La Nonnina concentro tutta la sua attenzione nel disporre altri ramoscelli sulle fiamme stente.
— E come farei, prego? — osservo, rivolta apparentemente al parafuoco.
— Eh… — La bambina esitava. — Non… non posso ricordarmelo. Ma tu devi saperlo comunque, non e cosi? Lo sanno tutti che sei capace di fare la magia.
— C’e magia e magia. La cosa importante, ragazza mia, e sapere a che cosa serve la magia e a che cosa non serve. Dammi retta, non ha mai avuto lo scopo di accendere il fuoco, di questo puoi essere certa. Se il Creatore avesse voluto che noi usassimo la magia per accendere il fuoco, allora non ci avrebbe dato, ehm… i fiammiferi.
— Ma tu saresti capace di accendere il fuoco con la magia? — insiste Esk, mentre la vecchia appendeva al suo gancio una vecchia cuccuma annerita. — Voglio dire, se tu lo volessi. Se fosse possibile.
— Forse. — Ma lei non avrebbe potuto: il fuoco non era dotato di una mente, non era una creatura viva. E queste erano due delle tre ragioni.
— Potresti accenderlo molto meglio.
— Se vale la pena di fare una cosa, vale la pena di farla male — sentenzio la Nonnina, rifugiandosi negli aforismi, ultima risorsa di un adulto messo alle strette.
— Si, ma…
— Con me niente ma.
Si mise a frugare in una scatola di legno scuro sulla dispensa. La Nonnina si vantava di non avere rivali nella conoscenza delle proprieta delle erbe delle Ramtop. Nessuno meglio di lei conosceva i molti usi della Pianta Spigata, Desiderio di Fanciulla e Amore fluente. Ma c’erano delle volte in cui doveva ricorrere alla sua piccola provvista di medicine gelosamente commerciate e attentamente custodite provenienti dalla Regione di Forn (situata per quanto ne sapeva lei, in una qualsiasi zona che distasse piu di un giorno di viaggio), per ottenere l’effetto desiderato.
Sminuzzo delle foglie rosse secche in un boccale, ci verso sopra del miele e acqua bollente dalla cuccuma, e lo mise in mano alla bambina. Poi piazzo sotto la grata una grossa pietra rotonda (che, piu tardi, avvolta in un panno di lana, sarebbe servita da scaldaletto), ingiunse a Esk di non muoversi dalla poltrona e ando nel retrocucina.
Esk tamburellava con i calcagni sulle zampe della poltrona e intanto sorseggiava la bevanda, che aveva uno strano gusto pepato. Chissa cos’era. Naturalmente lei aveva gia bevuto gli infusi della Nonnina i quali contenevano miele in quantita maggiore o minore a seconda che, a giudizio della vecchia, uno faceva troppe storie. E sapeva pure che lei era famosa nelle montagne a causa di certe sue pozioni speciali per malattie alle quali sua madre (e a volte anche delle donne giovani) alludevano a voce bassa e sopracciglia inarcate.
Al suo ritorno, la Nonnina la trovo addormentata. Ne la bambina si ricordava che l’avesse messa a letto e avesse sprangato le finestre.
Tornata dabbasso, Nonnina Weatherwax trascino piu vicina al fuoco la poltrona a dondolo.
Nascosta nella mente della bambina, si diceva che li c’era qualcosa. Non le garbava pensare che cosa fosse, ma ricordava quanto era successo ai lupi. E tutto quel parlare di accendere il fuoco con la magia. Lo facevano i maghi, era una delle prime cose che apprendevano.
La strega sospiro. C’era solo un modo per accertarsene, e lei stava diventando troppo vecchia per una cosa del genere.
Prese la candela e, attraversato il retrocucina, entro nel locale annesso dove teneva le capre. Queste la guardarono senza paura, ciascuna accovacciata nel suo recinto simile a una palla pelosa, le tre bocche che masticavano ritmicamente la razione giornaliera di fieno. L’aria era calda e leggermente flatulenta.
