Le ciglia dell’uomo si alzarono e il taglio della bocca si incurvo nel viso quasi nero. — Conoscete l’araldica? — Alzo le lunghe dita sottili allo scudo sul petto.

— Si.

— I miei complimenti, capitano. Viviamo ormai in un mondo di comunita isolate, raramente a contatto con quelle pure piu vicine, e sembra che tutti parlino lingue diverse.

— Io ne parlo parecchie.

Il barone annui. — Qualche volta io penso, capitano Wong, che senza l’Invasione, cioe senza qualcosa che serva all’Alleanza per focalizzare le proprie energie, la nostra societa si disintegrerebbe. Capitano Wong… — Si fermo, e i lineamenti sottili del suo viso mutarono, quasi contratti in un’improvvisa concentrazione. — Rydra Wong…?

Lei confermo con un cenno, sorridendo al suo sorriso, eppure circospetta dinanzi a quello che il riconoscimento avrebbe potuto significare.

— Non mi ero reso conto… — Lui le tese la mano, quasi si trattasse di un nuovo incontro. — Ma e naturale… — La superficialita del suo contegno scivolo via come una foglia nel vento, e quella trasformazione diede a Rydra un’insolita sensazione di calore. — I vostri libri, vorrei dirvi che… — La frase si spense in un leggero movimento del capo. Gli occhi neri troppo vuoti; le labbra, nel loro sorriso troppo simile ad un sogghigno malizioso; le mani che si cercavano fra le pieghe del vestito: tutto le parlava di un inquieto desiderio della sua presenza, di una fame repressa per qualcosa che lei era, o avrebbe potuto essere, di una vorace… — Nella mia casa, la cena e servita alle sette. — Lui interruppe i suoi pensieri con inquietante tempismo. — Questa sera cenerete con me e con la baronessa.

— Vi ringrazio. Ma volevo discutere con il mio equipaggio…

— Estendo anche a loro il mio invito. Abbiamo una casa spaziosa, e la sala delle conferenze e a vostra disposizione, cosi come gli intrattenimenti, certo meno limitati che a bordo della vostra nave. “La lingua purpurea e tremolante dietro i bianchi denti; le morbide linee scure delle labbra” penso lei “formano le parole con gli stessi languidi movimenti delle mandibole inferiori di una mantide cannibale.”

— Vi prego di venire con un certo anticipo, in modo che sia possibile prepararvi…

Rydra trattenne il respiro, poi si giudico una sciocca. Un leggerissimo restringimento delle sue ciglia le disse che il Barone aveva notato la sua esitazione.

— … per la visita attraverso i cantieri. Il generale Forester ha proposto che voi veniate informata di tutti i nostri sforzi contro gli Invasori. Questo e un grande onore, signora. Molti dei piu alti ufficiali addetti a questi cantieri non conoscono neppure la natura di certe nostre ricerche. Vi mostreremo cose che ben poche persone hanno visto. Anche se oso dire che una buona parte di esse saranno probabilmente molto noiose. Ma alcuni dei nostri tentativi hanno dato risultati affascinanti. Noi manteniamo sempre attiva la nostra immaginazione.

“Quest’uomo porta a galla la paranoia che e in me” penso Rydra. “Non mi piace.”

— Preferirei non dovervi importunare, barone. Ci sono alcune cose, sulla mia nave, che devo…

— Dovete venire. Il vostro lavoro qui verra facilitato enormemente se accettate la mia ospitalita, ve lo assicuro. Una donna con le vostre grazie e le vostre doti rappresenterebbe un onore per la mia casa. E recentemente ho sentito molto la mancanza di… — le labbra scure scivolarono sui denti luccicanti — una conversazione intelligente.

Rydra senti la propria mascella socchiudersi involontariamente per il terzo cerimonioso rifiuto. Ma il barone stava gia dicendo: — Vi aspetto con il vostro equipaggio, senza alcuna fretta, prima delle sette.

Il disco scivolo via veloce lungo il viale. Rydra lancio un’occhiata alle spalle, verso la rampa dove attendeva il suo equipaggio, stagliato contro il crepuscolo artificiale. Poi il suo disco comincio a risalire il pendio verso la Rimbaud.

— Bene — disse al piccolo cuoco albino che era uscito dalle bende a pressione solo il giorno prima — per questa sera sei senza lavoro. Lumaca, stasera la ciurma esce a cena. Vedi se puoi rinfrescare loro il galateo… assicurati che tutti sappiano con quale posata si mangiano i piselli.

— La forchetta per l’insalata e quella piccola sul lato superiore del piatto — comincio con voce soave la Lumaca, girandosi verso la squadra.

— E quell’altra piccolina piu in alto? — chiese Allegra.

