che fosse stato disegnato, ma che una quantita di contrafforti, archi, torri, ponti, volte, cupole e cosi via si fossero stretti insieme per riscaldarsi.
— E questa? — si meraviglio Esk. — Pare come se… l’avessero fusa.
— Si, e questa. Alma mater, corazze sfarzose, camminamenti, eccetera. Naturalmente, dentro e molto piu grande che all’esterno. Come un iceberg, mi dicono, io non li ho mai visti. L’Universita Invisibile, e infatti gran parte e invisibile. Vai dietro e cerca Simon, vuoi?
Tirate indietro le pesanti cortine, Esk sbircio dentro. Steso su un mucchio di tappeti, Simon leggeva un libro enorme e prendeva appunti su dei foglietti.
Alzo gli occhi e le sorrise.
— Sei tu? — chiese.
— Si — affermo lei.
— Pensavamo che ci avessi lasciato. Ognuno credeva che stessi viaggiando con un altro e poi qqq-quando ci siamo fermati…
— In qualche modo vi ho raggiunti. Il signor Treatle vuole che tu venga a vedere l’Universita.
— Siamo qui? — E con un’occhiata strana alla bambina: — E
— Si.
— Come?
— Il signor Treatle mi ha invitata a entrare, ha detto che tutti saranno sbalorditi quando mi incontreranno. — Negli occhi le brillo un lampo. — Aveva ragione?
Simon abbasso gli occhi sul libro e poi se li asciugo con un fazzoletto rosso.
— Lui ha d-di qq-queste piccole esagerazioni — borbotto — mmma non e cattivo.
Esk guardo con stupore le pagine ingiallite del libro aperte davanti al ragazzo. Erano zeppe di complicati simboli rossi e neri che, in modo inesplicabile, avevano la forza e la sgradevolezza di un pacchetto ticchettante. E che, tuttavia, attiravano lo sguardo proprio come fa un incidente gravissimo.
Vedendo la sua espressione, Simon si affretto a chiudere il libro.
— E solo della magia — borbotto. — Qualcosa su cui sto lllll… …lavorando… — completo automaticamente la piccola.
— Grazie.
— Leggere libri deve essere molto interessante — osservo lei.
— Pressappoco. Tu sai leggere, Esk?
Lei fu punta dal suo tono di sorpresa.
— Penso di si — rispose, con accento di sfida. — Non ho mai provato.
Esk non avrebbe saputo cos’era un nome collettivo nemmeno se le avesse sputato in un occhio, ma sapeva che cosa erano un gregge di capre e una congrega di streghe. Non sapeva invece che voleva dire un gran numero di maghi. Un ordine di maghi? Una cospirazione? Un circolo?
Qualunque cosa fosse, l’Universita ne era piena. Maghi passeggiavano nei chiostri e sedevano sulle panche sotto gli alberi. Giovani maghi si affrettavano lungo i sentieri al suono di campane, con le braccia cariche di libri o, nel caso di studenti avanzati, con i libri che gli svolazzavano dietro nell’aria. L’aria aveva lo spessore oleoso della magia e un gusto di stagno.
Camminando fra Treatle e Simon, Esk assorbiva tutto. Non soltanto la magia era nell’aria, ma era soggiogata e funzionava come il canale che dal fiume porta l’acqua al mulino. Era sempre potere, ma era imbrigliato.
Simon provava la sua stessa eccitazione, ma questa si manifestava solo negli occhi che gli lacrimavano ancora di piu e nella balbuzie ancora piu accentuata. Continuava a fermarsi per additare i vari collegi e gli edifici destinati alla ricerca.
Uno di questi era basso e severo, con finestre alte e strette.
— Oq-quella e la bb-biblioteca — annuncio il ragazzo, con la voce piena di meraviglia e rispetto. — Posso dd-darci un’occhiata?
— C’e tutto il tempo piu tardi — disse Treatle.
Simon sussurro, con un’occhiata di desiderio: — Tutti i libri di mmm-magia che mm-mai siano ss-stati scritti.
— Perche ci sono le sbarre alle finestre? — chiese Esk.
Simon degluti. — Uhm, pp-perche i li-libri di mm-magia non sono come gli altri li-libri, essi cc-conducono…
— Basta cosi — lo interruppe seccamente Treatle. — Guardo Esk come se la vedesse per la prima volta e si acciglio.
— Perche sei qui?
— Mi hai invitato tu.
— Io? Ah, si. Naturale. Scusa, pensavo ad altro. La fanciulla che vuole diventare un mago. Continuiamo il giro, va bene?
Li guido su per una grande scalinata che conduceva a una porta imponente. Per renderla tale, il disegnatore aveva abbondato in pesanti chiavistelli, cardini ricurvi, borchie d’ottone e un architrave dalle sculture complicate. Con il preciso scopo di rendere le persone che entravano consapevoli della loro irrilevanza.
Essendo un mago, l’architetto aveva dimenticato il battente.
Treatle batte sulla porta con la sua verga. Dopo una breve esitazione, quella tiro lentamente indietro i chiavistelli e si apri.
L’atrio era pieno di maghi e di ragazzi. E dei genitori dei ragazzi.
Ci sono due modi per entrare nell’Universita Invisibile. (In effetti, ce ne sono tre ma all’epoca i maghi non se ne erano resi conto).
