in un luogo indefinito, illuminata da un riflettore. Aveva braccia e gambe magrissime. Ma erano gli occhi che lei non avrebbe mai dimenticato.

Erano immensi, da vecchia, terribilmente acuti.

Teresa, nel sogno, si sentiva intrappolata dalla potenza di quello sguardo. Voleva abbassare gli occhi, ma non poteva.

— Trovami — diceva la bambina. — Aiutami. Trovami.

Lei si sveglio in un bagno di sudore. L’oscurita sembrava dilatarsi. Si raggomitolo con le ginocchia vicino al seno. Era in momenti come quelli che sentiva piu profonda la solitudine.

— Va bene — disse nell’oscurita.

La balsa dondolava dolcemente con il crescere della marea. Il vento proveniente dal mare sollevava cortine di garza simili ad ali.

— Va bene. — Era solo un bisbiglio. — Faro cio che vuoi. Ma, per favore, lasciami sola.

La mattina, Byron arrivo su una motolancia dai meandri del mercato galleggiante affollato di gente, in compagnia dello straniero, l’uomo che veniva dalla terraferma. Il nome dello straniero era Raymond Keller.

Teresa aveva accettato che una terza persona compisse il viaggio con loro. Tuttavia, si era mantenuta il diritto di veto sulla scelta di Byron. E in quel momento fu lieta della propria prudenza. Guardando Raymond Keller, non era affatto sicura di voler passare molto tempo in sua compagnia.

Condusse entrambi gli uomini sulla stretta balconata che circondava il suo studio, dove aveva sistemato delle poltroncine di vimini. Byron fece le presentazioni, lei porto fuori alcune bottiglie di birra messicana ghiacciata, poi si sedettero. Una strana compagnia, penso Teresa. Byron, si capisce, sembrava fuori posto in qualunque luogo normale. Ci teneva molto alla propria immagine di chimico oneirolita fuorilegge, di feroce veterano della Guerra Brasiliana con tanto di cicatrici e tatuaggi, impenetrabile dietro le sue lenti a forma di luna piena.

Anche l’altro uomo, a quanto aveva detto Byron, era un veterano. Indossava una vecchia giacca militare, portava un equipaggiamento logoro e sembrava perfettamente intonato al suo ruolo. Forse anche troppo. Teresa diffidava dell’apparente opacita dei suoi pallidi occhi azzurri, del modo in cui la guardava quando si credeva inosservato. Aveva visto molte persone di quel genere alle mostre, operatori urbani con un occhio sempre fisso ai propri interessi. Uscivano dai sobborghi asciutti della Valle come da una catena di montaggio, levigati e inespressivi.

Parlarono della guerra in termini generici. Byron era stato l’Angelo del plotone di Keller, racconto, e poi Keller era diventato a sua volta un Angelo. A differenza di Byron, aveva mantenuto l’impianto. Keller lavorava per la Rete e avrebbe registrato il viaggio per intero.

Byron le aveva gia accennato qualcosa in precedenza. — Ray cura la redazione personalmente — aveva detto. — Desidera soprattutto il reportage su Pau Seco. Se appariremo nel materiale da consegnare alla Rete, i nostri nomi e le facce verranno sistematicamente alterati. Non abbiamo nulla da temere.

— Non capisco perche dovremmo aver bisogno di lui — aveva ribattuto Teresa.

— Perche e gia stato laggiu — rispose Byron. — Perche conosce la zona. E poi, per venire al punto, perche mi fido di lui.

— Pensi che Wexler ci abbia mentito?

— Penso che anche lui puo fare degli sbagli — aveva replicato Byron.

E ora quell’uomo, quell’Angelo in attivita, era seduto e la guardava con i suoi remoti occhi azzurri. Era strano, a pensarci.

Teresa si scuso e ando nello studio a prendere un album da disegno e un carboncino. Li porse a Keller.

— Ray — disse. — Mi fareste un favore?

Lui esito, poi annui.

— Fate un disegno — gli chiese lei. — Mentre parliamo. Vi dispiace?

