— Ferito molto profondamente — concluse. Pesco un sacco accanto alla porta e lo getto a Scuotivento. — E la carcassa di un cervo frollato al punto che piace a voi umani, qualche aragosta e un salmone. La Circonferenza ci rifornisce.
Fisso intento il turista e di nuovo Scuotivento, sempre a terra. — Che stai guardando? — chiese.
— E solo che… — comincio Duefiori.
— …paragonato alla notte scorsa… — aggiunse Scuotivento.
— Sei cosi
— Capisco — ammise il troll. — Adesso siamo alle osservazioni personali. — Si drizzo in tutta la sua altezza, normalmente un metro e venti circa. — Solo perche sono fatto di acqua non significa che sono fatto di legno, sapete.
— Scusami — disse Duefiori, uscendo in fretta dalle sue pellicce.
— Voi siete fatti di sudiciume, ma io non ho fatto commenti a proposito di cose per cui non potete farci niente. Oh no, noi non possiamo fare nulla per il modo in cui il Creatore ci ha fatti, e questa la mia opinione. Ma, se proprio volete saperlo, la vostra luna qui e parecchio piu potente di quelle intorno al mio mondo.
— La luna? — disse Duefiori. — Non ca…
— Mi obblighi a mettere i puntini sulle i — replico stizzoso il troll. — Soffro di maree croniche.
Nell’oscurita della capanna trillo un campanello. Tethis attraverso il pavimento scricchiolante per avvicinarsi al complicato congegno di leve, corde e campanelli montato sul cavo piu alto della Circonferenza che passava nella capanna.
Il campanello suono di nuovo e poi inizio uno strano ritmo sussultante che duro parecchi minuti. Il troll lo ascoltava attento, tenendoci l’orecchio pigiato. Quando il suono cesso, si volto lentamente a guardare i due uomini, con espressione preoccupata.
— Siete piu importanti di quanto pensassi — annuncio. — Non dovrete attendere la flotta di salvataggio. Verra a prendervi un apparecchio volante. E cio che dicono a Krull. — Scrollo le spalle. — E ancora non avevo nemmeno inviato un messaggio che eravate qui. Qualcuno ha bevuto ancora vino della noce
Prese un grosso mazzuolo appeso a un pilastro vicino al campanello e se ne servi per scandire un breve carillon. — Passera da un guardiano all’altro e arrivera fino a Krull — annuncio. — E meraviglioso, vero?
Arrivo veloce sul mare, galleggiando sulla superficie a altezza d’uomo ma lasciando una scia spumeggiante, mentre la forza che lo sosteneva schiaffeggiava brutalmente l’acqua. Scuotivento
La lente, che sfiorava l’acqua diretta verso l’isola, distava forse sette metri ed era assolutamente trasparente. Seduti in giro si vedevano numerosi uomini vestiti di nero, ognuno assicurato al disco da una correggia di cuoio. E ognuno fissava le onde con un’espressione cosi tormentata che il disco trasparente sembrava contornato da mascheroni.
Scuotivento sospiro di sollievo. Un suono cosi insolito che indusse Duefiori a distogliere gli occhi dal disco e a guardarlo.
— Siamo importanti, non era una bugia — gli spiego Scuotivento. — Non sprecherebbero tutta quella magia su un paio di semplici schiavi — sogghigno.
— Che cos’e? — chiese l’ometto.
— Il disco deve essere stato creato dal Meraviglioso Concentratore di Fresnel — affermo Scuotivento sicuro di se. — Ci vogliono molti ingredienti rari e instabili, come l’alito di un demone e cosi via, e l’applicazione di almeno otto maghi del quarto grado alla settimana. Poi ci sono quei maghi che ci viaggiano e che devono essere tutti idrofobi…
— Vuoi dire che odiano l’acqua? — domando Duefiori.
— No, non funzionerebbe. L’odio e una forza che attira, come l’amore. Loro l’
— Terribile — commento il troll marino.
Scuotivento non gli presto attenzione. — E tutti muoiono giovani. Non riescono a vivere con loro stessi.
— Certe volte penso che un uomo potrebbe viaggiare tutta la vita nel Disco e non vedere tutto quello che c’e da vedere — osservo Duefiori. — E adesso sembra che ci sia anche una quantita di altri mondi. Quando penso che potrei morire senza vedere la centesima parte di quello che c’e da vedere, mi sento… — s’interruppe e quindi aggiunse: — Umile, direi. E naturalmente arrabbiato.
L’apparecchio volante si arresto con un alto spruzzo di spuma a pochi metri di distanza, in direzione del centro dell’isola, e rimase sospeso, rotando lentamente. Una figura incappucciata, in piedi vicino al robusto pilastro esattamente al centro della lente, fece loro cenno di avvicinarsi.
— Fareste meglio ad andare a guado — consiglio il troll. — Non e prudente farli attendere. Conoscervi e stato un piacere. — Diede a entrambi una stretta di mano umida. Li accompagno per un tratto e i due occupanti piu vicini della lente si allontanarono con un’espressione d’intenso disgusto.
La figura incappucciata calo una scala di corda. Nell’altra mano teneva una mazza d’argento chiaramente concepita per uccidere. La prima impressione di Scuotivento si rafforzo vedendo la figura alzare il bastone e scuoterlo in direzione della spiaggia. Una porzione di roccia scomparve e al suo posto rimase soltanto una nebbiolina grigia di nulla.
— Questo perche non pensi che avrei paura a usarla — disse la figura.
