L’effetto fu profondo e istantaneo. Dentro di lei, un’insospettata marea di angosce e sensi di colpa parve ritrarsi di colpo. Teresa chiuse gli occhi, assaporando il calore del letto, e sorrise per la prima volta dopo anni.

Tia Rosita aveva ragione, penso. Sollievo.

Rosita andava a ritirare la ricetta due volte al mese. Due volte al mese, Teresa rubava una pillola dal flacone. Rosita non sembrava accorgersi del furto oppure, anche se se ne era accorta, non sospettava di lei. E Teresa non osava rubarne di piu, per paura di attirare l’attenzione su di se.

In ogni caso, viveva per quei momenti. Le pillole sembravano scoppiare dentro di lei, minuscole esplosioni di pace e di purezza. Incomincio a capire il senso di parole come solitudine o perdita e capi per la prima volta che potevano anche non avere un significato permanente o universale.

Aveva gia sedici anni quando uno dei ragazzi che lei ormai considerava suoi fratelli, uno spilungone ventenne di nome Ruy, la condusse verso la zona deserta della darsena e le mostro una manciata di compresse rosa e gialle, le stesse che Rosita si procurava in ospedale.

Lei non riusci a trattenersi. Cerco di afferrarle. Ruy ritiro la mano, ridendo. Alle sue spalle, un volo di gabbiani si alzo dalle palificazioni di cemento. — Proprio come pensavo — disse il ragazzo.

Lei fisso con espressione avida il suo pugno serrato. — Puoi averne altre?

— Tutte quelle che vuoi.

— Posso comperarle?

— Acaso. - Lui alzo le spalle, con sussiego. Forse.

— Quanto vuoi?

— Quanto offri?

Lei non aveva niente da offrire. Frequentava una scuola gratuita nella parte nord della citta, la sua insegnante di inglese la definiva 'una buona allieva' e quella di educazione artistica diceva che aveva talento. Ma a lei non importava nulla della scuola. Poteva anche lasciarla, penso, trovarsi un lavoro e guadagnare qualcosa… acaso.

— Quando avrai qualcosa da offrirmi — disse Ruy, allontanandosi con le pillole ancora imprigionate nel pugno, mentre lei si struggeva — allora potremo riparlarne.

Rosita, piu vecchia e rugosa ma non meno vigile, le impedi di lasciare la scuola. — Che tipo di lavoro credi di poter trovare? Vuoi forse finire a fare la puttana in terraferma, come tua sorella Livia? — Scrollo la testa. — L’istruzione puo salvarti, capisci? C’e troppa gente senza un pezzo di carta in mano. Senza documenti, senza carta verde, senza attestati di proprieta. Tu sei fortunata ad avere una scuola. Tienitela cara, finche c’e.

Fu la rabbia di Rosita, piu che ogni altra considerazione pratica, a farla desistere. Teresa continuo ad andare a scuola, mantenne le sue abitudini e ignoro Ruy che continuava a tentarla con le sue riserve di pillole apparentemente inesauribili. Finche, un giorno, l’insegnante di educazione artistica si complimento con lei per un suo collage. Aveva realmente talento, disse. Avrebbe fatto strada.

Era una strana idea. Teresa si divertiva a mettere insieme collages e sculture, e a volte, mentre lo faceva, si sentiva bene come quando prendeva le pillole. Era come se qualcun altro eseguisse il lavoro servendosi delle sue mani, magari una parte di lei che era andata persa nell’incendio. Si abbandonava al lavoro e non si accorgeva piu del tempo che passava. Una sensazione splendida.

Non aveva mai pensato di ricavare denaro da quell’attivita. Le venne in mente all’improvviso, e le sembro una buona soluzione. Una domenica si preparo una colazione al sacco e attraverso i ponti di barche si diresse verso le gallerie d’arte che si trovavano sulla superstrada costiera, in terraferma. Il continente la spaventava. Non era abituata al rombo delle auto e degli autocarri. Nella Citta Galleggiante circolavano solo poche motolance, e in genere solo sui canali principali. E poi c’era l’inquietante solidita del terreno sotto i suoi piedi. Pietre, sabbia e sassi dovunque girasse lo sguardo.

Esamino i pezzi in vendita in quei luoghi circondati dalla terra. Pitture su cristallo, sculture in gesso o in materiale di scarto. Per la maggior parte provenivano dalla Citta Galleggiante ed erano considerate espressione artistica popolare, a giudicare dai commenti della gente. Alcuni pezzi erano veramente belli, altri meno, ma Teresa si rese conto con una certa sorpresa che la sua insegnante aveva ragione. Non c’era niente che non sapesse fare anche lei. Le mancavano gli arnesi per portare a termine alcuni dei progetti che aveva in mente, ma i lavori gia eseguiti con pezzi di metallo racimolati qua e la erano buoni almeno quanto la meta di quelli che aveva visto nelle vetrine. Era la sua occasione, penso. Due settimane piu tardi ritorno in terraferma con tre dei suoi pezzi. Scelse una galleria che si chiamava 'Arte di Mare' e mostro i lavori alla proprietaria, una donna poco piu giovane di Rosita. La signora Whitney, cosi si chiamava, all’inizio si mostro scettica, ma cambio idea quando Teresa tolse la tela cerata con cui aveva protetto le sculture. La donna spalanco gli occhi, molto colpita, poi li socchiuse. — Un’esecuzione molto matura, per una ragazzina della tua eta — commento.

