L’uomo non parlo. Rimase dov’era passandosi nervosamente le mani sul torso nudo, immagine di una creatura oppressa dal destino. La donna si allontano silenziosamente per legare i segugi. Trehearne si tolse la cintura e ne trasse due pietre preziose. Non erano delle migliori, ma per quella gente rappresentavano una ricchezza. Avrebbe dato loro la cintura di Yann che aveva piu valore, ma temeva che avrebbero passato dei guai se avessero tentato di venderla. Mise le due pietre in mano all’uomo.
«Questo per i danni ai segugi. Faro sapere alla gente che non sono stati rubati. Non fate nulla finche l’astronave non sara partita.» Sollevo il corpo di Yann e se lo carico sulle spalle. «Vieni, amico Torin, andiamo.»
Usci dalla radura e Torin lo segui indicandogli il sentiero. Quando fu sicuro che la sua voce non poteva piu essere udita, disse a Trehearne: «Vorrei che perdonaste i miei genitori. Con me sono buoni e gentili, ma non capiscono i Vardda.»
«Forse li capiscono» replico Trehearne «meglio di quanto tu sappia.»
Era mattina quando raggiunsero il centro, una verde mattina soffocante. Trehearne si sentiva mancare, e anche il ragazzo era stanco. Benche si fossero aiutati l’un l’altro, Yann era un grave peso. Ma per tutta la strada Torin aveva parlato della grande astronave. Non voleva accettare altro regalo che questo, visitare la nave, e tanto supplico che Trehearne non ebbe cuore di rifiutare. Dopo tutto era una ben piccola ricompensa per quanto il ragazzo aveva fatto.
«Dovrai aspettare, pero, forse a lungo. Avro da parlare molto di
«Aspettero» disse Torin, sorridendo. «Ho aspettato tutta la vita.»
Era l’ultimo grande giorno di mercato e tutti i Vardda erano dentro il centro, tranne un uomo incaricato di custodire la
«Mi e stato di grande aiuto laggiu. Forse mi ha salvato la vita. Gli ho promesso di fargli fare una visitina sull’astronave.»
La guardia lo guardo dubbioso. «E contro le regole. Il Vecchio mi farebbe tagliar la testa se lo scoprisse.»
«Come puo scoprirlo? Ha da fare. Non preoccuparti, mi assicuro io che il ragazzo scenda dalla nave. Tu puoi guardare dall’altra parte.»
La guardia non pote sostenere lo sguardo avido di Torin. Era un padre di famiglia con figli. «Bene, accettato. Soltanto assicuratevi che il ragazzo torni a terra, presto!»
Trehearne stette ai patti. Mostro a Torin quanto pote, dal ponte ai generatori, e il ragazzo lo segui con passo lieve come fosse in un luogo sacro, toccando ogni cosa, sospirando, meravigliandosi. Trehearne era quasi pentito di averlo portato, faceva pena vedere tutto quel gran desiderio che non sarebbe mai stato soddisfatto. Diede a Torin i pochi oggetti che aveva acquistato su altri mondi e poi lo condusse fuori dall’astronave e rimase con la guardia a osservare il ragazzo che si allontanava lentamente attraverso il campo, volgendosi indietro, sempre indietro, finche si perdette oltre le mura della base.
«Poveretto» commento la guardia. «Pazzo per le stelle, come tutti loro. Bene, gli passera.»
«Suppongo» disse Trehearne e si rallegro all’idea che non avrebbe piu rivisto Torin.
Cerco il dottore e si fece medicare e dopo cio si occupo del controllo della merce in partenza. Moriva dal sonno e gli parve fosse passata un’eternita quando, verso mezzanotte, il carico fu tutto a bordo e gli sportelli si chiusero. La
Trehearne disse a Rohan e a Perri che era troppo esausto per parlare di cio che era accaduto e si getto sulla cuccetta. Si addormento quasi istantaneamente e quasi istantaneamente si risveglio.