— Non penso che
— Sappiamo tutto di te, Scuotivento il mago. Tu sei un uomo di grande astuzia e artificio. Ridi in faccia alla Morte. La tua finta aria di codardia non mi inganna.
— Io… — comincio Scuotivento interdetto, e impallidi quando l’altro volto verso di lui il bastone del nulla. — Io… vedo che sai tutto di me — concluse con voce debole e si sedette pesantemente sulla superficie sdrucciolevole. Seguendo le istruzioni del comandante incappucciato, lui e Duefiori si legarono con cinghie agli anelli infissi nel disco trasparente.
— Se accenni minimamente a lanciare un incantesimo, sei morto — lo minaccio la voce sotto il cappuccio. — Terzo quadrante, regolare; nono quadrante, raddoppiare;
Un muro d’acqua si levo nell’aria dietro a Scuotivento e il disco sobbalzo. La spaventevole presenza del troll marino probabilmente aveva accresciuto la concentrazione della mente degli idrofobi, perche la lente s’impenno e non inizio il suo volo regolare se non quando fu a diverse braccia sopra il livello del mare. Scuotivento guardo giu attraverso la superficie trasparente e desidero non averlo fatto.
— Bene, di nuovo partenza — esclamo allegro Duefiori. Si giro a salutare con la mano Tethis, ridotto a una macchiolina sul confine del mondo.
Scuotivento gli lancio un’occhiataccia. — Non c’e mai
— Siamo ancora vivi, no? E tu stesso hai detto che loro non si darebbero tanta pena solo per farci schiavi. Credo che Tethis esagerasse. Credo che sia tutto un malinteso. E che ci manderanno a casa. Dopo avere visto Krull, naturalmente. E devo dire che tutto questo sembra affascinante.
— Oh si, affascinante — gli fece eco il mago con voce cupa. — Penso: 'Ho visto l’eccitazione e ho visto la noia. E la noia era meglio'.
Se in quel momento uno di loro due avesse guardato in giu, avrebbe notato sorgere dall’acqua, molto al di sotto di loro, una strana onda a forma di V, con l’apice puntato dritto sull’isola di Tethis. Ma non stavano guardando. I ventiquattro maghi idrofobi
Qualche tempo prima di questi avvenimenti, la nave pirata in fiamme si era immersa nelle onde e aveva cominciato la sua lunga e lenta scivolata verso il fondo distante. Era piu distante del normale perche proprio sotto la chiglia sfondata si trovava la Gorunna Trench, una spaccatura nella superficie del Disco, cosi nera, cosi profonda e cosi perigliosa che perfino i mostri marini ci si avventuravano con timore e in coppia. Nei baratri meno rischiosi i pesci giravano con le luci accese sulla testa e, tutto sommato, se la cavavano benone. Nella Gorunna, lasciavano spente le luci e strisciavano, per quanto sia possibile strisciare a una creatura priva di gambe. E tendevano a andare a sbattere contro le cose. Cose orribili.
Intorno alla nave l’acqua passo dal verde al porpora, dal porpora al nero, dal nero a un’oscurita cosi totale che al confronto il nero sembrava soltanto grigio. Sotto l’enorme pressione quasi tutto il fasciame della nave era stato ridotto in schegge.
Il relitto oltrepasso roteando ammassi di polpi da incubo e foreste oscillanti di alghe, che brillavano di colori tenui, malsani. Delle Cose lo sfioravano con i morbidi, freddi tentacoli mentre sfrecciavano via nel silenzio gelido.
Qualcosa spunto da! fango e se lo mangio in un boccone.
Piu tardi gli isolani di un piccolo atollo non troppo distante dal Bordo, scoprirono con stupore, nella loro piccola laguna, il cadavere straziato dalle rocce di un orribile mostro marino, tutto becchi, occhi e tentacoli. Cio che piu li stupi fu la sua mole, perche era parecchio piu grande del loro villaggio. Ma la loro sorpresa era nulla paragonata all’espressione atterrita sul muso del mostro, che sembrava fosse stato calpestato a morte.
A poca distanza dall’atollo due piccole barche, che calavano una rete per la pesca delle ostriche, della specie aggressiva che nuota liberamente nell’acqua e che abbonda in quei mari, presero qualcosa che le trascino per diversi chilometri prima che uno dei capitani avesse la presenza di spirito di tagliare i fili.
Ma anche il suo sbalordimento fu nulla paragonato a quello degli abitanti dell’ultimo atollo dell’arcipelago. Nella notte seguente furono risvegliati da un terribile strepito proveniente dalla loro minuscola giungla. Al mattino, quando i piu audaci andarono a indagare, scoprirono che gli alberi erano stati divelti in una larga fascia che dall’interno puntava precisamente verso il bordo dell’atollo ed era ricoperta di liane spezzate, cespugli abbattuti e qualche ostrica sbalordita e arrabbiata.
Adesso erano abbastanza alti per scorgere la larga curva dell’Orlo allontanarsi, lambita dalle nuvole vaporose che pietosamente nascondevano la cascata. Da quell’altezza il mare, di un azzurro profondo striato dall’ombra delle nuvole vaganti, sembrava quasi invitante. Scuotivento rabbrividi.
— Scusatemi — disse. La figura incappucciata si strappo dalla contemplazione della lontana foschia e sollevo minacciosa la sua verga.
— Non voglio usarla — disse.
— No? — disse Scuotivento.
— Che cos’e comunque? — chiese Duefiori.
— E la verga della Totale Negativita di Ajandurah — rispose Scuotivento. — Vorrei che smettesse di agitarla. Potrebbe mettersi a funzionare — aggiunse con un