dava scacco matto al computer con sette mosse. Gli pagarono il suo milione di crediti… e tentarono di assassinarlo tre volte ancora prima che lasciasse la casa da gioco. Non ebbero successo, ma quello sport lo diverti piu del gioco.

Guardandolo muoversi e reagire in quelle situazioni, la mente di Rydra sussulto dentro la sua, piegandosi al suo piacere e al suo dolore, emozioni bizzarre in quanto prive di ego e inarticolate, magiche, seducenti, mitiche. “Macellaio…”

Riusci a interrompere quel frenetico girare.

“…se allora tu comprendevi gia Babel-17, perche te ne sei sempre servito in modo cosi gratuito, per una serata di gioco o una rapina in banca, quando il giorno dopo avresti perso tutto senza fare il minimo sforzo per tenere qualcosa per te?”

“Per me? allora non esisteva nessun io.”

Lei era entrata in lui con una strabiliante sessualita rovesciata, e accogliendola dentro di se, ora lui agonizzava. “La tua luce… Tu crei quella luce!” era il suo grido di terrore.

“Macellaio” chiese lei, piu abituata a plasmare parole intorno a turbolenze emotive “com’e la mia mente agli occhi della tua?”

“Lucente, si muove luminosa” ululo lui, con la precisione analitica di Babel-17, dura come roccia, che articolava la loro fusione mentale e creava di continuo nuovi schemi.

“Essere poeta significa questo” spiego lei, e l’obliqua connessione spezzo momentaneamente il diluvio di immagini. “In greco, poeta significa ’costruttore’ o ’artefice’.”

“Eccone uno! C’e uno schema, ora. Ahhhhl… cosi luminoso, troppa luce!”

“Solo per quel semplice collegamento semantico!” si stupi lei.

“Ma i greci erano poeti tremila anni fa e tu sei poeta ora. Tu unisci fra loro parole cosi distanti, e le loro scie mi accecano. I tuoi pensieri sono di fuoco, sopra forme che non posso afferrare. Suonano come musica troppo profonda, che mi scuote.”

“Questo perche non sei mai stato scosso prima. Ma mi sento lusingata.”

“Sei cosi grande dentro di me, e ho paura di spezzarmi. Vedo lo schema chiamato ’il criminale e la coscienza artistica si incontrano nella stessa testa con un lingua quale intermediaria…’”

“Si, avevo iniziato a pensare qualcosa di…”

“E ai suoi fianchi, forme chiamate ’Baudelaire’…ahhh!…e ’Villon’.”

“Erano antichi poeti fran…”

“Troppo luminose! Troppa luce! L’io che e in me non e abbastanza forte per trattenerle. Rydxa, quando guardo la notte e le stelle, e solo un atto passivo, ma tu sei attiva anche quando guardi, e rendi l’aureola delle stelle ancora piu luminosa.”

“Ognuno cambia cio che percepisce, Macellaio. Ma prima si deve percepirlo.”

“Io devo… la luce; al tuo centro io vedo specchio e movimento fusi, e le immagini sono mescolate, ruotano, e ogni cosa e scelta con cura.”

“Le mie poesie!” L’imbarazzo del sentirsi messa a nudo.

“…tu incendi le mie parole di significati che posso solo intravedere. Che cosa sto avviluppando? Che cosa sono io, avviluppando te?”

Sempre osservando, lei lo vide compiere rapine, omicidi, mutilazioni, perche la validita semantica di mio e tuo era ormai crollata in un ringhio di sinapsi corrose. “Macellaio, l’ho sentita echeggiare nei tuoi muscoli… era la solitudine che ti ha spinto a chiedere a Jebel di agganciare la Rimbaud, solo per poter avere accanto qualcuno che potesse parlare con te questa lingua analitica. La stessa ragione per la quale hai cercato di salvare il feto” sussurro.

Immagini estranee si chiusero sul suo cervello.

