asserzioni troppo avventate, tutta la nostra ipotesi verra a trovarsi sotto il fuoco delle critiche».

NEMUR «Non temo piu alcun regresso. Ho controllato e ricontrollato ogni cosa. Un rapporto provvisorio non potra nuocere in alcun modo. Sono certo che l’esperimento non possa piu fallire, ormai».

La discussione e continuata in questo modo; Strauss diceva che Nemur pensava alla cattedra di psicologia a Hallston, e Nemur sosteneva che Strauss stava approfittando delle sue ricerche psicologiche. Strauss ha detto allora che l’esperimento dipendeva in vasta misura dalle sue tecniche di psicochirurgia e dai suoi studi sulle iniezioni di enzimi, per lo meno quanto dipendeva dalle teorie di Nemur, e che un giorno migliaia di neurochirurghi in tutto il mondo si sarebbero serviti dei suoi metodi, ma a questo punto Nemur gli ha ricordato che le nuove tecniche non sarebbero mai state applicate senza la sua teoria originale.

Si sono insultati a vicenda, dandosi dell’opportunista, del cinico, del pessimista, e io ho finito con lo spaventarmi. A un tratto mi sono reso conto che non avevo piu il diritto di rimanere li davanti alla porta dello studio ad ascoltare senza che loro lo sapessero. Potevano anche essersene infischiati quando ero troppo malato di mente per capire quel che accadeva, ma ora che riuscivo a comprendere non avrebbero certo voluto ch’io ascoltassi.

Me ne sono andato senza aspettare la fine della discussione.

Faceva buio e ho camminato a lungo sforzandomi di rendermi conto della ragione per la quale ero cosi spaventato. Li stavo vedendo con chiarezza per la prima volta: non erano ne dei ne eroi, ma soltanto due uomini che si preoccupavano di ricavare qualcosa dal loro lavoro. Eppure, se Nemur ha ragione e resperimento e riuscito, che importa? Ci sono tante cose da fare, tanti progetti da attuare.

Aspettero fino a domani prima di domandare loro se posso condurre Miss Kinnian al cinema per festeggiare l’aumento.

26 aprile So bene che non dovrei restare all’universita dopo aver finito al laboratorio, ma il vedere i giovani e le ragazze che vanno avanti e indietro con i libri sotto il braccio e l’udirli parlare delle cose che hanno imparato ai corsi mi entusiasma. Vorrei mettermi a sedere e conversare con loro sorseggiando il caffe nella tavola calda dell’universita, quando si riuniscono per parlare di libri, di politica e di nuove idee. E entusiasmante sentirli discutere di poesia e di scienza e di filosofia… di Shakespeare e di Milton; di Newton e Einstein e Freud; di Piatone e Hegel e Kant e di tutti gli altri nomi che echeggiano come campane di chiesa nella mia mente.

A volte ascolto le conversazioni ai tavolini intorno a me, e fingo di essere uno studente universitario, anche se sono molto piu anziano di loro. Mi porto dietro libri e ho cominciato a fumare la pipa. E sciocco, ma poiche faccio parte del laboratorio mi sembra di far parte dell’universita.

Non sopporto l’idea di tornarmene a casa, in quella stanzetta solitaria.

27 aprile Ho fatto amicizia con alcuni studenti, alla tavola calda. Stavano discutendo per stabilire se Shakespeare fosse realmente l’autore delle tragedie shakespeariane. Uno dei ragazzi, quello grasso, con la faccia sudata, ha detto che fu Marlowe a scrivere tutte le opere di Shakespeare. Ma Lenny, il giovane basso di statura con gli occhiali scuri, non crede a questa storia di Marlowe e ha detto che tutti sanno come sia stato Francesco Bacone a scrivere le tragedie, perche Shakespeare non era mai stato all’universita e non aveva mai posseduto la cultura di cui fa sfoggio nei suoi scritti. A questo punto, quello con il cappello da matricola ha raccontato di aver sentito dire da due tipi, al gabinetto, che le tragedie di Shakespeare, in realta, erano state scritte da una donna.

E hanno parlato di politica e d’arte e di Dio. Non avevo mai sentito dire da nessuno che Dio potrebbe anche non esistere. Questo mi ha spaventato perche per la prima volta ho cominciato a pensare al significato della parola Dio.

Ora capisco che una delle ragioni importanti per frequentare l’universita e farsi un’istruzione e la necessita di imparare che le cose nelle quali si e creduto per tutta la vita non sono vere, e che niente e come sembra essere.

Per tutto il tempo hanno seguitato a parlare e a discutere. Ho sentito l’entusiasmo ribollirmi dentro. Ecco quello che volevo fare… frequentare l’universita e udire la gente parlare di cose importanti.

