una flottiglia di apparecchi armati con un massimo di velocita notevolmente superiore a quello dei cargo, allo scopo di reprimere qualche occasionale manifestarsi di traffici illegali tra i Vardda stessi o di proteggere gli agenti inviati su pianeti barbari e pericolosi.
Sugli schermi del radar tridimensionale appariva il solito numero di piccole scintille rosse, gli impulsi di energia piu veloci della luce, dei generatori dall’astronave. Joris li esamino con occhio esperto.
«Ancora nulla di preoccupante. E troppo presto per dire qualcosa. La zona immediatamente alle nostre spalle e troppa gremita di astronavi provenienti dalla base.» Si volse a Quorn, l’ufficiale addetto ai servizi di comunicazione.
«In guardia, a poppa. Chiamatemi quando vedrete qualcosa di anormale. Possiamo sostituirvi di tanto in tanto, ma avrete ben poco tempo libero.»
La liberta era un problema in quel viaggio. Nessuno poteva goderne molta. Il numero degli uomini superava di poco la meta di quello normalmente richiesto da un equipaggio al completo in circostanze normali e alcuni non erano tecnici addestrati. Trehearne si trovo a dover fare un turno di otto ore nella cabina di comando a interpretare i quadranti e un altro ai servizi di comunicazione. Poiche, evidentemente, non c’erano trasmissioni da fare, poteva manovrare il ricevitore abbastanza bene da cavarsela.
La Linea Uno che era la voce ufficiale di maggior autorita del Consiglio dei Vardda continuo a chiedere conferma sulla loro rotta e a ottenerla.
Non passo molto che Quorn riferi che il radar indicava un punto rosso a poppa che sembrava seguire la rotta.
Calcolando la distanza dall’intensita era possibile stabilire la velocita media con cui si avvicinava. Joris ordino che si aumentasse l’impulso dei generatori, incurante del fremito d’agonia dello scafo e delle reazioni ugualmente penose dei suoi uomini.
«Finche non caricheremo Arrin» disse «bisogna filare alla massima velocita. Thuvis e il primo posto che bloccheranno e solo una puntata diretta da parte nostra impedira loro di farlo.»
Raggiunsero il culmine dell’accelerazione, la punta massima sopportabile dalla struttura dell’astronave. Joris la supero. Si raccomandarono a Dio.
Dall’oblo d’osservazione si comincio a scorgere un diradarsi di astri piu avanti. Sempre piu vaste si fecero le zone d’oscurita e le colonie di soli meno numerose e piu sparse. Le rosse scintille sullo schermo dei radar tremolarono e svanirono, finche rimasero soltanto due o tre mercantili isolati diretti a quei remoti sistemi planetari. Quei due o tre: e quell’unico che balenava costantemente a poppa.
Le ore divennero una lenta monotona continuita di osservazione, di tensione. Intontito per il sonno, Trehearne sbrigava meccanicamente le sue mansioni, dimenticandosi perfino di arrovellarsi su quanto stava per accadere. Ieri era lontano un’eternita, domani perduto nel nulla. C’era soltanto l’oggi ed egli era stanco.
La stessa cosa accadeva a tutti gli altri. Joris non era particolarmente provato e Trehearne si meravigliava della forza del vecchio.
Shairn era chiusa nella cabina. Non rivolgeva la parola a nessuno tranne al giovane che le portava da mangiare, ed era solo per mormorargli un secco grazie.
Davanti a loro l’oscurita si faceva piu fonda. L’asse maggiore della Via Lattea passava sotto di loro. Al di la dei sistemi isolati si intravedeva il gorgo spento del vuoto assoluto. La sua buia inconsistenza riempiva Trehearne di un sottile orrore. Era come vedere il Caos originario prima della creazione.
Infine un nebuloso sole rosso apparve nel centro e comincio a ingrandire. Gli schermi del radar rimanevano vuoti tranne che per l’implacabile scintilla rossa che era divenuta quasi una fiamma, paurosamente lucente.
Joris fece i suoi calcoli e di nuovo si raccomandarono a Dio.
In un tempo un poco minore del nonnaie compirono la manovra di decelerazione. Durante quel tempo nessuno mangio e solo quelli che vi erano obbligati rimasero in piedi.
