— Ancora un colpo e potremo affidare tutto a Jebel.
— Jebel li supera gia di numero — disse il Macellaio. — Ora noi dobbiamo scrollarci di dosso la nostra coda. Alzo il microfono. — A tutte le Seghe: disperdersi e fare a pezzi i battelli che ci seguono.
«Subito. Diritto fra gli occhi, ragazzi.»
«Ehi, Macellaio, ce n’e uno che non ti lascia.»
Jebel intervenne: — Grazie per avermi restituito le mie seghe, ma c’e qualcosa che vi segue e che sembra volerla sbrigare a pugni.
Rydra interrogo il Macellaio con uno sguardo.
— Eroi — grugni disgustato lui. — Cercheranno di abbordarci e di combattere corpo a corpo.
— Non con i miei ragazzi! Ottone, torna indietro e tiragli addosso come se fossimo impazziti.
— Forse qualcuno si s’ezzera un ’aio di costole… — La nave viro e loro vennero compressi contro i sedili dal pugno di un gigante.
La voce di un ragazzo venne diffusa dall’altoparlante: — Wheeeeeee…
Sullo schermo il battello Invasore guizzo di lato.
— Peggio per loro se ci agganciano — disse il Macellaio. — Loro non sanno che abbiamo a bordo un equipaggio al completo. Non devono essere piu di due o…
— Guardate, ca’itano!
La nave degli Invasori riempiva lo schermo. E nell’ossatura del loro battello-ragno rimbombo il
Il Macellaio si libero dalle cinghie del sedile e sogghigno. — Se vogliono la lotta… E
— Ti accompagno.
— Hai un vibratore?
Si strinse la fondina sullo stomaco.
— Certo. — Lei si slaccio la giubba ed estrasse qualcosa da una tasca interna. — E ho anche questo. Venti centimetri di filo di vanadio. Una cosa portentosa.
— Andiamo. — Prima di uscire, lui abbasso completamente la leva dell’induttore gravitazionale.
— A cosa serve?
Erano gia nel corridoio.
— Combattere nello spazio con una tuta non e una cosa comoda. Un campo gravitazionale indotto artificialmente intorno alle navi mantiene un’atmosfera respirabile fino a sei metri dalla superficie e trattiene anche un certo calore… piu o meno.
— Quanto e questo
— Fuori di qui ci sono quasi dieci gradi sotto zero.
Lui aveva abbndonato anche i calzoncini dopo il loro incontro nel cimitero di Tank. Tutti i suoi indumenti consistevano nella fondina. — Penso che non resteremo fuori abbastanza per avere bisogno di indumenti pesanti.
— Ti garantisco che chiunque restasse fuori per piu di un minuto non ritornerebbe piu dentro, e non certo per il freddo. — La sua voce si abbasso di colpo. — Se non sai quello che stai facendo, resta qui. — Poi si chino a sfiorarle la guancia. — Ma tu lo sai, e io lo so. Dobbiamo farlo bene.
Nello stesso momento in cui lui rialzo la testa, il portello esterno si spalanco. Il gelo scivolo fra loro, ma Rydra non lo senti. Il ritmo accelerato del metabolismo che accompagnava ogni sua esperienza con Babel-17 la avvolgeva in uno scudo di indifferenza fisica. Qualcosa passo sibilando sopra le loro teste. Sapevano cosa fare e lo fecero con un unico movimento: si abbassarono. Ci fu un’esplosione sopra di loro, che identifico la cosa come una granata scagliata oltre il portello, e un lampo di luce illumino il viso del Macellaio. Poi lui balzo fuori. E lei lo segui, rassicurata dalla visione al rallentatore che le procurava Babel-17. Giro su se stessa mentre saltava. Qualcosa si tuffo dietro una sporgenza dello scafo Invasore. Rydra sparo, e il tempo rallentato le diede modo di prendere accuratamente la mira. Ma non si fermo a vedere se il colpo era andato a segno e continuo a muoversi. Il Macellaio si stava dirigendo verso la colonna d’acciaio che univa i due scafi.
Simile a un gigantesco granchio con tre chele, la nave nemica si perdeva nella notte. Rydra spicco un salto verso di essa. Per un istante il gelo le penetro profondamente nelle ossa, poi i suoi piedi toccarono il metallo dello scafo nemico. Rotolo accanto alla base del grappino, mentre piu in basso qualcuno lanciava un’altra granata verso il portello della sua nave. Non dovevano essersi accorti che lei e il Macellaio erano gia usciti. Bene. Sparo. E un altro sibilo le giunse dal punto in cui era sparito il Macellaio.
