Dapprima si era solo osato sussurrare che avessero un’origine extraterrestre. Poi se n’era parlato in tono scettico, e infine lo scetticismo si era tramutato in aperta meraviglia. Naturalmente i test con il carbonio erano privi di significato: le minuscole pietre dovevano essere rimaste nel sottile strato di suolo del Bacino per un tempo considerevole, a testimonianza di un impatto astrologico molto anteriore all’epoca dei bandeirantes. In piu, gli oneiroliti non erano soltanto passivi. Avevano un’anima codificata, incredibilmente stipata di informazioni. Ogni molecola era un dizionario di atomi, una sintassi di elettroni. Usavano un linguaggio binario e universale, contenevano una nuova fisica e una nuova cibernetica, lasciavano intuire tecnologie di cui non si era mai sentito parlare.

Le implicazioni erano evidenti. Il controllo degli oneiroliti rappresentava il controllo sul futuro economico e politico dell’intero pianeta. In un secolo iniziato in sordina vent’anni prima, la scoperta venne interpretata come il segno di un reale cambiamento, a lungo invocato. Era la Nuova Ricostruzione, una specie di rivoluzione industriale destinata a riformare l’economia globale. Per la prima volta dal tempo dei grandi dibattiti ecologici, i centri di potere focalizzarono l’attenzione sull’entroterra brasiliano. Una nuova razza di forao comincio a invadere la foresta. Il luogo dell’impatto, un deposito di pietre frammentarie vasto parecchi chilometri e di profondita indefinita, venne recintato e suddiviso sulla base di antiche leggi brasiliane sui diritti minerari.

La corsa alla prosperita fu subito disseminata di ostacoli. Il regime di Valverde attraversava un periodo di grande instabilita politica. I ribelli avevano occupato un capoluogo di provincia, e c’era la possibilita che alcune vie di comunicazione importanti venissero danneggiate.

Fu richiesto un intervento. In breve si intraprese una guerra vera e propria.

Da quel momento in poi, gli incubi di Keller diventavano piu personali.

La seconda notte della sua permanenza nella Citta Galleggiante ci fu un temporale. Ventate di pioggia tiepida giunsero fino a lui, seduto a bere con Byron Ostler sotto la tettoia metallica del suo patio di bambu. L’acqua, li intorno, era gremita di zattere e di baracche che si susseguivano lungo vie d’acqua aperta che gli indigeni chiamavano canali. Era il quartiere degli artisti, con alcove illuminate da lanterne cinesi e ruote a vento in movimento che si stagliavano contro le luci delle citta sulla costa. Solo il lieve ondeggiare del pavimento ricordava loro che si trovavano a un chilometro da terra, su una precaria struttura di ponti di barche e ancoraggi.

Byron parlava di Teresa, beveva birra messicana da una lattina accartocciata e infilava tessere memorizzate in un generatore musicale. Keller ascoltava, fissando il canale di acqua scura.

— Lei non corre pericolo — disse Byron. — Ne sono convinto. Nemmeno noi, del resto. Wexler ha pensato a tutto. — Trangugio un sorso di birra. — Al primo segnale di pericolo la riporto indietro, Ray. Nessun dubbio. Ma il progetto era suo fin dall’inizio. Era a Carmel con Wexler quando lui ha organizzato tutto. Forse l’ha convinto parlandogliene.

Forse, penso Keller. Ma in lei l’aveva colpito soprattutto la fragilita. Un certo nonsoche nel modo di atteggiare la bocca, gli occhi lievemente piegati all’ingiu. Se Byron asseriva di preoccuparsi per lei, riflette, forse non avrebbe dovuto permetterle di affrontare quel viaggio.

— E allora… — incomincio a dire.

— Lo so. — Il chimico oneirolita si alzo e getto in acqua la lattina vuota, oltre il parapetto della baracca galleggiante. — Qualunque cosa tu intendessi dire, Ray, io ci ho gia pensato. D’accordo? Mi importa molto di cio che le succede. Davvero. Ma lei ha bisogno di venire. Quello che le pietre l’aiutano a fare non basta. Ha bisogno di andare oltre, piu in profondita.

— Sei stato tu a vendergliela — lo accuso Keller.

Ci fu un momento di silenzio e per un attimo Keller ebbe paura di aver superato i limiti consentiti dalla loro vecchia amicizia. Ma poi Byron disse con calma: — Non gliel’ho venduta. Gliel’ho regalata.