Si udi un urlo a bordo…
Trovarono Torin disteso accanto al boccaporto che immetteva nella stiva. Era arrivato fin li. La sua pelle era gia livida per l’emorragia sottocutanea, il corpo era contorto e contratto, il viso quasi irriconoscibile. E gridava, e non si riusciva a farlo tacere.
Trehearne lo prese tra le braccia e lo guardo morire.
Parve non dovesse mai finire. Non fu una morte pura e semplice. Fu una dissoluzione. Trehearne ricordava la propria angoscia e non poteva far nulla. Anche gli altri guardavano con pallidi visi stravolti. Alla fine fu la guardia che ando a prendere un lenzuolo per avvolgervi il corpo e v’erano lacrime sulle sue guance.
Trehearne depose Torin sul lenzuolo. La sua carne non era piu soda. Egli non era piu diritto e ben fatto. Non era neppure il cadavere di un ragazzo. Era un cencio, una cosa informe, oscena. Trehearne penso in un baleno come era stato vicino a morire della stessa morte.
Si alzo, ritorno nella sua cabina si strappo gli abiti di dosso e si ripuli in una specie di frenesia. Getto con un calcio gli abiti insudiciati nel corridoio perche qualcun altro se ne occupasse. Non avrebbe piu potuto toccarli. E continuamente udiva la voce di Torin gridare: «Certo sono abbastanza forte da avventurarmi tra le stelle!»
Gli altri sopraggiunsero piu tardi e dissero a Trehearne che avevano scoperto dove Torin si era nascosto: sotto l’involucro di una balla che doveva essere portata a bordo con il carico.
«Non e stata colpa tua» lo consolarono. «In nessun modo avresti potuto vedere il ragazzo.»
Trehearne non riusciva a darsi pace.
Seppellirono Torin negli spazi profondi a cullarsi per sempre tra i soli di Ercole. E Trehearne pensava a una capanna, a un uomo e una donna che attendevano il ritorno del figlio. Desiderava che Torin avesse seguito i saggi consigli del padre.
La
Ricordava l’amarezza della donna che aveva detto: 'Voi siete liberi e io sono incatenata, e cosi i miei figli dopo di me, per sempre'. Ricordava gli innumerevoli giovani che anelavano al volo, gli occhi dei fanciulli dilatati dai sogni. Ogni qualvolta vedeva le ferite appena rimarginate sul suo corpo, ricordava il ragazzo che fasciandole aveva scoperto che la carne dei Vardda non era cosi differente dalla sua, un inganno troppo sottile per la sua intelligenza.
Nel sonno, sempre, gli pareva di tenere Torin tra le braccia e di vederlo morire. Si diceva che era tutta pieta sprecata. Qualunque cosa fosse accaduto a Orthis tempo prima, non era affar suo. Le cose stavano come stavano e non c’era rimedio. Egli era uno dei fortunati e doveva esserne contento. Per la maggior parte del tempo era contento. Ma di quando in quando lo assalivano quei piccoli dubbi insistenti, quell’insinuante senso di colpa.
Se solo Torin non fosse venuto a bordo dell’astronave per morirvi!
Sentiva il bisogno di parlare con Edri. Sentiva il bisogno di alleggerirsi il cuore, di chiarire i propri pensieri e sapeva che Edri l’avrebbe capito.
Si senti lieto quando iniziarono il lungo volo di ritorno a Llirdis. Scopri che se desiderava vedere Edri, ancor piu desiderava vedere Shairn. Si chiedeva se l’avesse ormai dimenticato o se attendesse il momento del suo arrivo. La
Quando l’astronave individuo il suo dock e vi si adagio, Joris era li vicino a osservare l’arrivo. Si era tenuto in contatto con la
Il capitano gli aveva dato buone notizie dell’impresa ed egli era di buon umore, batteva sulle spalle a tutti, dando un’occhiata ai bollettini, facendo un fuoco di fila di domande, informandosi come s’era trovato Trehearne.
«Bel viaggio, eh» grido. «Triste la faccenda di Yann, ma un viaggio nella costellazione si puo dir buono se soltanto uno ci lascia la pelle.»
Trehearne disse amaramente: «C’e anche qualcun altro.»
Joris lo fisso senza capire.