— Quella serve per le ostriche.

— Ma supponi che servano ostriche?

Flop si gratto il mento con una nocca. — Credo che si possa usare per pulirsi i denti.

Ottone appoggio una zampa sulla spalla di Rydra. — Come vi sentite, ca’itano?

— Come un maiale sulla buca del barbecue.

— Sembrate quasi troppo… — comincio Calli.

— Troppo…? — chiese lei.

— … cotto — fini lui scherzosamente.

— Forse ho lavorato troppo. Questa sera saremo ospiti del barone Ver Dorco. Credo che potremo rilassarci un po’.

— Ver Dorco? — domando Mollya.

— E il coordinatore dei diversi progetti di ricerca contro gli Invasori.

— Allora e qui che costruiscono tutte quelle grosse armi segrete? — volle sapere Ron.

— Possono anche essere piccole, e di solito sono le piu mortali — intervenne Calli.

— A ’ro’osito di quei tentativi di sabotaggio — comincio Ottone. Rydra aveva dato loro qualche informazione su cio che stava succedendo. — Se ne andasse a segno uno qui ai Cantieri di Guerra, sarebbe un brutto col’o ’er noi.

— Quasi come piazzare una bomba sotto il Quartier Generale Amministrativo dell’Alleanza.

— Riuscirete a impedirlo? — chiese la Lumaca.

Rydra sospiro, voltandosi verso le traslucide presenze degli osservatori discorporati. — Ho avuto un paio di idee. Ora ascoltatemi, sto per chiedervi di fare qualcosa di poco consono alle leggi dell’ospitalita, stasera. Dovrete fare un po’ di spionaggio per conto vostro. Occhio, voglio che tu rimanga a bordo dell’astronave e che ti assicuri che non ci sia nessun altro. Orecchio, quando andremo dal barone dovrai diventare invisibile e non allontanarti da me finche non saremo tutti di ritorno alla nave. Naso, tu manterrai le comunicazioni fra noi e la nave. Sta succedendo qualcosa che non mi piace per nulla. E non so se e solo la mia fantasia o che altro.

L’Occhio disse qualcosa con tono sinistro. Di solito, i corporei potevano parlare con i discorporati e ricordare le loro parole soltanto mediante speciali accorgimenti tecnici. Altrimenti tutto svaniva in pochi secondi come neve al sole. Rydra aveva risolto quel problema per se traducendo immediatamente qualsiasi cosa le venisse detta in dialetto Basco, prima che il debole ricordo delle parole svanisse del tutto dalla sua mente. E ora, benche le parole originali fossero gia state scordate, la traduzione rimaneva: “Quei circuiti spezzati non erano nella vostra immaginazione” era il nucleo della frase in Basco che ora ricordava.

Lascio che i suoi occhi scorressero sconfortati sull’equipaggio assiepato dinanzi a lei. Se qualcuno dei ragazzi o degli ufficiali avesse sofferto soltanto di una psicosi distruttiva, il suo psico-indice lo avrebbe mostrato. Cosi invece c’era fra di loro qualcuno che intendeva distruggere coscientemente. Ricordo come li aveva cercati, uno per uno, quella notte. Orgoglio. Un caldo orgoglio per il modo in cui quei ragazzi avevano saputo far muovere la sua nave attraverso le stelle. Quel calore che dentro di lei le lasciava chiaramente capire come nulla avrebbe funzionato a bordo della macchina-chiamata-nave, se la macchina-chiamata-equipaggio non fosse stata sincronizzata e precisa. E insieme, un freddo orgoglio in un’altra parte della mente, alla vista della tranquillita con la quale tutti loro si muovevano a bordo: i ragazzi, cosi privi di esperienza nella vita e nel lavoro, e gli adulti, cosi vulnerabili alle situazioni che avrebbero potuto scardinare la loro lucida efficienza e lanciarli a cozzare gli uni contro gli altri. Ma lei li aveva scelti, e la nave, il loro mondo, era un luogo meraviglioso per camminare, lavorare, vivere durante ogni giorno.

Ma c’era un traditore.

A quel pensiero ne segui automaticamente un altro.

“In qualche luogo dell’Eden, allora…” ricordo, sfiorando ancora l’equipaggio con lo sguardo. “In qualche luogo dell’Eden, allora, un verme, un verme!” Quelle maledette piastre glielo ripetevano: il verme non voleva distruggere solo lei, ma l’intera nave, il suo equipaggio, e lentamente. Non lame tuffate nella notte, non colpi dall’angolo di una strada, nessun laccio intorno al collo entrando in una cabina buia. Una lenta ossessione nascosta. Ma quale parte poteva avere Babel-17 in quella storia?

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