— Non sono un pittore.

— Non importa.

Keller corrugo le sopracciglia di fronte alla pagina bianca. — Che cosa devo disegnare?

— Voi stesso.

Lui le rivolse una lunga occhiata, ma fece cenno di si.

— Immagino che Byron vi abbia messo al corrente dei nostri piani — continuo Teresa.

— In modo sommario. Mi ha detto che scenderemo all’interno. E che porteremo via una delle nuove pietre.

Lei annui. — E un po’ piu complicato, naturalmente. Il finanziatore del viaggio e Cruz Wexler. Conoscete Wexler?

— Dirige non so bene quale istituto, lassu a Carmel.

— Investe denaro nel traffico degli oneiroliti gia da molto tempo — disse Byron. — Ma ora c’e una novita. Pare che dalla miniera di Pau Seco stiano uscendo degli oneiroliti di un genere nuovo. Si pensa che l’astroblema di Pau Seco sia stato un unico deposito di raccolta intensiva dati, e che i campioni rimasti vicini al nucleo centrale, quelli che vengono estratti adesso, si siano conservati meglio nel corso dei secoli. Wexler ha cercato di acquistarne uno nei luoghi dove si pratica tradizionalmente il mercato nero, e cioe le porte sul retro dei laboratori governativi, ma i controlli sono diventati molto rigidi. Cosi ha organizzato l’acquisto a Pau Seco, direttamente alla fonte. Noi siamo i suoi corrieri.

— Pagati — preciso Keller.

— Nel mio caso, si — confermo Byron. — Sono nella posizione di pretendere denaro. Professionalmente parlando.

— Io mi sono offerta volontaria — disse Teresa.

Keller si volto a guardarla. — Vi importa dunque tanto?

Lei l’osservo muovere il carboncino sul foglio in modo distratto. Annui. — Si. Mi importa.

— Byron dice che siete dedita all’uso della pietra dei sogni.

— Dedita, forse, non e la parola adatta. Sapete? Per molti non si tratta di una droga molto piacevole.

— Genera delle visioni — replico Keller.

— Genera molto di piu. L’avevate mai provata, Ray?

Lui fece cenno di no con la testa.

— E potente — spiego lei. — Interagisce con la mente, in modo diretto. La chimica non c’entra, e infatti non si verifica nessuna alterazione chimica. I tecnici di laboratorio non riescono a spiegare il fenomeno. Ma quando si tocca una pietra, all’improvviso si aprono mondi interi… Riuscite a capirmi?

— Non lo so. — Keller si strinse nelle spalle. — Forse.

Almeno, era una risposta onesta. Teresa aveva incontrato eserciti di chimici oneiroliti nella Citta Galleggiante, e una moltitudine di commercianti, tutti interessati alle pietre da un punto di vista esclusivamente economico. Per loro quella era una droga, un articolo da contrabbando, una variante piu esoterica dei neuropeptidi Modello Uno che erano diventati cosi popolari nelle citta costiere. La singolarita delle pietre consisteva proprio in quello, penso Teresa: rappresentavano qualcosa di diverso per ciascuno. Per i tecnici erano simili alla Stele di Rosetta, una specie di magazzino dati proveniente dalle stelle, decodificatole e immensamente utile; per i chimici e i loro clienti urbani erano semplicemente una nuova droga, una diversione visionaria…

E per me?

Una strada, penso. Una destinazione.

Si chiese se Raymond Keller fosse in grado di capirlo.

— Non sopporto l’idea di fare questo viaggio con qualcuno di cui non mi fido — dichiaro. — Byron dice che siete un buon diavolo, Ray. Ma io non posso saperlo davvero. Giusto? Posso solo indovinarlo. L’unica arma che ho a disposizione e l’intuito, capite?

Lui annui.

— Dunque, mostratemi il vostro disegno.

Keller abbasso lo sguardo sul foglio, come se la cosa gli fosse del tutto sfuggita di mente. Disegno? Le sue mani avevano comunque lavorato, ed era questo che lei voleva.