«Oh, non uno dell’equipaggio. Un ragazzo indigeno, pazzo di fare un volo interstellare. Si era nascosto nella stiva.»
Tutta la luce scomparve dal volto di Joris, lasciandolo opaco. Passo un po’ di tempo prima che parlasse e fu solo per dare i consueti ordini riguardo all’astronave. Pareva aver perduto tutto il suo gioioso interesse. Trehearne si stupi dell’effetto che quelle poche parole intorno a un ragazzo sconosciuto avevano fatto sul vecchio.
Joris se ne ando subito dopo. Disse a Trehearne: «Ci vedremo domani o dopo. Ora penso che Shairn ti aspetti all’uscita.» Parlo come se la sua mente fosse lontana da quanto diceva. Si volse, poi esito e chiese: «Quanti anni aveva quel ragazzo Trehearne?»
«Sedici circa.»
Joris annui, si allontano per la piattaforma come portasse sulle spalle massicce un grave peso. Trehearne firmo i suoi bollettini davanti all’ufficiale incaricato dello scarico e ando in cerca di Shairn. Ella stava al di la del grande cancello a sbarre, in attesa. Era bella proprio come la ricordava e le disse: «Non mi hai ancora dimenticato, allora?»
«Non te lo aspettavi?»
«Non ne sarei stato sorpreso!»
Rise, la sua dolce risata familiare venata d’ironia. «Sei saggio.» Piego un poco la testa all’indietro e lo osservo attentamente. «Sei cambiato. Sei cosi abbronzato e duro, e un po’ piu vecchio. Mi piaci ancor di piu adesso. Ma bisognera che impari a conoscerti di nuovo.» Lo guido a lungo, lucente veicolo che attendeva li accanto. «Sara bello» disse «questo conoscersi da capo!»
La grande strada li condusse a nord lungo la costa, lontano dal frastuono della base e dalla citta gli scogli emergevano dal mare dorato, selvaggi e impervi.
Lei chiese improvvisamente: «Come hai fatto?»
La manica gli era scivolata indietro e guardava le cicatrici sul suo polso.
«Qualcuno mi ha aizzato contro dei segugi» rispose Trehearne con indifferenza. Poi: «Per passare ad altro, come sta Kerrel?»
«Non l’ho piu visto.» Guardo di nuovo le cicatrici. «Come v’e riuscito?»
«Come e riuscito chi a far che cosa?»
«Oh, smettila di fare il furbo! Sentivo che Kerrel avrebbe tramato qualcosa per questo viaggio. Non e uomo da accettare tranquillamente una sconfitta.»
Trehearne le racconto in breve la storia di Yann e dei segugi. E concluse: «Voglio vedere Kerrel.»
«Certo!» Gli occhi di Shairn scintillavano. «E voglio essere presente quando lo vedrai!»
La macchina percorse una curva e la, sulla grande rupe scoscesa, apparve la massa indistinta della Torre d’argento, l’avita dimora di Shairn costruita da generazioni di uomini e donne vardda che si erano tesi con tutte le loro forze alla conquista delle stelle.
Per qualche tempo, con Shairn, si dimentico di Kerrel e di Torin e di tutte le cose che gli turbavano lo spirito. Sapeva solo che era bello essere in quel luogo. Era sera quando se ne ricordo. Sedevano nella galleria, sorseggiando i frizzanti vini freddi e Shairn chiese: «Sei felice Michael?»
Egli rammento che un’altra volta gli aveva fatto quella domanda, la notte in cui Edri si era allontanato solo per il viale alberato. Rammento Edri che gridava nel buio contro l’ingiustizia e d’un tratto la vecchia inquietudine lo riassali. «Si» rispose. «Si, sono felice.» Rigiro il bicchiere tra le mani, assorto. «Shairn, potresti far venir qui Edri? Mi piacerebbe vederlo.»
La senti irrigidirsi e ritrarsi e penso si fosse irritata con lui. Continuo: «Non intendevo ora. C’e tempo domani. Ma io… Bene, voglio parlargli.»
«Hai simpatia per Edri, vero?»