Si pronuncia anche un lungo discorso. Per pura coincidenza, la Nonnina ne riassunse l’essenza in poche parole.

Esk prese in mano la verga e la osservo.

— E molto graziosa — disse incerta. — Gli intagli sono carini. A che serve?

— Siediti ora. E ascolta attentamente per una volta. Il giorno che sei nata…

— …e questo e quanto.

Esk esamino la verga, poi si rivolse alla Nonnina.

— Devo essere un mago?

— Si. No. Non lo so.

— La tua non e una vera risposta, Nonnina — la rimprovero la piccola. — Lo sono o non lo sono?

— Le donne non possono essere maghi — sbotto la vecchia. — E contro natura. Tanto varrebbe avere un fabbro donna.

— A dire la verita, ho osservato papa al lavoro e non vedo perche…

— Ascolta — ribatte in fretta la Nonnina. — Non puo esserci un mago femmina come non puo esserci una strega maschio, perche…

— Io ho sentito di streghe maschi — osservo tranquillamente Esk.

— Stregoni.

— Credo di si.

— Voglio dire che non ci sono streghe maschi, soltanto uomini stupidi — ribatte la vecchia con veemenza. — Se gli uomini fossero streghe, sarebbero maghi. Si riduce tutto a — si batte la mano sulla fronte — alla 'menteologia'. A come funziona la tua mente. Quelle degli uomini funzionano diversamente dalle nostre, capisci. La loro magia consiste tutta di numeri e angoli e spigoli e cio che fanno le stelle, come se cio avesse davvero importanza. E tutto potere. E tutta… — la Nonnina s’interruppe e ripesco il suo termine preferito per descrivere quanto lei disprezzava nell’arte dei maghi — giommetria.

— Tutto a posto, allora — disse sollevata Esk. — Rimarro qui a imparare l’arte delle streghe.

— Ah — esclamo cupa la vecchia — tu parli bene. Io non credo che sara cosi facile.

— Ma hai detto che gli uomini possono essere maghi e le donne streghe e che non puo essere viceversa.

— Giusto.

— Benissimo, allora — esclamo Esk trionfante — e tutto risolto, no? Io non posso essere altro che una strega.

La Nonnina addito la verga e la bambina si strinse nelle spalle.

— E solo un vecchio bastone.

La donna scosse la testa. Esk batte le palpebre. — No?

— No.

— E non posso essere una strega?

— Non so cosa puoi essere. Prendi la verga.

— Che?

— Prendi la verga. Guarda, ho preparato la legna nel focolare. Accendi il fuoco.

— La scatola con l’esca e l’acciarino e… — comincio la piccola.

— Una volta mi hai detto che c’erano modi migliori per accendere il fuoco. Provamelo.

La vecchia si alzo. Nella penombra della cucina sembro crescere fino a riempirla d’incerte ombre ondeggianti, vagamente minacciose.

Guardo Esk con occhi fiammeggianti e le ordino con voce gelida: — Provamelo.

— Ma… — volle obiettare Esk, stringendo a se con forza la pesante verga e facendo capovolgere il suo sgabello nella fretta d’indietreggiare.

— Provamelo.

Esk ruoto su se stessa con un grido. Il fuoco le sprizzo dalla punta delle dita e attraverso la stanza, esplodendo con tanta forza da scaraventare all’intorno il mobilio. Una palla di livida luce verde crepito sul focolare, attraversata da forme cangianti mentre vorticava sfrigolando sulle pietre, che si spaccarono e poi si sparsero all’intorno. Il parafuoco di ferro resistette bravamente per qualche momento prima di sciogliersi come cera, apparve un attimo come una macchia rossa nella palla di fuoco e quindi scomparve. Subito dopo la cuccuma fece la stessa fine.

Proprio quando sembrava che il caminetto li avrebbe seguiti, la vecchia pietra del focolare cedette e con un ultimo spruzzo la palla di fuoco sprofondo e spari dalla vista.

Di tanto in tanto un crepitio o una nuvoletta di vapore segnalo il suo passaggio nel terreno. A parte questo, regnava il silenzio, l’alto silenzio sibilante che fa seguito a un rumore troppo intenso. Dopo la luce accecante di prima la stanza sembro piombare nelle tenebre.

Alla fine la Nonnina striscio fuori da dietro il tavolo e si avvicino cautamente il piu vicino possibile al buco, ancora circondato da una crosta di lava, poi si butto indietro davanti a un altro getto di vapore bollente.

— Dicono che sotto alle Ramtop ci siano le miniere dei nani — osservo senza nesso apparente. — Povera me, quei poveretti avranno una bella sorpresa.

Stuzzico il mucchietto di ferro che si andava raffreddando la dove prima c’era stata la cuccuma, e aggiunse: — Peccato per il parafuoco. Sopra c’erano scolpiti dei gufi, sai.

Si aggiusto con mano tremante i capelli bruciacchiati. — Credo che ci voglia una bella tazza di… una bella tazza di acqua fredda.

Esk sedeva contemplando sorpresa la propria mano.

— Quella era vera magia — disse alla fine. — E l’ho fatta io.

