— Si. Grinjo. Urmond, prendetelo.
I due assassini si fecero avanti. Si trovarono di fronte a Stren: la sua spada pareva essersi materializzata a un centimetro dalla loro gola, senza che nemmeno se ne accorgessero.
— Possibile che potrei uccidere soltanto uno di voi — mormoro — ma vi suggerisco di chiedervi… quale?
— Guarda lassu, Zlorf — disse Ymor.
Una fila di pupille gialle, minacciose lo guardavano dall’oscurita tra le travi.
— Ancora un passo e te ne andrai con meno occhi di quando sei arrivato — affermo il mastro ladrone. — Cosi siediti e bevi qualcosa, Zlorf; parliamone da persone ragionevoli. Credevo che avessimo fatto un accordo: tu non rubi, io non ammazzo. Ossia, non a pagamento — aggiunse dopo una pausa.
Zlorf accetto la birra che gli veniva offerta.
— E allora? — disse. — Io l’ammazzo e poi tu lo derubi. E quel tipo buffo laggiu?
— Si.
Zlorf fisso Duefiori, che gli rivolse un sorrisetto. L’assassino alzo le spalle. Raramente perdeva tempo a domandarsi perche certa gente voleva morta altra gente. Era semplicemente un modo di guadagnarsi da vivere.
— Posso chiedere chi e il tuo cliente? — domando Ymor.
Zlorf sollevo una mano. — Per piacere! — protesto. — Etica professionale.
— Naturalmente. A proposito…
— Si?
— Credo di avere fuori un paio di guardie…
— Avevi.
— E delle altre nel vano del portone sul marciapiede opposto.
— In passato.
— E due arcieri sul tetto.
Un fremito di dubbio passo sul viso di Zlorf, come l’ultimo raggio di sole su un campo malamente arato.
La porta si spalanco e ando a sbattere contro l’assassino in piedi li accanto.
— Piantatela! — grido il Grosso da sotto il tavolo.
Zlorf e Ymor alzarono gli occhi sul tipo fermo sulla soglia. Era basso, grasso e riccamente abbigliato. Sfarzosamente abbigliato. Dietro a lui s’intravedevano delle sagome alte e grosse. Sagome molto grosse,
— Chi e quello? — chiese Zlorf.
— Io lo conosco — rispose Ymor. — Si chiama Rerpf. Dirige il Groaning Platter, la taverna vicino al ponte Brass. Stren, levalo di mezzo.
Rerpf alzo una mano inanellata. Stren Giunco esito, a mezza strada dalla porta, vedendo diversi troll massicci chinarsi per entrare e mettersi ai lati del grassone, strizzando gli occhi alla luce. Dei muscoli delle dimensioni di un melone gonfiavano i bicipiti simili a sacchi di farina. Ogni troll teneva una bipenne. Tra il pollice e l’indice.
Il Grosso venne fuori dal suo nascondiglio, fumante di rabbia. — Fuori! — urlo. — Mandate fuori di qui quei troll!
Nessuno si mosse. Nel locale regnava una calma improvvisa. Il Grosso lancio un’occhiata in giro. Soltanto allora capi quello che aveva detto e a chi l’aveva detto. Dalle labbra gli sfuggi un gemito.
Arrivo alla porta della cantina proprio quando uno dei troll, con un gesto appena percettibile di una delle sue mani grosse come un prosciutto, fece volare l’ascia attraverso la stanza. Il tonfo della porta e il legno spaccato dalla scure si fusero in un solo rumore.
— Che diavolo! — esclamo Zlorf Flannelfoot.
— Che volete? — domando Ymor.
— Sono qui per conto della Corporazione dei Mercanti e Commercianti — rispose calmo Rerpf. — Per proteggere i vostri interessi, si potrebbe dire. Si tratta dell’ometto.
Ymor aggrotto la fronte. — Mi dispiace — disse. — Credevo che aveste detto la Corporazione dei Mercanti.
— E dei Commercianti — completo Rerpf. Dietro a lui, in aggiunta ad altri troll c’erano parecchi uomini che Ymor riconobbe vagamente. Li aveva visti, forse, dietro ai banchi dei negozi e dei bar. Simili a ombre, di solito, figure facilmente ignorate, facilmente dimenticate. Comincio a preoccuparsi. Penso a quello che poteva provare, diciamo, una volpe di fronte a una pecora arrabbiata. Una pecora, inoltre, che poteva permettersi d’impiegare dei lupi.
— Da quanto tempo esiste questa… Corporazione, se posso domandarlo?
— Da questo pomeriggio — dichiaro Rerpf. — Io sono il vicecapo corporazione incaricato del turismo, sapete.
— Che cos’e questo turismo di cui parlate?
— Uh… non ne siamo proprio sicuri… — comincio Rerpf. Un vecchio barbuto sporse la testa al di sopra delle sue spalle e gracchio: — Parlo a nome dei vinai di Morpork. Il Turismo significa Affari. Capito?
— Allora? — disse freddamente Ymor.
— Allora — ribatte Rerpf — noi proteggiamo i nostri interessi, come ho gia detto.
