una temperatura corporea uniforme di novantotto gradi. Lo stesso ambiente puo abbassare la propria — temperatura durante i mesi caldi ed elevarla durante la stagione fredda, provvedendo una sistemazione dove i sostentamenti organici possano essere refrigerati per la conservazione, oppure riscaldati ad una temperatura adeguata all’organismo dell’occupante…” e via di questo passo. Alla fine si e riusciti a dare loro un’idea di quello che poteva essere una “casa”, e perche fosse nostro dovere proteggere le nostre. Poi e successa una cosa divertente. C’era un impianto di conversione per l’energia solare che forniva elettricita a tutta la Corte; i componenti elettronici per l’amplificazione e la riduzione del calore occupavano un’area di poco superiore a quella di Tarik. Un Ciribiano scivolo nell’impianto e se ne ando poi a descriverlo a un secondo Ciribiano che, senza mai averlo visto prima, ne ricostrui un duplicato perfetto… perfino nel colore in cui erano dipinte le pareti. Cio successe perche loro pensavano che avessimo ottenuto dei risultati ingegnosi con un circuito secondario, e perche volevano tentare di fare lo stesso. Ma quello che conta e che la descrizione, la disposizione di ogni componente, le rispettive dimensioni, tutto quanto insomma, consistette in nove parole. E nove parole davvero brevi, oltretutto.

Il Macellaio scosse il capo con decisione. — No. Un sistema di conversione del calore solare e troppo complicato. Queste mani ne hanno smontano uno, non molto tempo fa. Troppo grosso. Non…

— Eppure, Macellaio, loro lo hanno descritto in nove parole. In inglese ci sarebbero voluti un paio di libri pieni di schemi elettrici e di particolari tecnici. Loro avevano le nove parole adatte. Noi no.

— Impossibile.

— Come quella. — Lei indico la nave Ciribiana. — Eppure c’e e vola. Poi rimase un attimo silenziosa. — Se tu conoscessi le parole adatte — gli disse alla fine — risparmieresti molto tempo e faresti tutto piu facilmente.

Dopo alcuni secondi, lui le chiese: — Che cos’e io?

Rydra sorrise. — Per prima cosa e una parola molto importante. Piu di ogni altra. La mente di un uomo potra lasciare colare a picco molte cose, ma io rimarra sempre vivo. Perche, dopotutto, il cervello stesso e parte dell’io. Un libro e, una nave e, Jebel e, l’universo intero e, ma, come devi avere gia notato, io sono.

— Si — convenne il Macellaio. — Ma io che cosa sono?

La nebbia cancello la finestra sensoria, appannando le stelle e la nave Ciribiana.

— Questa e una risposta alla quale tu solo puoi rispondere.

— Anche tu deve essere importante — riflette il Macellaio — perche il cervello ha sentito che tu sei.

— Benissimo!

Improvvisamente lui le pose una mano contro la guancia. Lo sperone che pendeva dal polso le sfiorava appena il labbro inferiore. — Tu e io — disse il Macellaio. Avvicino il viso al suo. — Nessun altro e qui. Solo tu e io. Ma chi e tu e chi e io?

Lei annui, muovendo la guancia contro le sue dita. — Stai afferrando l’idea. — Se il suo petto era fresco, la sua mano era calda. Lei vi appoggio la sua. — Certe volte mi spaventi.

— Io e me — continuo il Macellaio. — Solo una differenza morfologica, non e vero? Perche certe volte mi spaventi?

— Ti spavento. Una correzione morfologica. Tu spaventi me, perche derubi banche e infili coltelli alla rovescia negli occhi della gente, Macellaio!

— Tu fai cose simili? — La sua sorpresa duro un istante. — Si, e vero. Tu le fai. E hai dimenticato.

— Ma non le ho fatte io — disse Rydra.

— E perche questo dovrebbe spaventare io?… correzione, me.

— Perche e qualcosa che io non ho mai fatto, che non desidererei mai fare. E tu mi piaci, mi piace la tua mano sul mio viso, e se tu di colpo decidessi di infilarmi un manico di coltello in un occhio…

— Oh. Tu non mi infileresti mai un manico di coltello in un occhio — disse il Macellaio. — Non ho da preoccuparmi.

— Potresti cambiare idea.

