seduzione.
Anche troppo bene, forse.
Il suo sguardo vago fino a fissarsi di nuovo sul letto dove lei dormiva.
A dispetto dei dubbi e degli errori, aveva imparato fin dagli anni della guerra a praticare scrupolosamente l’arte del
Keller rimase sdraiato nell’oscurita, con il polso che gli martellava in sordina nelle orecchie. Le pallide luci della citta, che filtravano appena attraverso le tende, gli permettevano di indovinare sotto le coperte il profilo del corpo di Teresa, la finissima geografia delle sue membra.
Chiuse gli occhi e si sforzo di sgombrare la mente. Uno specchio splendente, penso, ricordando le parole di un poema Shenshiu che tutti gli Angeli avevano imparato a memoria durante l’addestramento. Ripulire tutto con cura, in modo da non lasciare accendere nemmeno un granello di brace.
Ma la brace si era accesa, penso. Dentro di se sentiva affiorare sensazioni che credeva di aver cauterizzato gia da molto tempo.
Si sveglio oppresso dalla stanchezza. Byron gli porse una tazza di caffe attinta dal distributore a parete. A meta mattina l’autista non era ancora arrivato.
Teresa camminava inquieta per la stanza con indosso un paio di pantaloni da lavoro e una camicia cachi, le mani in tasca e il viso accigliato.
— Voglio uscire — disse alla fine.
— Dobbiamo aspettare qui — replico Byron. — E importante che Ng ci trovi qui, quando verra.
— Non e necessario che rimaniamo tutti.
Byron rovescio indietro la testa e tamburello con le dita. — Dove vuoi andare?
— A vedere la chiesa di ieri sera. La chiesa con l’insegna delle pietre dei sogni.
— E una chiesa della Valle — spiego lui. — Vi si praticano i riti della giungla. Vuoi sacrificare un pollo? Forse si puo fare.
Keller ricordava la Valle dell’epoca di guerra. La
— Voglio vedere com’e — insiste Teresa. Poi aggiunse, in tono pacato: — Ne ho diritto.
— Non e sicuro.
— Niente e sicuro. — La donna si rivolse a Keller. — Vuoi venire con me?
Lui rispose di si senza pensarci.
Byron, rigido, si giro verso la finestra. Sopra la sua spalla, Keller vide la pioggia scendere come un velo dal cielo color piombo. Le strade erano lucide e nere.
— Andate — disse Byron con freddezza. — Ammirate un po’ del folclore locale. — Si volse a fissare l’amico, con espressione addolorata. — Diavolo, perche no?
Teresa compero un ombrello in una delle bancarelle ai lati della strada e riparo la sua testa e quella di Keller. Era poco piu che carta cerata, penso, del colore delle dalie, ma serviva a impedire che la pioggerellina sottile li inzuppasse.
— E innamorato di te, lo sai? — disse Ray.
La colse di sorpresa. Teresa scruto i suoi impenetrabili occhi azzurri.
— E una domanda da Angelo? — chiese. — Oppure sei sinceramente preoccupato per lui?
— Non era una domanda — replico lui, asciutto. — E immagino che non siano affari miei. Ma basta guardarlo per capire.
Il traffico scorreva lungo le strade bagnate. Veicoli elettrici, motorini, grosse auto giapponesi. Keller si rannicchio sotto l’ombrello e le passo un braccio attorno alla vita.
— Sono affezionata a Byron — dichiaro Teresa, scegliendo le parole con cura. — Davvero. Gli voglio bene per cio che ha fatto. Non sono un’ingrata.
— Ci sono molti tipi di affetto.
— Siamo stati insieme per un po’. Non ha funzionato.
— Lui non ha smesso di preoccuparsi per te.
— Gli sono grata anche di questo. A volte ne ho avuto bisogno. Forse e egoismo, non lo so. — Teresa si acciglio, meravigliandosi della curiosita di Keller.
Lui continuo. — Mi ha colto di sorpresa. Non sapevo che potesse essere cosi… — si interruppe, cercando la parola giusta — ingenuo.
— Ossessionato, vuoi dire. Be’, lo siamo tutti. — Avevano raggiunto la chiesa, e vedevano ardere le candele dietro le finestre incrostate di polvere. — Ossessionati — ripete Teresa. — Tutti e tre. — Stese la mano e tocco con un dito l’icona raffigurante la pietra dei sogni. Senti la simpatia di lui svanire di colpo.
Ray le prese la mano e gliela tiro indietro. — Se continui in questa follia rischi di arrivare molto in profondita — l’avverti.
— Tu ne sai qualcosa vero? — Keller parve stupito. Ma non era un insulto: lei lo credeva davvero. — Essere un Angelo comporta anche questo. Byron ne parla, a volte. Vedere senza emozione. — Teresa lo guardo con circospezione. — Sembra che anche tu sia arrivato abbastanza in profondita.
Un velo gli scivolo davanti al volto. — Non e lo stesso.
Lei alzo le spalle e apri la porta.
L’interno della chiesa era scuro e deserto. Molto tempo prima doveva essere stata un tempio cattolico, sepolto li tra edifici piu alti e piu nuovi. Alle spalle dell’altare c’era un intaglio in vetro colorato raffigurante la Vergine Maria con la mano alzata. La vetrata era debolmente illuminata dal basso e non riceveva luce dall’esterno.
