— Non ho ancora…
— Vai a Duluth. Desidero che tu prenda conoscenza del tipo di lavorazione svolto da quella fabbrica. Leon, avverti Duluth: mio figlio sara da loro nel primo pomeriggio, per una breve visita d’ispezione.
Spaulding si allontano. Manuel scrollo le spalle: — Come vuoi tu, Padre.
— E ora che ti assuma piu responsabilita, ragazzo mio. Per sviluppare le tue disposizioni manageriali. Un giorno sarai a capo di tutto, non ti pare? Quel giorno, quando la gente dira Krug, intendera parlare di
— Cerchero di essere degno della tua fiducia — disse Manuel.
Sapeva che non sarebbe mai riuscito a incantare il vecchio con quel tipo di affermazioni. E l’esibizione d’orgoglio paterno non incantava neppure lui. Manuel sapeva benissimo che il padre lo disprezzava, fondamentalmente. Riusciva perfino a vedersi come lo vedeva il padre: un perdigiorno, un eterno playboy. E invece come si vedeva lui stesso: sensibile, dolce, troppo raffinato per scendere a lottare nell’arena finanziaria. Ma subito, da quell’immagine, nacque una terza prospettiva di Manuel Krug: vacuo, schietto, idealista, futile, incompetente. Qual era il vero Manuel? Non lo sapeva neppure lui. Piu invecchiava, meno si capiva.
Il senatore Fearon usci dal trasmat.
— Henry — disse Krug — tu conosci gia mio figlio Manuel… il futuro Krug dei Krug, l’erede…
— Sono passati tanti anni — disse Fearon. — Buon giorno, Manuel!
Manuel tocco la palma del politico, fredda. Gli rivolse un sorriso affabile. — Ci siamo incontrati cinque anni fa, a Macao — disse. — Lei era di passaggio, diretto a Ulan Bator.
— Ma certo, ma certo! Che memoria invidiabile. Krug, hai proprio un ragazzo di valore, sai! — esclamo Fearon.
— Aspetta qualche anno — disse Krug. — Quando mi ritirero dalla scena, vi fara vedere lui come lavora un
Manuel tossicchio e distolse lo sguardo, imbarazzato. Un impulso coatto di amor dinastico portava il vecchio Krug, tutte le volte, a pretendere che il figlio fosse la persona adatta per ereditare il gruppo delle imprese economiche fondate o incamerate da lui. Da cio le continue esibizioni di preoccupazioni per dare qualche “insegnamento” a Manuel, e da cio le ruvide, continue insistenze in pubblico sul fatto che Manuel, un giorno o l’altro, avrebbe preso la direzione.
Manuel non aveva alcun desiderio di prendersi sulle spalle l’impero del padre. E non pensava neppure di essere capace di farlo. Solo ora era giunto, con la maturita, a superare la fase del playboy, e cercava a tentoni il modo di uscire dalle frivolezze come un altro avrebbe potuto cercare il modo di uscire dall’ateismo. Cercava qualcosa che gli offrisse uno scopo: un recipiente che potesse accogliere le sue ambizioni e le sue capacita ancora prive di forma. Forse un giorno ne avrebbe trovato uno. Ma dubitava che si sarebbe trattato delle Imprese Krug.
Il vecchio lo sapeva quanto lui. Interiormente, disprezzava la vacuita del figlio, e a volte quel disprezzo affiorava anche alla superficie. E tuttavia continuava sempre a fingere apprezzamento per i suoi giudizi, per la sua astuzia e le sue potenziali capacita d’amministratore. Davanti a Thor Guardiano, davanti a Leon Spaulding, davanti a chiunque lo stesse a sentire, Krug si dilungava a parlare delle grandi virtu dell’erede. Un’illusione ipocrita, la giudicava Manuel. Ingannando se stesso, cerca di portarsi a credere a quel che (lo sa benissimo) non si avverera mai. Ma l’inganno non riuscira. Non puo riuscire. Continuera ad accordare piu fiducia, fiducia vera, al suo androide Thor che al figlio. E per buone ragioni. Perche non dovrebbe preferire un abile androide a un figlio senza qualita? Ci ha fatti lui tutte due, no?
Che passi pure le sue aziende a Thor Guardiano, si disse Manuel.