Sulle travi in alto era appollaiato un gufetto, una delle varie creature per le quali vivere con la Nonnina compensava un eventuale disturbo. Le basto una parola perche l’animale venisse a posarsi sulla sua mano e lei gli accarezzo la testa pensierosa mentre cercava con lo sguardo un posto comodo dove sdraiarsi. Avrebbe dovuto contentarsi di un mucchio di fieno.
Soffio sulla candela e si stese, con il gufo posato sul suo dito.
L’unico rumore in tutto l’edificio era quello delle capre che andavano avanti, beate, nella notte a masticare, ruttare, ingoiare il loro cibo.
Il corpo della Nonnina era immobile. Il gufo se la senti penetrare nella mente e le fece posto di buona grazia. La vecchia sapeva che dopo se ne sarebbe pentita. Cambiare d’identita in un solo giorno l’avrebbe lasciata svuotata la mattina seguente e con una voglia terribile di mangiarsi i sorci. Naturalmente, quando era piu giovane, non ci badava: correva con i cervi, cacciava con le volpi, apprendeva le strane, sotterranee abitudini delle talpe. Di rado trascorreva una notte nel proprio corpo. Ma adesso la cosa le riusciva piu difficile, specie al momento di tornare indietro. Forse sarebbe venuto il momento quando tornare le sarebbe stato impossibile; forse, una volta a casa, il suo corpo sarebbe stato soltanto carne morta. E forse, dopo tutto, non sarebbe stata nemmeno una cattiva soluzione.
I maghi, questo, non lo avrebbero mai saputo. Se gli capitava di entrare nella mente di un’altra creatura, lo facevano come un ladro; non per malvagita, ma semplicemente perche non contemplavano l’idea di farlo in un altro modo, scervellati buoni a nulla quali erano. E che vantaggio ci sarebbe stato ad assumere il corpo di un gufo? Volare era impossibile, ci sarebbe voluta una vita per impararlo. Il modo migliore era introdursi nella sua niente e guidarla con garbo, cosi come fa la brezza leggera con una foglia.
Il gufo si mosse, volo sul piccolo davanzale e scivolo silenzioso nella notte.
Le nuvole si erano diradate e uno spicchio di luna faceva risplendere le montagne. Guardando attraverso gli occhi del gufo, la Nonnina passava veloce attraverso le fila degli alberi. Una volta imparato, era quello l’unico modo di viaggiare! Lei amava piu di tutti prendere a prestito gli uccelli e usarli per esplorare le alte valli nascoste dove nessuno andava, i laghi segreti tra i neri dirupi, i minuscoli campi recintati negli scampoli di terreno pianeggiante, incastonati sulle superfici rocciose, proprieta di esseri occulti e misteriosi. Una volta aveva volato con le oche che a primavera e in autunno attraversavano le montagne, e si era presa lo spavento piu grande della sua vita quando aveva quasi oltrepassato il raggio consentito per ritornare.
Il gufo sbuco fuori della foresta e sorvolo i tetti del villaggio per andare a posarsi, sollevando uno spruzzo di neve, sul melo piu grande nell’orto del fabbro. Il tronco era tutto ricoperto di vischio.
Seppe di essere nel posto giusto non appena le sue zampe toccarono la corteccia. L’albero era irritato per la sua presenza, lei sentiva che cercava di respingerla.
Nel silenzio della notte l’albero disse: 'Fai pure la prepotente, allora, solo perche sono un albero. Tipico di una donna'.
'Almeno ti stai rendendo utile' penso la Nonnina. 'Meglio un albero di un mago, no?'
'Non e una brutta vita' penso l’albero. 'Sole. Aria fresca. Tempo per riflettere. In primavera anche le api.'
Nel suo modo di pronunciare 'api' c’era una nota lasciva che quasi indusse la Nonnina (la quale aveva diversi alveari) a rinunciare all’idea del miele. Era come ricordarsi che le uova erano pulcini non nati.