Il primo consisteva nel compiere una grande impresa magica, quale il recupero di un’antica e potente reliquia o l’invenzione di un incantesimo assolutamente nuovo. Ma cio si faceva ormai raramente. In passato c’erano stati grandi maghi capaci di creare nuovi incantesimi dalla magia pura e caotica del mondo: maghi dai quali erano scaturiti tutti i sortilegi della loro arte. Ma quei giorni erano passati. Non c’erano piu incantatori.
Pertanto il metodo piu tipico era di farsi sponsorizzare da un mago piu anziano e rispettato, dopo il debito periodo di apprendistato.
C’era una competizione accanita per ottenere un posto all’Universita e gli onori e i privilegi che accompagnavano una laurea Invisibile. Molti dei ragazzi che si aggiravano nella sala, lanciandosi incantesimi minori, non ci sarebbero riusciti. E avrebbero dovuto trascorrere la vita come modesti stregoni, semplici tecnologi magici con la barba e le toppe di pelle ai gomiti, che ai ricevimenti si univano in gruppetti gelosi.
Non per loro l’ambito cappello a cono (dai simboli astrologici come optional) o le vesti sontuose. E nemmeno la verga e l’autorita. Ma almeno potevano guardare dall’alto in basso i
E un errore comune riferirsi ai ranghi magici inferiori come maghi di bassa estrazione. In realta, la loro arte e una forma di magia specialistica e assai onorata. Essa attrae gli uomini silenziosi e introversi, di fede druidica e grande amore per le piante. Se si invita a un ricevimento uno di questi tipi, lui trascorrera meta della serata a parlare alle piante in vaso dell’appartamento. E l’altra meta ad ascoltarle.
Esk noto la presenza in sala anche di qualche donna, perche perfino i giovani maghi hanno madri e sorelle. C’erano intere famiglie venute a dire addio ai figli con fondate speranze di successo. Genitori che si soffiavano il naso e si asciugavano le lacrime. Tintinnio di monete che padri orgogliosi mettevano in mano ai loro rampolli, come gruzzoletto da spendere.
I maghi piu anziani camminavano tra la folla per parlare agli sponsor loro colleghi ed esaminare i candidati.
Parecchi di loro si fecero strada tra la calca per salutare Treatle, simili a galeoni dagli ornamenti dorati che si muovessero a vele spiegate. Si inchinarono gravemente davanti a lui, con uno sguardo di approvazione per Simon.
— Questo e il giovane Simon, vero? — chiese il piu grasso di loro, con un sorriso radioso rivolto al ragazzo. — Abbiamo sentito grandi cose di te, giovanotto. Eh? Che cosa?
— Simon, inchinati all’Arcicancelliere Tagliangolo, Presidente dei Maghi della Stella d’Argento — disse Treatle. Simon ubbidi, con aria apprensiva.
Tagliangolo gli diede un’occhiata benevola e ripete: — Abbiamo sentito grandi cose di te, ragazzo mio. Tutta quest’aria di montagna deve essere eccellente per il cervello, eh?
Rise. I maghi intorno a lui risero. Treatle rise. Esk trovo la cosa piuttosto buffa, visto che non succedeva nulla di particolarmente divertente.
— Nnn-non so, sss…
— Da quanto ci risulta, deve essere l’unica cosa che non sai, ragazzo- aggiunse Tagliangolo, con il doppio mento tremolante. Altre risate seguirono con un tempismo perfetto.
Tagliangolo batte Simon sulla spalla.
— Questo ragazzo e uno studioso — osservo. — Risultati davvero stupefacenti, mai visti di migliori. Autodidatta, anche. Strabiliante, che? Non e cosi, Treatle?
— Superbo, Arcicancelliere. Tagliangolo guardo i maghi presenti.
— Forse potresti darci un esempio. Una piccola dimostrazione, forse?
Simon lo guardo come un animale in preda al panico.
— In rr-realta, nn-non sono mmm…
— Via, via — disse il grande mago in un tono di voce che secondo lui avrebbe dovuto essere incoraggiante. — Non avere timore. Prendi tutto il tempo che vuoi. Quando sarai pronto.
Simon si lecco le labbra aride e lancio a Treatle un muto appello.
— Uhm, vvv-edi… — S’interruppe e degluti con forza. — La fff…
Dagli occhi gli colarono le lacrime e le spalle gli si sollevarono. Treatle gli diede dei colpetti rassicuranti sulla schiena.
— Febbre da fieno — spiego. — Non sembra possibile curarlo. Provato di tutto.
Simon degluti di nuovo e annui. Fece cenno a Treatle di scostarsi con le sue lunghe mani bianche e chiuse gli occhi.
Per qualche secondo non accadde nulla. Il giovane muoveva le labbra senza che ne uscisse alcun suono. Poi il silenzio si diffuse da lui come la luce di una candela. Piccole increspature di senza suono si propagarono attraverso la folla nella sala, urtarono le pareti con tutta la forza di un bacio soffiato e ne rimbalzarono in ondate. Le persone presenti guardavano i compagni muovere silenziosamente le labbra e poi si fecero rosse dallo sforzo di trattenere il riso, che venne fuori simile al