— Va bene — replico lei. Socchiuse gli occhi e fisso la statua, concentrandosi…
Il grande portale dell’Universita Invisibile e fatto di octirone, un metallo cosi instabile che puo esistere soltanto in un universo saturo di magia allo stato puro. Nessuna forza, se non la magia, e in grado di espugnarlo. Ne il fuoco, ne i colpi di maglio dell’ariete, ne un’armata sono capaci d’infrangerlo.
Per tale ragione, la maggior parte dei comuni visitatori dell’Universita si servono della porta posteriore, che e fatta di normalissimo legno e non se ne va in giro a terrorizzare le persone, oppure resta ferma e anche cosi terrorizza le persone. La porta era fornita del regolare battente e tutto.
La Nonnina esamino con attenzione gli stipiti ed ebbe un grugnito di soddisfazione quando trovo cio che stava cercando. Non aveva dubitato che sarebbe stato
Afferro il battente a forma di testa di drago e diede tre colpi decisi. Dopo un po’, la porta fu aperta da una giovane donna, con la bocca piena di mollette da bucato.
— Che desideri? — farfuglio quasi incomprensibile.
La Nonnina s’inchino per dare alla ragazza il modo di vedere bene il cappello nero a cono con gli spilloni a forma di ali di pipistrello. L’effetto fu notevole: la giovane arrossi e, dopo un’occhiata al vicolo tranquillo, fece entrare in fretta la vecchia.
Il muro nascondeva un vasto cortile chiazzato di muschio e attraversato in tutti i sensi dai fili del bucato. La Nonnina ebbe cosi l’occasione di essere una delle pochissime donne a sapere cio che indossano i maghi sotto le loro tuniche. Ma distolse modestamente gli occhi e segui la ragazza attraverso il cortile lastricato e giu per una larga rampa di scale…
Questa conduceva a una galleria lunga e alta, sulla quale si aprivano delle porte, piena di vapore. Nei grandi locali laterali si scorgevano lunghe file di mastelli e nell’aria aleggiava il caldo odore di panni stirati. Un gruppetto di ragazze con i cesti del bucato passarono accanto alla Nonnina e presero a salire rapide la scala… poi si fermarono a mezza strada e si voltarono lentamente a guardarla.
La vecchia raddrizzo le spalle e si sforzo di darsi un aspetto il piu misterioso possibile.
La sua guida, che ancora non si era tolta le mollette dalla bocca, la condusse per un corridoio laterale in una stanza, un vero labirinto di scaffali con la biancheria impilata. Al centro del labirinto, sedeva a un tavolo una donna molto grassa, con una parrucca rossa. Aveva appena finito di scrivere su un grosso libro da lavanderia, ancora aperto davanti a lei. Ma in quel momento stava ispezionando una maglia di lana piena di macchie.
— Hai provato a candeggiarla? — domando.
— Si, signora — rispose la ragazza accanto a lei.
— E la tintura di mirrico?
— Si, signora. E solo diventata blu, signora.
— Be’, questa mi giunge nuova — disse la donna. — E io ho visto lo zolfo e la fuliggine, il sangue di drago e quello di demone e non so che altro. — Rivolto la maglia e lesse l’etichetta con il nome cucita all’interno. — Uhm. Granpone il Bianco. Diventera Granpone il Grigio, se non avra piu cura della sua biancheria. Te lo dico io, ragazza, un mago bianco non e altro che un mago nero con una buona governante. Credimi…
Si accorse della Nonnina e s’interruppe.
Sempre farfugliando a bocca piena, la guida della vecchia strega spiego, con una rapida riverenza: — Ha bussato alla porta.
— Si, si, grazie, Ksandra, puoi andare — disse la donna grassa. Si alzo in piedi, con un sorriso radioso alla Nonnina e la voce piena di rispetto.
— Scusaci, ti prego. Ci trovi tutte indaffarate, essendo giorno di bucato e tutto. Si tratta di una visita di cortesia o posso azzardarmi a chiederti — abbasso la voce — se c’e un messaggio dall’Altra Parte?
La Nonnina sembro non capire, ma solo per un attimo. I segni stregati sullo stipite della porta stavano a indicare che la grassona gradiva le streghe ed era particolarmente ansiosa di avere notizie dei suoi quattro mariti. Anzi era anche alla caccia di un quinto: da qui la parrucca rossa e, se le orecchie della Nonnina non la ingannavano, lo scricchiolio di stecche di balena sufficienti a fare infunare un intero movimento ecologista. Credulona e sciocca, avevano rivelato i segni. La Nonnina si astenne dal giudicarla, perche ai suoi occhi le streghe di citta non erano molto sveglie.
La governante dovette interpretare male la sua espressione.
— Non temere — le disse. — Il mio personale ha precise istruzioni di fare buona accoglienza alle streghe, anche se naturalmente
La Nonnina s’inchino con aria solenne.
— E vedro se possiamo trovarti un bel pacco di vestiti vecchi — le sorrise la donna.
— Vestiti vecchi? Oh, si. Grazie, signora.
La governante si avvio con il beccheggio di una vecchia goletta per il trasporto del te durante una burrasca, e le fece cenno di seguirla.
— E ci faro portare del te nel mio appartamento. Del te con un sacco di foglie.
La Nonnina le ando dietro. Vestiti vecchi? Intendeva davvero questo la grassona? Che faccia tosta! Certo, se erano di buona qualita…
C’era un mondo intero sotto l’Universita: un labirinto di cantine, locali frigoriferi, dispense, cucine e retrocucine e un gran numero di inservienti affaccendati a portare, pompare, spingere qualcosa. Oppure semplicemente ad aggirarsi li intorno e gridare forte. La Nonnina ebbe una rapida visione di ambienti pieni di ghiaccio e altri dove il calore saliva da enormi stufe arroventate che prendevano un’intera parete. Dai locali adibiti a forno veniva l’odore del pane fresco e quello di birra stagionata dalle stanze dove erano allineate le grandi botti. Ma su tutto aleggiava l’odore di sudore e del fumo di legna.