'Sono venuta per la bambina, Esk' sibilo.
'Una bambina promettente' penso l’albero. 'La osservo con interesse. Inoltre, le piacciono le mele.'
'Bestia che non sei altro' esclamo scioccata la Nonnina.
'Che ho detto? Scusami se non mi esprimo bene.'
La vecchia strega scivolo piu vicina al tronco.
'Devi lasciarla andare' penso. 'La magia comincia a manifestarsi.'
'Di gia? Sono impressionato.'
'E il genere di magia sbagliato!' protesto lei. 'E la magia di un mago, non la magia delle donne! Lei ancora non sa di che si tratta, ma la sua magia stanotte ha fatto morire un branco di lupi!'
'Grandioso!', esclamo l’albero.
La Nonnina urlo furente: 'Grandioso? Supponiamo che avesse discusso con i fratelli e fosse andata in collera, eh?'
L’albero si scrollo e dai suoi rami venne giu una cascata di fiocchi di neve.
'Allora devi insegnarle.'
'Insegnarle? Che ne so io della formazione dei maghi.'
'Allora mandala all’universita.'
'E una femmina' protesto la Nonnina, saltellando sul suo ramo.
'E con questo? Chi dice che le donne non possano diventare maghi?'
La vecchia esito. Era come se l’albero avesse chiesto perche i pesci non possono essere uccelli. Tiro un gran respiro e fece per parlare. Ma si arresto. Sapeva che la risposta esisteva, una risposta tagliente, incisiva, fulminante e soprattutto una risposta lapalissiana. Solo che, cosa estremamente irritante, non le riusciva di ricordarla.
'Le donne non sono mai state dei maghi. E contro natura. Tanto varrebbe affermare che le streghe possono essere degli uomini' dichiaro alla fine.
'Se si definisce strega una che adora l’impulso pancreativo, che venera, cioe, il fondamentale…' comincio l’albero e ando avanti per parecchi minuti. Nonnina Weatherwax ascolto con crescente impazienza frasi come 'Dee Madri' e 'culto primitivo della luna'. Lei sapeva benissimo cosa significava essere una strega: conoscere tutto delle erbe e del malocchio, andarsene in giro di notte a volare e, piu in generale, essere fedeli alla tradizione. Certamente non implicava avere a che fare con le dee, che fossero madri o no, le quali si dilettavano di certi giochetti assai dubbi. E quando l’albero si mise a parlare di 'ballare nude', lei cerco di non ascoltarlo. Infatti, pur rendendosi conto che da qualche parte, sotto il suo complicato strato di gonne e sottogonne, ci doveva essere della pelle, cio non voleva dire che lei approvasse la cosa.
L’albero termino il suo monologo.
La Nonnina aspetto finche non fu sicura che quello non avrebbe aggiunto altro, e chiese: 'Questa e arte magica, vero?'.
'La sua base teorica, si.'
'Voi maghi vi fate di sicuro delle strane idee.'
L’albero ribatte: 'Non sono piu un mago, soltanto un albero'.
La Nonnina arruffo le penne. 'Bene, stammi a sentire, signor Albero alias Base Teorica, se le donne fossero destinate a essere dei maghi allora sarebbero capaci di farsi crescere lunghe barbe bianche e lei non diventera un mago, e chiaro?, l’arte dei maghi non e il modo giusto di usare la magia, mi senti?, consiste soltanto di luci e fuoco e pasticciare con le polveri e lei non fara niente del genere e buonanotte a te'.
Il gufo abbandono il ramo. Se la Nonnina non tremava dalla rabbia era soltanto perche il volo ne avrebbe risentito. Maghi! Parlavano troppo e appuntavano gli incantesimi nei libri come fossero state farfalle. Ma, quel che era peggio, erano convinti che la loro fosse l’unica magia degna di essere praticata.