— Un tipo di vera magia — la corresse la Nonnina. — Non dimenticarlo. E neppure vorrai ripeterla tutto il tempo. Se hai in te questa magia, devi imparare a controllarla.

— Tu puoi insegnarmelo?

— Io? No!

— Come posso imparare se nessuno me lo insegnera?

— Devi andare la dove ne sono capaci. La scuola dei maghi.

— Ma hai detto…

La vecchia si fermo nell’atto di riempire un boccale dal secchio dell’acqua.

— Si, si — scatto. — Non badare a cio che ho detto o al senso comune o altro. Certe volte bisogna andare dove ti portano gli eventi, e suppongo che in un modo o nell’altro tu andrai alla scuola dei maghi.

Esk ci penso su.

— Vuoi dire che e il mio destino?

La Nonnina scrollo le spalle. — Qualcosa di simile. Probabilmente. Chissa?

Quella stessa notte, parecchio dopo avere messo a letto la bambina, la vecchia si mise il cappello in testa, accese una candela nuova, sparecchio la tavola, ed estrasse una scatoletta di legno dal suo nascondiglio segreto nella dispensa. Dentro c’erano una bottiglia d’inchiostro, un’antiquata penna d’oca e dei fogli di carta.

Lei non si sentiva molto a suo agio davanti al mondo delle lettere. Aveva gli occhi strabuzzati, la punta della lingua in fuori, la fronte imperlata da goccioline di sudore. Ma la penna scorreva scricchiolando sulla pagina, con l’accompagnamento di tanto in tanto di un’imprecazione sottovoce come 'accidenti' e 'dannazione'.

Ecco il testo della lettera, benche a questa versione manchino le gocce di cera, le macchie d’inchiostro, le cancellature, le chiazze umide dell’originale, nonche lo stile tutto sgrammaticato.

Al Mago Capo, Universita Invisibile. Saluti. Io spero stai bene, ti mando una Escarrina Smith, lei ha la stoffa per diventare un mago ma quello che si puo fare di lei non lo so lei lavora sodo si tiene pulita e conosce anche diverse arti della casa, mandero Soldi con lei Che tu possa vivere a lungo e finire i tuoi giorni in pace, E molto obbligata. Esmeralda Weatherwax (signorina) Strega.

La Nonnina alzo il foglio alla luce e lo esamino con occhio critico. Era una buona lettera. Aveva ricavato 'diverse' dall’Almanacco che leggeva ogni sera. E che prediceva sempre 'diverse sciagure' e 'diversa malasorte'. Anche se non era proprio sicura del suo significato, restava pur sempre una parola maledettamente buona.

Sigillo la lettera con la cera della candela e la mise sulla dispensa. L’avrebbe data da trasmettere al corriere quando sarebbe andata la mattina dopo al villaggio per comperare un’altra cuccuma.

L’indomani la Nonnina scelse con una certa cura cosa indossare e si decise per un vestito nero con un motivo di rane e pipistrelli, una grande cappa di velluto (o per lo meno di quello che puo sembrare velluto dopo essere stato indossato invariabilmente per trenta anni) e il capello a cono del suo rango, fissato da spilloni.

La loro prima visita fu per lo scalpellino a cui ordinare la pietra del focolare da sostituire. Poi andarono dal fabbro.

L’incontro fu lungo e tempestoso. Esk usci nell’orto e sali al suo vecchio posto sul melo. Dalla casa le giungevano gli urli del padre, i lamenti della madre e lunghe pause di silenzio. Il che voleva dire che Nonnina Weatherwax parlava piano nella voce che Esk definiva 'e proprio cosi'. La vecchia aveva a volte un modo di parlare piatto e misurato. Il genere di voce che probabilmente il Creatore aveva usato. Che in essa ci fosse della magia o soltanto 'menteologia', di sicuro escludeva ogni possibilita di discussione. Qualunque fosse l’argomento, stabiliva che cosi dovevano andare le cose.

Un vento leggero faceva ondeggiare l’albero. Seduta sul ramo, Esk dondolava pigramente le gambe.

Pensava ai maghi. Loro non venivano spesso a Cattivo Somaro, ma di loro si raccontava una quantita di storie. Erano saggi, ricordava la bambina, e di solito molto vecchi e compivano magie possenti, complesse e misteriose e quasi tutti avevano la barba. Erano anche, senza eccezione, uomini.

Con le streghe lei si trovava su terreno piu sicuro, perche era andata con la Nonnina a visitare un paio di villaggi di streghe piu in la sulle colline. E comunque le streghe occupavano un posto importante nel folclore delle Ramtop. Le streghe, ricordava, erano astute, di solito molto vecchie o almeno si sforzavano di sembrarlo e facevano dei sortilegi un po’ sospetti, casarecci e organici, e alcune di loro avevano la barba. Erano anche, senza eccezione, donne.

In tutto questo c’era un qualche problema fondamentale che lei era incapace di risolvere. Perche…

Cern e Gulta vennero di corsa giu per il sentiero e si fermarono sotto l’albero urtandosi e spingendosi. Alzarono gli occhi a guardare la sorella con un misto di

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