stomaco serrarsi e il desiderio di rispondere salire e gonfiarsi nella gola come un nodo di paura. Successe anche allora. — Non lo so. Scoprirlo e il motivo di questo viaggio.

— Babel-17 — ripete Ron.

Uno dei meccanici della squadra tossicchio dietro di loro.

— Cosa c’e, Carlos?

Tarchiato, taurino, con una folta massa di capelli neri e riccioluti, Carlos possedeva muscoli grandi e sciolti. — Capitano, potrei mostrarvi qualcosa? — Si spostava da un lato all’altro con un imbarazzo da adolescente, strisciando i piedi nudi (resi callosi dalle arrampicate sui tubi di propulsione) contro la soglia del portello. — Qualcosa giu ai propulsori. Credo che dovreste vederlo di persona.

— Te lo ha detto Lumaca di venirmi a cercare?

Carlos si stropiccio un orecchio con un pollice dall’unghia rosicchiata. — Um-hm.

— Voi tre potete occuparvi da soli del resto?

— Certo, capitano. — Calli sorrise alle biglie in lento movimento.

Rydra segui Carlos. Scesero una scaletta e dovettero curvarsi per non urtare contro il soffitto basso di un corridoio.

— Ecco qui — disse Carlos, ed esitando apri uno sportello nella parete. — Guardate. — Rimosse una piastra di circuiti stampati. — Qua. — Una sottile fenditura attraversava la superficie di plastica. — E stata spezzata.

— Come? — chiese Rydra.

— Cosi — rispose lui, e prendendo la piastra con entrambe le mani, fece l’atto di piegarla.

— Sei certo che non si sia spezzata da sola?

— Non poteva — disse Carlos. — Quando e al suo posto, questa piastra e praticamente indistruttibile. Neppure un maglio riuscirebbe a spezzarla. Questo pannello contiene tutti i circuiti di comunicazione.

Rydra annui.

— I deflettori di campo giroscopico per le manovre nello spazio normale… — Carlos apri un altro pannello e ne tolse una seconda piastra. — Ecco.

Rydra fece scorrere l’unghia sulla fessura che la divideva in due. — Qualcuno sulla nave le ha spezzate — mormoro poi. — Portale in officina. E di’ a Lizzy che non appena le avra ristampate, dovra portarmele subito. Le rimettero io al loro posto. Le restituiro anche le sue biglie.

2

Lasciate cadere una gemma in olio denso. La sua lucentezza ingiallisce lentamente, si fa ambrata, infine rossa, e si spegne. Questo era il salto nello spazio iperstatico.

China sulla consolle del computer, Rydra studiava i suoi appunti e i diagrammi. Il dizionario si era raddoppiato dall’inizio del viaggio. La soddisfazione riempiva un lato della sua mente come il ricordo di un buon pasto. Le parole e la loro disposizione, ormai facili per la sua lingua e le sue dita, si ordinavano quasi da sole sotto i suoi occhi, rivelando e determinando.

E c’era un traditore. La domanda, un vuoto nel quale nessuna informazione poteva fare la sua comparsa dicendo chi e perche, provocava una sensazione di vacuita nell’altro lato della sua mente e la faceva sentire impotente. Qualcuno aveva deliberatamente spezzato quelle piastre. Anche Lizzy lo aveva detto, dopo averle viste. Quali parole per definirlo? I nomi dell’intero equipaggio seguiti da un punto interrogativo.

Gettate un gioiello su un mucchio di gioielli. Quella era l’uscita dell’iperstasi nell’area dei Cantieri di Guerra dell’Alleanza ad Armsedge.

Al tavolo comunicazioni, Rydra indosso l’Elmetto Sensorio. — Volete tradurre per me?

L’indicatore luminoso ammicco il consenso. Ognuno dei tre osservatori discorporati percepiva minuziosamente i flussi gravitazionali ed elettromagnetici delle correnti di stasi per una certa frequenza con tutti i propri sensi, ma solo nel proprio campo determinato. I dettagli di quell’osservazione erano infiniti, e il pilota guidava l’astronave attraverso quelle correnti come una nave a vela attraverso oceani liquidi. Ma l’elmetto permetteva una condensazione di quei particolari che il capitano poteva osservare, ridotta a termini che non avrebbero danneggiato uno spettatore corporeo.

Rydra apri l’elmetto, coprendosi cosi gli occhi, e orecchie e il naso.

Tuffato fra cumuli bluastri e punteggiato di azzurro, il complesso delle stazioni e degli asteroidi che formavano i Cantieri di Guerra si stagliava nello spazio. Un ronzio musicale intercalato da esplosioni statiche risuonava negli auricolari. Dai trasmettitori olfattivi proveniva un confuso aroma di profumi e di olio caldo, saturo dell’amara presenza della scorza di limone bruciata.

Con tre dei suoi sensi occupati a quel modo, Rydra aveva perso ogni contatto con la realta della cabina circostante e ora si muoveva in un oceano di astrazioni sensorie. Le occorse piu di un minuto per collegare quelle sensazioni e incominciare a interpretarle.

— Va bene. Cosa sto osservando?

— Le luci sono gli asteroidi e le stazioni anulari che costituiscono i Cantieri di Guerra — le spiego l’Occhio. — Quella sfumatura blu sulla sinistra e una rete radar che si estende in direzione del centro stellare 42. I lampi rossi nell’angolo superiore destro sono soltanto il riflesso di Bellatrix su un disco solare semi-smaltato che ruota di quattro gradi all’esterno del nostro campo visivo.

— Che cos’e quel ronzare? — domando Rydra.

— La propulsione dell’astronave — le spiego l’Orecchio. — Non fateci caso. Se lo preferite, posso escluderla.

Rydra annui, e il ronzio cesso.

— Quel clicchettio… — comincio l’Orecchio.

— … e codice Morse — fini Rydra. — Lo riconosco. Devono essere due radioamatori che vogliono tenersi alla larga dai circuiti visivi.

— Esatto — confermo l’Orecchio.

— Che cos’e che puzza in questo modo?

— L’odore principale e soltanto il campo gravitazionale di Bellatrix. Voi non potete ricevere le sensazioni olfattive in stereo, ma la buccia di limone bruciata e quella centrale d’energia situata nella luce verde di fronte a voi.

— Dove attraccheremo?

— Nel suono della triade E-minore.

— Nell’olio caldo che potete annusare alla vostra sinistra.

— Al centro di quel cerchio bianco.

Rydra passo il contatto al pilota. — Va bene, Ottone. Portala giu.

Il disco scivolo lentamente lungo la rampa mentre lei si adattava rapidamente alla gravita che era pari ai quattro quinti di quella terrestre. Una leggera brezza che spirava nel crepuscolo artificiale le sollevo i capelli sulle spalle. Intorno a lei si stendeva il piu grande arsenale dell’Alleanza. Per un istante, considero il destino che l’aveva fatta nascere all’interno dei possedimenti dell’Alleanza. Se soltanto fosse nata nella galassia accanto, ora si sarebbe trovata facilmente fra le file degli Invasori. Le sue poesie erano popolari da entrambe le parti. Era un pensiero sconvolgente, e si sforzo di allontanarlo.

— Capitano Wong voi giungete sotto gli auspici del generale Forester.

Lei annui mentre il suo disco si arrestava.

— Ci ha avvisati inoltre che attualmente siete la maggiore esperta su Babel-17.

Lei annui ancora. L’altro disco si fermo accanto al suo.

— Sono veramente felice di conoscervi, e per qualsiasi aiuto vi possa servire, non avrete che da chiedere.

Lei gli tese la mano. — Vi ringrazio, barone Ver Dorco.

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