Keller fisso pazientemente l’acqua.

— Tre anni fa non l’avresti riconosciuta — continuo il chimico. — Faceva soldi vendendo rottami ai galleristi e spendeva tutto in oppiacei da laboratorio. Encefaline sintetiche. Una vera porcheria. Venne da me con un rotolo di banconote in mano, e la sua mano era come un uncino, magrissima. «Voi vendete le pietre», mi disse. Risposi di si. Riuscii a conoscerla meglio. Mi mostro dove viveva, un angolo in una vecchia stazione di servizio. C’era un arredamento sommario e un grosso contenitore pieno di pillole. La portai da un medico e lui disse che i suoi neuropeptidi presentavano gravi squilibri. In pratica, Teresa corteggiava la morte. Sul serio. Era a un passo dal prenderla sottobraccio. Le dissi: «Morirai». Lei non rispose nemmeno, si limito ad annuire. Lo sapeva, e non le importava. Ma la pietra era una cosa nuova. Forse la scambio per un’altra droga, ma fu diverso. La prese in mano…

— E comincio ad avere le visioni — continuo Keller.

— Non funziona per tutti, ma per lei si. Le si schiusero nuovi mondi. Voleva fissarli, in qualche modo. Allora le comperai gli attrezzi per la pittura su cristallo che esegue anche adesso, sulla base di paesaggi visti in trance. La disintossicammo dalle encefaline e finalmente i neuropeptidi cominciarono a stabilizzarsi. Da allora non ha piu usato droghe. — Alzo la mano ossuta. — Sono passati tre anni.

— Tutto grazie alle pietre?

— Immagino di si. A volte… — Byron sorrise con un’ombra di falsita. — A volte mi illudo che sia merito mio.

— Ma verra a Pau Seco — osservo Keller.

— E un accordo che ha preso lei — replico Byron, con dolcezza. — Credo che l’avesse in testa fin dall’inizio. Ho cercato di saperne di piu sul suo passato, e ho scoperto che non ne ha. Sembra uscita dal nulla, dopo il grande incendio del ’37. Era solo una bambina, orfana di entrambi i genitori, coperta di ustioni di terzo grado e traumatizzata al punto da aver perso completamente la memoria. Venne adottata da una famiglia di profughi che le diedero persino il nome, dal momento che non l’aveva. Lei comincio quasi subito a usare le pillole. Era un modo per uccidersi lentamente, capisci? Le pietre non hanno risolto la situazione. Hanno toccato qualcosa dentro di lei, risvegliando una parte della sua anima, ma e solo una tregua. — Guardo l’amico con espressione triste. — Una specie di armistizio con la morte. Ma le pietre che abbiamo non sono le uniche, Ray. Sono come immagini strappate da una rivista. Qualunque cosa lei abbia intravisto in loro, ha bisogno di vederla con maggiore chiarezza.

— Potrebbe anche non trovare quello che cerca — disse Keller. — Potrebbe venire laggiu solo per morire.

— O per vivere — ribatte Byron, a pugni stretti. — Credo che sara cosi — dichiaro.

Con passo malfermo, dal momento che era quasi ubriaco, Byron guido di nuovo Keller all’interno della casa galleggiante, scese al piano inferiore, isolato e sotto il livello dell’acqua, sicuramente poco adatto a chi soffrisse di claustrofobia, e attraverso un’anticamera dalle pareti scure, illuminata da un’unica lampadina rossa.

— E qui — spiego in tono tranquillo aprendo una seconda porta. — Volevi vederlo? Eccolo.

Passo un po’ di tempo prima che gli occhi di Keller si abituassero all’oscurita.

C’era una gran quantita di vaschette piene di un fluido scuro in movimento. Il caldo nella stanza era soffocante. Ci doveva essere un generatore da qualche parte, penso Keller. Cristo! Era un’immagine spettrale… migliaia di gestazioni in atto in quelle vaschette fotofobiche, silenziose e del tutto aliene.

Era li che Byron riproduceva le sue pietre.

Keller registro tutto meticolosamente. Era il suo compito, visto che era un Angelo. Tutto quello che vedeva e che aveva visto dal momento in cui Leiberman aveva riattivato il suo impianto, era stato registrato in modo indelebile nella sua memoria AV. Alla fine, il circuito integrato che aveva sotto la pelle avrebbe contenuto migliaia di ore di esperienza diretta, un reportage che nessuna videocamera aveva mai catturato.

