rendendola conscia delle vibrazioni delle corde vocali e del loro effetto. Non appena pero capi il fine del linguaggio, lo imparo con facilita estrema, man mano che le venivano insegnate le parole. Nel giro di poche settimane era diventata una persona che parlava, in grado di comunicare.

Sempre nel giro di poche settimane, aveva imparato a muoversi come un essere umano, un po’ rigidamente, come se il suo corpo funzionasse a istruzioni e non per suo istinto, ma con grazia e senza goffaggine. Per lo piu era confinata in compagnia della sua scorta, anche se, quando proprio non diluviava, veniva portata ogni giorno in brughiera, in un’auto coperta, e le veniva permesso di camminare e di prendere un po’ d’aria sotto scorta armata, pero lontana dagli occhi di chiunque, sia della base che di fuori.

Non si lamentava mai, qualunque cosa le facessero. Accettava le visite mediche, l’insegnamento, la sorveglianza continua, come se non avesse volonta o desideri propri. In realta, non dava a vedere alcuna emozione: mostrava, si, fame prima di un pasto, e stanchezza alla fine di una giornata, ma comunque era sempre stanchezza fisica, mai mentale. Era sempre gentile, sempre remissiva e molto bella, si muoveva come in un sogno.

Geers e la Dawnay organizzarono la sua educazione con una velocita che condensava tutta una cultura universitaria in un periodo da corso estivo. Quando ebbe afferrato le basi dell’aritmetica decimale, non ebbe piu difficolta con la matematica. Sarebbe potuta essere una macchina calcolatrice: si districava tra le cifre con la logica infallibile di un prontuario di calcoli, e non sbagliava mai. Sembrava capace di tenere a mente senza alcuno sforzo le progressioni piu complesse. Per il resto, veniva imbottita di nozioni come un’enciclopedia. Geers e i professori che furono mandati a Thorness in un’interminabile, impressionante processione accademica — non per istruire direttamente la ragazza, poiche la sua esistenza era segreta, ma per guidarne gli istruttori — gettavano le basi di una cultura generale e non specializzata, cosicche alla fine di quel corso e di quell’estate, in teoria sapeva del mondo tanto quanto un laureato intelligente e ricettivo. Quel che le mancava era ogni senso di esperienza umana, ogni atteggiamento spontaneo verso la vita. Benche fosse vivace e, in giusta misura, comunicativa, pareva che camminasse e parlasse in stato di sonnambulismo.

«Ha ragione,» ammise la Dawnay rivolta a Fleming. «Non ha un cervello, ha un calcolatore.»

«Non e la stessa cosa?» Fleming fisso la fanciulla bionda e sottile che stava leggendo al tavolo di quella che era divenuta la sua stanza: era una delle sue rare visite nel regno della Dawnay. Il laboratorio era stato smantellato e trasformato in un insieme di stanze che sembravano uscite da una rivista di architettura; la fanciulla ne era una suppellettile.

«E infallibile,» commento la Dawnay. «Non dimentica nulla. Non fa mai un errore. Gia ora sa molto piu di quel che sa la maggior parte della gente.»

Fleming si acciglio. «E continuerete a rimpinzarla di nozioni finche ne sapra piu di voi.»

«Forse. I signori in alto hanno dei progetti su di lei.»

I progetti di Geers erano abbastanza chiari. Nonostante avessero fatto uso del nuovo calcolatore, i pressanti problemi delle apparecchiature di difesa restavano insoluti. La difficolta principale era costituita dal fatto che non sapevano come usarlo. Lo toglievano di mano a Fleming per parecchie ore al giorno e cercavano di fargli elaborare velocemente una grande quantita di calcoli: ma non avevano la possibilita di attingere al suo potenziale effettivo, ne di usare la sua immensa intelligenza per risolvere dei problemi che non gli venivano posti in termini di cifre. Se, considerava Fleming, le creature nate e cresciute con l’aiuto della macchina, avevano con essa un’affinita, allora sarebbe stato possibile usarle come interpreti. Il mostro che era nato per primo ovviamente non era capace di comunicare al calcolatore le necessita umane, ma con la ragazza era un altro paio di maniche. Se avessero potuto impiegarla come intermediario, avrebbero potuto fare qualcosa di molto notevole.