— Fuori i ladri, fuori i ladri! — chioccio il suo anziano compagno. Altri ripresero il canto. Zlorf sogghigno soddisfatto. — E gli assassini — canto il vecchio. Zlorf grugni.
— Ha ragione — asseri Rerpf. — Dappertutto ladri e assassini. Quale sara l’impressione che ne riporteranno i visitatori? Uno viene da lontano per visitare la nostra bella citta con i suoi luoghi d’interesse storico e civico e i suoi strani usi e costumi, e si risveglia morto in qualche vicolo o si ritrova a galleggiare giu per l’Ankh. Come fa a raccontare a tutti gli amici come se la sta spassando? Ammettiamolo, bisogna muoversi di pari passo con i tempi.
Zlorf e Ymor si scambiarono un’occhiata.
— Proprio cosi — disse Ymor.
— Allora muoviamoci, fratello — replico Zlorf. Con un solo movimento si porto la cerbottana alla bocca e lancio una freccia sibilante contro il gigante piu vicino. Questi, con una piroetta, scaglio la bipenne che sorpasso ronzando la testa dell’assassino e si ando a conficcare in uno sfortunato ladro alle sue spalle.
Rerpf si abbasso e cosi permise a un troll alle sue spalle di sollevare la sua pesante balestra di ferro e colpire con una freccia lunga come una lancia il piu vicino assassino. Quello fu l’inizio…
E stato gia osservato come coloro che sono sensibili alle radiazioni del lontano ottarino, l’ottavo colore, il pigmento dell’Immaginazione, riescono a vedere cose che altri non vedono.
Fu cosi che Scuotivento, attraversando rapido i bazar affollati e scintillanti di luci di Morpork, con il Bagaglio che lo seguiva trotterellando, si scontro con un’alta figura scura, si volto per lanciarle un po’ di improperi, e si trovo davanti la Morte.
Doveva essere la Morte. Nessun altro se ne andava in giro con le orbite vuote, e poi la falce sopra la spalla era un altro indizio sicuro. Mentre la fissava terrorizzato, una coppia d’innamorati ridenti attraverso l’apparizione e prosegui, senza mostrare di accorgersene. Per quanto possibile in un volto privo di lineamenti mobili, la Morte sembro sorpresa.
— Scuotivento? — chiamo la Morte in toni profondi e grevi come lo sbattere di porte di piombo, giu giu sottoterra.
— Uhm — disse Scuotivento che cerco di indietreggiare, allontanandosi da quello sguardo cieco.
— Ma perche sei qui? ('Bum bum' rintronarono i battenti della cripta nelle fortezze brulicanti di vermi sotto le antiche montagne…)
— Uhm, perche no? — rispose Scuotivento. — Comunque, sono sicuro che hai tanto da fare, quindi se soltanto…
— Mi ha sorpreso che tu mi abbia urtato, Scuotivento, perche ho appuntamento con te proprio questa notte.
— Oh no, non…
— Naturalmente, cio che mi secca di questa faccenda e che mi aspettavo di incontrarti a Psephopololis.
— Ma si trova a quasi ottocento chilometri da qui!
— Non ho bisogno che tu me lo dica; tutto il sistema e di nuovo scombinato, vedo. Senti, non e possibile che tu…?
Scuotivento indietreggio, con le mani tese per proteggersi. Dal banco vicino, il venditore di pesce secco osservava con interesse quel povero matto.
— Non e assolutamente possibile!
— Ti potrei prestare un cavallo molto veloce.
— No!
— Non sentirai nessun male.
— No! — Scuotivento si volto e corse via. La morte lo guardo allontanarsi e scrollo le spalle amaramente.
— Va’ a farti fottere, allora — disse la Morte. Si giro e vide il pescivendolo. Con un sogghigno, la Morte allungo un dito ossuto e arresto il cuore dell’uomo, ma non ne fu molto orgogliosa.
Poi la Morte si ricordo che cosa doveva accadere piu tardi quella notte. Non sarebbe esatto dire che sorrise, perche per forza di cose i suoi lineamenti erano fissi in un sogghigno calcareo. Ma si mise a canterellare un motivetto, allegro come il segno lasciato da un bubbone; smise soltanto per togliere la vita a una effimera svolazzante e una delle sue nove a un gatto accovacciato sotto il banco del pescivendolo (tutti i gatti possono vedere nell’ottarino). Poi la Morte giro sui tacchi e si avvio al Tamburo Rotto.
La Viabreve, a Morpork, e di fatto una delle piu lunghe della citta. Via Filigrana la taglia all’estremita come la traversa di una T, e il Tamburo Rotto e situato in modo da avere l’intera visuale della strada.
In fondo a Viabreve, una sagoma scura e oblunga si alzo su centinaia di gambette e prese a correre. Da principio si muoveva al piccolo trotto ma poi, a meta strada, era veloce come una freccia.
Un’ombra piu scura strisciava lungo un muro del Tamburo, a pochi metri dai due troll di guardia all’ingresso. Scuotivento stava sudando. Se quelli udivano il lieve tintinnio delle borse appese alla sua cintura…