— Li comperate? — chiese Teresa.

— Noi vendiamo su commissione. Ma posso offrirti un anticipo.

Era un’elemosina, come Teresa ebbe modo di imparare piu tardi. Una cifra ridicola. Eppure era la piu grossa quantita di denaro che avesse mai visto in una volta sola.

La porto a Ruy e gliene offri la meta. Lui le diede tante pillole da riempire entrambe le mani aperte a conchiglia.

Quella notte Teresa ne prese due.

Sollievo. Fluiva attraverso di lei come un fiume. Raziono le pillole a una ogni notte, per farle durare, e nel tempo libero inizio a lavorare a un’altra scultura da portare alla signora Whitney. La donna gliela pago il doppio, e fu un bene, perche anche le pretese di Ruy avevano cominciato ad aumentare. Teresa pago, ma comincio a odiarlo. Ruy era diventato all’improvviso molto importante per lei, tanto che prese l’abitudine di osservarlo con attenzione. Il ragazzo camminava con aria spavalda su e giu per i pontoni, con il bacino proteso in avanti. — Muy macho - commentava Rosita quando lui ostentava quelle pose anche in casa, ma non c’era piu nessuno in grado di fargli cambiare atteggiamento. Stazionava con i ragazzi della sua risma vicino alle pareti della darsena coperte di graffiti; Teresa lo aveva visto spesso vendere le pillole nella zona. Un pomeriggio, rosa dal rancore, marino la scuola e lo segui da lontano, fino a una piccola baracca a meta strada verso la terraferma, nella parte nord della Citta Galleggiante. Aveva l’aspetto di un distributore di benzina e riversava gli scoli nelle acque putride del canale sottostante. Ruy entro nella baracca con il portafoglio in mano e ne usci con un sacchetto di carta rigonfio.

Teresa raccolse tutto il proprio coraggio, e quando fu certa che Ruy se n’era andato, ando a bussare a quella porta.

L’uomo che venne ad aprire era vecchio, magro e con gli occhi infossati. La scruto a lungo e poi, muovendo a fatica le labbra aride, domando: — Che cosa diavolo vuoi?

— Delle pillole — rispose lei, ormai in preda al panico.

— Pillole! Che cosa ti fa credere che ne abbia?

— Ruy… e mio fratello — spiego Teresa, disperata.

L’espressione dell’uomo si addolci. — Bene — commento. — La sorellina di Ruy ha deciso di tagliar fuori l’intermediario. — Annui. — Ruy si piscerebbe addosso, immagino, se sapesse che sei qui.

— Posso pagare — disse lei.

— Dimmi che cosa vuoi.

Teresa descrisse le capsule rosa e gialle.

— Capisco — brontolo lui. — Se vuoi proprio quelle… Ma e uno spreco di denaro, se ti interessa la mia opinione. — Rovisto nel cassetto di una vecchia scrivania in fondo alla sua unica stanza, che sembrava ondeggiare in modo alquanto precario. Lei guardo senza oltrepassare la soglia. — Credo che queste ti piacerebbero di piu.

Erano minuscole pastiglie dal rivestimento nero, raccolte in una busta di carta. Forse un centinaio. Teresa le guardo con espressione dubbiosa. — Fanno lo stesso effetto?

— Un effetto migliore. Non alleviano il dolore, capisci? Procurano la felicita.

Stordita, lei gli consegno il denaro. Solo mentre compiva il lungo viaggio di ritorno le venne il dubbio di essersi fatta ingannare. Le pillole avrebbero anche potuto essere di zucchero. O di chissa quale altra porcheria. La notte, a letto, rimase a lungo incerta prima di decidersi a prenderne una. E se fossero state velenose? E se fosse morta?

Purtroppo, i rifornimenti ottenuti da Ruy si erano esauriti e lei non osava rubarle dal flacone di Rosita. Il bisogno fu piu forte della diffidenza. Teresa inghiotti una pillola nera, prima che qualcosa le facesse cambiare idea.

Dal suo stomaco inizio gradualmente a diffondersi una sensazione di piacere che in breve divenne assoluta. Non avrebbe mai potuto desiderare niente di piu. Era la soddisfazione generata da un lavoro riuscito, dalla certezza di essere amati e, soprattutto, dalla possibilita di dimenticare. Sdraiata sul materasso, cullata dal lento ondeggiare dell’acqua, avrebbe anche potuto essere l’ultima persona al mondo. Amava quelle nuove pillole, penso. Erano davvero migliori. Si. E una era abbastanza. In principio, almeno.

