cottage.

— No — pronuncio con fermezza.

Poi penso: 'Perche l’ho detto? Per me? In quella c’e il potere, ma non e il potere del mio genere.'

'Tuttavia, qui intorno non ne esiste di alcuna altra specie. E anche ora, puo essere troppo tardi.'

'Potrebbe forse non essere mai abbastanza presto.'

S’introdusse di nuovo nella testa dell’uccello per calmare i suoi timori e dissipare il panico. L’animale si lascio prendere su e rimase aggrappato al suo polso, stringendo tanto forte gli artigli da farle uscire il sangue.

La Nonnina prese la verga e ando di sopra, dove Esk giaceva sul lettuccio nella stanza dal basso soffitto a volta.

Depose l’uccello sulla spalliera del letto e rivolse la sua attenzione alla verga. Ancora una volta gli intagli si spostarono sotto il suo sguardo, senza mai rivelare del tutto la loro vera forma.

La Nonnina non era ignara degli usi del potere, ma era consapevole di non poter fare assegnamento che su una blanda pressione per dirigere lo svolgimento degli eventi. Naturalmente, lei non si sarebbe espressa in questi termini: avrebbe detto che c’era sempre una leva se uno sapeva dove cercarla. Il potere della verga era duro, violento, magia allo stato puro distillata dalle forze che governavano l’universo stesso.

Ci sarebbe stato un prezzo da pagare. E la Nonnina ne sapeva abbastanza delle arti magiche per essere certa che sarebbe stato un prezzo alto. Ma a che valeva essere del mestiere, se ci si preoccupava del prezzo?

Si schiari la gola, chiedendosi che diavolo avrebbe dovuto fare. Forse se lei…

Il potere la colpi come se le avessero lanciato un mattone. Si senti prendere e sollevare tanto che la sorprese abbassare gli occhi e vedere di avere i piedi ancora ben piantati a terra. Provo a fare un passo avanti e scariche magiche crepitarono nell’aria intorno a lei. Allungo una mano per sostenersi alla parete e sotto le sue dita le vecchie assi di legno si mossero e presero a far germogliare le foglie. Un ciclone di magia turbino nella stanza e alzo la polvere modellandola per un attimo in strane forme sconcertanti, sul lavamano la brocca e il catino, con il loro delizioso motivo a boccioli di rosa, si ruppero in frammenti. Sotto il letto il tradizionale terzo componente del trio di porcellana si trasformo in una cosa orribile e sgattaiolo via.

La Nonnina apri la bocca per imprecare, ma ci ripenso vedendo le sue parole divenire nuvole sfrangiate d’arcobaleno.

Guardo Esk e l’aquila, che non pareva accorgersi di nulla, e si sforzo di concentrarsi. Si lascio penetrare nella testa dell’animale e di nuovo nella sua mente vide i fili d’argento avviluppati cosi strettamente a quelli purpurei da assumere la medesima forma. Adesso, pero, poteva scorgere dove terminavano e dove sarebbe stato possibile dipanarli con prudenza. Una cosa tanto ovvia che lei ne rise e il suono della sua risata si alzo in volute arancioni e rosse che si dileguarono nel soffitto.

Il tempo passava. Il compito, malgrado il potere le pulsasse nella testa, si rivelo estremamente difficile; era come infilare un ago al riverbero lunare, ma alla fine si ritrovo con una manciata d’argento. Nel mondo lento e pesante, che sembrava adesso essere il suo, la vecchia prese la matassina e la lancio adagio verso Esk. La vide trasformarsi in una nuvola, che vortico e si disperse.

La Nonnina percepi allora un pigolio acuto e scorse delle ombre vaghe. Pazienza, era quanto accadeva a tutti presto o tardi. Erano arrivati, attirati come sempre da una scarica di magia. Occorreva soltanto imparare a ignorarli.

La vecchia si sveglio con la luce brillante del sole che le batteva sugli occhi. Si ritrovo accasciata contro la porta, con la sensazione che l’intero suo corpo soffrisse di mal di denti.

Allungo a tentoni una mano, trovo l’orlo del lavamano e si tiro su a sedere. Non la sorprese vedere che brocca e bacinella avevano lo stesso aspetto di sempre. Anzi, la curiosita ebbe la meglio sui suoi dolori e lei diede una rapida occhiata sotto il letto per controllare che, si, tutto era come d’abitudine.

L’aquila era ancora appollaiata sulla ringhiera del letto. Esk dormiva ancora, di un sonno vero e non dell’immobilita di un corpo assente. Non restava che sperare che non si svegliasse con l’irresistibile impulso di avventarsi sui conigli.

La Nonnina porto giu l’uccello che non oppose resistenza, e lo lascio andare libero dalla porta posteriore. Quello volo pesantemente sull’albero piu vicino, dove si sistemo a riposarsi. Sospettava di dovercela avere con qualcuno, ma non riusciva a ricordarne il perche, nemmeno se ne fosse andato della sua vita.

Esk apri gli occhi e rimase a lungo a fissare il soffitto. Durante i lunghi mesi trascorsi, le erano diventati familiari ogni bozza e ogni crepa dell’intonaco: creavano un fantastico paesaggio capovolto che lei aveva popolato di una complessa civilta tutta sua.