Byron espose il proprio lavoro con l’orgoglio ostentato ed eccessivo di un ubriaco, tanto che Keller arrivo a dubitare della sua sincerita.

— E lo stesso procedimento che si usa nei laboratori governativi — spiego. — Solo un po’ piu economico. Il fluido nelle vaschette e una soluzione supersatura, leggermente piu complessa dell’acqua marina. Una volta trovato il mezzo, il resto e semplice. Gli oneiroliti si riproducono. Forse 'riprodursi' non e la parola giusta, dal momento che tecnicamente non sono organismi viventi, ma non so in quale altro modo definirlo. Le pietre liberano una sostanza che porta dentro di se tutte le connotazioni originali e che agisce da cristallo generatore. Attorno a questo cristallo si formano le nuove pietre, identiche alle prime. E impossibile distinguere le copie dagli originali. La tecnica per la riproduzione delle pietre e stato il primo dato a essere decodificato dai campioni apparsi all’inizio. Questo significa che, chiunque le abbia create, ha dato molta importanza alla loro riproduzione. Gli Esotici, chiunque siano o fossero, volevano farci diffondere le pietre ovunque.

Si capiva che ne era affascinato. Byron era stato educato in un collegio militare, e quando era eccitato dimenticava il gergo della classe lavoratrice per usare parole come 'ridondanza'.

Nelle fumose profondita delle vaschette, Keller scorse il colore pallido e la forma nebulosa delle nuove pietre appena nate. Vita minerale. Poteva percepirne il mistero come se fosse stato una cosa concreta.

— Sono indistruttibili — spiego Byron. — Si possono spezzare lungo il loro asse di simmetria, ma non si possono bruciare, ne frantumare e nemmeno dissolvere. In teoria, se si riuscisse a raccogliere tutte le pietre brasiliane in un unico posto, si potrebbe metterle insieme come si fa con i puzzle. Da un punto di vista topologico sono in massima parte ortorombiche o triclini, che sono le forme piu comuni. Nessuno puo dire con esattezza di che cosa siano fatte. Risulta evidente che sono state costruite, o meglio, che la sostanza da cui sono composte e stata costruita operando ben oltre il livello subatomico. Micropotenziali complessi si propagano lungo l’asse di simmetria, ed e su questo che agiscono i tecnici di laboratorio. Le proprieta fisiche verificabili sono piuttosto insolite e alcuni hanno ipotizzato che le pietre esistano in molte di piu delle tre dimensioni tradizionali.

— Un problema scientifico serio — commento l’altro.

— Molto serio.

— Hai usato queste pietre per salvare la vita di Teresa — osservo Keller.

Vide l’espressione dell’amico indurirsi nella penombra. — Puoi dirlo forte.

— Ti importa tanto di lei?

Ci fu una pausa. — Non sono abbastanza ubriaco per questo genere di conversazione — rispose infine Byron.

— Ma sei preoccupato per lei — insiste Keller.

— Sono preoccupato per il Brasile. Per quel nuovo tipo di pietre. Non solo per il semplice pericolo fisico. — Il chimico scrollo la testa. — A volte penso che andra tutto bene. Ci credo davvero. Forse il viaggio superera addirittura le nostre aspettative. Andremo laggiu, torneremo indietro, e lei avra trovato quello che cerca. Forse inizieremo una nuova vita insieme. — Aggiunse, in tono piu cauto: — Magari accettera di…

— E se non trovasse quello che cerca?

— Probabilmente ne morirebbe. O si lascerebbe morire. E questa volta non sarei piu in grado di fermarla.

Sotto l’effetto dell’alcol, Keller dormi male, ondeggiando nel letto di bambu e sognando un campo di manioca a Rondonia. Nella sua mente, alcune parole aleggiavano simili a grossi volatili. Amnesia, angoscia, disfasia, afasia. Nel sogno riusciva a vedere solo la parte sinistra delle cose. Quando parlava, le parole uscivano sghembe e vacue.

Si sveglio all’alba, con un alone di sudore sulla federa del cuscino.

Compero il pranzo in una bancarella vicino alla diga. Byron arrivo dopo mezzogiorno, con un sorriso assente sulle labbra. Gli porse una busta contente un documento di riconoscimento ottenuto al mercato nero, il passaporto e il biglietto aereo per il Brasile.

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