ammirazione e di disprezzo. Streghe e maghi erano oggetto di timore reverenziale, non cosi una sorella. Sapere che la propria sorella stava imparando a diventare una strega, svalutava in qualche modo l’intera categoria.
— Tu non puoi fare veramente degli incantesimi — disse Cern. — E vero?
— Naturale che non puoi — disse Gulta. — Che cos’e quel bastone?
Esk aveva lasciata la verga appoggiata al melo. Cern la tocco con precauzione.
— Non voglio che la tocchi — protesto in fretta Esk. — Per piacere. E mia.
Normalmente Cern aveva la sensibilita di un elefante ma, con sua grande sorpresa, la sua mano si fermo a meta gesto.
— Comunque non ne avevo voglia — borbotto, per nascondere la sua confusione. — E soltanto un vecchio bastone.
— E vero che sai fare gli incantesimi? — chiese Gulta. — Ho sentito la Nonnina che lo diceva.
— Stavamo ascoltando alla porta — aggiunse il fratello.
— Siete
— Be’, puoi o non puoi? — ribatte Gulta, arrossendo.
— Forse.
— Non puoi!
Esk abbasso gli occhi a guardarlo. Amava i fratelli, quando se ne ricordava (piu che altro per dovere), sebbene generalmente li ricordasse come una serie di rumori fragorosi in pantaloni. Ma nel modo di fissarla di Gulta c’era qualcosa di estremamente sgradevole, come se lei lo avesse personalmente insultato.
Senti d’improvviso correrle un formicolio per tutto il corpo e a un tratto il mondo parve farsi ai suoi occhi piu netto e piu vivido.
— Posso — affermo.
Gulta guardo prima lei poi la verga, a occhi socchiusi. Ed esclamo, con un calcio violento: — Vecchio bastone!
Alla bambina sembro di vedere un porcellino arrabbiato.
Gli urli di Cern richiamarono la Nonnina e i genitori prima alla porta sul retro e poi li fecero arrivare correndo giu per il sentiero.
Appollaiata sulla biforcazione del melo, Esk aveva sul viso un’espressione sognante. Cern si nascondeva dietro l’albero, la bocca spalancata nell’urlo cosi che si vedevano le tonsille vibrare.
Gulta sedeva attonito dentro un mucchio di vestiti che non gli calzavano piu e arricciava il grugno.
La Nonnina si avvicino a grandi passi all’albero finche il suo naso adunco non si trovo alla stessa altezza di quello di Esk.
— Trasformare le persone in maiali
— Non sono stata io, e soltanto successo. A ogni modo, devi riconoscere che questa forma gli va meglio — disse calma la bambina.
— Che succede qui? — domando il fabbro. — Dov’e Gulta? Che ci fa qui questo maiale?
— Questo maiale — rispose Nonnina Weatherwax — e tuo figlio.
Con un sospiro la madre di Esk si accascio all’indietro, ma il marito era un po’ meno impreparato di lei. Sposto lo sguardo da Gulta, che era riuscito a tirarsi fuori dai suoi indumenti e stava grufolando con entusiasmo tra i primi frutti caduti a terra, alla sua unica figlia.
— E lei che ha fatto questo?
— Si. Oppure e suo tramite che e stato fatto — disse la Nonnina, con uno sguardo sospettoso alla verga.
— Oh! — Il fabbro fisso il suo quinto figlio. Doveva ammettere che la nuova forma gli si addiceva. Senza guardare, allungo una mano e mollo uno scappellotto sulla testa dell’urlante Cern.
— Puoi farlo tornare come prima? — chiese. La Nonnina si volto e con un’occhiata giro la domanda a Esk, che si strinse nelle spalle.
— Lui non ci credeva che ero capace di fare un sortilegio — disse calma la bambina.
— Gia. Be’, credo che gli hai dimostrato di avere ragione. E adesso lo farai tornare normale, signora. All’istante. Mi senti?
— Non voglio. E stato sgarbato.
— Capisco.
Esk fisso la nonnina con aria di sfida. Lei la ricambio con uno sguardo severo. Le loro due volonta cozzarono come cimbali e tra di loro l’aria si fece spessa. Ma la Nonnina aveva trascorso una vita a piegare creature recalcitranti e, sebbene Esk fosse un’avversaria straordinariamente forte, era ovvio che avrebbe ceduto prima della fine del paragrafo.
— Oh, va bene — disse in tono querulo. — Non so perche uno si dovrebbe scomodare a trasformarlo in un maiale, quando lui lo era gia per conto suo.
Non sapeva da dove le fosse venuta la magia, ma mentalmente si volto da quella parte e fece un suggerimento. Gulta riapparve, nudo, con una mela in bocca.
— Che c’e? — farfuglio.
La Nonnina si rivolse al fabbro.
— Adesso mi crederai? — domando aggressiva. — Credi davvero che lei possa sistemarsi quaggiu e dimenticarsi tutto della magia? Riesci a immaginarti il suo povero marito se si sposasse?