Intanto, erano arrivati gli altri ospiti. Krug li imbrancava tutti verso le cabine trasmat.
— Alla torre! — ruggiva. — Alla torre!
Clissa aveva una mezza crisi d’isteria. — Non guardare — le disse, proteggendola in un abbraccio mentre lo schermo a parete del centro di controllo trasmetteva la scena del blocco che veniva sollevato via dai cadaveri. Si volto verso Spaulding e gli disse: — Un sedativo, presto.
L’ectogeno gli trovo una fiala di qualcosa. Manuel ne schiaccio il beccuccio contro il braccio di Clissa e l’attivo. Il farmaco le guizzo sotto la pelle con un debole soffio, a velocita ultrasonica.
— Sono morti? — chiese Clissa, continuando a voltare la testa dall’altra parte.
— Credo di si. Uno e ancora vivo, forse. Gli altri sono morti senza accorgersene.
— Che pena, quelle povere persone…
— No, non persone — rettifico Leon Spaulding. — Androidi. Solo androidi.
Clissa alzo il capo. — Gli androidi sono persone come tutti! — scatto. — Non voglio piu sentire questo tipo di discorsi! Non hanno anch’essi il loro nome, i loro sogni, la loro personalita…
— Clissa — la esorto Manuel, piano.
— …le loro ambizioni? — continuo lei. — Sono persone, certo! Alcune
—
Spaulding era immobile, con gli occhi vitrei per la collera. L’ectogeno pareva sul punto di ribattere qualcosa d’offensivo, ma riusci a controllarsi con un tremendo sforzo di volonta e a superare quel momento.
— Mi spiace — mormoro Clissa, abbassando gli occhi. — Non intendevo offenderla, Leon. Io… io… oh, Dio, Manuel, perche devono succedere cose orribili come queste? — E riprese a singhiozzare. Manuel fece un gesto per avere dell’altro sedativo, ma suo padre scosse il capo e si avvicino a loro, togliendogli Clissa.
Krug cullo la nuora nelle immense braccia, premendosela sull’ampio petto. — E finito — disse, battendole la mano sulla spalla — finito, finito, finito. E stato terribile, si. Terribile. Ma non hanno sofferto. Sono morti senza accorgersene. Adesso Thor si prendera cura dei feriti. Gli stacchera i centri del dolore e si sentiranno subito meglio. Povera Clissa, povera, povera, povera Clissa… non hai mai visto morire nessuno, vero? E spaventoso, cosi d’improvviso. Lo so. Lo so. — La confortava con tenerezza, accarezzandole i lunghi capelli di seta, battendole la mano sulla schiena, baciandole le guance umide di pianto. Manuel fissava la scena, stupito. In tutta la sua vita non aveva mai visto tanta gentilezza in suo padre.
Ma, naturalmente, Clissa rappresentava per il vecchio qualcosa di speciale: lo strumento della successione dinastica. Lei doveva fornire la forza stabilizzatrice che avrebbe fatto accettare a Manuel le proprie responsabilita; inoltre le spettava il compito di perpetuare il nome dei Krug. Che assurdita: Krug trattava la nuora come una preziosa statuina di porcellana, eppure pretendeva entro breve tempo che un ampio fiotto di nipoti le scaturisse dai fianchi…
Ora Krug si rivolse agli ospiti: — Peccato dover terminare la visita cosi. Ma almeno abbiamo visto cio che volevamo vedere, prima dell’incidente. Senatore, signori, vi ringrazio d’esser venuti alla torre. E verrete ancora a vederla, spero, quando sara piu rifinita. Ora possiamo andare, no?
Clissa sembrava piu calma. Manuel provava un vago fastidio perche era stato suo padre a calmarla, non lui.
Le prese il braccio. — Penso che noi due faremmo meglio a ritornare in California — disse. — Un paio d’ore insieme, sulla spiaggia, la metteranno a posto. Allora, noi…
— Oggi pomeriggio ti aspettano a Duluth — disse Krug, duro come un macigno.
— Ma io…
— Chiama un domestico androide che l’accompagni a casa — disse Krug. — Tu vai alla fabbrica. — Voltandosi via da Manuel, accenno un saluto agli ospiti, che gia stavano partendo, e disse a Spaulding: — New York. Ufficio superiore.