Il ministro della Difesa non fece alcuna obiezione all’idea, e, sebbene Fleming mettesse in guardia Osborne, come aveva fatto con Geers, Osborne non aveva influenza presso gli uomini al potere. Fleming pote solo tenersi in disparte e vedere come i fini della macchina venissero inconsapevolmente assecondati da gente che non voleva dargli ascolto. Anche lui non aveva che un tortuoso filo di logica su cui basarsi. Se si sbagliava, si era sbagliato sempre, fin da principio, e la vita non era quello che pensava. Ma se aveva ragione, si stavano incamminando verso la tragedia.

Quando Geers e la Dawnay portarono per la prima volta la ragazza nella sala del calcolatore, anche Fleming era presente.

«Per l’amor di Dio!» Passo lo sguardo da Geers alla Dawnay in un ultimo appello senza speranza.

«Sappiamo tutti come la pensa, Fleming,» disse Geers.

«Allora non fatela entrare qua dentro.»

«Se vuole lagnarsi, si rivolga al ministro.» Si volse verso la porta: la Dawnay si strinse nelle spalle; le pareva che Fleming creasse un sacco di complicazioni gratuitamente.

Geers tenne la porta aperta per Andromeda che entro scortata da Hunter che le camminava accanto, leggermente piu indietro, come due personaggi di Jane Austin. Andromeda si muoveva con rigidita, ma era perfettamente lucida di spirito: il viso calmo, gli occhi che registravano ogni particolare. In un certo senso era tutto formale e irreale, come se dovessero cominciare un minuetto da un momento all’altro.

«Questa e la sala di controllo del calcolatore,» le spiego Geers, mentre lei si guardava attorno. Sembrava un padre gentile ma severo. «Si ricorda che gliene ho parlato?»

«Perche dovrei dimenticarmene?»

Sebbene parlasse in modo lento e artificioso, la sua voce, come il suo viso, era forte e affascinante.

Geers la guido per il locale. «Questo e il gruppo di ingresso. L’unico modo di fornire informazioni al calcolatore e battere a macchina qui. Porta via molto tempo.»

«Credo bene.» Esamino con calmo interesse la tastiera.

«Se vogliamo comunicare con il calcolatore,» prosegui Geers, «la cosa migliore e selezionare qualche informazione dal gruppo di uscita e di reintrodurlo.»

«E un sistema molto primitivo,» commento lentamente la ragazza.

La Dawnay le si avvicino affiancandolesi. «Ciclope, dall’altra stanza puo passargli direttamente delle informazioni per mezzo di questo cavo coassiale.»

«Ed e questo che volete che faccia?»

«Vogliamo cercare di scoprire se funziona,» spiego Geers.

La ragazza alzo il capo e noto che Fleming la fissava. Non si era accorta di lui, prima, e lo guardo senza espressione.

«Chi e?»

«Il dottor Fleming,» rispose la Dawnay. «E lui che ha progettato il calcolatore.» La ragazza si diresse rigidamente verso di lui e gli tese la mano.

«Piacere.» Parlava come se ripetesse una lezione. Fleming ignoro la mano tesa continuando a fissarla. Lei rispondeva al suo sguardo senza batter ciglio e dopo qualche momento lascio ricadere la mano.

«Lei deve essere un uomo intelligente,» disse, senza espressione. Fleming rise.

«Perche lo fa?»

«Far cosa?»

«Ridere… si dice cosi?»

Fleming si strinse nelle spalle. «La gente ride quando e allegra, e piange quando e triste. Qualche volta ridiamo anche quando siamo tristi.»

«Perche?» Continuava a fissarlo in viso. «Cosa vuol dire essere felici, o tristi?»

«Sono sentimenti.»

«Io non li sento.»

«No. Lei non puo.»

«Perche li avete, voi?»

«Perche siamo imperfetti.» Fleming ricambio lo sguardo come una sfida. Geers dava segni di impazienza.

«Funziona tutto bene, Fleming? Il quadro di controllo non registra nulla.»

«Qual e il quadro di controllo?» chiese Andromeda, volgendosi. Geers glielo mostro e lei rimase a fissare le file di lampade spente mentre Geers e la Dawnay glielo illustravano, spiegandole al tempo stesso l’uso dei terminali.

«Vorremmo che lei si mettesse li, in mezzo,» le disse Geers.

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