— Ma tu hai sempre detto che per le donne era impossibile fare i maghi — protesto lui. In realta era piuttosto impressionato. Non si era mai saputo che Nonnina Weatherwax avesse trasformato una persona in
— Adesso non pensarci — ribatte la vecchia, un po’ piu calma. — Lei ha bisogno di addestramento. Ha bisogno di sapere come controllarsi. Per pieta, metti qualcosa addosso a quel ragazzino.
— Gulta. rivestiti e piantala di piagnucolare — gli ordino il padre e si rivolse di nuovo alla Nonnina.
— Hai detto che c’era una specie di scuola? — azzardo.
— L’Universita Invisibile, si. Per formare i maghi.
— E sai dov’e?
— Si — menti lei, la cui conoscenza della geografia era ancora peggiore di quella della fisica sub-atomica.
Il fabbro guardo prima lei e poi la figlia, che se ne stava con l’aria imbronciata.
— E faranno di lei un mago?
La Nonnina sospiro.
— Non so che cosa faranno di lei — rispose.
Fu cosi che, una settimana piu tardi, la Nonnina chiuse la porta del cottage e appese la chiave al suo gancio nel gabinetto. Aveva mandato le capre da una sua collega strega che viveva piu lontano nelle colline e che aveva anche promesso di tenere d’occhio il cottage. A Cattivo Somaro non restava che fare a meno di una strega per un po’.
La Nonnina era vagamente conscia che era possibile trovare l’Universita Invisibile soltanto se questa lo voleva. E l’unico luogo dove cominciare a cercare era la citta di Ohuian Cutash, una manciata di circa un centinaio di case a una ventina di chilometri di distanza. Era la che si andava una o due volte l’anno se si era un Cattivo Somarese veramente cosmopolita.
La vecchia ci era andata soltanto una volta in vita sua e non le era piaciuto affatto. L’odore dell’abitato non era quello giusto, lei si era persa e diffidava della gente di citta con i loro modi pieni di ostentazione.
Lei ed Esk ottennero un passaggio sul carro che arrivava periodicamente con il metallo per la fucina. Era traballante ma sempre meglio che camminare, tanto piu che la Nonnina aveva impacchettato i loro pochi averi in un grosso sacco, sul quale si sedette per sicurezza.
Esk stringeva tra le braccia la verga e contemplava i boschi che scorrevano lungo la via. Quando furono a diversi chilometri dal villaggio, osservo: — Mi pareva che tu avessi detto che nelle altre terre le piante sono differenti.
— Infatti.
— Questi alberi sembrano proprio gli stessi.
La vecchia li guardo con aria sprezzante.
— Nemmeno un po’ belli come i nostri.
In realta cominciava a provare un certo sgomento. La sua promessa di accompagnare Esk all’Universita Invisibile era stata fatta senza pensare. Il poco che sapeva del resto del Disco lo aveva ricavato per sentito dire e dalle pagine dell’
Era vestita di nero, come si conviene, e nascondeva sulla sua persona un certo numero di spilloni e un coltello per tagliare il pane. Il piccolo gruzzolo, prestatole a malincuore dal fabbro, era celato nei misteriosi strati della sua biancheria intima. Le tasche della sua gonna tintinnavano di amuleti e un ferro di cavallo appena forgiato, mezzo di prevenzione sempre potente nei momenti difficili, le appesantiva la borsa. Si sentiva pronta al massimo per affrontare il mondo.
Il sentiero si snodava giu per le montagne. Per una volta tanto il cielo era limpido e le alte cime delle Ramtop si stagliavano nette e bianche come le spose del cielo (con i corredi zeppi di temporali) e i tanti ruscelletti, che scorrevano ai lati o attraverso il sentiero, fluivano pigri tra gli arbusti delle olmarie e delle spiree.
All’ora di colazione giunsero al sobborgo di Ohulan (consistente in una locanda e una manciata di cottage appartenenti a gente incapace di sopportare lo stress della vita urbana). Pochi minuti dopo, il carro le deposito nella piazza principale (e del resto l’unica) della citta.
Era giorno di mercato.
Nonnina Weatherwax si fermo incerta sul selciato, stringendo forte la spalla di Esk, mentre la folla turbinava intorno a loro. Aveva sentito raccontare di cose tremende che potevano accadere alle campagnole appena arrivate nelle grandi citta, e teneva la borsetta cosi stretta da averne le nocche sbiancate. Se un forestiero si fosse azzardato anche soltanto a farle un cenno di testa, se la sarebbe passata brutta.
Gli occhi di Esk brillavano. La piazza era un mosaico di rumori, colori, odori. Su un lato si ergevano i templi delle piu importanti deita del Disco e da essi filtravano profumi arcani che, uniti agli odori delle merci, formavano un miscuglio complesso di fragranze. C’erano bancarelle piene di seducenti curiosita che lei moriva dalla voglia di esaminare.
La Nonnina lascio che venissero trascinate dalla folla. Anche lei era incuriosita dalle bancarelle. Si mise a gironzolare qua e la, senza mai allentare nemmeno per