ronzio di una grossa zanzara.

Intorno alla testa di Simon si accesero dei puntolini luminosi, che turbinarono e girarono a spirale in una complicata danza tridimensionale, per poi dar vita a una forma.

In realta, a Esk sembro che quella forma fosse stata li tutto il tempo ad attendere che i suoi occhi la vedessero, allo stesso modo che una nuvola perfettamente innocente puo trasformarsi d’improvviso, senza per questo mutare, in una balena o una nave o un volto.

La forma intorno al capo di Simon era il mondo.

La visione era perfettamente chiara, sebbene il luccichio e il turbinio delle piccole luci rendessero confusi alcuni dettagli. Ma c’era la Grande A’Tuin, la tartaruga celeste, e sul suo dorso i quattro Elefanti e su questi il Disco stesso. C’era lo scintillio della grande cascata intorno all’orlo del mondo e proprio al centro un sottile ago di roccia che era la grande montagna Cori Celesti, la dimora degli dei.

L’immagine si amplio fino a comprendere il Mare Circolare e la stessa Ankh, con le piccole luci che si allontanavano da Simon e poi si spegnevano a pochi centimetri dalla sua testa. Mostravano adesso dall’alto la citta, che correva incontro agli astanti. Ecco la stessa Universita, che si faceva via via piu grande. Ecco la Grande Sala…

…ecco le persone, che guardavano silenziose e a bocca aperta, e lo stesso Simon, tratteggiato da fiammelle di luce argentea. E una minuscola immagine luminosa nell’aria intorno a lui, e quella immagine conteneva una immagine e un’altra e un’altra…

Sembrava che l’universo intero fosse stato rivoltato a un tempo in tutte le sue dimensioni. Dava la sensazione che si fosse espanso, gonfiato. Si udi un suono come se il mondo intero avesse detto 'gloop'.

Le pareti svanirono. Cosi pure il pavimento. I ritratti dei grandi maghi defunti, con i loro cartigli, le loro barbe e i loro cipigli vagamente costipati, scomparvero… Sotto i piedi le piastrelle, con il loro bel motivo bianco e nero, evaporarono… e furono sostituite da una sabbia fine, grigia come la luce lunare e fredda come il ghiaccio. In alto, brillarono inaspettate strane stelle. Le basse colline all’orizzonte erano erose, in quel luogo privo di tempo atmosferico, non dalla pioggia o dal vento, ma dalla morbida cartavetrata del Tempo stesso.

Nessun altro sembrava averlo notato. Nessun altro, in effetti, sembrava vivo. Esk era circondata da persone immobili e silenziose come statue.

E non erano soli. C’erano dietro a loro altre… Creature… e altre comparivano senza sosta. Non avevano forma. O piuttosto pareva che assumessero la loro forma a casaccio da una molteplicita di esseri. Davano l’impressione che avessero sentito parlare di braccia, gambe, mascelle, artigli, organi, ma che non sapessero in realta come si adattassero tra loro. O che non gliene importasse. O erano talmente affamate che non si davano la pena di scoprirlo.

Emettevano un suono come uno sciame di zanzare.

Erano le creature nate dai suoi sogni, venute a nutrirsi della magia. Sapeva che in quel momento non si interessavano a lei, se non come digestivo dopo pranzo. Erano unicamente concentrate su Simon, il quale era del tutto ignaro della loro presenza.

Esk gli sferro un calcio alla caviglia.

Il freddo deserto svani. E il mondo reale ricomparve. Simon apri gli occhi, sorrise debolmente, e cadde all’indietro nelle braccia di Esk.

Dai maghi si levo un mormorio e parecchi di loro si misero a battere le mani. Nessuno sembrava avere notato nulla di strano, eccetto le piccole luci d’argento.

Tagliangolo si riscosse e alzo una mano per zittire la folla.

— Davvero… stupefacente — disse a Treatle. — E tu dici che ha fatto tutto da se?

— E cosi, mio signore.

— Nessuno lo ha aiutato?

— Non c’era nessuno per aiutarlo — rispose Treatle. — Lui si limitava ad andare da un villaggio all’altro a fare dei piccoli incantesimi. Ma soltanto se la gente lo pagava con libri o carta.

Tagliangolo annui. — Non si trattava di una illusione, eppure non ha usato le mani. Che cosa diceva tra di se? Lo sai?

— Lui sostiene che sono semplicemente delle parole per far lavorare la sua mente come si deve. — Treatle si strinse nelle spalle. — Io non riesco a capire la meta di cio che dice, e questo e un fatto. Lui afferma che deve inventarsi le parole, perche non ce ne sono per le cose che fa.

Tagliangolo lancio un’occhiata ai suoi colleghi. Questi annuirono.

— Sara un onore ammetterlo all’Universita — dichiaro. — Vuoi dirglielo quando si sveglia?

Si senti tirare l’orlo della tunica e abbasso gli occhi.

— Scusami — disse Esk.

— Salve, signorina. Sei venuta a vedere tuo fratello entrare all’Universita? — domando con voce melata.