La nuova soluzione le permise di vivere bene per mesi. I profitti di cio che vendeva alla signora Whitney le permettevano di rifornirsi regolarmente. Aveva cominciato a prendere una pillola anche di mattina e passava nell’ozio giornate intere che a lei sembravano poche ore. Avrebbe potuto continuare in quel modo a tempo indefinito se non fosse stato per Ruy, che aveva scoperto ben presto di essere stato estromesso dal gioco, con conseguente perdita di guadagno, ed era venuto a conoscenza dei suoi accordi diretti con il fornitore. Il giovane si era vendicato mostrando a Rosita la scatola dove Teresa teneva le pillole, nascosta sotto un’asse del pavimento, sotto il letto. Tia abuela Rosita, irritata e ferita, aveva preso le pillole e le aveva buttate a una a una nelle condotte di scarico pubbliche. Teresa rimase cosi sconvolta nel vedere la sua riserva di felicita finire nelle fognature che, senza mostrare la minima emozione, impacchetto le sue cose, prese cio che rimaneva del denaro guadagnato alla galleria, e se ne ando.

Diversi anni piu tardi aveva cercato di ritornare, con l’idea di scusarsi con Rosita e di riconciliarsi con lei… ma l’atmosfera del quartiere si era molto deteriorata e la sua famiglia di adozione aveva cambiato zona. Se n’erano andati da un giorno all’altro, le aveva raccontato un anziano vicino, e nessuno sapeva che fine avessero fatto. A parte Ruy, naturalmente. Lui era rimasto ucciso in una rissa all’arma bianca.

Ma prima, lasciata la famiglia adottiva, Teresa aveva messo insieme uno studio di fortuna di fronte a Long Beach e dopo un po’ aveva scovato un altro fornitore di pillole nere. Venne a sapere che erano prodotti di laboratorio, encefaline sintetiche, molto potenti e in grado di creare una forte assuefazione. Ma questo non importava, lei non si sarebbe fatta trascinare. Sapeva quello che stava facendo. Comincio a frequentare altri artisti della Citta Galleggiante e capi che non era sola. Molti altri, come lei, dipendevano da sostanze chimiche, chi in un modo chi nell’altro. Alcuni usavano addirittura le pietre Esotiche, gli oneiroliti provenienti dalle miniere brasiliane. Ma quella era un’altra cosa, penso. Troppo strana, non del genere che interessava a lei.

Non seppe mai dire il momento esatto in cui la faccenda le prese la mano. Il limite che aveva oltrepassato era invisibile. Stranamente l’assuefazione non interferi in modo negativo con il suo lavoro. Semmai, accadde il contrario. Era come se quel qualcosa dentro di lei che era capace di creare opere d’arte, venisse addirittura stimolato dalla droga, nello stesso modo in cui un albero che sta per morire produce fiori e frutti con piu abbondanza.

Le capitava a volte, nei momenti di lucidita, di notare un certo deterioramento. Lo percepiva come un cambiamento, non in se stessa, ma nell’ambiente che la circondava. Il suo studio le sembrava di colpo piu piccolo; be’, si, si era trasferita scegliendo la sistemazione piu economica, per risparmiare sull’affitto. La sua immagine allo specchio era diventata piu scarna, ma era colpa delle economie sul vitto, necessarie per far durare il denaro un po’ piu a lungo. La situazione peggioro in modo cosi graduale che non sembro succedere assolutamente nulla, finche Teresa non si ritrovo sola nell’angolo di una vecchia stazione di servizio, con un materasso lurido e una ciotola piena di pillole. Una ciotola di felicita.

Sapeva che si stava uccidendo. L’idea della propria morte si insinuo nella sua mente con tanta facilita da sembrare alla fine inevitabile e familiare. Si, pensava, sto morendo. Eppure, morire in stato di grazia le sembrava meglio che vivere in una condizione di persistente angoscia. Forse era una specie di conto in sospeso che doveva pagare. Forse sarebbe stato meglio morire nel grande incendio.

Ma l’anoressia e la denutrizione l’avevano fatta ammalare, i gomiti e le ginocchia le facevano male ed era quasi sempre febbricitante. Torno a cercare sollievo nelle pillole rosa e gialle, e le aggiunse alla sua dieta ormai esclusivamente chimica. La combinazione l’aiuto per un certo periodo, ma a lungo andare il dolore fisico si ripresento. A quel punto avrebbe accolto come un sollievo anche la morte, il suo corpo ormai distrutto quasi la implorava, ma lei non seppe mai decidersi a tentare il suicidio. Era come strisciare verso la morte senza poterla pero affrontare direttamente. Se l’avesse guardata in faccia, qualcosa dentro di lei l’avrebbe riconosciuta, si sarebbe ribellato, le avrebbe impedito di compiere il grande salto. La frustrazione era disperante.

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