bistecche alla griglia con pomodori.

— Ora si che ci siamo!

— Torta di fragole per dessert?

Diavalo schiocco energicamente le dita e con un balzo scomparve dal portello. Rydra scoppio a ridere e si volto verso il suo tavolo.

— Riesling sul Coq, vino di Maggio con il resto! — fu l’urlo festoso del ragazzo dagli occhi rosa che si allontanava.

Rydra aveva appena scoperto il terzo esempio di quello che sembrava una sincope sillabica, quando la poltroncina a bolla si curvo all’indietro. Il quaderno ando a sbattere contro il soffitto, e anche lei avrebbe seguito la sua sorte se non si fosse saldamente aggrappata all’orlo del tavolo. Le sue spalle tremarono. Dietro di lei, il rivestimento della poltroncina si spacco lasciando scorgere il silicone in sospensione.

Poi tutto nella cabina sembro tornare alla normalita, e Rydra si giro appena in tempo per assistere al tuffo di Diavalo attraverso il portello. Il ragazzo urto violentemente con un fianco e riusci ad aggrapparsi alla parete trasparente. Che stupido.

Rydra scivolo sull’umido, afflosciato involucro della poltrona a bolla. Il viso della Lumaca lampeggio sull’intercom. — Capitano!

— Cosa diavolo…? — domando lei.

La spia luminosa del Controllo Guida stava ammiccando. Di nuovo, qualcosa fece vibrare l’intera astronave.

— Respiriamo ancora?

— Solo un… — Il viso della Lumaca, pesante e orlato di una barba nera, assunse un’espressione sgradevole. — Si Aria: tutto bene. E il Controllo Guida che si trova nei guai.

— Se quei maledetti ragazzi hanno… — Rydra si mise in contatto con loro. Flip, il Caposquadra balbetto: — Gesu, capitano e saltato qualcosa.

— Ma che cosa?

— Non lo so. — Il volto di Flop si affaccio sopra la sua spalla.

— Le luci dei commutatori A e B sono a posto. Quella del commutatore C sta bruciando come un fuoco artificiale del Quattro di luglio. Dove diavolo ci troviamo, comunque?

— Siamo alla prima ora di bordo fra la Terra e la Luna. Non siamo ancora usciti dal raggio del Centro Stellare 9.

Navigazione? — Ci fu un clic.

Il viso scuro di Mollya spunto sullo schermo.

— Wie gehts? — le domando Rydra.

Il Primo Navigatore svolse dinanzi ai suoi occhi la curva delle probabilita e localizzo approssimativamente l’astronave a mezza strada fra due spirali vagamente logaritmiche. — Stiamo orbitando intorno alla Terra a questa distanza — intervenne rapida la voce di Ron. — Qualcosa ci ha colpiti e buttati fuori rotta. Non abbiamo piu potenza e stiamo andando alla deriva.

— A quale altezza e con quale velocita?

— Calli sta cercando di calcolarlo.

— Allora intanto daro un’occhiata fuori. — Chiamo il Gruppo Sensoriale.

— Naso, che odori ci sono la fuori?

— Solo puzza, capitano. Non c’e nulla alla mia portata.

— Senti qualcosa, Orecchio?

— Nemmeno uno squittio, capitano. Tutte le correnti di stasi in questa regione sono inattive. Siamo troppo vicini a una grande massa gravitazionale. C’e una debole eccitazione eterica di quasi cinquanta unita spettrali nel mio settore K ma non credo che ci portera da nessuna parte, se non a girare in tondo. Stiamo procedendo con la velocita acquisita dopo l’ultimo vento rigido dalla mangosfera terrestre.

— Com’e li fuori, Occhio?

— Come l’interno di una carbonaia, capitano. Qualunque cosa ci abbia colpiti, e io non ho visto nulla, abbiamo proprio scelto un angolo morto per tirarcela addosso. Nel mio campo quell’eccitazione e leggermente piu potente, e potrebbe tirarci fuori di qui.

