Gli occhi di Burris percorsero il suo corpo. Egli sentiva che era proprio quello che lei voleva. E dovette riconoscere che era tutto meno che un tipo voluttuoso. Tuttavia, nel suo modo furtivo, era attraente. Persino femminile. In bilico fra la fanciullezza ingrata e la femminilita irrequieta.
— Prendine uno e mettitelo — le disse. — Ti faro fiorire. Non sentirti a disagio. Guardami qua, in questo abbigliamento pazzesco. Ma penso che sia uno scherzo colossale. Devi fare come me. Avanti!
— Questo e il secondo guaio. Non so quale scegliere.
Burris non pote darle torto. Guardando sulle scansie, vide che c’era l’imbarazzo della scelta. Ne sarebbe rimasta abbagliata la stessa Cleopatra; e questa povera piccola derelitta era sbalordita. Egli cerco in giro, a disagio, sperando di capitare su qualcosa che, all’istante, apparisse adatto per Lona. Ma nessuno di quei vestiti era stato ideato per una derelitta, e finche egli continuo a pensarla sotto tale aspetto, non riusci a scegliere nulla. Alla fine, torno a quello che aveva preso a caso, l’abito elegante e casto. — Questo — disse — credo che vada proprio bene.
Con aria dubbiosa, lei esamino l’etichetta. — Mi sentiro imbarazzata, con un abito cosi stravagante.
— Abbiamo gia parlato di questo, Lona. Mettitelo.
— Non sono capace di adoperare il meccanismo. Non so come si fa.
— E la cosa piu semplice del mondo! — esplose lui, e si mando al diavolo per la facilita con cui scivolava in toni di voce autoritari, con lei. — Sulla lattina ci sono le istruzioni. Si mette la lattina nella fessura…
— Fallo tu.
Lo fece lui. Lei si mise, dritta e ferma, nel raggio del distributore, mentre ne usciva l’abito, sotto forma di una nebbiolina, andando ad avvolgersi sulla sua persona. Burris cominciava a sospettare che, in tutta quella faccenda, era stato manovrato, con notevole destrezza. In un solo balzo gigantesco, avevano superato la barriera della nudita, e ora lei si mostrava a lui con la stessa naturalezza che se fosse sua moglie da decenni, chiedendogli consigli sull’abito da mettersi, piroettando sotto il distributore che la vestiva con eleganza. Quella piccola strega! Ne ammiro la tecnica. Le lacrime, il corpicino nudo e rannicchiato, l’aria da povera bambina… Oppure egli stava vedendo, nel suo panico, quel che non c’era? Forse, forse.
— Che effetto faccio? — ella chiese, venendo avanti.
— Magnifico. — Lo pensava realmente. — Qua c’e lo specchio. Giudica tu stessa.
Il modo in cui lei arrossi di piacere valeva parecchi chiloWatt. Burris giunse alla conclusione che si era sbagliato interamente sui moventi di Lona; era meno complicata. Il suo terrore, all’idea dell’eleganza, era stato genuino, come lo era, adesso, il suo piacere per il risultato finale.
Ed era un risultato stupendo. Il beccuccio del distributore aveva fatto venir fuori un vestito che non era del tutto trasparente, ne del tutto aderente. Stava su di lei come una nuvola, velando i fianchi magri e le spalle cadenti, e riusciva abilmente a suggerire una linea voluttuosa che non c’era. Con un abito di sprayon non si portavano indumenti intimi e quindi il corpo era nascosto alla vista da una frazione minima di materia; ma i disegnatori erano stati accorti, e il drappeggio morbido di quel vestito metteva in risalto e ampliava colei che lo indossava. Anche i colori erano deliziosi. Per effetto di una qualche stregoneria molecolare, i polimeri non erano fissati saldamente a un solo segmento dello spettro. Quando Lona si muoveva, l’abito cambiava prontamente di colore, passando da un grigiore d’alba a un azzurro da cielo estivo, e da questo al nero, al color marrone-ferro, al perlaceo, al lilla.
Lona assumeva l’aria sofisticata che l’abito le dava. Sembrava piu alta, meno giovane, piu decisa e sicura di se. Teneva le spalle dritte e, con una trasfigurazione sorprendente, i suoi seni sporgevano innanzi.
— Ti piace? — gli chiese piano.
— E meraviglioso, Lona.
— Mi sento cosi strana. Non ho mai indossato nulla di simile. Tutt’a un tratto eccomi trasformata in Cenerentola che va al ballo!
— E chi e la fata-madrina? Duncan Chalk?
Risero entrambi. — Gli auguro — disse lei — di trasformarsi in zucca a mezzanotte. Minner — ando allo specchio — saro pronta in cinque minuti.