Nell’oscurita sotto di lei, alcune figure si mossero. Poi alcune scintille si sollevarono dal metallo accanto alla sua mano. Il colpo era venuto dal portello della loro nave, e lei perse un quarto di secondo analizzando e scartando la possibilita che la spia fra di loro avesse deciso di dare man forte agli Invasori. Era stata la tattica degli Invasori quella di impedire loro di uscire dalla nave e di ucciderli mentre varcavano il portello. Avevano fallito, e ora si erano rifugiati loro stessi nel portello avversario per tenerli sotto tiro. Sparo, sparo ancora. Dal suo nascondiglio dietro l’altro grappino, il Macellaio stava seguendo il suo esempio.
Una sezione dell’orlo del portello cominciava gia a luccicare sotto i colpi ripetuti. Poi, di colpo, giunse loro una voce familiare. — Va bene, basta cosi! Basta, Macellaio. Li avete beccati, ca’itano!
Rydra si arrampico lungo il grappino, mentre il Macellaio usciva dal suo nascondiglio con la pistola abbassata. Ottone accese l’illuminazione nel portello e un vago chiarore si sperse nello spazio.
La luce distorceva maggiormente i gia demoniaci lineamenti di Ottone che reggeva due figure molli, una per ogni artiglio.
— A voler essere onesti, questo e mio — disse, scuotendo il corpo di destra. — Stava tentando di scivolare dentro la nave, cosi gli sono saltato in testa. — Isso i due corpi sullo scafo della nave. — Non so voi due, ma io ho un freddo cane. Ho detto a Diavalo di ’re’ararci un ’o’ di whisky irlandese nella vostra cabina, ca’itano. O forse ’referite del rum con il burro? Venite dentro, siete quasi blu!
Nell’ascensore la mente di Rydra ritorno a pensare in inglese e il freddo comincio a farsi sentire. Il gelo che aveva arricciato i capelli del Macellaio incominciava a sciogliersi in rivoletti lungo il suo collo. Rydra tremava.
— Ehi — esclamo lei mentre entravano nel corridoio — se tu eri lassu, chi controllava la nave?
— Kippi. Ora siamo sul controllo automatico.
— Rum — disse il Macellaio. — Senza burro e a temperatura normale. Soltanto rum.
— L’uomo del mio cuore — annui Ottone. Butto un braccio intorno alle spalle di Rydra e l’altro intorno a quelle del Macellaio. Poi, piu che stringerli, li porto quasi di peso nella cabina.
Qualcosa struscio contro lo scafo esterno con un rumore graffiante. Il pilota lancio un’occhiata al soffitto. — Hanno staccato quei gra’’ini.
Mentre Rydra e il Macellaio sedevano ai loro posti infreddoliti, Ottone si avvicino all’intercom: Ehi, Diavalo, non e ancora ’ronta quella roba da bere? Qui ce n’e bisogno urgente.
— Ottone! — Rydra gli afferro il braccio mentre le passava vicino. — Puoi portarci da qui fino al Quartier Generale dell’Alleanza?
Lui si gratto un orecchio. — Siamo ’ro’rio all’estremita della Lingua del Drago. Io conosco l’interno della Fessura solo sulle carte, ma i ragazzi del Sensorio mi hanno a’’ena detto che siamo in qualcosa che ’otrebbe essere l’inizio della Corrente di Natal-Beta. Ci ’orterebbe fuori dalla Fessura e ’oi ’otremmo infilarci nella Atlas- Veloce. Arriveremmo davanti alla ’orta di casa dell’Alleanza. E il viaggio durerebbe diciotto, forse venti ore.
— Allora andiamo. — Diede un’occhiata al Macellaio, ma lui non fece obiezioni.
— E una buona idea — convenne Ottone. — Ormai meta Tarik e… ehm, discor’orata.
— Gli Invasori hanno vinto?
— Niente affatto. I Ciribiani hanno raccolto bene l’idea e hanno arrostito anche il ’orco grosso. Ma soltanto do’o che Tarik si era ’resa un buco nella ’ancia, grande abbastanza ’er farci ’assare tre battelli-ragno affiancati. Ki’’i mi ha detto che tutti quelli non ancora morti si sono raggru’’ati in una sezione della nave, ma che non hanno ’iu energia.
— E Jebel? — chiese il Macellaio.
— Morto — rispose Ottone.
Diavalo infilo nella cabina la sua testa bianca di albino. — Eccomi.
Ottone prese le bottiglie e i bicchieri.
Poi dall’altoparlante giunse una scarica statica: — Macellaio, vi abbiamo visti allontanarvi dalla nave degli