Ottone fece sentire la sua voce. — Mi ’iacerebbe allora sa’ere dove si trova con esattezza, ’rima di ’ensare a farci un salto dentro. Il che significa, che ’rima vorrei sa’ere dove ci troviamo noi.

— Navigazione?

Dall’altra parte vi fu silenzio per un istante. Poi i tre visi comparvero insieme sullo schermo. Calli mormoro: — Non lo sappiamo, capitano.

Il campo gravitazionale a bordo si era ora stabilizzato a poche unita al disotto della norma. Il silicone uscito dalla poltrona si era radunato in un angolo della cabina. Il piccolo Diavalo scosse tremando il capo e sbatte piu volte gli occhi. Attraverso la maschera di dolore che gli copriva il viso, sussurro: — Che cos’e successo, capitano?

— Che io sia dannata se lo so — fece di rimando Rydra. — Ma intendo scoprirlo.

Il pranzo fu consumato in silenzio. La squadra, tutti ragazzi al di sotto dei ventun anni, cercava di fare il minor rumore possibile. Al tavolo degli ufficiali i tre Navigatori sedevano sul lato opposto a quello occupato dalle forme incorporee degli Osservatori Sensoriali. La tarchiata Lumaca, a capotavola, versava il vino all’equipaggio. Rydra pranzava con Ottone.

— Non ca’isco. — Lui scosse la testa e la criniera oscillo. Fece girare il bicchiere fra gli artigli scintillanti. — ’rocedevamo benissimo, e la via era com’letamente libera. Qualunque cosa sia successa, deve essere successa all’interno della nave.

Diavalo, con il fianco serrato dalle bende a pressione, zoppico fino a loro per servire la torta e ritorno con lo stesso passo incerto al tavolo dell’equipaggio.

— Cosi — disse Rydra — siamo in orbita intorno alla Terra con tutti i nostri strumenti fuori uso, e non possiamo neppure sapere dove ci troviamo.

— Le a’’arecchiature di i’erstasi sono ancora intatte — le ricordo lui.

— Solo che non ’ossiamo sa’ere dove ci troviamo noi da questa ’arte del salto.

— E non possiamo saltare se non conosciamo il punto da cui partiamo.

Rydra lancio un’occhiata alla sala da pranzo. — Ottone, cosa credi che stiano pensando?

— S’erano che voi li facciate uscire da questa situazione, ca’itano.

Lei sfioro appena l’orlo del bicchiere con il labbro inferiore.

— E se qualcuno non ci riuscira, resteremo qui dentro a mangiare i ’ranzetti di Diavalo ’er sei mesi, ’oi soffocheremo. Non ’ossiamo nemmeno lanciare un segnale di soccorso, con le normali a’’arecchiature in queste condizioni. Dobbiamo as’ettare finche non riusciremo a infilarci in i’erstasi. Ho chiesto ai Navigatori se ’otevano im’rovvisare qualcosa ma non ce l’hanno fatta. E stato tutto tro’’o ra’ido, sono riusciti a vedere solamente che eravamo lanciati in una grande orbita circolare.

— Dovremmo avere dei finestrini — disse Rydra. — Almeno potremmo osservare le stelle e calcolare la nostra orbita. Non dovrebbe essere superiore alle due ore.

Ottone annui. — Ecco i risultati della tecnica moderna. Un oblo e un antiquato sestante sarebbero sufficienti a farci uscire di qui, ma ormai siamo ’ieni di congegni elettronici fino alle orecchie e senza di loro siamo ’erduti.

— Girando… — Rydra depose il bicchiere.

— Che cosa?

— Der Kreis — disse lei, aggrottando la fronte.

— Che cos’e? domando di nuovo Ottone.

— Ratas, orbis, cerchio. — Appoggio con forza le palme sul tavolo. — Cerchi — disse. — Il cerchio in diverse lingue!

La confusione di Ottone era terrificante dietro le sue zanne. La sua vellutata criniera si rizzo sulla fronte.

— La sfera — continuo lei — il globo, gumlas. — Poi si alzo in piedi. — Kule, Kuglet. Kring!

— Ma cosa im’orta la lingua? Un cerchio e un cer…

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