Lunghi steli d’erba sussurravano accanto alla chiusa. Le lune di Aleppo rendevano nebbiosa la sera. La terramobile ronzava, e con misurata impazienza lui batteva sull’emblema color rubino al centro del volante con la punta del suo sperone sinistro. Lill si volto verso di lui, ridendo. — Sai, Macellaio, se Mister Big sapesse che mi hai portato fin qui in uria notte cosi romantica, credo che diventerebbe furioso. Mi porterai davvero a Parigi quando avrai finito qui? — In lui, un calore senza nome si uni a un’impazienza senza nome. La spalla di Lill era umida sotto la sua mano, le sue labbra scarlatte. Aveva raccolto i capelli color champagne sopra un orecchio. — Se mi stai prendendo in giro a proposito di Parigi, lo diro a Mister Big. Se fossi una ragazza furba, aspetterei di essere a Parigi con te prima di… darti quello che vuoi. — Il suo respiro era profumato nella notte umida. Lui alzo l’altra mano a stringerle il braccio. — Macellaio, portami via da questo mondo morto e rovente. Paludi, caverne, pioggia! Mister Big mi fa paura, Macellaio. Portami lontano da lui, a Parigi. Non prendermi in giro. Io ti desidero tanto… — Rise di nuovo, ma stavolta solo con le labbra. — Temo proprio… di non essere una ragazza molto furba, in fondo. — Lui poso le labbra sulla bocca di Lill… e le spezzo il collo con una sola stretta di mani. Con gli occhi ancora aperti, lei scivolo all’indietro. L’ampolla ipodermica che era stata sul punto di infilare nella spalla del Macellaio le cadde di mano, rotolo sul cruscotto e fini sotto la pedaliera. Lui trasporto il corpo fino alla chiusa, e fece ritorno infangato fino a mezza coscia. Una volta dietro il volante, accese la radio. — E finita, Mister Big.

— Molto bene. Stavo ascoltando. Puoi passare a prendere i tuoi soldi in mattinata. Lill e stata molto stupida a credere di poterla fare franca dopo avermi fregato quei cinquantamila.

La terramobile comincio a muoversi, fra la brezza tiepida che gli asciugava il fango sulle braccia e il fruscio dell’erba contro le portiere.

“Macellaio…!”

“Quello sono io, Rydra.”

“Lo so. Ma non…”

“Ho dovuto fare la stessa cosa a Mister Big solo due settimane piu tardi.”

“Dove avevi promesso di portarlo?”

“Alle caverne da gioco di Minosse. E una volta ho dovuto starmene accucciato… .

…Benche fosse il suo corpo a starsene rannicchiato sotto la luce verde di Kreto, respirando con la bocca spalancata per evitare ogni minimo suono, erano l’attesa e la paura di Rydra a mantenerlo calmo. Lo scaricatore nell’uniforme rossa si ferma e si asciuga la fronte con un fazzoletto a colori vivaci. Balzare allo scoperto, battergli su una spalla. Lo scaricatore si volta, sorpreso, ed entrambi i polsi del Macellaio guizzano verso l’alto, squarciandogli il ventre con gli speroni affilati. Mentre le budella si rovesciano sulla piattaforma, lui comincia a correre scavalcando sacchi di sabbia, l’allarme si mette a suonare, lui afferra la catena del verricello e l’abbatte roteante sul viso meravigliato della guardia che sul lato opposto si e voltata con le braccia spalancate…

“…raggiunsi il terreno aperto e fuggii” le disse lui. “Il sistema per mascherare le mie tracce funziono e i Rintraccianti non riuscirono a seguirmi oltre i pozzi di lava.”

“Ti stai aprendo, Macellaio. E intanto apri anche me.”

“Ti fa male, ti aiuta? Io non lo so.”

“Comunque, non c’erano parole nella tua mente. Anche Babel-17 era come il ronzio cerebrale di un computer impegnato in un’analisi puramente connettiva.”

“Si. Ora incominci a capire…”

…in piedi, scosso da brividi nelle rombanti caverne di Dite dove era rimasto rinchiuso come in un utero per nove mesi, divorando tutte le provviste, il cagnolino di Lonny, poi lo stesso Lonny che era rimasto assiderato tentando di scalare il terrapieno di ghiaccio… finche all’improvviso il planetoide non usci dall’ombra di Ciclope e Cerere sfolgoro fiammeggiante nel cielo, e cosi nel giro di quaranta minuti lui si ritrovo in una caverna allagata con l’acqua gelida fino al petto. Quando finalmente riusci a liberare la sua slitta, l’acqua era tiepida e lui era madido di sudore. Corse a tutta velocita verso la fascia crepuscolare larga soltanto tre chilometri, innestando il pilota automatico un istante prima di crollare sfibrato dal calore. Perse i sensi dieci minuti prima di raggiungere il Gotterdammerung.

“Ti sei smarrito nel buio della tua memoria perduta, Macellaio, e io devo trovarti. Chi eri, prima di Nueva-Nueva York?”

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