La governante condusse la Nonnina su per una vecchia scala a chiocciola e apri la porta con una delle grosse chiavi che le pendevano dalla cintura.
All’interno la stanza era tutta rosa e ornata di gale. Ce n’erano su oggetti sui quali nessuno sano di mente si sarebbe sognato di metterle. Era come trovarsi dentro lo zucchero filato.
— Molto carino qui — disse la vecchia. E aggiunse, sentendo che era cio che l’altra si aspettava da lei: — Di buon gusto. — Cerco con gli occhi qualcosa senza tanti fronzoli su cui sedersi, e ci rinuncio.
— Che sventata sono! — trillo la grassona. — Io sono la signora Whitlow, ma immagino che tu lo sappia, naturalmente. E io ho l’onore di rivolgermi a…?
— Eh? Oh, Nonnina Weatherwax — si presento la Nonnina. Tutte quelle gale le facevano uno strano effetto, unitamente al colore rosa.
Lei non aveva nulla contro la predizione del futuro, purche fosse fatta male da persone senza talento. La musica cambiava, pero, quando a farlo erano persone capaci. Nella migliore delle ipotesi, secondo lei, il futuro era gia una cosa molto fragile e, se scrutato troppo a fondo, veniva alterato. La Nonnina aveva delle teorie assai complesse sullo spazio e sul tempo e sul perche non bisognava impicciarsene. Ma per fortuna i buoni chiromanti erano rari e comunque la gente preferiva quelli cattivi, sui quali contare per riceverne la giusta dose di incoraggiamento e di ottimismo.
Lei sapeva tutto in proposito. Essere un cattivo chiromante era piu difficile. Occorreva avere una buona immaginazione.
Si chiedeva se la signora Whitlow fosse una strega nata, che pero non aveva avuto l’occasione di addestrarsi. Di certo era estremamente interessata al futuro. Aveva una sfera di cristallo riparata da una specie di copriteiera tutto volant rosa, diversi mazzi di tarocchi, un sacchetto di velluto rosa di pietre misteriose; un tavolinetto su rotelle che nessuna strega prudente avrebbe toccato nemmeno con un manico di scopa lungo tre metri. E (su questo punto la Nonnina non era sicura) degli speciali escrementi secchi di scimmia da un allevamento di lama oppure degli escrementi secchi di lama da un monastero, da gettare in modo da rivelare la somma totale delle conoscenze e della saggezza dell’universo. Tutto piuttosto squallido.
— O ci sono le foglie del te, naturalmente — disse la signora Whitlow, indicando la grossa teiera marrone sul tavolo posto tra di loro. — So di certe streghe che spesso le preferiscono, ma a me sembrano sempre cosi… be’,
La Nonnina le credette. La signora Whitlow la fissava con quello sguardo che hanno in genere i cuccioli quando non sono sicuri che cosa aspettarsi e cominciano a dubitare che possa trattarsi della solita palla di carta di giornale.
Prese in mano la tazza della sua ospite e si mise a scrutare il fondo. Scorse pero l’espressione delusa che le passo sul viso come un’ombra su un campo innevato. Allora si riprese subito, la rigiro tre volte in senso antiorario, ci passo su ripetutamente la mano in gesto vago e borbotto un incantesimo (quello che di solito usava per curare la mastite nelle capre vecchie, ma non importa). Una simile esibizione di evidente talento magico servi a rallegrare visibilmente la signora Whitlow.
Anche se normalmente non era molto brava con le foglie del te, la Nonnina scruto la poltiglia zuccherata in fondo alla tazza e lascio vagare la propria mente. In quel momento cio di cui aveva veramente bisogno era un topo o anche uno scarafaggio, che si trovassero da qualche parte vicino a Esk, per poterne prendere in prestito la mente.
Invece scopri che l’Universita era dotata di una sua propria mente.
E risaputo che la pietra e in grado di pensare, perche tutta l’elettronica si basa su questo fatto. Ma gli uomini di altri universi non si stancano di cercare altre intelligenze nel cielo senza guardare nemmeno una volta sotto i loro piedi. Questo succede perche non hanno capito niente della misura del tempo. Dal punto di vista della pietra, l’universo e stato appena creato, le catene montuose vanno su e giu come i registri di un organo. Mentre i continenti si spostano allegramente avanti e indietro e collidono tra di loro per il semplice piacere della spinta acquistata. E la pietra si sgretola. Passa parecchio tempo prima che la pietra si accorga di essere affetta da una leggera dermatosi, e cominci a grattarsi. Il che va benissimo.
Tuttavia, le rocce con cui era stata costruita l’Universita Invisibile avevano assorbito magia per migliaia di anni e tutto quel potere in liberta doveva pure andare da qualche parte.
Infatti, l’Universita ha sviluppato una propria personalita.
La Nonnina l’avvertiva come un animale grosso e mansueto, che aspettasse soltanto di rivoltarsi sul dorso (cioe il tetto) e che qualcuno gli grattasse la pancia (e cioe il pavimento). Comunque, esso non le prestava alcuna attenzione. Ma osservava Esk.
La vecchia trovo la bambina seguendo la traccia dell’attenzione dell’Universita e resto affascinata a contemplare la scena che si svolgeva nella Grande Sala…
— …li dentro?
La voce le giungeva da una grande distanza.
— Uhm?
— Ho detto, che cosa vedi li dentro? — ripete la signora Whitlow.
— Eh?