— Tu non lo farai. — La fisso piu da vicino. — Io non penso sul serio che tu vuoi uccidermi. Lo so. Tu lo sai. E qualcosa d’altro. Perche non ti dico qualcosa d’altro che mi ha spaventato? Forse tu puoi vedere qualche indizio e capirlo. Il cervello non e stupido.

La sua mano scivolo sul collo di Rydra, e nei suoi occhi brillava una luce di interesse. Lei aveva gia visto qualcosa di simile quando lui si era voltato da quel feto morto nel laboratorio di biologia. — Una volta… — comincio lei lentamente — …be’, c’e stato un uccello.

— Gli uccelli mi spaventano?

— No. Ma questo uccello ci riusci. Ero appena una bambina. Tu non ricordi di essere stato bambino, vero? In molte persone, quello che succede da bambini e molto importante per cio che si diventa da adulti.

— Anche per quello che sono io?

— Si, e anche per me. Il mio dottore voleva regalarmi questo uccello. Era una gracula, un uccello che sa parlare. Ma non sa quello che dice. Ripete soltanto come un registratore. Solo che io non lo sapevo. Molte volte riesco a sapere in anticipo quello che la gente sta per dirmi, Macellaio. Non ho mai capito bene perche, ma da quando sono su Tarik mi sono accorta che deve entrarci la telepatia. Comunque, questo uccello era stato addestrato a parlare nutrendolo con lombrichi ogni volta che diceva le cose giuste. Sai quanto sono grandi i lombrichi?

— Cosi?

— Esatto. Alcuni sono anche piu lunghi. Mentre una gracula puo raggiungere i venti o venticinque centimetri. In altre parole, un lombrico puo essere lungo quattro quinti di una gracula, ed e questo l’importante. L’uccello aveva imparato a dire: “Ciao, Rydra, fuori e una bella giornata e io sono felice”. Ma l’unico significato di questa frase nella mente dell’uccello era una combinazione di sensazioni visive e olfattive che potrei tradurre liberamente con C’e un altro lombrico in arrivo. Cosi, quando entrai nella serra e dissi ciao all’uccello, e lui mi rispose “Ciao, Rydra, fuori e una bella giornata e io sono felice”, mi accorsi immediatamente che l’uccello stava mentendo. C’era un altro lombrico in arrivo, che io potevo vedere e annusare, ed era grasso e lungo quasi quanto me. E io dovevo mangiarlo. Divenni leggermente isterica. Non l’ho mai spiegato al mio dottore, ma ogni volta che lo ricordo ho ancora dei brividi freddi.

Il Macellaio annui. — Quando tu hai lasciato Rea con il denaro, ti sei nascosto in una caverna sull’inferno ghiacciato di Dis. Sei stato attaccato dai vermi, lunghi quattro metri. Sono sbucati dalle rocce che avevano traforato con la loro pelle imbevuta di acido. Avevi paura, ma li hai uccisi. Poi hai alzato una rete protettiva collegata al tuo impianto elettrico di emergenza. Dopo averli uccisi, ti sei accorto che potevi batterli e che quindi non dovevi piu avere paura di loro. L’unica ragione per cui non li hai mangiati era che l’acido rendeva le loro carni velenose. Ma non mangiavi da tre giorni.

— Io ho…? — mormoro Rydra. — Voglio dire, tu hai fatto cio?

— Tu non hai paura delle cose di cui ho paura io. Io non sono spaventata da quello di cui hai paura tu. Questo va bene, no?

— Immagino di si.

Con delicatezza, lui abbasso il viso verso il suo, poi si tiro indietro, cercando negli occhi di Rydra una risposta.

— Che cos’e che ti spaventa? — chiese lei.

Lui scrollo il capo, non per negare, ma per la confusione che ora sembrava riempirgli il cervello. — Il bambino, il bambino che e morto — mormoro. — Il cervello ha paura, paura che tu rimanga solo.

— Hai molta paura di rimanere solo, Macellaio?

Lui scosse di nuovo il capo.

— La solitudine non e buona.

Lei annui in silenzio.

— Il cervello lo sa questo. Per molto tempo non lo ha saputo, ma poi ha imparato. Solo su Rea, anche con tutto quel denaro. Piu solo su Dite; e su Titin, dove anche fra tutti gli altri prigionieri eri sempre il piu solo di tutti. Nessuno ti capiva davvero quando tu parlavi. E tu non capivi veramente loro. Forse perche gli altri dicevano tu e io cosi spesso, e tu stai imparando soltanto ora quanto sei importante tu e quanto lo sono io.

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