Thuvis apparve nel cielo, dinanzi a loro: un sole malato, che consumava le sue ultime forze, fissando con un vacuo occhio rosso la cosmica presenza della morte. Un solo pianeta ruotava intorno a esso.
«Dobbiamo fare in fretta» disse seccamente Joris. «Tienti pronto, Edri.»
La
La polvere portata dal vento sferzo Trehearne, penetrandogli nella carne come una miriade di piccoli pugnali gelidi. Il cielo era fosco, pur in pieno giorno, ma vi era qualche stella. Anche di notte non vi sarebbero state che quelle rade stelle. Il tetro bagliore di Thuvis si rifletteva rosso su quel sabbioso mondo deserto e la, dove un profondo burrone incideva il tavolato, l’ombra s’insinuava fitta come sangue rappreso. Trehearne non poteva immaginare un luogo piu simile all’inferno.
Edri si era affrettato verso l’orlo del burrone. Trehearne lo segui e guardo giu. Ai piedi delle ripide pareti, ai piedi delle paurose pietraie vi erano un groviglio di anemica vegetazione, alberi stenti e macchie che fumavano come piccoli crateri nell’aria gelida. C’era un abitato laggiu, tre o quattro costruzioni in plastica circondate da un muro e al di la del muro una patetica distesa di terra coltivata.
«Vengono» grido Edri. «Hanno visto l’astronave…»
Uno stretto sentiero saliva ripido dal fondo del burrone. Alcuni uomini vi si stavano inerpicando. Trehearne li conto. Otto, dieci, undici uomini, tutti gli abitanti di questo mondo di estremo esilio.
Edri urlava. La sua voce echeggiava nel burrone con un sordo rimbombo. Altre urla gli risposero. Gli uomini sul sentiero cominciarono a correre. Scivolavano e incespicavano nella fretta, arrancando con le mani e coi piedi. Trehearne scorse i loro pallidi visi tesi verso di lui.
Li osservo arrivare: smunte disperate figure d’uomini battute dal vento con il grigiore della morte vivente addosso, faticosamente emergenti da quella profonda prigione illuminata di rosso in risposta ai richiami di Edri. Vide i loro occhi, gli occhi di uomini risveglati improvvisamente da quel terribile intorpidimento della mente che e peggiore di una completa distruzione.
Edri getto le braccia al collo dell’uomo che si inerpico per primo sull’orlo del precipizio. Non si trovava la da molto tempo, come gli altri, e l’effetto non era cosi profondo in lui. Si volto e grido ai suoi compagni di affrettarsi. La sua barba e i suoi capelli scarmigliati si gonfiavano al vento e la sua voce suonava selvaggia.
Edri gli grido: «Non c’e tempo per parlare ora, Arrin, siete tutti qui?»
C’erano tutti. La fila di quei barbuti fantasmi s’affretto verso la
La voce di Quorn urlo nell’altoparlante: «Sono proprio sopra di noi. Fate in fretta!»
Joris si era precipitato sul ponte. Stava al suo posto, attendendo che il portello si chiudesse.
«Preparatevi alla partenza! State attenti!»
La sua mano si alzo per trasmettere i segnali. E poi Trehearne la vide esitare e ricadere. Dalla porta aperta della cabina di trasmissione giunse un’altra voce perfettamente intelligibile a quella breve distanza. La voce metallica del ricevitore.
'Abbiamo la vostra posizione. Non tentate di partire. Abbiamo la vostra posizione. Non tentate…'
Al di sopra delle spalle improvvisamente incurvatesi di Joris, Trehearne scorse attraverso l’oblo della cabina di comando la lunga forma agile di un astrocaccia, planare verso uno spiazzo non lontano.
18
Il volto di Kerrel apparve sul piccolo schermo. Non vi era bisogno ora di ultraonde, bastava la comunicazione per mezzo di un normale videofono. Edri e Joris gli risposero. Trehearne rimase sulla soglia in ascolto. Alle sue spalle c’erano gli esuli liberati, e un senso di nera disperazione gravava su di loro.