Egli torno in camera propria e a lei occorsero non cinque, ma quindici minuti, per cancellare le tracce del pianto; ma Burris non stento a perdonarla. Quando comparve, quasi non la riconosceva. Si era “fatta la faccia” con uno splendore brunito che, in pratica, la trasformava. Si era sottolineata l’orlo delle palpebre con una polvere lucente, le labbra scintillavano di una morbida fosforescenza e le orecchie erano coperte da piattelli d’oro. Entro scivolando leggera come un lembo di foschia mattutina. — Credo che adesso possiamo andare — disse lei con una voce calda.
Burris era contento e divertito. Sotto un certo aspetto era come una bambina vestita da donna, ma, sotto un altro, era una donna che cominciava allora a scoprire di non essere piu una bambina. Si era veramente schiusa la crisalide? Comunque, gli piaceva di vederla cosi. Era senz’altro bella. Forse la gente avrebbe guardato lei e lo avrebbe osservato un po’ meno.
Si diressero insieme verso la gabbia di discesa.
Al momento di uscire dalla camera, egli aveva comunicato ad Aoudad che stavano venendo giu per la cena. Poi discesero. Burris provo un impeto folle di timore e lo soffoco senza remissione. Da quando era tornato sulla Terra, non si era piu esposto in pubblico cosi clamorosamente, in un pranzo al piu famoso ristorante del mondo, facendo forse andar di traverso il caviale a un migliaio di avventori e con gli sguardi puntati addosso a lui da ogni parte. Considerava quella serata alla stregua di una prova. Con Lona vicina, si sentiva, in qualche modo, piu forte; si ammanto di coraggio come lei aveva indossato le belle vesti alle quali non era abituata.
Appena misero piede, giu, nell’atrio, Burris udi le esclamazioni soffocate degli astanti. Sospiri di piacere? Di sbigottimento? Un brivido di compiaciuto orrore? Il sibilo di quel respiro mozzo non consentiva, da solo, di indovinarne la natura. Indubbiamente, guardavano la strana coppia che usciva dalla gabbia di discesa, e subivano una reazione.
Burris, che dava il braccio a Lona, tenne il viso impassibile. Guardateci, guardateci bene, pensava con sarcasmo. Siamo la coppia del secolo. L’astronauta mutilato e la vergine madre di cento figli. Lo spettacolo del secolo!
Tutti li guardavano, si. Burris sentiva passare gli sguardi sulla linea delle sue mascelle che non finivano con un orecchio, sui suoi occhi con dei portelli che si aprivano e chiudevano a scatti, sulla sua bocca rifatta. Si meraviglio egli stesso per la propria mancanza di reazione alla loro volgare curiosita. Guardavano anche Lona; ma lei aveva meno da offrire in pasto al pubblico: le sue ferite erano ulteriori.
Improvvisamente, a sinistra di Burris, ci fu del trambusto.
Un attimo dopo, Elisa Prolisse, uscita di mezzo alla gente, si precipitava verso di lui, con un grido squarciante: — Minner, Minner!
Sembrava un’ossessa. Si era pitturata il viso bizzarramente, con una truccatura di una violenza mostruosa, righe azzurre sulle guance, sporgenze rosse sopra gli occhi. Sdegnando lo sprayon, indossava questa volta un abito di un tessuto naturale, frusciante, seducente, con una profonda scollatura che scopriva i globi bianchi come il latte dei suoi seni. Tendeva in avanti le mani, che terminavano in artigli lucenti.
— Ho cercato di parlarti — ansimo. — Non mi hanno lasciata avvicinare…
Aoudad piombava verso di loro. —
Lei gli graffio la guancia con le unghie. Aoudad barcollo indietro ed Elisa si giro verso Burris. Guardo Lona velenosamente. Agguanto il braccio di Burris, tirandolo e dicendo: — Vieni via con me. Non ti lascio, ora che ti ho ritrovato.
—
Era Lona. Le sillabe erano uscite dalle sue labbra come lame roteanti.
La donna piu matura guardo la ragazza. Burris, attonito, penso: adesso si picchiano. Elisa pesava almeno venti chili piu di Lona, e, come Burris ben sapeva, era fortissima. Ma anche Lona aveva risorse di forza insospettate.
Una scenata nell’atrio dell’albergo, penso egli con una curiosa chiarezza. Nulla ci verra risparmiato.
— Io lo amo, puttanella! — grido Elisa con voce rauca.
Lona non rispose, ma la sua mano parti in un gesto rapido e falciante verso il braccio teso di Elisa, e colpi di taglio l’avrambaccio carnoso con un colpo secco. Elisa soffio. Ritiro il braccio. Mise di nuovo le mani ad artiglio. Lona, scartando, si piego un poco sulle ginocchia, pronta a scattare.
Tutto cio si era svolto in pochissimi secondi. Ora gli astanti sbalorditi si mossero, Burris stesso, superato il primo attimo di paralisi, s’interpose con un passo facendo scudo a Lona contro la furia di Elisa. Aoudad afferro