Una vecchia sbuco da un locale sul retro. Li guardo con espressione acida e sibilo qualcosa in portoghese. — Dice che l’ingresso e proibito ai turisti — tradusse Keller.
— Dille che vogliamo usare una pietra.
Keller parlo scandendo ogni sillaba. La donna sospiro e scomparve nel retro. Teresa occupo uno dei tavoli illuminati dalle candele che erano stati istallati dove probabilmente una volta si trovavano i banchi. La vecchia ritorno con una cassettina di sicurezza metallica sottobraccio. Fece l’atto di stringerla di piu e protese la mano aperta, con il palmo rivolto verso l’alto. Keller le diede una banconota da cento cruzeiros.
Mentre Teresa apriva la cassettina, la donna prese posto vicino alla porta.
La pietra era una copia consumata di una generazione dimenticata da chissa quando, ormai scura per le innumerevoli contaminazioni; gli angoli erano smussati e i colori sbiaditi. Non poteva valere molto piu di quanto Keller aveva pagato solo per avere il privilegio di toccarla. Eppure…
La prese in mano.
Era sempre lo stesso, per lei, come se le si schiudesse un nuovo mondo, come se all’improvviso potesse evadere dal guscio della propria carne. Con gli occhi chiusi si senti sospesa in uno spazio indefinito. Le pareti della chiesa erano cadute e il suo corpo era lontano e insensibile.
Il fenomeno restava misterioso: le numerose ricerche condotte in proposito non erano mai riuscite a spiegarlo. La teoria piu recente giunta alle orecchie di Teresa affermava che gli oneiroliti agivano direttamente sulla mente. I fantasmi del cristallo svegliavano i fantasmi che dormivano nella straordinaria architettura di sangue e tessuti del cervello. Forse gli Esotici se ne servivano in quel modo; o forse le visioni derivavano da. un’alterazione della funzione cerebrale, determinate dal fatto che la mente umana faticava ad adattarsi a un codice sconosciuto.
Tuttavia, qualsiasi spiegazione aveva un’importanza relativa. Quello che importava era la persistenza di quegli strani sogni, popolati di delicate immagini azzurre e alate di angeli fantastici nella loro impossibile completezza… i loro deserti, le foreste, le fattorie e le citta… e anche gli scenari umani, altrettanto sconosciuti, come una galleria di antenati. Teresa avverti la potenza delle immagini anche attraverso quella pietra riprodotta in modo tanto rozzo. Quasi stordita, tese la mano per prendere quella di Keller.
Ray si ritrasse.
— Non succedera niente — bisbiglio lei. Anche la sua voce le sembro distante e irreale. — E solo che… mi piacerebbe non essere da sola. — Lo guardo, aprendo gli occhi per un attimo.
Lui annui, lentamente. Guardandola, gli occhi fissi nei suoi con l’intensita di un animale spaventato, tese la mano al di sopra del tavolo.
Il contatto fu sconvolgente.
Vecchi, brucianti ricordi.
Teresa vide Keller a Cuiaba, dieci anni prima.
Keller il coscritto. Keller che guidava un mezzo di trasporto militare a chiazze verdi proveniente da Rio. Keller e un paio di altre reclute legate a un’unita da combattimento in quel polveroso carnaio, un po’ intontiti, con il fucile su una spalla e lo zaino sull’altra.
Il suo volto era indistinto, come un’immagine intravista e ignorata negli specchi, ma crudelmente giovane. Era magro come un chiodo, ancora senza barba e ancora ingenuo per la sua infanzia da periferia. 'La beata innocenza della mancata comprensione' aveva sancito Meg.
Megan Lindsey era una delle ragazze del suo plotone. Un soldato semplice come Ray, ma lei, almeno, aveva qualche esperienza di combattimento. Era uscita in pattuglia nel famigerato corridoio della BR-364. — Razza californiana — aveva detto Byron. — Come te. Non parla molto. Problemi nei rapporti personali, direbbe qualcuno. Io credo che sia solo spaventata. E che abbia paura di mostrarlo.
Byron Ostler era l’Angelo del plotone. Keller era affascinato da quella specie di gnomo con i capelli bianchi, piu giovane di lui di un anno, che aveva compiuto studi di chimica industriale in un istituto agrario del Midwest. Byron gli aveva mostrato la cicatrice alla base del collo. — Il segno degli Angeli — gli aveva spiegato. — Cercalo sempre. — L’aveva guardato attraverso le spesse lenti protettive. — Dovresti stare lontano da me, lo sai? Chi va con lo zoppo impara a zoppicare. E poi, chi puo sapere che cosa verra decodificato? — Gli fece balenare il tatuaggio davanti al viso. — Gli occhi della Sezione Personale sono su di te.
— Esaminano tutte le registrazioni?
— Soprattutto quelle che riguardano i combattimenti. Esaminarle in tempo reale potrebbe rappresentare un problema, ma non si puo mai sapere.
A Keller non importava. Era affascinato da Byron, e ancora di piu da Meg. Riusci a capitarle vicino in mensa e le rivolse la parola. Lei parve gradire quelle attenzioni. I suoi genitori avevano un allevamento di batteri nella