremo fatto l’amore non piu di tre volte quell’ultima estate. Fatto l’amore! Qualunque cosa Sundara e io abbiamo fatto, in quelle tre volte di pressioni di carne contro carne, “amore” non e certo il termine giusto; abbiamo fatto sudore, lenzuola spiegazzate, respiro pesante, persino l’orgasmo, ma amore? L’amore era la, incapsulato dentro di me e forse anche dentro di lei, come un prezioso capitale messo da parte.

Tre volte in un mese. Il suo corpo sinuoso non aveva perso nulla della sua bellezza ai miei occhi. Ma in quei giorni mi sembrava che il sesso tra Sundara e me fosse qualcosa di irrilevante, di improprio. Non avevamo niente da offrire l’uno all’altra tranne i nostri corpi e dal momento che tutti gli altri punti di contatto tra noi erano ormai corrosi, quell’unico che ancora rimaneva era diventato peggio che insignificante.

L’ultima volta che facemmo l’amore, dormimmo insieme, ci accoppiammo, godemmo, fu sei giorni prima dell’ordine di Carvajal. Non sapevo che sarebbe stata l’ultima volta, anche se immagino che avrei dovuto saperlo, se fossi stato davvero meta del profeta per cui la gente mi pagava.

Sundara e io eravamo fuori con dei vecchi amici quel venerdi sera, il gruppo a tre Caldecott, Tim, Beth e Corinnie. Tim e io eravamo stati soci dello stesso circolo di tennis molti anni prima, e una volta avevamo vinto un torneo di doppio, cosa che ci aveva legati molto. Quella sera bevemmo parecchio, fumammo ancora di piu e portammo avanti una specie di corteggiamento a cinque che sarebbe sicuramente finito a letto, con me, Tim e la bionda Corinne da una parte e Sundara e Beth dall’altra. Ma a un certo punto mi accorsi con sorpresa che Sundara stava mandando chiarissimi segnali nella mia direzione. Era cosi “partita” da dimenticare che ero suo marito? O era passato talmente tanto tempo dall’ultima volta che io le sembravo una novita tentatrice? Non so. Comunque, il calore della sua improvvisa occhiata ristabili tra noi una risonanza che presto divento incandescente; riuscimmo a scusarci senza che i Caldecott si offendessero e corremmo a casa.

Tutto rimase perfetto, il nostro stato d’animo, l’atmosfera, tutto.

Fu un amplesso impeccabile, i nostri corpi si muovevano in sintonia perfetta, nella tradizionale posizione occidentale, e non c’era ragione per cui non avrei potuto andare avanti tutta la notte. Ma naturalmente, non fu un atto d’amore: fu semplicemente una gara atletica, eravamo due discoboli che si muovevano in tandem, ripetendo i riti fissi e preordinati della loro specialita, ma l’amore non aveva proprio niente a che vedere con tutto questo. Cosi ricevemmo le nostre medaglie d’oro delle Olimpiadi e, dopo la fine, ci trovammo sudati ed esausti.

— Ti dispiacerebbe prendermi un po’ d’acqua? — mi chiese Sundara dopo qualche minuto.

Fu cosi che fini.

— E adesso fate domanda di divorzio — ordino Carvajal sei giorni dopo.

30

Datevi completamente a me, questo era il patto, niente domande, nessuna garanzia. Ma questa volta ero costretto a fare delle domande. Carvajal mi stava spingendo a un passo che non potevo fare senza qualche spiegazione.

— Mi avevate promesso di non fare domande — obietto.

— Non importa. Datemi almeno un’indicazione o il patto e rotto.

Tento di farmi abbassare lo sguardo. Ma i suoi occhi vuoti, a volte cosi fieramente irrefutabili, adesso non mi intimidivano. Il mio intuito mi disse che non dovevo cedere, che dovevo fare pressione su di lui, pretendere di sapere la struttura degli avvenimenti a cui andavo incontro. Carvajal non voleva cedere. Si dimenava, sudava e diceva che stavo rovinando il mio addestramento.

— No, io l’amo e anche al giorno d’oggi il divorzio non e uno scherzo. Non posso farlo per un capriccio.

— Il vostro addestramento.

— Al diavolo! Perche dovrei lasciare mia moglie, quando non esiste nessuna ragione se non il fatto che ultimamente non andiamo molto d’accordo? Rompere con Sundara non e come cambiare taglio di capelli, sapete.

— Certo che lo e.

— Cosa?

— Tutti gli avvenimenti sono uguali, a lungo andare.

Sbuffai.

— Non dite delle sciocchezze. Azioni diverse hanno conseguenze diverse, Carvajal. Il fatto che io porti capelli corti o lunghi non puo influire in modo decisivo sugli avvenimenti collaterali. Ma i matrimoni a volte producono figli e i figli sono costellazioni genetiche uniche e i bambini che Sundara e io potremmo avere, se lo decidessimo, sarebbero diversi da quelli che lei o io potremmo avere con altri partner, e le differenze… Cristo, se ci dividiamo io potrei sposare qualcun’altra e diventare il progenitore del prossimo Napoleone e se rimango con lei potrei… insomma, come potete affermare che a lungo andare tutti gli avvenimenti sono uguali?

— Mi sembra che afferriate le cose molto lentamente.

— Cosa?

— Non parlavo di conseguenze. Semplicemente di fatti. Tutti gli eventi sono uguali nella loro probabilita, Lew, e con questo voglio dire che per qualsiasi fatto che si verifica c’e la probabilita totale che si verifichi…

— Tautologia!

— Si. Ma noi trattiamo in tautologia, voi e io. Io vi dico che vi “vedo” divorziare da Sundara, proprio come vi “vidi” con i capelli rasati a zero, e quindi questi avvenimenti hanno probabilita uguali di verificarsi.

Chiusi gli occhi. Rimasi immobile per un lungo momento. Alla fine dissi: — Ditemi perche chiedo il divorzio. Non c’e nessuna speranza di rimettere insieme i cocci del nostro matrimonio? Dopo tutto, non siamo ai ferri corti. Non abbiamo profondi disaccordi per questioni di denaro. La pensiamo allo stesso modo su moltissime cose. Abbiamo perso un po’ i contatti, d’accordo, ma questo e tutto, e solo uno spostamento verso sfere diverse. Non pensate che potremmo tornare insieme se entrambi facessimo uno sforzo sincero?

— Si.

— E allora, perche non tentare invece…

— Dovreste affiliarvi al Transit.

Scrollai le spalle.

— Riuscirei a cavarmela se anche lo dovessi fare. Se l’unica alternativa fosse perdere Sundara.

— Non potreste. E contrario ai vostri principi, Lew. Si oppone a tutto cio in cui credete e per cui state lavorando.

— Ma pur di non perdere Sundara…

— L’avete ormai persa.

— Solo nel futuro. E ancora mia moglie.

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