Ormai trascorro quasi tutto il mio tempo libero in biblioteca, leggendo e assorbendo tutto quello che posso dai libri. Non mi sto concentrando su nulla in particolare, per il momento mi limito a leggere un mucchio di narrativa… Dostoevskij, Flaubert, Dickens, Hemingway, Faulkner… tutto cio su cui posso mettere le mani, saziando una brama che non puo mai essere soddisfatta.

28 aprile In sogno, stanotte, ho udito Ma’ gridare prendendosela con Pa’ e con la maestra della scuola elementare PS 13 (la mia prima scuola precedente al mio trasferimento alla PS 222)…

«E normale! E normale! Crescera come tutti gli altri. Meglio degli altri.» Stava cercando di graffiare la maestra, ma Pa’ la tratteneva. «Un giorno o l’altro andra all’universita. Diventera qualcuno.» Seguitava a strillare artigliando Pa’, tanto che lui dovette lasciarla andare. «Un giorno andra all’universita e diventera qualcuno.»

Ci trovavamo nell’ufficio del direttore e c’era molta gente con un’espressione imbarazzata, ma il vicedirettore sorrideva e voltava la testa da una parte, in modo che nessuno lo vedesse.

Il direttore, nel mio sogno, aveva una lunga barba, e galleggiava in aria qua e la per la stanza, e mi additava. «Dovra frequentare una scuola speciale. Lo metta nella clinica e nella scuola di addestramento Warren. Qui non possiamo tenerlo.»

Pa’ stava spingendo Ma’ fuori dell’ufficio del direttore, e lei urlava e piangeva anche. Non le vedevo il viso, ma le sue grosse lagrime rosse seguitavano a cadermi addosso…

Stamane sono riuscito a ricordare il sogno, ma ora c’e qualcosa di piu… i miei ricordi giungono attraverso la nebbia sino al tempo in cui avevo sei anni e accadde tutto questo. Subito prima che nascesse Norma. Vedo Ma’, una donna esile dai capelli neri, che parla troppo in fretta e agita troppo le mani. Come sempre la sua faccia e offuscata. Ha i capelli raccolti in una crocchia e la mano di lei si alza per toccarla, per lisciarla, come se dovesse accertarsi che e sempre li. Ricordo che svolazzava sempre qua e la come un grande uccello bianco… intorno a mio padre, e lui era troppo massiccio e stanco per potersi sottrarre alle sue beccate.

Vedo Charlie, in piedi al centro della cucina, intento a trastullarsi con vivide perline colorate e anelli infilati in uno spago. Tiene alto lo spago con una mano e fa girare gli anelli in modo che ruotino in un senso e poi nell’altro mandando fulgidi lampi di colore. Trascorre lunghe ore contemplando il suo giocattolo. Non so chi glielo abbia fatto o dove sia andato a finire, ma lo vedo la in piedi, affascinato, mentre lo spago si srotola e fa girare gli anelli…

Ma’ sta sbraitando con lui… no, se la prende con suo padre. «Non ce lo portero. Non c’e niente di anormale in lui.»

«Rose, non ti giovera a niente continuare a fingere che in lui tutto e normale. Non hai che da guardarlo, Rose. Ha sei anni e…»

«Non e un deficiente. E normale. Crescera come tutti gli altri.»

Egli guarda malinconico suo figlio con il giocattolo e Charlie sorride e lo tiene in alto per mostrargli quanto e grazioso quando continua a girare e a girare.

«Metti via quel coso!» strilla Ma’, e a un tratto fa cadere il giocattolo dalla mano di Charlie ed esso piomba con un tonfo sul pavimento della cucina. «Va a giocare con i cubetti dell’alfabeto.»

Lui rimane li in piedi, spaventato dallo scoppio d’ira improvviso. Si fa piccolo, non sapendo come si comportera la mamma. Incomincia a tremare in tutto il corpo. Stanno litigando e le voci che si alternano esercitano dentro di lui come una pressione che stritola e destano una sensazione di panico.

«Charlie, va’ in bagno. Non osare fartela nei calzoncini.»

Vuole ubbidirle, ma sente di avere le gambe troppo molli per muoversi. Alza automaticamente le braccia per parare le botte.

«Per amore di Dio, Rose. Lascialo in pace. Lo hai atterrito. Fai sempre cosi e il povero bambino…»

«Allora perche non mi aiuti? Devo far tutto da sola. Ogni giorno cerco di insegnargli… di aiutarlo a raggiungere gli altri. E soltanto un po’ tardo, ecco tutto. Ma e in grado di imparare come ogni altro.»

«Stai ingannando te stessa, Rose. Non e leale ne con noi stessi ne con lui. Fingere che sia normale.

Вы читаете Fiori per Algernon
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату