Batte sulla mano di Esk con la maggior grazia possibile. — Sei un po’ giovane per questo — disse — ma quando crescerai, scoprirai che non sono molti quelli che adoperano la loro testa. Anche tu — sentenzio.
— Non capisco.
— Sarei sorpresa se lo facessi — replico brusca la vecchia. — Ma puoi dirmi il nome di cinque erbe efficaci per la tosse secca.
Finalmente era giunta la primavera. La Nonnina portava Esk a fare lunghe camminate, che spesso duravano un giorno intero, fino a stagni nascosti o alle pendici delle montagne per raccogliere piante rare. Alla bambina piaceva, lassu sulle colline dove il sole picchiava forte ma l’aria tuttavia era gelida. Le piante crescevano folte, abbarbicate al terreno.
Dalle vette piu alte lo sguardo spaziava fino all’Oceano dell’Orlo, che correva intorno ai limiti del mondo. Nella direzione opposta la catena delle Ramtop si snodava in distanza, ammantata nelle nevi eterne. Essa arrivava fino al centro del mondo dove, per generale convinzione, gli Dei vivevano su una montagna di roccia e di ghiaccio, alta sedicimila metri.
— Con gli Dei non c’e problema — affermo la Nonnina mentre mangiavano il pranzo che si erano portate e contemplavano la vista. — Noi non diamo fastidio agli dei e gli dei non vengono a dare fastidio a noi.
— Conosci molti dei?
— Ho visto qualche volta gli dei del tuono e, naturalmente, Hoki.
— Hoki?
La Nonnina masticava il suo tramezzino. — Oh, lui e un dio della natura. A volta si manifesta come una quercia, o mezzo uomo e mezzo capra. Ma per lo piu, io lo considero una gran seccatura. Lo trovi, naturalmente, soltanto nel profondo dei boschi. Suona il flauto. Malissimo, se vuoi saperlo.
Stesa a pancia sotto, Esk guardava le terre in basso. Dei calabroni svolazzavano sui cespugli di timo. Sentiva il sole caldo sulla schiena, ma lassu c’erano ancora tracce di neve sulle rocce dal lato a settentrione.
— Parlami delle terre la in basso — chiese pigramente.
La Nonnina guardo con aria di disapprovazione il paesaggio che si stendeva per migliaia di chilometri.
— Sono semplicemente altri luoghi — dichiaro. — Proprio come qui, solo differenti.
— Ci sono citta e cosi via?
— Direi di si.
— Non sei mai stata a vederle?
La Nonnina si appoggio all’indietro e si sistemo con attenzione la sottana per esporre al sole diversi centimetri della sottogonna di flanella e lasciare che i suoi caldi raggi carezzassero le sue vecchie ossa.
— No — rispose. — Ci sono gia abbastanza guai da queste parti senza andare a cercare in posti lontani.
— Una volta ho sognato una citta — racconto Esk. — Ci vivevano centinaia di persone e c’era un edificio con un grande cancello, ed era un cancello magico…
Senti dietro di lei un rumore come di tessuto lacerato. La Nonnina si era addormentata.
— Nonnina!
— Uhm?
Esk rimase un momento a pensare, poi chiese astutamente: — Questo e un momento giusto per te?
— Uhm.
— Hai detto che mi avresti mostrato una vera magia, al momento giusto. E questo
— Uhm.
Nonnina Weatherwax apri gli occhi e guardo il cielo. Che a quell’altezza era piu scuro, piu violaceo che azzurro. Penso: 'Perche no? Lei impara presto. Ne sa piu di me dell’erboristeria. Quando avevo la sua eta, il vecchio Garamer Tumulto mi aveva gia insegnato a incarnarmi, mutarmi, spostarmi da un luogo all’altro a qualsiasi ora del giorno. Forse sono troppo cauta'.
— Un pochino soltanto? — imploro la bambina.
La vecchia non sapeva decidersi, ma non gli venivano in mente altre scuse. 'Sicuramente lo rimpiangero', si disse. E non aveva tutti i torti.
— Va bene — dichiaro alla fine.
— Una magia vera? — insiste Esk. — Niente piu erbe o 'menteologia?'
— Una magia vera, come la chiami tu, si.
— Un incantesimo?
— No. Un Prestito.
L’espressione della piccola era piena di aspettativa. Sembrava piu animata, penso la vecchia, di quanto l’avesse mai vista prima.
Scruto le valli che si stendevano davanti a loro finche non trovo cio che cercava. Un’aquila grigia volteggiava pigramente sopra una foresta azzurrognola in lontananza. In quel momento la sua mente era tranquilla. Avrebbe fatto benissimo al caso suo.
La chiamo piano e quella venne volteggiando verso di loro.
— La prima cosa che devi ricordare del Prestito, e che devi sentirti comoda e al sicuro — affermo la vecchia spianando con la mano l’erba vicino a lei. — Il letto e la cosa migliore.
— Ma che cos’e un Prestito?
— Stenditi per terra e tiemmi la mano. La vedi l’aquila lassu?
Esk fisso il cielo scuro.
C’erano…
Sentiva il vento fischiarle tra le penne. L’aquila non stava cacciando, si godeva semplicemente il calore del sole sulle ali, e la terra sottostante non era in quel momento per lei che una forma senza importanza. Ma l’aria, l’aria era una
— L’altra cosa da ricordare — disse, molto vicina, la voce della Nonnina — e che non bisogna turbare il proprietario che ti ospita. Se gli lasci capire che sei li, o lottera contro di te o si fara prendere dal panico. E in entrambi i casi, tu non avresti la minima possibilita. Lui e stato un’aquila per tutta una vita, e tu no.
Esk rimase in silenzio.
— Non hai paura, vero? — chiese la vecchia. — Ti puo succedere la prima volta, e…
— Non ho paura — rispose la bambina. — Come faccio per controllarla?
— Non puoi. Non ancora. Comunque, controllare una creatura selvatica non e cosa facile da imparare. Tu devi… riuscire a farla comportare in un certo modo… diciamo che devi
Esk percepiva la presenza della Nonnina come una nuvola argentea in fondo alla propria mente. Dopo qualche tentativo, trovo l’aquila e manco poco che la perdesse. La sua mente era piccola, aguzza e purpurea come la punta di una freccia. Totalmente concentrata sul volo, non noto la sua presenza.
— Bene — disse la Nonnina. — Non andremo piu lontano. Se vuoi che giri, devi…
— Si, si. — Esk flesse le dita (ovunque esse fossero) e l’uccello plano nell’aria e giro.
La vecchia era stupefatta. — Ottimo. Come ci sei riuscita?
— Io… io non lo so. Mi e soltanto sembrato ovvio.
— Uhm. — La strega saggio con cautela la piccola mente dell’aquila e la trovo ancora del tutto ignara dei suoi passeggeri. Ne rimase davvero colpita. Un caso assolutamente raro.
Planarono sopra la montagna, mentre Esk esplorava eccitata i sensi dell’animale. La voce della Nonnina le arrivava monotona, le dava istruzioni, la guidava, la metteva in guardia. Lei quasi non l’ascoltava. Sembrava troppo complicato. Perche non poteva impadronirsi della mente dell’aquila? Non le avrebbe fatto del male. Lei sapeva come fare, era questione di destrezza, come schioccare le dita (cio che in effetti non le era mai riuscito) e allora sarebbe stata in grado di fare l’esperienza del volo per davvero, non di seconda mano. Allora avrebbe potuto…
— Non farlo — la ammoni con calma la Nonnina. — Non ne verra niente di buono.
— Che cosa?
— Credi veramente di essere la prima, ragazza mia? Non credi che tutte noi non abbiamo pensato come sarebbe stato bello, assumere un altro corpo per volare nel vento o respirare l’acqua? E credi davvero che sarebbe tanto facile?
Esk le lancio un’occhiataccia.
— Non occorre che mi guardi in questo modo — ribatte la vecchia. — Un giorno mi ringrazierai. Non metterti a giocare prima di sapere quello che fai, eh? Prima di arrivare ai giochetti, devi avere imparato che cosa fare se le cose si mettono male. Non cercare di camminare prima di essere capace di correre.
— Io
— Puo darsi. E piu difficile di quanto sembri, il Prestito; anche se riconosco che hai l’inclinazione. Per oggi basta cosi, riportaci sopra i nostri due corpi e ti mostrero come tornare.
L’aquila volo sopra le due figure sdraiate ed Esk vide, con l’occhio della mente, due canali aperti per loro. L’ombra della mente della Nonnina svani.
Ora…
La Nonnina si era sbagliata. La mente dell’aquila si limito a lottare, senza avere il tempo di lasciarsi prendere dal panico. Esk la teneva racchiusa nella sua mente. L’altra si dimeno per un momento e poi si fuse dentro di lei.
La strega apri gli occhi in tempo per vedere l’uccello volare basso sul terreno, con un rauco grido di trionfo, e dileguarsi giu per il fianco della montagna. Per un attimo non fu piu che un puntino che andava rimpicciolendo e poi era scomparso, con un ultimo stridio riecheggiante.
La Nonnina abbasso gli occhi sulla forma silenziosa di Esk. La bambina era abbastanza leggera, ma la strada per tornare a casa era lunga e il pomeriggio stava volgendo alla fine.