— Lui non e mio fratello. — A volte il mondo le era sembrato pieno di fratelli, ma non in quella occasione.

— Sei un personaggio importante? — gli chiese.

Tagliangolo guardo raggiante i suoi colleghi. Nel mondo dei maghi, come in qualsiasi altro, c’erano delle mode. In certe epoche i maghi erano magri e sparuti e parlavano agli animali (gli animali non ascoltavano, ma e il pensiero che conta). Mentre in altre avevano tendenza ad essere scuri e mesti, con barbette nere appuntite. In quel momento, era 'in' il tipo Magistrato. Tagliangolo si gonfio di modestia.

— Molto importante — rispose. — Si fa del proprio meglio al servizio dei nostri simili. Si. Direi molto importante.

— Voglio diventare un mago — disse Esk.

Dietro a Tagliangolo i maghi minori la fissarono come se fosse una nuova e interessante specie di scarafaggio. La faccia di Tagliangolo si fece rossa e gli occhi quasi gli schizzarono fuori. Guardava la bambina e pareva che trattenesse il fiato. Poi comincio a ridere. La risata inizio da qualche parte, giu nelle regioni del suo ampio stomaco, e si fece strada su, echeggiando da una costola all’altra e causando piccoli magomoti ne! suo vasto petto, finche non scoppio in rumori strangolati. Era affascinante osservarla, quella risata. Aveva una personalita tutta sua.

Ma il vecchio mago si fermo quando vide lo sguardo di Esk. Se la risata fosse stata un clown da music-hall, allora lo sguardo fisso e deciso di lei sarebbe stato un secchio di calce lanciato su una traiettoria rapida.

— Un mago? Tu vuoi essere un mago?

— Si — affermo Esk e spinse l’intontito Simon nelle braccia riluttanti di Treatle. — Sono l’ottavo figlio di un ottavo figlio. Cioe figlia.

Intorno a lei, i maghi si guardavano bisbigliando. Esk si sforzo d’ignorarli.

— Che ha detto?

— Parla sul serio?

— Penso sempre che i bambini siano deliziosi a quell’eta, non credi?

— Sei l’ottavo figlio di una ottava figlia? — la interrogo Tagliangolo. — Davvero?

Esk non si lascio smontare. — In senso inverso, solo non esattamente.

Tagliangolo si asciugo gli occhi con un fazzoletto.

— Davvero affascinante — esclamo. — Non credo di avere mai sentito prima una cosa del genere. Eh?

Diede un’occhiata all’uditorio sempre piu numeroso intorno a lui. Quelli che stavano dietro, non potendo scorgere Esk, allungavano il collo per vedere se era in atto una interessante manifestazione di magia.

Tagliangolo non sapeva piu che pesci prendere. — Be’, adesso. Vuoi diventare un mago?

— Continuo a ripeterlo a tutti, ma nessuno sembra ascoltarmi — ribatte la bambina.

— Quanti anni hai, piccola?

— Quasi nove.

— E da grande vuoi essere un mago.

— Voglio essere un mago adesso - dichiaro lei. — Questo e il posto giusto, no?

Tagliangolo si volto verso Treatle e gli fece l’occhiolino.

— Ti ho visto — disse Esk.

Il mago riprese: — Non credo che ci sia mai stata finora una donna mago. Credo piuttosto che sarebbe contrario alle tradizioni. Non preferiresti invece essere una strega? Mi dicono che e una bella carriera per le ragazze.

Dietro a lui, un mago di rango inferiore si mise a ridere. Esk gli scocco un’occhiata.

— Essere una strega e un’ottima cosa — concesse. — Ma secondo me i maghi si divertono di piu. Tu cosa ne pensi?

— Penso che sei una ragazzina davvero singolare.

— E questo che significa?

— Significa che ce n’e una sola come te — intervenne Treatle.

— Giusto, e voglio ancora diventare un mago — insistette Esk.

— Be’, non puoi — affermo Tagliangolo, in mancanza di meglio. — Che idea!

Si raddrizzo in tutta la sua larghezza e si giro per andarsene. Ma si senti ancora tirare l’orlo della tunica.

— Perche no? — chiese una voce.

Il grande mago si volto. — Perche — comincio adagio e con voce decisa — perche… e un’idea assolutamente ridicola, ecco perche. E va assolutamente contro le tradizioni!

— Ma io posso fare una magia da mago! — protesto Esk, con un tremito appena percettibile nella voce.

Tagliangolo si chino finche la sua faccia fu all’altezza di quella di lei.

— No che non puoi — sibilo. — Perche non sei un mago. Le donne non sono dei maghi, mi sono spiegato?

— Sta a vedere — disse Esk.

Tese la mano destra a dita allargate e le fisso fino a scorgere la statua di Malich il Saggio, il fondatore dell’Universita. Istintivamente i maghi che si trovavano tra lei e la statua, indietreggiarono e poi si sentirono alquanto sciocchi.

— Parlo sul serio — aggiunse la bambina.

— Vattene, ragazzina — le intimo Tagliangolo.

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