Kerrel fissava Edri e Joris con un’espressione di stanchezza e di odio insieme. Pareva avesse imparato che essere agente del Consiglio ha i suoi lati brutti. Ma non vi era il minimo segno di umanita nel tono della sua voce.
«I cannonieri hanno l’ordine di aprire il fuoco esattamente entro quindici minuti» disse. «In questo frattempo dovete sgomberare la nave senza portare con voi ne armi ne oggetti personali di alcun genere.» Ripete: «Quindici minuti esatti.»
Joris lo guardo con occhi profondi e infossati. Negli ultimi minuti era invecchiato di vent’anni. Pareva gli fosse difficile parlare. Le mani di Edri erano serrate con tanta forza che le dita avevano un biancore d’ossa. Si agitavano convulsamente cercando qualcosa contro cui avventarsi senza trovarlo. Anch’egli pareva un vecchio.
«Quattordici minuti» annuncio Kerrel senza emozione. «State perdendo tempo.»
Edri si volto bruscamente e si lancio alla cieca oltrepassando Trehearne che lo afferro e lo trattenne sulla soglia.
«Lasciami andare» grido Edri imprecando. «Quel burrone e profondo. Tanto vale che mi getti ora. Non voglio che mi riprendano.»
«Un momento» disse Trehearne. Una improvvisa selvaggia speranza lo aveva invaso. Alzo la voce: «Kerrel! Kerrel, mi senti?» Era fuori dal raggio visivo dello schermo.
«Si, Trehearne, ti sento.»
«Allora ascolta! Di’ ai tuoi uomini di aspettare a far fuoco. Abbiamo Shairn a bordo!»
Joris alzo il capo vivamente. Edri smise di divincolarsi. E sul volto di Kerrel riflesso nello schermo, passarono tutte le sfumature della sorpresa e dello sgomento, poi l’intuizione e un bieco compiacimento.
«Sei furbo, Trehearne» disse. «Ma non me la fai. Tredici minuti.»
«Vai a prenderla, Edri» ordino Trehearne. Aveva la bocca arida, il corpo molle di sudore freddo.
Edri si precipito nel corridoio. Trehearne si mise in una posizione da cui Kerrel lo potesse vedere. Sorrideva e si chiedeva se Kerrel potesse udire il battere del suo cuore contro le costole. Joris rimase immobile in attesa. Kerrel contava i minuti, e a ogni numero la sua voce diveniva meno ferma e i suoi occhi piu incerti.
Rimanevano sei minuti quando Edri ritorno con Shairn e la spinse davanti allo schermo.
«Vedi?» disse Trehearne. «Non mentivo.»
Kerrel si dimentico di contare. Fissava attonito la ragazza, i forti lineamenti sconvolti dall’indecisione. Pronuncio il suo nome una volta. Si volse bruscamente e scomparve dallo schermo. Lo udirono urlare in lontananza: «Non fate fuoco! Non fate fuoco! Hanno un prigioniero a bordo.»
Trehearne seppe allora di non essersi ingannato sulla profondita della passione dell’altro e stranamente questa consapevolezza gli fu amara.
Kerrel riapparve, e Shairn grido: «Kerrel, il loro obiettivo non e solo di liberare questi esuli orthisti! Penso che…»
Trehearne le tappo la bocca con la mano. «Non importa che cosa pensa. La cosa importante e la sua vita. Quanto vale per te, Kerrel?»
Kerrel si passo nervosamente la mano sul viso e non rispose subito. Trehearne non mosse il palmo dalla bocca di Shairn.
Kerrel scosse il capo. «Tu non saresti capace di ucciderla, Trehearne.»
«Io, no» rispose Trehearne. «Ma io sono uno soltanto e ci sono tanti altri a bordo. Undici uomini di Thuvis per i quali la vita di una sola persona e ben piccolo prezzo per pagare la fuga da questo buco d’inferno. Su, Kerrel, quanto vale per te Shairn? Puoi averla libera; sana e salva.»
Kerrel chiese: «Che cosa volete?»
«Un vantaggio sulla partenza.»
«Non vi servira a nulla. Non potete battere un caccia.»
Joris disse: «Vogliamo tentare!»