Teresa prese l’album e se lo tenne sulle ginocchia. Rimase sorpresa, constatando che il disegno dimostrava un certo talento. Era un ritratto a mezzo busto, rozzo ma completo. Molto rivelatore, penso lei. Keller aveva definito i contorni con linee dure e angolose; le sopracciglia erano tratti unici, la bocca una sagoma compatta e priva di emozioni. Nel complesso, un insieme inespressivo. Ma gli occhi riscattavano tutto. Le linee si erano addolcite, le pupille risultavano profonde e piene di vita, l’espressione era quasi addolorata.

Non e quello che crede di essere, penso. Un uomo duro, certamente. Ma lei guardo quegli occhi e si rassicuro. Recuperabile, si disse.

Le bastava.

— Partiamo fra un paio di giorni — annuncio.

3

Gli oneiroliti, o pietre esotiche, avevano modellato il passato di Keller e creato la sua storia. Quello che aveva detto a Teresa corrispondeva piu o meno alla verita. Non ne aveva mai tenuto in mano nessuno per piu di un secondo. Pero li aveva sognati in continuazione.

I suoi sogni erano ambientati nella giungla e lui, Keller, era contemporaneamente narratore e protagonista. In alcuni, si vedeva proprio nei panni di quell’anonimo forao che era uscito inciampando dall’entroterra brasiliano con una strana pietra in mano. Spaventato dalle visioni che produceva, aveva nutrito comunque la speranza di ricavarne un buon guadagno. Era rimasto deluso quando aveva scoperto di non riuscire a vendere la pietra e la delusione si era tramutata in spavento quando alla fine il governo di Valverde gliel’aveva confiscata. Nel sogno, l’uomo veniva torturato dagli agenti del FUNAI, anche se, nella realta non esistevano prove, i quali volevano sapere il luogo preciso del ritrovamento. L’economia della nazione, gli spiegavano, non avrebbe potuto reggersi a tempo indefinito sull’oro e sulla bauxite. Raccontaci dove l’hai trovata, ordinavano con calma, e poi azionavano gli elettrodi.

Dissolvenza e ripresa dall’alto. Il Rio delle Amazzoni: giungla, fattorie, allevamenti di bestiame, dighe, e soprattutto lande desolate. Le spire languide del fiume che da il nome alla regione, color marrone e inondate dalla luce del sole. Keller riviveva la storia in tonalita color seppia: per quattro volte il Bacino delle Amazzoni aveva respinto l’invasione di uomini civilizzati. Aveva scacciato, indebolendoli e decimandoli con la dissenteria, i bandeirantes portoghesi venuti alla ricerca dell’Eldorado. Aveva concesso ai Gesuiti solo una dilazione, prima di rivendicare le loro missioni gia prostrate da sovvenzioni governative irrisorie e dalla severita di quell’immensa terra spietata. Poi c’era stato il boom della gomma e la giungla era stata invasa per ricavarne il lattice, ma i malesi coltivavano alberi di migliore qualita in piantagioni piu accessibili. E sul finire del ventesimo secolo si erano compiuti sforzi prolungati per popolare l’interno. Si erano costruite autostrade, villaggi, pozzi petroliferi e miniere, il tutto finanziato, purtroppo, da un debito internazionale cosi alto che alla fine era diventato insostenibile. E cosi, le neonate oasi di civilta erano cadute a pezzi. I villaggi erano diventati citta fantasma e le viti si erano insinuate fin sulle autostrade.

Adesso era in atto la quinta invasione.

Stacco. I bassifondi di lamiera e cartone attorno a Rio e a San Paolo, cisterne illuminate dai fari, ondate umane che si dirigevano verso ovest. Le macchine penetravano la giungla oppure solcavano il suo cielo.

Le pietre dei sogni, battezzate 'oneiroliti' da un attonito geologo dell’Universita Federale, erano molto piu preziose di quello che avrebbe immaginato il piu avido dei forao.

Вы читаете Memorie di domani
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату
×