Nella sua mente i sogni si affollavano. Tiro fuori un braccio dalle lenzuola e lo contemplo, chiedendosi perche non era coperto di penne. Era tutto molto sconcertante.

Spinse via le coperte, si mise seduta sulla sponda del letto, distese le ali nel vento e plano fuori nel mondo…

Il tonfo sul pavimento della camera da letto fece correre la Nonnina su per la scala, le fece prendere la piccola nelle braccia e tenerla stretta per calmare il suo terrore. Si dondolava avanti e indietro sui calcagni e intanto emetteva dei suoni vaghi per tranquillizzarla.

Esk, il viso sconvolto dalla paura, alzo gli occhi su di lei.

— Mi sentivo svanire.

— Si, si. Ora va meglio — mormoro la vecchia.

— Tu non capisci! Non riuscivo nemmeno a ricordare il mio nome! — grido la bambina.

— Ma adesso te lo ricordi.

Esk esito per pensarci. — Si. Si, certo — rispose — Adesso.

— Percio va tutto bene.

— Ma…

La Nonnina sospiro. — Hai imparato una cosa. — Ritenne opportuno far trapelare nella sua voce un tono severo: — Si dice che un po’ di conoscenza sia una cosa pericolosa, ma e niente a paragone di tanta ignoranza.

— Ma che cosa e successo?

— Hai pensato che il Prestito non bastasse. Hai pensato che sarebbe stato bello impadronirti del corpo di un’altra creatura. Ma devi sapere che un corpo e come… come uno stampo di gelatina. Che imprime una forma sul suo contenuto, capisci? Non puoi avere la mente di una bambina nel corpo di un’aquila. Non per lungo tempo, a ogni modo.

— Io sono diventata un’aquila?

— Si.

— Non ero piu io?

La Nonnina ci riflette per un po’. Doveva sempre fermarsi quando la conversazione con Esk la portava oltre le possibilita del vocabolario di una persona di modesta levatura.

— No — rispose dopo un po’ — non nel modo che intendi. Soltanto un’aquila che forse a volte aveva degli strani sogni. Per esempio, quando sogniamo di volare, forse ricordiamo di camminare e di parlare.

— Urgh.

— Ma ora e tutto finito — disse la vecchia con un debole sorriso. — Tu sei tornata a essere te stessa e l’aquila e rientrata in possesso della sua mente. In questo momento si trova sul grande faggio vicino al gabinetto. Vorrei che le portassi fuori del cibo.

Seduta sui calcagni, Esk fissava un punto dietro la testa della Nonnina.

— C’erano delle cose strane — disse in tono discorsivo. La vecchia si giro di scatto.

— Voglio dire, vedevo delle cose in una specie di sogno — aggiunse la bambina. Lo shock della strega era cosi visibile che lei esito, nel timore di avere detto qualcosa di sbagliato.

— Che genere di cose?

— Creature grandi, forme di tutti i generi. Che se ne stavano sedute.

— Era buio? Voglio dire, queste Cose erano nell’oscurita?

— C’erano le stelle, credo. Nonnina?

Nonnina Weatherwax fissava la parete.

— Nonnina? — ripete Esk.

— Eh? Si? Oh! — La vecchia si riscosse. — Si. Capisco. Adesso vorrei che tu scendessi a prendere del lardo nella dispensa e lo mettessi fuori per l’uccello, hai capito? Sarebbe anche una buona idea ringraziarlo. Non si sa mai.

Al suo ritorno, Esk trovo la Nonnina che spalmava del burro sul pane. Tiro lo sgabello vicino al tavolo, ma la vecchia le fece cenno con il coltello che teneva in mano.

— Prima mettiamo in chiaro una cosa. Resta in piedi. Guardami.

Esk ubbidi, perplessa. La Nonnina conficco il coltello nel tagliere e scosse la testa.

— Accidenti! — esclamo senza rivolgersi a nessuno in particolare. — Io non so come loro si comportano, se conosco i maghi dovrebbe esserci una specie di cerimonia, quelli devono sempre complicare le cose…

— Che vuoi dire?

La Nonnina non le bado, ma ando all’angolo scuro presso la dispensa.

— Probabilmente dovresti mettere un piede in un secchio di porridge freddo e un guanto sulla mano e tutto quel genere di roba — continuo. — lo non volevo farlo, ma Loro mi stanno forzando la mano.

— Di che parli, Nonnina?

La vecchia strega tiro con violenza la verga fuori dall’ombra e l’agito vagamente in direzione di Esk.

— Ecco. E tua. Prendila. Spero soltanto che sia la cosa giusta da farsi.

In effetti la presentazione di una verga a un apprendista stregone e di solito una cerimonia molto importante, specie se la verga e stata ereditata da un mago piu anziano. Per antica tradizione ha luogo una iniziazione lunga e paurosa, con maschere e cappucci e spade e tremendi giuramenti a proposito di lingua tagliata alla gente, le loro budella strappate da uccelli selvatici e le ceneri disperse ai quattro venti e cosi via. Dopo qualche ora di questo tipo di procedura, l’apprendista puo essere ammesso nella confraternita dei Saggi e degli Illuminati.

Вы читаете L’arte della magia
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату